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Home » HP Trio » Gran Bretagna: stop alle operazioni che puntano a ‘ripristinare’ la verginità delle donne

Gran Bretagna: stop alle operazioni che puntano a ‘ripristinare’ la verginità delle donne

L'imenoplastica, ovvero la procedura chirurgica per la ricostruzione dell'imene, e i test di verginità provocano danni emotivi e non sono giustificati da motivi medici ma solo culturali e religiosi

Marianna Grazi
1 Febbraio 2022
ragazza in ospedale

In Gran Bretagna l'imenoplastica e il test di verginità saranno rese illegali

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In Gran Bretagna l’imenoplastica diventa illegale. Stop a tutti gli interventi e le procedure chirurgiche, consensuali o meno, per la ricostruzione dell’imene, con cui finora veniva ricostruita una ‘falsa’ membrana con lo scopo di ripristinare la verginità. Il falso imene infatti, una volta ‘rotto’ durante il rapporto sessuale, avrebbe simbolicamente rappresentato la ‘purezza’ della donna o della ragazza. L’operazione, che veniva ancora seguita in alcune cliniche private, d’ora sarà proibita sia in caso di consenso che di costrizione, attraverso un emendamento aggiunto a un disegno di legge sulla salute. In più anche i test di verginità diventeranno illegali, poiché al pari dell’imenoplastica sono considerati forme di violenza contro le donne.

Una forma di violenza

La Gran Bretagna mette al bando l’imenoplastica

Il disegno di legge  arriva dopo una lunga battaglia portata avanti da attivisti, ostriche e in generale dalla comunità medica. Gillian Keegan, Ministro della Salute del Paese, ha dichiarato che “Il governo si impegna a salvaguardare le donne e le ragazze vulnerabili del nostro Paese”. In in merito, sul Guardian, è intervenuta Diana Nammi, direttore esecutivo dell’Organizzazione iraniana e curda per i diritti delle donne, la quale ha spiegato al che “ogni donna e ragazza che affronta questo intervento chirurgico invasivo, lo fa sotto costrizione, diretta o indiretta, per presentarsi come ‘vergine’ e, in molti casi, questa operazione viene effettuata per consentire un matrimonio forzato, organizzato dalle famiglie”. In molti Paesi Europei si usa infatti l’imenoplastica per assiduo rispetto di credenze religiose e culturali in cui la verginità è considerata un “valore” di cui deve necessariamente essere in possesso la donna soprattutto per potersi sposare.”L’imenoplastica provoca traumi e, in circa la metà dei casi, la donna non sanguina comunque al successivo rapporto sessuale, e diventa molto vulnerabile agli abusi basati sull’onore o addirittura ai delitti d’onore”, ha aggiunto Nammi, facendo riferimento ai pericoli che rischiano le ragazze sottoposte al volere e al potere degli uomini, che siano della loro famiglia o i loro futuri mariti.

La storia: abusi fisici ed emotivi

Ancora sul Guardian è raccontata la terribile storia di una trentenne curda, che era stata violentata da bambina e negli anni successivi è stata ossessionata dai suoi genitori perché si sottoponesse alla ricostruzione dell’imene, in moda da presentarsi ‘pura’ alla prima notte di nozze. Suo padre, ricorda la ragazza, le disse che esisteva un intervento chirurgico che avrebbe “riparato la sua vergogna” in modo da non correre “il rischio di essere ostracizzata dalla mia comunità”. Ma, sottolinea “non volevo sottopormi all’operazione desiderata dai miei genitori (e questo) mi ha messo in uno stato d’animo estremamente cupo. Mi sentivo anormale. Ho detto ai miei che non volevo fare l’operazione, ma loro, per più di un anno, hanno usato il ricatto emotivo per cercare di convincermi”. Insomma non solo la donna ha dovuto farsi carico del dolore provocato da un abuso fisico ma, aggiunge: “Se l’imenoplastica fosse stata illegale quando ero adolescente, mi avrebbe risparmiato molti abusi emotivi. Sono sicura che sarà di grande conforto, per le ragazze vulnerabili, in una posizione simile alla mia, sapere che la legge è dalla loro parte. Potrebbe dare loro la forza di difendersi da sole”.

