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Home » HP Trio » L’allarme dei Medici per i Diritti umani: nell’area di Gioia Tauro si vive in condizioni disumane

L’allarme dei Medici per i Diritti umani: nell’area di Gioia Tauro si vive in condizioni disumane

La tendopoli di San Ferdinando, il campo container di Rosarno e i casali abbandonati nel Comune di Taurianova ospitano attualmente circa 600 persone, ma potrebbero triplicare con l'arrivo dei lavoratori stagionali, aggravando una situazione già compromessa

Domenico Guarino
28 Dicembre 2021
La vecchia tendopoli di San Ferdinando

La vecchia tendopoli di San Ferdinando che ospita i migranti utilizzati come braccianti nelle campagne della Piana di Gioia Tauro.

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Sono circa 600, ammassati nei diversi insediamenti precari dell’area, in particolare nella tendopoli di San Ferdinando, il campo container di Rosarno e i casali abbandonati nel Comune di Taurianova. Una terzo, circa, del solito (ogni anno qui arrivano più o meno 2.000 stagionali) ma non è escluso che tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio si possa assistere ad arrivi consistenti. La causa sarebbe uno slittamento dovuto, da un lato, al calo della produzione agrumicola causato dai cambiamenti climatici, dall’altro agli ostacoli amministrativi per i il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno. Di sicuro, secondo Medu (Medici per i diritti umani), qui nella piana di Gioia Tauro le condizioni disumanizzanti e la situazione di sfruttamento per i braccianti sono le stesse degli scorsi anni. Le vittime, in gran parte, giovani uomini provenienti dall’Africa occidentale.

La tendopoli di San Ferdinando nella piana di Gioia Tauro in Calabria

La tendopoli di San Ferdinando ospita circa 300 persone, in condizioni di totale abbandono: servizi essenziali come elettricità, acqua calda, smaltimento rifiuti, manutenzione dei servizi igienici, sono del tutto assenti; e nelle tende, più persone condividono spazi molto limitati. Senza contare che per riscaldarsi accendono fuochi o allestiscono stufe di fortuna, alimentate con piccoli generatori o con materiali di risulta, con un elevato rischio di incendi e gravi conseguenze per la salute. “È presente solo un presidio costante dei Vigili del Fuoco nel piazzale limitrofo, ma da agosto 2020 la cooperativa che gestiva la tendopoli dal 2018 ha lasciato il campo per mancato rinnovo del contratto” denuncia Medu.

manifestazione lavoratori braccianti
I lavoratori stagionali, i braccianti e gli abitanti della piana protestano contro le condizioni di vita disumane in cui si trovano costretti

Il sindaco del Comune di San Ferdinando ha comunicato ai braccianti, tramite un volantino affisso nella tendopoli, l’obbligo di lasciare l’insediamento entro il 15 agosto, ma in assenza di soluzioni abitative alternative, circa 200 migranti sono rimasti nell’area. “Il campo container di Rosarno invece è stato costruito all’indomani della rivolta dei braccianti del 2010, ma senza prevedere in seguito alcun investimento per il suo mantenimento”. Tanto che i container mostrano già i segni del tempo e richiedono una manutenzione periodica, mentre l’impianto elettrico presenta pericolose problematiche dovute al sovraccarico di corrente. Al momento, secondo le stime di Medu ospita circa 200 persone in condizioni meno precarie. Isolati da tutto, senza alcun tipo di supporto da parte delle istituzioni, i braccianti hanno garantiti solo alcuni servizi essenziali.

