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Home » HP Trio » La favola di Richardson “Richi” Viano: primo atleta di Haiti ai Giochi Olimpici invernali

La favola di Richardson “Richi” Viano: primo atleta di Haiti ai Giochi Olimpici invernali

Il giovane sciatore vuole accendere un riflettore positivo sulla "perla delle Antille" con il suo storico debutto a Pechino 2022

Marianna Grazi
12 Febbraio 2022
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È nato dove il caldo non manca quasi mai, al posto della neve ci sono gli acquazzoni tropicali e lo sci che si pratica è quello d’acqua, per turisti avventurosi. Ma oggi è a Pechino, con la responsabilità e l’onore di rappresentare un Paese che di Olimpiadi invernali aveva solo sentito vagamente parlare: Haiti. Richardson Viano ha 19 anni, è nato nel Mar dei Caraibi e tra qualche giorno sarà il primo haitiano in gara nella storia dei Giochi. Domenica 13 febbraio scenderà in pista allo Yanqing National Alpine Skiing Centre nella gara del slalom gigante a cinque cerchi, rappresentando i colori del suo Paese d’origine.

Richardson Viano, 19 anni, primo atleta di Haiti nella storia dei Giochi Olimpici invernali

Dall’orfanotrofio di Port au Prince ai Giochi di Pechino

Ma la favola di Richardson, Richi come lo chiamano tutti, inizia da lontano – non solo geograficamente – ed è una storia meravigliosa. Il prologo è in un orfanotrofio di Port au Prince dove resta fino al dicembre 2005. A tre anni e mezzo, infatti, viene adottato dai coniugi torinesi Silvia Grosso e Andrea Viano, che lo portano in Italia con loro, trasferendosi poi a Briançon, di là dal confine francese. Piccolissimo Richi scopre per la prima volta quella che chiamava “polvere bianca”, la neve, che ben presto si trasformerà da compagna di giochi a vero e proprio ‘habitat’.

Richardson con le sorelle Bellandine e Natacha

Quando mette per la prima volta gli sci ai piedi scatta un colpo di fulmine. A sei anni giura a se stesso di diventare uno sciatore: non uno qualsiasi, uno bravo, tanto bravo da andare alle Olimpiadi. Sulle Alpi francesi inizia la sua ascesa, sotto gli occhi attenti di papà Andrea e poi del pubblico, che incanta nella categoria junior. Ma Richi è anche uno sportivo con il cuore d’oro. A dieci anni, un giorno, ha detto ai suoi genitori: “Abbiamo abbastanza da mangiare. Perché non dividiamo il cibo con altri bimbi?“. I Viano, dopo un’attimo di sorpresa, non hanno avuto dubbi: via di nuovo verso l’orfanotrofio di Port au Prince e al ritorno il piccolo Richardson aveva due sorelle, Bellandine e Natacha. È con loro e coi genitori che condivide la gioia più grande della sua vita: gareggiare ai Giochi Olimpici sotto la bandiera di Haiti. E pensare che ha anche ipotizzato di abbandonare gli sci, non avendo possibilità di entrare a far parte della nazionale francese e non avendo – o meglio, non sapendo dell’esistenza – una federazione haitiana di riferimento. Per fortuna che ci si è messo di mezzo il destino.

 

Una chiamata inaspettata

Richi Viano indossa la tuta da sci coi colori di Haiti

“È un sogno per me essere qui e rappresentare Haiti in un’Olimpiade invernale per la prima volta. Spero che questo dimostri che il nostro Paese è qualcosa di più di terremoti e altri disastri“, ha detto Richardson Viano all’agenzia di stampa AP. Il ragazzo ha ristabilito ufficialmente i legami con il suo Paese nel 2019, quando ha ricevuto il passaporto haitiano. Ma anche in questo caso serve riavvolgere il nastro di qualche mese. Nel 2018, l’allora 16enne ha capito che il suo sogno di entrare nella squadra francese era irrealizzabile e, visto che anche il suo entusiasmo per questo sport stava diminuendo, ha pensato di smettere. Tuttavia, un’opportunità inaspettata si è presentata l’anno successivo sotto forma di Jean-Pierre Roy, il presidente della Federazione di sci di Haiti. Roy ha rappresentato il proprio Paese ai campionati mondiali di sci del 2011 (primo nella storia proveniente dalla nazione caraibica), mentre l’anno prima aveva fondato la Federazione Haitiana di Sci con l’aiuto dell’allenatore francese Thierry Montillet. La decisione era arrivata dopo il devastante terremoto del 2010, con l’obiettivo di promuovere una visione positiva dello Stato caraibico e di motivare gli haitiani attraverso i valori dello sport. Dopo aver recuperato il numero di telefono di Viano, Roy e Montillet, che si occupano da allora di reclutare ragazzi da avviare allo sport, gli hanno chiesto se avrebbe voluto rappresentare il suo Paese natale. Lì per lì Richardson racconta di aver pensato che fosse un amico che gli stava facendo uno scherzo, ma dopo aver cercato Roy su internet e aver scoperto che c’era davvero una Federazione Sciistica Haitiana, lo ha richiamato e, accompagnato dai suoi genitori, è andato a incontrare l’uomo che è stato il primo haitiano a competere ai Campionati del Mondo. Nel 2019 ha ricevuto il suo passaporto haitiano e la Federazione Internazionale di Sci che ha approvato il suo passaggio di nazionalità a novembre.

