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Home » HP Trio » Fondazione Ebri porta in Italia le studentesse afghane per regalare loro un futuro nella ricerca

Fondazione Ebri porta in Italia le studentesse afghane per regalare loro un futuro nella ricerca

Si occuperanno di progetti legati allo studio di gravi patologie neurodegenerative - tra cui l'Alzheimer - e del neurosviluppo, che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo

Camilla Prato
8 Febbraio 2022
Studentesse afghane

Studentesse afghane

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In Afghanistan il loro futuro era già scritto: giovani ricercatrici costrette ad abbandonare la scienza e gli studi per dedicarsi al matrimonio e alla famiglia, che si sarebbero dovute costruire per avere una speranza di vita dignitosa. Sempre che di dignità si possa parlare. Sono tante, tantissime le ragazze che in questi mesi, nel Paese mediorientale dove ad agosto i Talebani hanno riconquistato il potere, sono state costrette a lasciare la loro formazione scolastica ed universitaria. Per alcune di loro, le più fortunate, si sono aperte le porte dell’Europa, tra cui anche quelle italiane. E dopo aver accolto nel nostro Paese tante famiglie e talentuose promesse dello sport, nasce un progetto per accogliere a Roma studentesse afghane, che hanno visto improvvisamente chiudersi nel loro paese la possibilità di proseguire l’attività di studio e ricerca.

Le studentesse afghane si inseriranno nei progetti di Ebri nel campo degli studi sul cervello

In Italia per costruirsi un futuro… nella ricerca

A lanciarlo è stata Fondazione Ebri (European Brain Research Institute) Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e si avvale del sostegno della Fondazione Tim, di Angelini Pharma e di Unidata. L’obiettivo è quello di restituire a queste ragazze la speranza di un futuro migliore, dando loro la possibilità di farlo attraverso la prosecuzione della formazione. La ricerca di queste giovani promesse è attualmente in corso, ma intanto la prima studentessa è già arrivata in Italia, grazie all’aiuto della Third World Academy of Science (TWAS, Trieste) che l’ha ‘scovata’. Laureata in Fisica, la ricercatrice a giugno (ri)inizierà la propria attività abbandonata in Afghanistan, inserendosi in alcuni dei progetti in corso all’Ebri nel campo degli studi sul cervello (analisi di big data, intelligenza artificiale applicata alle Neuroscienze, analisi di segnali elettrici ed ottici nel cervello) per combattere le gravi patologie neurodegenerative – tra cui l’Alzheimer – e del neurosviluppo, che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo.

Studentesse afghane
La prima ricercatrice, laureata in Fisica, è già in Italia

Fondazione Ebri a sostegno delle giovani afghane

Sin dall’inizio la Fondazione Ebri-Rita Levi-Montalcini si è resa disponibile al progetto, che ha ideato con la volontà di regalare nuova speranza alle studentesse afghane, costrette nel loro Paese ad abbandonare gli studi. “Ebri crede fortemente in questo progetto – spiega il professor Antonino Cattaneo, Linceo, presidente della Fondazione – che dona alle ricercatrici la possibilità di portare avanti le proprie aspirazioni e alla nostra Fondazione l’opportunità di confermare la propria vocazione internazionale. Per questo non vogliamo fermarci qui, ma intendiamo dare continuità al sostegno alle giovani afghane attraverso la ricerca di ulteriori partner per questa iniziativa di grande spessore scientifico e umanitario”. Ma non saranno solo le ragazze ad ottenere qualcosa. In cambio dell’ospitalità e della possibilità di costruire la loro carriera, le ricercatrici metteranno le loro capacità, intuizioni, talenti e conoscenze a ‘servizio’ della ricerca. “Siamo certi che le ragazze sapranno dare un grande contributo ai progetti della Fondazione – ha commentato il professor Enrico Cherubini, direttore scientifico – e per tutti noi dell’Ebri sarà un’esperienza entusiasmante di contaminazione culturale, scientifica e umana. Siamo molto felici di poter offrire alle giovani ricercatrici afghane la possibilità di poter continuare i propri studi presso il nostro istituto, da sempre attento alle donne e alla ricerca scientifica”.

Alle giovani ricercatrici vieni offerta la possibilità di costruirsi un futuro grazie alla ricerca

I partner del progetto

Partner indispensabili nella realizzazione di questa bellissima iniziativa solidale sono stati TIM, Angelini Pharma e Unidata. “Il progetto promosso dalla Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini – ha commentato Salvatore Rossi, presidente di Fondazione Tim – oltre ad essere un contributo alla scienza e al diritto allo studio, rappresenta anche un importante tributo alle donne afghane. Con questa donazione, la Fondazione TIM, che da sempre sostiene le categorie più fragili e i progetti di inclusione sociale, vuole essere al fianco delle giovani studentesse in modo che possano realizzare il loro sogno formativo. Crediamo che questo progetto rappresenti un’occasione concreta per valorizzare la parità di genere, in particolare per le donne afghane che vivono da mesi in un contesto di forti limitazioni, e per migliorare l’esperienza di vita delle studentesse che potranno guardare al futuro con più speranza”, conclude Rossi. “Questa iniziativa – ha aggiunto Agnese Cattaneo, Chief Medical Officer di Angelini Pharma – promuove uno scambio reciproco in cui noi offriamo alle giovani donne afghane una concreta possibilità di crescita personale e professionale, e loro arricchiscono la ricerca italiana sul piano culturale e umano, offrendo a noi tutti e ai nostri studenti uno straordinario esempio di resilienza, di coraggio e di passione per lo studio e la conoscenza. Come medico, come manager e come donna sono felice e orgogliosa di poter contribuire, insieme alla mia azienda, a questo importante progetto a sostegno delle donne nella scienza e del diritto allo studio”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