Una ragazza curda violentata da bambina dichiara di aver subito abusi emotivi dai genitori che volevano si sottoponesse all’imenoplastica

Le ragioni della decisione

Una pratica ritenuta estremamente discriminate e umiliante per la donna, così come i test della verginità, che provoca danni emotivi gravissimi. È questa la ragione alla base della decisione di rendere l’operazione illegale. Oltretutto bisogna considerare che esistono, già in partenza, visioni errate riguardanti “la rottura dell’imene”: una membrana che non è chiusa, perciò non si può nemmeno parlare propriamente di rottura; e non è nemmeno assicurato che dopo un primo rapporto sessuale si verifichi sanguinamento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma: “La presenza dell’imene non è un’indicazione affidabile per capire se c’è stato un rapporto sessuale, e non esiste esame che possa dimostrare la storia dei rapporti sessuali di una vagina”. Una tesi che dimostra come la pratica dell’imenoplastica non abbia alcun fondamento medico, ma negli anni è stata portata avanti solo per convinzioni culturali o religiose.
Il presidente del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, Edward Morris, ha quindi precisato che l’intervento non potrà mai essere giustificato da motivazioni mediche: “Vogliamo inviare un messaggio chiaro ai professionisti sanitari: nessuna delle due procedure (sia che sia consensuale che imposta) deve trovare spazio nel mondo medico e non dovrebbe essere svolta in nessuna circostanza. Informeremo il Consiglio medico generale, se verremo a conoscenza di qualcuno che esegue queste procedure, in modo che possa intraprendere le azioni appropriate”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
In Gran Bretagna l’imenoplastica diventa illegale. Stop a tutti gli interventi e le procedure chirurgiche, consensuali o meno, per la ricostruzione dell’imene, con cui finora veniva ricostruita una 'falsa' membrana con lo scopo di ripristinare la verginità. Il falso imene infatti, una volta 'rotto' durante il rapporto sessuale, avrebbe simbolicamente rappresentato la 'purezza' della donna o della ragazza. L’operazione, che veniva ancora seguita in alcune cliniche private, d'ora sarà proibita sia in caso di consenso che di costrizione, attraverso un emendamento aggiunto a un disegno di legge sulla salute. In più anche i test di verginità diventeranno illegali, poiché al pari dell'imenoplastica sono considerati forme di violenza contro le donne.

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La storia: abusi fisici ed emotivi

Ancora sul Guardian è raccontata la terribile storia di una trentenne curda, che era stata violentata da bambina e negli anni successivi è stata ossessionata dai suoi genitori perché si sottoponesse alla ricostruzione dell'imene, in moda da presentarsi 'pura' alla prima notte di nozze. Suo padre, ricorda la ragazza, le disse che esisteva un intervento chirurgico che avrebbe "riparato la sua vergogna" in modo da non correre "il rischio di essere ostracizzata dalla mia comunità". Ma, sottolinea "non volevo sottopormi all’operazione desiderata dai miei genitori (e questo) mi ha messo in uno stato d’animo estremamente cupo. Mi sentivo anormale. Ho detto ai miei che non volevo fare l’operazione, ma loro, per più di un anno, hanno usato il ricatto emotivo per cercare di convincermi". Insomma non solo la donna ha dovuto farsi carico del dolore provocato da un abuso fisico ma, aggiunge: "Se l'imenoplastica fosse stata illegale quando ero adolescente, mi avrebbe risparmiato molti abusi emotivi. Sono sicura che sarà di grande conforto, per le ragazze vulnerabili, in una posizione simile alla mia, sapere che la legge è dalla loro parte. Potrebbe dare loro la forza di difendersi da sole".

Una ragazza curda violentata da bambina dichiara di aver subito abusi emotivi dai genitori che volevano si sottoponesse all'imenoplastica

Le ragioni della decisione

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