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Il gelataio italiano che salvò 50 ebrei a Budapest, l'eroe Francesco Tirelli li nascose in magazzino

di REMY MORANDI -
27 gennaio 2022
Il gelataio Francesco Tirelli

Il gelataio Francesco Tirelli

Al centro, il gelataio Francesco Tirelli (Foto tratta dal libro "Il gelataio Tirelli" di Tamar Meir

Chiunque poteva fare la differenza. Tra la vita e la morte. Tra la sopravvivenza e l’essere spedito in un campo di concentramento. Il Giorno della Memoria dovrebbe servire anche a questo: a non dimenticare mai le storie di quelle persone, eroi, che fecero l’impossibile per salvare la vita degli ebrei dall’Olocausto. Come, appunto, è la storia di Francesco Tirelli, un gelataio italiano che emigrato a Budapest, in Ungheria, salvò nel magazzino della sua gelateria molte persone, molti ebrei, dalle deportazioni dei nazisti nella primavera del 1944.

La gelateria di Francesco Tirelli a Budapest (Foto tratta dal libro "Il gelataio Tirelli" di Tamar Meir)

La storia di Francesco Tirelli, il gelataio eroe di Budapest

Francesco Tirelli, nato nel 1898 a Campagnola Emilia, in provincia di Reggio Emilia, emigra negli anni Trenta a Budapest, dove decide di aprire una gelateria. Prima della guerra, la sua bottega diventa un punto di ritrovo per le famiglie e i bambini ungheresi, ben felici di potersi rinfrescare il palato con un gelato italiano. Poi però arriva la guerra, l’invasione dell’esercito tedesco. E tutto cambia. Nel mese di marzo del 1944 i nazisti occupano l’Ungheria. Tra maggio e luglio oltre 4mila ebrei presenti nella parte nord ed est del Paese finiscono nei lager. E a ottobre tocca a Budapest. Qui Francesco Tirelli decide di dover fare qualcosa per quelle famiglie e quei bambini, molti dei quali clienti abituali della sua gelateria. E così fa diventare il magazzino della sua bottega un nascondiglio, una casa rifugio, per molte famiglie ungheresi. Ogni giorno il gelataio porta agli ebrei rifugiati nel suo magazzino da mangiare, da bere, e anche i giornali. Tirelli cerca di recuperare dei passaporti falsi, in modo tale da mettere in fuga dall’Ungheria quelle famiglie, e trova anche altri rifugi in giro per la città dove nascondere quelle persone. Oggi non sappiamo con certezza quante persone riuscì effettivamente a salvare Tirelli, ma si stima che fece rifugiare nel magazzino della sua gelateria tra i 15 e i 50 ebrei. Per questo, nel 2008 il gelataio Tirelli, morto negli anni Cinquanta in Svizzera, fu insignito del titolo di “Giusto tra le nazioni”, un’onorificenza destinata ai non-ebrei che in modo eroico hanno agito rischiando la propria vita per mettere in salvo anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah.

Dal libro illustrato per bambini al video su YouTube, per non dimenticare il gelataio Tirelli

La storia del gelataio Tirelli, come spesso accade in questi casi, divenne pubblica solo recentemente. Le sue gesta furono rese note nel 2018 da Tamar Meir, una studiosa di Talmud e filosofia ebraica, nonché nuora di Peter Meir, un bambino ebreo che Tirelli riuscì a mettere in salvo. Tamar Meir scrisse nel 2018 “Il gelataio Tirelli” (Gallucci Editore), un libro illustrato per bambini e ragazzi, che valse all’autrice due prestigiosi riconoscimenti: il premio Yad Vashem e quello Devorah Omer. Oggi, in occasione della Giornata della Memoria, la storia di Francesco Tirelli è raccontata anche nel video del brano “Budapest, Storia vera di Francesco Tirelli” del cantautore Giulio Wilson, brano estratto dal disco “Storie vere tra alberi e gatti” (etichetta discografica Maninalto!/distribuzione Believe!) e con delle illustrazioni realizzate a Tel Aviv da Yael Albert, tratte dal libro illustrato di Tamar Meir. “Il gusto più buono sai qual è? È la speranza che porto con me. Tutte le cose si scordano in fretta. E la Memoria è la cosa giusta”, canta Giulio Wilson nel brano. La Memoria è la cosa giusta. Anche nel caso di Francesco Tirelli. Un italiano. Un gelataio. Un eroe.