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Home » Attualità » La denuncia di una ragazza di Forlì: “A causa del mio nome straniero nessuno mi affitta casa”

La denuncia di una ragazza di Forlì: “A causa del mio nome straniero nessuno mi affitta casa”

La giovane donna, originaria del Burkina Faso ma in possesso della cittadinanza italiana, denuncia la discriminazione delle agenzie immobiliari

Marianna Grazi
20 Febbraio 2022
Shot of a young woman going over paperwork on the sofa at home

Shot of a young woman going over paperwork on the sofa at home

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Che siano nati in Italia o abbiano acquisito, col tempo, la cittadinanza poco importa. “Non ho alcun accento straniero, così la telefonata parte sempre nel migliore dei modi: l’agente ogni volta è gentilissimo e disponibile fino a quando non mi chiede di dare il nome. A quel punto il tono cambia, si fa molto più cauto e tutto si risolve sempre in un nulla di fatto“. Il nome e il colore della pelle ancora sono fattori che condizionano la loro permanenza nel nostro Paese. A partire dall’alloggio: discriminati, ancora troppo spesso, negli affitti solo per la loro origine straniera. Lo sa bene una ragazza forlivese di 21 anni, originaria del Burkina Faso, che ha denunciato al Resto del Carlino la sua esperienza di discriminazione.

Una coppia in cerca di un appartamento in affitto alle prese con le discriminazioni degli agenti immobiliari

Discriminati per il nome o la provenienza

La cittadina italiana, come testimoniano i suoi documenti, vorrebbe semplicemente trovare un appartamento dove poter andare a convivere con il suo compagno, 25 anni. Ma la sua ricerca, finora, si è dimostrata vana. Anzi, piena di ostacoli. Non è tanto il costo degli appartamenti a condizionarne la scelta, come si potrebbe pensare per una giovane coppia, anche se la giovane lavora come dipendente di Electrolux, bensì le discriminazioni razziste subite da parte delle agenzie immobiliari. La stessa situazione che, ancora troppo spesso, si trovano a denunciare cittadini e cittadine stranieri o figli di stranieri, italiani di seconda o terza generazione, che cercano un alloggio in Italia per studiare, lavorare o semplicemente per vivere in modo indipendente. Ma che si trovano le porte sbarrate a causa della loro provenienza o origine. Come successo qualche mese fa, giusto per citare un nome noto a dimostrazione che nemmeno l’essere famosi, in questo caso, paga, all’influencer Tasnim Ali, romana de Roma ma nata da genitori egiziani, costretta a dare un nome più ‘italiano’ per trovare una casa dove andare a convivere con il marito.

La giovane di Forlì denuncia: “L’agente immobiliare mi ha chiesto il nome e, appena gli ho risposto, ha cancellato l’incontro”

La denuncia della ragazza di Forlì

“Una volta, durante la telefonata, eravamo arrivati addirittura a fissare l’appuntamento per visitare una casa – spiega amareggiata la giovane 21enne di Forlì –. Poi mi ha chiesto il nome e, appena gli ho risposto, ha cancellato l’incontro“. Secondo alcune agenzie, racconta, molti proprietari di casa “non hanno piacere” di affittare le case agli stranieri. “Nonostante capisca il loro punto di vista – ha concluso la ragazza – continua a non sembrarmi giusto che si faccia di tutta l’erba un fascio. Vivo in Italia da sempre, ho frequentato tutte le scuole qui, lavoro qui. Mi sembra ingiusto che io e il mio fidanzato non possiamo avere l’opportunità di costruire il nostro futuro insieme solo perché porto un nome straniero”. Se non è discriminazione negare un diritto solo per il nome, che comunica un’origine diversa, lontana… Ma c’è chi non la pensa così. Secondo il segretario di Confedilizia Forlì-Cesena, Vincenzo Bongiorno non si tratterebbe affatto di un problema di razzismo, “ma è una situazione generalizzata”. Secondo Bongiorno “c’è grande penuria di case disponibili e lo vediamo anche con persone italiane con un reddito regolare”, causata, dal blocco degli sfratti durante la pandemia e una propensione a vendere invece che affittare da parte di chi ha una casa che non usa. Il che, tuttavia, testimonia ancor di più la selezione fatta dalle agenzie: poche case e tra quelle poche nessuna disponibile a una coppia di giovani, per di più anch’essi italiani. E perché? Per il nome.

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L’adolescente originaria della regione dell’Arkhangelsk (che si trova a nord-ovest della Russia) da alcuni mesi si trova agli arresti domiciliari, nell’appartamento della madre a Severodvinsk. Un dispositivo di localizzazione, che le hanno applicato alla caviglia, ne traccia ogni spostamento: non è autorizzata ad accedere a Internet né a comunicare con l’esterno.

