Il governo federale canadese non vieterà più automaticamente agli uomini gay e bisex, sessualmente attivi, le donazioni di sangue al Canadian Blood Services. Con questa importante decisione si pone fine a una politica che è stata a lungo criticata come discriminatoria e priva di giustificazioni scientifiche. Giovedì scorso è arrivato l’annuncio ufficiale da parte di Health Canada, mantenendo così la promessa fatta anni fa dal primo ministro Justin Trudeau. Il Canadian Blood Services ha quindi previsto di sviluppare un nuovo processo di screening dei donatori, basato sul comportamento sessuale piuttosto che sull’orientamento, entro la fine di settembre.
Come funzionava finora in Canada e all’estero
Il Canada ha vietato le donazioni di sangue agli uomini omosessuali nel 1992, quando l’HIV era ancora poco conosciuto e migliaia di soggetti riceventi erano stati infettati dal virus attraverso le donazioni. Nel 2013, Health Canada aveva stabilito che gli uomini gay potevano donare purché non avessero fatto sesso con altri soggetti maschi nei cinque anni precedenti. Il partito liberale aveva promesso di porre fine a questo divieto assurdo e discriminatorio già durante la campagna elettorale del 2015 che ha portato al governo Trudeau. Invece, il cosiddetto “periodo di rinvio” è stato ridotto a un anno nel 2016 e a tre mesi nel 2019. L’ultima revisione delle regole da parte di Health Canada è stata fatta in risposta a una richiesta del Canadian Blood Services. Il nuovo cambio di politica non si applica, per il momento, in Quebec, dove Héma-Québec gestisce i servizi di sangue. Tuttavia anche quell’organizzazione si sta muovendo nella stessa direzione.
All’estero l’Australia e gli Stati Uniti continuano ad applicare la restrizione trimestrale, mentre la Gran Bretagna e Israele già selezionano già i donatori in base alle abitudini e non all’orientamento sessuale. In Francia invece i mesi di astensione dal sesso per donare il sangue erano quattro, fino alla nuova ordinanza adottata a gennaio che li ha aboliti.
La nuova procedura
A partire dal 30 settembre, ai potenziali donatori verrà chiesto se hanno avuto nuovi o multipli partner sessuali negli ultimi tre mesi, indipendentemente dal loro sesso o orientamento sessuale. A chi risponderà affermativamente verrà poi domandato se ha praticato sesso anale con uno di questi partner: solo coloro che risponderanno di sì dovranno aspettare tre mesi prima di donare il sangue. Nella sua decisione, il governo federale ha infatti notato che questa pratica con partner diversi è associata a un più elevato rischio di trasmissione dell’HIV.
Secondo la portavoce del Canadian Blood Services, Catherine Lewis: “Questo cambiamento si basa sulla scienza e ci permetterà di diventare più inclusivi riguardo a chi può donare e allo stesso tempo, come sempre, assicureremo forniture di sangue e plasma sicure e adeguate per tutti i pazienti”. Consapevole della discriminazione perpetrata per anni nei confronti della comunità, la portavoce ha aggiunto: “Il nuovo approccio è un passo avanti significativo, ma sappiamo di avere ancora molto lavoro da fare per ricostruire la fiducia e ristabilire le relazioni con le comunità Lgbtq. Ma ci impegniamo a farlo”.
Le reazioni
Il primo ministro Justin Trudeau ha detto che porre fine al divieto è “una buona notizia per tutti i canadesi”, ma ha aggiunto che questa nuova policy ha richiesto troppo tempo per essere adottata. Parlando in una conferenza stampa a Ottawa, Trudeau ha infatti spiegato che la messa al bando avrebbe dovuto terminare 10-15 anni fa, ma nessuno dei governi precedenti aveva promosso la ricerca scientifica che dimostra come l’orientamento sessuale non influenzi la sicurezza della fornitura di sangue. L’esecutivo attuale, ha concluso, ha invece investito 5 milioni di dollari nella ricerca su questo aspetto e molteplici rapporti hanno dimostrato che “la nostra fornitura di sangue continuerà ad essere sicura” anche se a fornirla saranno uomini gay o bisessuali.
I sostenitori della comunità Lgbtq hanno salutato l’annuncio di Health Canada con minor entusiasmo. “Non è tutto rose e fiori – ha detto Gary Lacasse, direttore esecutivo della Canadian AIDS Society -. Vogliamo prima vedere come sarà attuato il nuovo metodo”. È fondamentale, secondo lui, che il personale e i volontari delle cliniche abbiano una formazione adeguata per evitare di stigmatizzare i potenziali donatori a cui prima era proibito aderire alla procedura. Sebbene accolga con favore il nuovo processo di screening, Lacasse è convinto che questo continuerà ad impedire in modo inappropriato alle persone di donare il sangue in base alla loro attività sessuale.
“Se pratichi sesso anale non ti chiedono se è protetto o no, quindi non stanno davvero valutando il rischio”, ha concluso. “Questo apre un’altra serie di questioni stigmatizzanti e discriminanti”.