 

 

Un ‘nero’ sulle nevi

Richardson Viano sfila con il suo staff alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022

Ai Giochi di Pechino 2022 Richardson sarà il primo haitiano della storia, uno dei primi due atleti caraibici mai qualificatisi alle Olimpiadi invernali (l’altro è Benjamin Alexander, anche lui nello slalom gigante) e la prima persona nera a gareggiare tra le nevi: “Qualche meticcio c’è stato, ma nero come Richardson nessuno”, dice ridendo mamma Silvia, che sabato scorso è partita con lui alla volta di Pechino, insieme con l’allenatore italiano Greg Ribotto, con il presidente del Comitato Olimpico Hans Larsen. Da quella telefonata del 2018 in avanti per il giovane talento ci sono stati anni di allenamenti stremanti, determinazione, caparbietà, sacrifici e qualche caduta. Il primo appuntamento importante è stato a Cortina d’Ampezzo, nel 2021. E con le gare internazionali sono arrivate anche le prime sponsorizzazioni, un vero e proprio salvagente per una piccola Federazione con risorse stringatissime. Ora il sogno è diventato realtà e quel ragazzone grande e grosso, con la pelle scura ma soprattutto con una volontà di ghiaccio, si trova a gareggiare tra i più forti sciatori al mondo. Il passato sull’isola, nell’orfanotrofio, è un ricordo e un vessillo che porta inciso sulla sua tuta, con i colori di Haiti. Il presente è la vittoria già conquistata ancor prima di scendere sulle piste. Non vincerà, non importa. L’epilogo della favola è remoto, ma il prossimo futuro è già pieno di nuovo sogni di ragazzo da realizzare.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague

È nato dove il caldo non manca quasi mai, al posto della neve ci sono gli acquazzoni tropicali e lo sci che si pratica è quello d’acqua, per turisti avventurosi. Ma oggi è a Pechino, con la responsabilità e l’onore di rappresentare un Paese che di Olimpiadi invernali aveva solo sentito vagamente parlare: Haiti. Richardson Viano ha 19 anni, è nato nel Mar dei Caraibi e tra qualche giorno sarà il primo haitiano in gara nella storia dei Giochi. Domenica 13 febbraio scenderà in pista allo Yanqing National Alpine Skiing Centre nella gara del slalom gigante a cinque cerchi, rappresentando i colori del suo Paese d'origine.

Richardson Viano, 19 anni, primo atleta di Haiti nella storia dei Giochi Olimpici invernali

Dall'orfanotrofio di Port au Prince ai Giochi di Pechino

Ma la favola di Richardson, Richi come lo chiamano tutti, inizia da lontano – non solo geograficamente – ed è una storia meravigliosa. Il prologo è in un orfanotrofio di Port au Prince dove resta fino al dicembre 2005. A tre anni e mezzo, infatti, viene adottato dai coniugi torinesi Silvia Grosso e Andrea Viano, che lo portano in Italia con loro, trasferendosi poi a Briançon, di là dal confine francese. Piccolissimo Richi scopre per la prima volta quella che chiamava “polvere bianca”, la neve, che ben presto si trasformerà da compagna di giochi a vero e proprio 'habitat'.
Richardson con le sorelle Bellandine e Natacha
Quando mette per la prima volta gli sci ai piedi scatta un colpo di fulmine. A sei anni giura a se stesso di diventare uno sciatore: non uno qualsiasi, uno bravo, tanto bravo da andare alle Olimpiadi. Sulle Alpi francesi inizia la sua ascesa, sotto gli occhi attenti di papà Andrea e poi del pubblico, che incanta nella categoria junior. Ma Richi è anche uno sportivo con il cuore d'oro. A dieci anni, un giorno, ha detto ai suoi genitori: "Abbiamo abbastanza da mangiare. Perché non dividiamo il cibo con altri bimbi?". I Viano, dopo un'attimo di sorpresa, non hanno avuto dubbi: via di nuovo verso l'orfanotrofio di Port au Prince e al ritorno il piccolo Richardson aveva due sorelle, Bellandine e Natacha. È con loro e coi genitori che condivide la gioia più grande della sua vita: gareggiare ai Giochi Olimpici sotto la bandiera di Haiti. E pensare che ha anche ipotizzato di abbandonare gli sci, non avendo possibilità di entrare a far parte della nazionale francese e non avendo – o meglio, non sapendo dell'esistenza – una federazione haitiana di riferimento. Per fortuna che ci si è messo di mezzo il destino.  