La ragazza è stata definita terrorista ed estremista e messa sullo stesso piano di talebani e appartenenti a Isis e al Qaeda. La sua colpa? Aver condiviso su Instagram una storia sull’esplosione del ponte di Crimea in ottobre scorso, criticando la Russia per aver invaso l’Ucraina. La studentessa Krivtsova, secondo quanto riporta la Cnn, “sta anche affrontando accuse penali per aver screditato l’esercito russo in un presunto repost critico della guerra in una chat studentesca sul social network russo Vk”. 

Le posizioni dell’allieva della scuola di scienze sociali dell’Università federale dell’Artico (Narfu) in merito all’invasione della Russia in Ucraina sono ben chiare, tanto che la giovane si è tatuata sulla caviglia la faccia del presidente russo Vladimir Putin su un corpo di un ragno. Accanto, la parole “il Grande Fratello ti sta guardando”.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #russia
Che siano nati in Italia o abbiano acquisito, col tempo, la cittadinanza poco importa. "Non ho alcun accento straniero, così la telefonata parte sempre nel migliore dei modi: l'agente ogni volta è gentilissimo e disponibile fino a quando non mi chiede di dare il nome. A quel punto il tono cambia, si fa molto più cauto e tutto si risolve sempre in un nulla di fatto". Il nome e il colore della pelle ancora sono fattori che condizionano la loro permanenza nel nostro Paese. A partire dall'alloggio: discriminati, ancora troppo spesso, negli affitti solo per la loro origine straniera. Lo sa bene una ragazza forlivese di 21 anni, originaria del Burkina Faso, che ha denunciato al Resto del Carlino la sua esperienza di discriminazione.
Una coppia in cerca di un appartamento in affitto alle prese con le discriminazioni degli agenti immobiliari

Discriminati per il nome o la provenienza

La cittadina italiana, come testimoniano i suoi documenti, vorrebbe semplicemente trovare un appartamento dove poter andare a convivere con il suo compagno, 25 anni. Ma la sua ricerca, finora, si è dimostrata vana. Anzi, piena di ostacoli. Non è tanto il costo degli appartamenti a condizionarne la scelta, come si potrebbe pensare per una giovane coppia, anche se la giovane lavora come dipendente di Electrolux, bensì le discriminazioni razziste subite da parte delle agenzie immobiliari. La stessa situazione che, ancora troppo spesso, si trovano a denunciare cittadini e cittadine stranieri o figli di stranieri, italiani di seconda o terza generazione, che cercano un alloggio in Italia per studiare, lavorare o semplicemente per vivere in modo indipendente. Ma che si trovano le porte sbarrate a causa della loro provenienza o origine. Come successo qualche mese fa, giusto per citare un nome noto a dimostrazione che nemmeno l'essere famosi, in questo caso, paga, all'influencer Tasnim Ali, romana de Roma ma nata da genitori egiziani, costretta a dare un nome più 'italiano' per trovare una casa dove andare a convivere con il marito.
La giovane di Forlì denuncia: "L'agente immobiliare mi ha chiesto il nome e, appena gli ho risposto, ha cancellato l'incontro"

La denuncia della ragazza di Forlì

"Una volta, durante la telefonata, eravamo arrivati addirittura a fissare l'appuntamento per visitare una casa – spiega amareggiata la giovane 21enne di Forlì –. Poi mi ha chiesto il nome e, appena gli ho risposto, ha cancellato l'incontro". Secondo alcune agenzie, racconta, molti proprietari di casa "non hanno piacere" di affittare le case agli stranieri. "Nonostante capisca il loro punto di vista – ha concluso la ragazza – continua a non sembrarmi giusto che si faccia di tutta l'erba un fascio. Vivo in Italia da sempre, ho frequentato tutte le scuole qui, lavoro qui. Mi sembra ingiusto che io e il mio fidanzato non possiamo avere l'opportunità di costruire il nostro futuro insieme solo perché porto un nome straniero". Se non è discriminazione negare un diritto solo per il nome, che comunica un'origine diversa, lontana... Ma c'è chi non la pensa così. Secondo il segretario di Confedilizia Forlì-Cesena, Vincenzo Bongiorno non si tratterebbe affatto di un problema di razzismo, "ma è una situazione generalizzata". Secondo Bongiorno "c'è grande penuria di case disponibili e lo vediamo anche con persone italiane con un reddito regolare", causata, dal blocco degli sfratti durante la pandemia e una propensione a vendere invece che affittare da parte di chi ha una casa che non usa. Il che, tuttavia, testimonia ancor di più la selezione fatta dalle agenzie: poche case e tra quelle poche nessuna disponibile a una coppia di giovani, per di più anch'essi italiani. E perché? Per il nome.
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