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Home » HP Trio » Luca Barbareschi e la “mafia di omosessuali e lesbiche”: la cultura dell’inclusività perde ancora

Luca Barbareschi e la “mafia di omosessuali e lesbiche”: la cultura dell’inclusività perde ancora

Il produttore e attore a Sutri per la mostra "Eccentrici e solitari" si spende in accuse contro la comunità Lgbt colpevole, a suo dire, di aver monopolizzato le produzioni artistiche degli ultimi anni. Rabbia da Lazio gay e le reazioni

Marianna Grazi
1 Maggio 2022
Luca Barbareschi mafia froci

Luca Barbareschi: "il problema è la mafia dei froci"

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“Il problema oggi è la mafia dei fr**i”. Parola di Luca Barbareschi. L’attore, regista ed ex deputato, non usa mezzi termini per rivolgersi al pubblico attento ed entusiasta – si sentano le urla di acclamazione “Bravo!” e gli applausi in sottofondo – intervenuto a a Sutri, nel Viterbese, venerdì 29 aprile. L’occasione è quella della presentazione della mostra “Eccentrici e solitari“, al suo fianco il sindaco della cittadina della Tuscia Vittorio Sgarbi, anch’egli evidentemente compiaciuto dalle frasi scioccanti pronunciate dall’artista.
Chiamato ad intervenire sul palco di Sutri, il produttore artistico 65enne si spende in un giudizio sulla biennale, non tanto quella artistica quanto quella cinematografica. Si sa, ognuno parla delle cose su cui ha maggiori competenze e conoscenze. Per questo Barbareschi, che ha alle spalle tre relazioni con due matrimoni di cui uno attualmente in corso, parla di omosessualità e co. Chiaro no?

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“Il problema è la mafia degli omosessuali e delle lesbiche”

“La Biennale, io posso parlare di quella del cinema e del teatro, è egualmente imbecille perché invece di entrare in una narrazione che è quella nostra, da cui possiamo attingere con film e spettacoli bellissimi, c’è questa specie di cuffia di soldi che se se non fai una cosa decadente, triste, depressa, non sei artista. E questa cosa dura ormai da anni. […] Il problema oggi è la mafia dei fr**i, non è essere omosessuale, il problema è la mafia degli omosessuali e delle lesbiche“.

Il corso di riabilitazione per uomini liberi

Non bastasse la mafia, non bastassero le accuse omotransfobiche rivolte alla comunità Lgbtq+, che secondo Luca Barbareschi monopolizzerebbe il comparto artistico e cinematografico attuale mondiale, perché non lasciarsi andare ad un esempio per accreditare la tesi. Nel raccontare quale sia la sua più grande soddisfazione di quest’anno, ovvero produrre “Woody Allen, Polanski e Mamet, i tre più grandi geni della stria del cinema, del teatro e della narrazione visiva” spiega che “ovviamente sono nel mirino, perché tutti e tre non dovrebbero più lavorare nel mondo. Perché non si sa, nessuno ha più un processo, nessuno è finito. Sono solo uomini liberi“. Giusto per ricordare i tre hanno avuto vari guai giudiziari, vedi il caso di Roman Polanski Roman che nel 1997 venne accusato di aver drogato e stuprato una ragazzina di appena 13 anni ed ha trascorso otto mesi hai domiciliari nel 2009.
Comunque Barbareschi spiega, “a proposito di libertà”  che il prossimo luglio con il regista polacco, si recherà a Parigi per fare un “corso di riabilitazione in cui dimostro di avere un rapporto sano con il sesso. Non so quale sia un rapporto sessuale con il sesso andrò a questo corso in cui un gruppo di lesbiche, un gruppo di transgender mi processeranno e, non so, faranno come in Arancia Meccanica, mi faranno vedere un paio di tette e io se vomito passo, se invece provo a toccarle invece vengo incarcerato”. Evidentemente un corso necessario per Barbareschi, che non sembra essere a suo agio non tanto con il sesso ma con come esso si esprime nella sua varietà di identità e orientamento.

Le regole dell’inclusività, che “è la cosa più stupida del mondo”

Dopodiché, proseguendo nel suo scioccante quantomai coerente discorso, il regista italiano afferma di aver chiamato nientemeno che il presidente degli Academy Awards per chiedere delucidazioni sulle nuove regole sugli Oscar, che prevedono “L’inclusività” e che, secondo Barbareschi, “è la cosa più stupida del mondo. Cosa vuol dire l’inclusività? Io dovrei fare un film dove c’è sempre un nano, un transgender, un cinese…“. E come se non fosse già abbastanza offensivo si chiede: “Ma un cinese come? Omosessuale? Lesbica?”. Quindi al presidente degli Academy avrebbe spiegato che il suo prossimo film tratterà lo sbarco in Normandia, che promette di rifare “politicamente corretto, con le vostre nuove regole”. “L’unico problema – continua divertito e divertente per il pubblico di Sutri – è che durante lo sbarco gli anfibi si fermano a circa 10 metri (dalla spiaggia, ndr) e i primi nani, che devo mettere per la candidatura agli Academy Awards, mi affogano”. Grasse risate. Un perfetto stand up comedian. Alla domanda su come risolvere questo problema il 65enne ha la risposta pronta: “I put paperella“. “E quando i nazisti sparano dall’alto verso i nani prendo un esercito nazista nano? Altrimenti è politicamente scorretto… E quando i transgender scendono dal gommone con i tacchi e lo bucano, annegano. Come si fa?”.
Per concludere il suo show omofobo Luca Barbareschi tira le somme: “Così è come sta andando il mondo con la cancel culture, la woke culure, che sta affossando l’Occidente in un suicidio collettivo“. Applausi, “bravo!”. Sipario, o meglio, un bel velo pietoso.