Una chiamata inaspettata

Richi Viano indossa la tuta da sci coi colori di Haiti
"È un sogno per me essere qui e rappresentare Haiti in un'Olimpiade invernale per la prima volta. Spero che questo dimostri che il nostro Paese è qualcosa di più di terremoti e altri disastri", ha detto Richardson Viano all'agenzia di stampa AP. Il ragazzo ha ristabilito ufficialmente i legami con il suo Paese nel 2019, quando ha ricevuto il passaporto haitiano. Ma anche in questo caso serve riavvolgere il nastro di qualche mese. Nel 2018, l'allora 16enne ha capito che il suo sogno di entrare nella squadra francese era irrealizzabile e, visto che anche il suo entusiasmo per questo sport stava diminuendo, ha pensato di smettere. Tuttavia, un'opportunità inaspettata si è presentata l'anno successivo sotto forma di Jean-Pierre Roy, il presidente della Federazione di sci di Haiti. Roy ha rappresentato il proprio Paese ai campionati mondiali di sci del 2011 (primo nella storia proveniente dalla nazione caraibica), mentre l'anno prima aveva fondato la Federazione Haitiana di Sci con l'aiuto dell'allenatore francese Thierry Montillet. La decisione era arrivata dopo il devastante terremoto del 2010, con l'obiettivo di promuovere una visione positiva dello Stato caraibico e di motivare gli haitiani attraverso i valori dello sport. Dopo aver recuperato il numero di telefono di Viano, Roy e Montillet, che si occupano da allora di reclutare ragazzi da avviare allo sport, gli hanno chiesto se avrebbe voluto rappresentare il suo Paese natale. Lì per lì Richardson racconta di aver pensato che fosse un amico che gli stava facendo uno scherzo, ma dopo aver cercato Roy su internet e aver scoperto che c'era davvero una Federazione Sciistica Haitiana, lo ha richiamato e, accompagnato dai suoi genitori, è andato a incontrare l'uomo che è stato il primo haitiano a competere ai Campionati del Mondo. Nel 2019 ha ricevuto il suo passaporto haitiano e la Federazione Internazionale di Sci che ha approvato il suo passaggio di nazionalità a novembre.    

Un 'nero' sulle nevi

Richardson Viano sfila con il suo staff alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022
Ai Giochi di Pechino 2022 Richardson sarà il primo haitiano della storia, uno dei primi due atleti caraibici mai qualificatisi alle Olimpiadi invernali (l'altro è Benjamin Alexander, anche lui nello slalom gigante) e la prima persona nera a gareggiare tra le nevi: "Qualche meticcio c'è stato, ma nero come Richardson nessuno", dice ridendo mamma Silvia, che sabato scorso è partita con lui alla volta di Pechino, insieme con l'allenatore italiano Greg Ribotto, con il presidente del Comitato Olimpico Hans Larsen. Da quella telefonata del 2018 in avanti per il giovane talento ci sono stati anni di allenamenti stremanti, determinazione, caparbietà, sacrifici e qualche caduta. Il primo appuntamento importante è stato a Cortina d'Ampezzo, nel 2021. E con le gare internazionali sono arrivate anche le prime sponsorizzazioni, un vero e proprio salvagente per una piccola Federazione con risorse stringatissime. Ora il sogno è diventato realtà e quel ragazzone grande e grosso, con la pelle scura ma soprattutto con una volontà di ghiaccio, si trova a gareggiare tra i più forti sciatori al mondo. Il passato sull'isola, nell'orfanotrofio, è un ricordo e un vessillo che porta inciso sulla sua tuta, con i colori di Haiti. Il presente è la vittoria già conquistata ancor prima di scendere sulle piste. Non vincerà, non importa. L'epilogo della favola è remoto, ma il prossimo futuro è già pieno di nuovo sogni di ragazzo da realizzare.
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