In Afghanistan il loro futuro era già scritto: giovani ricercatrici costrette ad abbandonare la scienza e gli studi per dedicarsi al matrimonio e alla famiglia, che si sarebbero dovute costruire per avere una speranza di vita dignitosa. Sempre che di dignità si possa parlare. Sono tante, tantissime le ragazze che in questi mesi, nel Paese mediorientale dove ad agosto i Talebani hanno riconquistato il potere, sono state costrette a lasciare la loro formazione scolastica ed universitaria. Per alcune di loro, le più fortunate, si sono aperte le porte dell'Europa, tra cui anche quelle italiane. E dopo aver accolto nel nostro Paese tante famiglie e talentuose promesse dello sport, nasce un progetto per accogliere a Roma studentesse afghane, che hanno visto improvvisamente chiudersi nel loro paese la possibilità di proseguire l'attività di studio e ricerca.

Le studentesse afghane si inseriranno nei progetti di Ebri nel campo degli studi sul cervello

In Italia per costruirsi un futuro... nella ricerca

A lanciarlo è stata Fondazione Ebri (European Brain Research Institute) Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e si avvale del sostegno della Fondazione Tim, di Angelini Pharma e di Unidata. L'obiettivo è quello di restituire a queste ragazze la speranza di un futuro migliore, dando loro la possibilità di farlo attraverso la prosecuzione della formazione. La ricerca di queste giovani promesse è attualmente in corso, ma intanto la prima studentessa è già arrivata in Italia, grazie all'aiuto della Third World Academy of Science (TWAS, Trieste) che l'ha 'scovata'. Laureata in Fisica, la ricercatrice a giugno (ri)inizierà la propria attività abbandonata in Afghanistan, inserendosi in alcuni dei progetti in corso all'Ebri nel campo degli studi sul cervello (analisi di big data, intelligenza artificiale applicata alle Neuroscienze, analisi di segnali elettrici ed ottici nel cervello) per combattere le gravi patologie neurodegenerative - tra cui l'Alzheimer - e del neurosviluppo, che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo.

Studentesse afghane
La prima ricercatrice, laureata in Fisica, è già in Italia

Fondazione Ebri a sostegno delle giovani afghane

Sin dall'inizio la Fondazione Ebri-Rita Levi-Montalcini si è resa disponibile al progetto, che ha ideato con la volontà di regalare nuova speranza alle studentesse afghane, costrette nel loro Paese ad abbandonare gli studi. "Ebri crede fortemente in questo progetto - spiega il professor Antonino Cattaneo, Linceo, presidente della Fondazione - che dona alle ricercatrici la possibilità di portare avanti le proprie aspirazioni e alla nostra Fondazione l'opportunità di confermare la propria vocazione internazionale. Per questo non vogliamo fermarci qui, ma intendiamo dare continuità al sostegno alle giovani afghane attraverso la ricerca di ulteriori partner per questa iniziativa di grande spessore scientifico e umanitario". Ma non saranno solo le ragazze ad ottenere qualcosa. In cambio dell'ospitalità e della possibilità di costruire la loro carriera, le ricercatrici metteranno le loro capacità, intuizioni, talenti e conoscenze a 'servizio' della ricerca. "Siamo certi che le ragazze sapranno dare un grande contributo ai progetti della Fondazione - ha commentato il professor Enrico Cherubini, direttore scientifico - e per tutti noi dell'Ebri sarà un'esperienza entusiasmante di contaminazione culturale, scientifica e umana. Siamo molto felici di poter offrire alle giovani ricercatrici afghane la possibilità di poter continuare i propri studi presso il nostro istituto, da sempre attento alle donne e alla ricerca scientifica".
Alle giovani ricercatrici vieni offerta la possibilità di costruirsi un futuro grazie alla ricerca

I partner del progetto

Partner indispensabili nella realizzazione di questa bellissima iniziativa solidale sono stati TIM, Angelini Pharma e Unidata. "Il progetto promosso dalla Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini - ha commentato Salvatore Rossi, presidente di Fondazione Tim - oltre ad essere un contributo alla scienza e al diritto allo studio, rappresenta anche un importante tributo alle donne afghane. Con questa donazione, la Fondazione TIM, che da sempre sostiene le categorie più fragili e i progetti di inclusione sociale, vuole essere al fianco delle giovani studentesse in modo che possano realizzare il loro sogno formativo. Crediamo che questo progetto rappresenti un'occasione concreta per valorizzare la parità di genere, in particolare per le donne afghane che vivono da mesi in un contesto di forti limitazioni, e per migliorare l'esperienza di vita delle studentesse che potranno guardare al futuro con più speranza", conclude Rossi. "Questa iniziativa - ha aggiunto Agnese Cattaneo, Chief Medical Officer di Angelini Pharma - promuove uno scambio reciproco in cui noi offriamo alle giovani donne afghane una concreta possibilità di crescita personale e professionale, e loro arricchiscono la ricerca italiana sul piano culturale e umano, offrendo a noi tutti e ai nostri studenti uno straordinario esempio di resilienza, di coraggio e di passione per lo studio e la conoscenza. Come medico, come manager e come donna sono felice e orgogliosa di poter contribuire, insieme alla mia azienda, a questo importante progetto a sostegno delle donne nella scienza e del diritto allo studio".
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