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Home » HP Trio » La misteriosa Carmen Mola vince il premio Planeta da un milione di euro: in realtà si tratta di tre uomini

La misteriosa Carmen Mola vince il premio Planeta da un milione di euro: in realtà si tratta di tre uomini

l romanzo vincitore del Premio è ambientato in una città devastata da un'ondata di criminalità che coinvolge le ragazze delle classi più povere. Gli scrittori non sono i primi che nel mondo hanno nascosto il proprio genere: nel Regno Unito molti giallisti usano le iniziali puntate, mentre il caso più famoso è quello di Mohammed Moulessehoul, lo scrittore algerino noto con lo pseudonimo Yasmina Khadra

Camilla Prato
18 Ottobre 2021
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Da Charlotte Bronte a J.K. Rowling, nel corso del tempo e perfino ai giorni nostri molte scrittrici si sono celate dietro pseudonimi maschili, un po’ per tutelare la propria identità un po’ per rendere più appetibili i titoli in un mercato ancora molto ‘maschilista’. Basti pensare che, rimanendo sull’attualità, dal 1901 ad oggi sono stati assegnati alle donne solo 16 Premi Nobel per la Letteratura, nonostante – non solo in Italia – si tenda a spingere il genere femminile verso gli studi umanistici piuttosto che scientifici. Certo di esempi celebri, nei secoli, ce ne sono stati e oggi il panorama librario internazionale offre firme eccelse anche e soprattutto al femminile. Ma, come la ‘madrina’ del celebre maghetto ci insegna, spesso conviene celarsi dietro un nome di uomo per non incorrere in spiacevoli risposte del pubblico o della critica.
Al giorno d’oggi però accade anche il contrario. Venerdì 15 ottobre la misteriosa autrice di gialli Carmen Mola ha vinto il premio Planeta, il più importante riconoscimento spagnolo per la narrativa assegnato a romanzi non ancora pubblicati e, da questa edizione, il più ricco premio letterario al mondo. Per il suo “La Bestia”, un thriller storico ambientato durante l’epidemia di colera di Madrid del 1834, Mola ha ricevuto 1 milione di euro, più di quelli che si ottengono col Nobel. Ma a destare scalpore è stato soprattutto il fatto che a riceverlo sono stati tre uomini: Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez.

Dietro allo pseudonimo infatti si celano i tre sceneggiatori televisivi che hanno già scritto insieme quattro romanzi, se si considera anche l’ultimo che uscirà in Spagna a novembre. I primi tre, “La novia gitana” (2018), “La red púrpura” (2019) e “La nena” (2020), sono stati tradotti in otto paesi e hanno venduto più di 400mila copie. “Pensavamo che nessuno avrebbe letto un romanzo con tre nomi in copertina”, ha raccontato Díaz al quotidiano El País. “Per un minuto e mezzo abbiamo proposto nomi maschili, femminili, stranieri”, ha detto Martínez e Mercero ha aggiunto: “Qualcuno ha detto Carmen, così, semplice, molto spagnolo, e ci è piaciuto. Carmen mola, ¿no? [in spagnolo “Carmen piace, no?”] Da cui Carmen Mola“, ha concluso divertito. Un aneddoto speciale, per qualcosa che non si era mai vista, almeno in Spagna: uomini che scelgono volontariamente di usare un’identità femminile per il loro lavoro. E non solo il nome: gli autori avevano anche inventato una biografia minima per Mola: si sarebbe trattato di una professoressa di Madrid, con due, e poi tre, figli, desiderosa di rimanere anonima. Insomma una sorta di “Elena Ferrante spagnola”, come gli stessi iberici amavano definirla.