Presso i casali diroccati siti in Contrada Russo, nel Comune di Taurianova, infine, trovano riparo in condizioni disumane, e senza alcun servizio di prima necessità, circa una settantina di braccianti. Qui l’unico punto acqua disponibile si trova a circa cinquecento metri dalle abitazioni, all’inizio di una strada sterrata che in caso di pioggia diventa inaccessibile a causa del fango e delle pozzanghere. Per rifornirsi dell’acqua necessaria per lavarsi e cucinare, i braccianti sono costretti a percorrerla più volte al giorno, trasportando le taniche su carriole o biciclette. Entro la fine della stagione è prevista l’inaugurazione a Taurianova del “villaggio sociale”, finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) della Commissione Europea attraverso il progetto Su.Pr.Eme, con la messa a disposizione di 25 moduli abitativi, di un campo da calcio e servizi “green” quali pannelli solari e biciclette elettriche. Un progetto all’avanguardia che però allevierebbe le condizioni di vita di soli 120 migranti residenti attualmente alloggiati in Contrada Russo. Tra le altre cose, il terreno prescelto per l’installazione del villaggio, che è un bene confiscato alla criminalità, sorge a poca distanza dagli attuali casolari che distano quasi 7 km dal centro cittadino di Taurianova. Una distanza notevole dal momento che, in assenza di mezzi di trasporto pubblici, i braccianti sono costretti a percorrerla a piedi o in bicicletta, su strade pericolose e non illuminate.

Le operazioni di sgombero della baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, a marzo del 2019

Oltre alle difficoltà logistiche, Medu denuncia i ritardi della burocrazia con procedure per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno che richiedono tempi spesso biblici: alcune volte si arriva addirittura a due anni dalla richiesta, altre volte il documento ricevuto risulta già scaduto a causa delle lungaggini. Anche le speranze dei braccianti che hanno presentato richiesta di sanatoria nel 2020 sono state deluse: delle 1.550 domande presentate in Calabria da lavoratori subordinati solo il 15% ha completato l’iter di esame a più di un anno di distanza, e meno del 5% ha ricevuto esito positivo.

A ciò si aggiunge il rischio di contagio da Covid 19, nonostante buona parte dei braccianti che vivono nella tendopoli abbia fatto il vaccino in occasione di alcune giornate di campagna vaccinale organizzate da Prefettura, Questura, Asp, Caritas diocesana di Oppido-Palmi, Cgil della Piana di Gioia Tauro ed Emergency. “In vista dei mesi invernali, sebbene vi sia il concreto rischio di un aumento dei contagi a causa della crescita delle presenze negli insediamenti informali e delle condizioni climatiche, non sono al momento previste da parte delle autorità sanitarie locali attività di out reach e screening per scongiurare l’insorgenza di focolai. Inoltre per i braccianti non è semplice riuscire ad effettuare il tampone gratuito dal momento che è richiesta la prescrizione da parte del medico di base o di altro medico” sottolinea Medu. Condizioni desolanti dunque per una manodopera fondamentale per la raccolta agricola, e i cui flussi sono ampiamente prevedibili.

Proprio per questo Medu chiede nell’immediato “la pianificazione e realizzazione di attività sistematiche di sensibilizzazione e di screening per il Covid-19 presso gli insediamenti, e la semplificazione della procedura per l’accesso in ogni momento a tamponi gratuiti”, “interventi immediati di ripristino dei servizi essenziali presso la tendopoli di San Ferdinando e di manutenzione presso il campo container di Rosarno”. Nel medio termine “promuovere soluzioni di abitare diffuso presso i Comuni della Piana, per agevolare l’inserimento sociale dei migranti e il superamento delle condizioni di precarietà”, “la pianificazione dei flussi e il potenziamento dei servizi d’incontro tra domanda ed offerta di lavoro (CPI), l’accesso ad alloggi dignitosi, il trasporto dei lavoratori, la vigilanza e il contrasto dei fenomeni di sfruttamento, la protezione, l’assistenza e il reinserimento lavorativo delle vittime”

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Sono circa 600, ammassati nei diversi insediamenti precari dell’area, in particolare nella tendopoli di San Ferdinando, il campo container di Rosarno e i casali abbandonati nel Comune di Taurianova. Una terzo, circa, del solito (ogni anno qui arrivano più o meno 2.000 stagionali) ma non è escluso che tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio si possa assistere ad arrivi consistenti. La causa sarebbe uno slittamento dovuto, da un lato, al calo della produzione agrumicola causato dai cambiamenti climatici, dall’altro agli ostacoli amministrativi per i il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno. Di sicuro, secondo Medu (Medici per i diritti umani), qui nella piana di Gioia Tauro le condizioni disumanizzanti e la situazione di sfruttamento per i braccianti sono le stesse degli scorsi anni. Le vittime, in gran parte, giovani uomini provenienti dall’Africa occidentale.
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