“Non so se uno pseudonimo femminile venda di più di uno maschile, non ne ho idea, non mi pare – ha detto ancoa Antonio Mercero –. Non ci siamo nascosti dietro una donna, ma dietro un nome”. Se molti lettori, in Spagna, hanno pensato che la storia di una professoressa che di giorno insegna algebra e nel tempo libero scrive romanzi sia stata dettata da una strategia di marketing, c’è anche chi, come Beatriz Gimeno ha criticato molto più duramente gli sceneggiatori. Il membro di Podemos, consigliera comunale della capitale ed ex direttrice dell’Instituto de las Mujeres (“Istituto delle donne”) ha affidato a Twitter il proprio sdegno: “Oltre a usare uno pseudonimo femminile, questi tre si sono fatti intervistare per anni. Non è solo il nome, è il falso profilo con cui hanno preso in giro lettori e giornalisti. Truffatori“. Che si tratti di una mossa ipocrita o meno, la scoperta della ‘vera identità’ di Carmen Mola rende palese la strategia commerciale portata avanti dalla casa editrice spagnola Planeta con il suo generosissimo premio. Che può essere vinto solo per libri che saranno pubblicati dalla stessa: un bell’incentivo per portare tra le proprie fila scrittori che lavorano con la concorrenza. Come è accaduto, di fatto, per Díaz, Mercero e Martínez: i loro primi tre romanzi erano stati pubblicati da Alfaguara, mentre “La Bestia” sarà pubblicato da Planeta.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Da Charlotte Bronte a J.K. Rowling, nel corso del tempo e perfino ai giorni nostri molte scrittrici si sono celate dietro pseudonimi maschili, un po' per tutelare la propria identità un po' per rendere più appetibili i titoli in un mercato ancora molto 'maschilista'. Basti pensare che, rimanendo sull'attualità, dal 1901 ad oggi sono stati assegnati alle donne solo 16 Premi Nobel per la Letteratura, nonostante – non solo in Italia – si tenda a spingere il genere femminile verso gli studi umanistici piuttosto che scientifici. Certo di esempi celebri, nei secoli, ce ne sono stati e oggi il panorama librario internazionale offre firme eccelse anche e soprattutto al femminile. Ma, come la 'madrina' del celebre maghetto ci insegna, spesso conviene celarsi dietro un nome di uomo per non incorrere in spiacevoli risposte del pubblico o della critica. Al giorno d'oggi però accade anche il contrario. Venerdì 15 ottobre la misteriosa autrice di gialli Carmen Mola ha vinto il premio Planeta, il più importante riconoscimento spagnolo per la narrativa assegnato a romanzi non ancora pubblicati e, da questa edizione, il più ricco premio letterario al mondo. Per il suo "La Bestia", un thriller storico ambientato durante l'epidemia di colera di Madrid del 1834, Mola ha ricevuto 1 milione di euro, più di quelli che si ottengono col Nobel. Ma a destare scalpore è stato soprattutto il fatto che a riceverlo sono stati tre uomini: Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez. Dietro allo pseudonimo infatti si celano i tre sceneggiatori televisivi che hanno già scritto insieme quattro romanzi, se si considera anche l'ultimo che uscirà in Spagna a novembre. I primi tre, "La novia gitana" (2018), "La red púrpura" (2019) e "La nena" (2020), sono stati tradotti in otto paesi e hanno venduto più di 400mila copie. "Pensavamo che nessuno avrebbe letto un romanzo con tre nomi in copertina", ha raccontato Díaz al quotidiano El País. "Per un minuto e mezzo abbiamo proposto nomi maschili, femminili, stranieri", ha detto Martínez e Mercero ha aggiunto: "Qualcuno ha detto Carmen, così, semplice, molto spagnolo, e ci è piaciuto. Carmen mola, ¿no? [in spagnolo "Carmen piace, no?"] Da cui Carmen Mola", ha concluso divertito. Un aneddoto speciale, per qualcosa che non si era mai vista, almeno in Spagna: uomini che scelgono volontariamente di usare un'identità femminile per il loro lavoro. E non solo il nome: gli autori avevano anche inventato una biografia minima per Mola: si sarebbe trattato di una professoressa di Madrid, con due, e poi tre, figli, desiderosa di rimanere anonima. Insomma una sorta di "Elena Ferrante spagnola", come gli stessi iberici amavano definirla. "Non so se uno pseudonimo femminile venda di più di uno maschile, non ne ho idea, non mi pare – ha detto ancoa Antonio Mercero –. Non ci siamo nascosti dietro una donna, ma dietro un nome". Se molti lettori, in Spagna, hanno pensato che la storia di una professoressa che di giorno insegna algebra e nel tempo libero scrive romanzi sia stata dettata da una strategia di marketing, c'è anche chi, come Beatriz Gimeno ha criticato molto più duramente gli sceneggiatori. Il membro di Podemos, consigliera comunale della capitale ed ex direttrice dell'Instituto de las Mujeres ("Istituto delle donne") ha affidato a Twitter il proprio sdegno: "Oltre a usare uno pseudonimo femminile, questi tre si sono fatti intervistare per anni. Non è solo il nome, è il falso profilo con cui hanno preso in giro lettori e giornalisti. Truffatori". Che si tratti di una mossa ipocrita o meno, la scoperta della 'vera identità' di Carmen Mola rende palese la strategia commerciale portata avanti dalla casa editrice spagnola Planeta con il suo generosissimo premio. Che può essere vinto solo per libri che saranno pubblicati dalla stessa: un bell'incentivo per portare tra le proprie fila scrittori che lavorano con la concorrenza. Come è accaduto, di fatto, per Díaz, Mercero e Martínez: i loro primi tre romanzi erano stati pubblicati da Alfaguara, mentre "La Bestia" sarà pubblicato da Planeta.
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