La polemica: “Parole inaccettabili, chieda scusa”

Il discorso di Barbareschi, come prevedibile, hanno sollevato un polverone di polemiche. I primi a prendere posizione sono stati gli attivisti di Lazio Pride, che al discorso discriminatorio e offensivo hanno replicato: “Le sue parole con cui ha accostato la mafia alla comunità LGBT sono inaccettabili. Barbareschi chieda scusa. Ricordiamo che nel 2018 il Pride di Ostia fu dedicato proprio alle vittime di mafia. La comunità LGBT è vittima della criminalità organizzata, che sfrutta e opprime le condizioni di disagio di chi è vittima di omofobia”. Parole di condanna arrivano anche da Vladimir Luxuria che, come l’attore, ha avuto un passato in politica e si sente chiamata in causa in prima persona: “Barbareschi ci definisce ‘froci e lesbiche’ e peggio ancora dandoci dei mafiosi. Da trans posso dire che ‘chi disprezza compra’… a buon intenditor poche parole”, ha scritto pungente su Twitter, da dove arriva la replica anche della senatrice Dem, paladina dei diritti civili della comunità Lgbtq+ Monica Cirinnà: “Eccolo qui, il linguaggio di odio di chi teme che il suo piccolo, grande, privilegio venga messo in discussione. Piccoli uomini dall’identità fragile. #ddlZan“.

La replica di Barbareschi

Dopo la bufera Barbareschi fa marcia indietro e prova a giustificare le sue parole attraverso i social: “Sono a favore di tutte le diversità a patto che, a loro volta, non discriminino altri con atteggiamenti mafiosi di appartenenza – scrive, insistendo però sulla propria posizione – . Sarebbe più interessante se i social si occupassero di bellezza e letteratura, teatro e cinema. Non di sciocchezze strumentali”

#Barbareschi

Sono a favore di tutte le diversità a patto che, a loro volta, non discriminino altri con atteggiamenti mafiosi di appartenenza. Sarebbe più interessante se i social si occupassero di bellezza e letteratura, teatro e cinema. Non di sciocchezze strumentali.

— Luca Barbareschi (@BarbareschiLuca) April 30, 2022

Scuse non scuse, insomma, di chi dimostra quanto in effetti la cultura dell’inclusività, nel nostro Paese, non sia ancora vincente, non riesca ad attecchire nel terreno arido e secco di chi non accetta che “il mondo è bello perché vario”, che l’umanità trova un valore aggiunto nella sua diversità, nelle sue sfumature e a dimostrarlo è molto spesso l’arte stessa. Peccato che, poi, da chi si ritiene artista arrivino poi certe uscite. E allora sembra tutto da rifare, da capo, ancora.

 

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  • Addio alle distinzioni di genere all’Università di Pisa. Arrivano i bagni ‘genderless’, adottati per superare le categorizzazioni uomo-donna, che identificano il genere, e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. 

“È un atto di civiltà per dichiarare in modo fermo il nostro essere un’Università aperta, in cui la differenza è una ricchezza e le discriminazioni non hanno diritto alla cittadinanza", dichiara il rettore Paolo Mancarella.

Sono 86 quelli attivi dal 29 giugno in tutta l’Università di Pisa, la prima in Toscana e tra le prime in Italia ad adottare questa misura. 

"Mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di cambiamenti e che possa essere di ispirazione per le altre università e scuole”, ha commentato Geremia, studente diventato in poco tempo il simbolo della battaglia per l’ottenimento della carriera alias. 

Di Gabriele Masiero e Ilaria Vallerini ✍

#lucenews #lucelanazione #universitàdipisa #unipi #bagnigenderless #genderless #geremia #genderrightsandequality
  • La decisione della Corte suprema americana di abolire il diritto all’aborto come principio costituzionale ha scatenato una vera e propria ondata di terrore anche al di fuori dei confini Usa. Una scelta che ha immediatamente sancito una sorta di condanna per milioni di donne in America ma che ha fatto indignare anche cittadini e cittadine di altri Paesi, non ultimi quelli italiani.

La sola legge 194 non basta più.

Anche se il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere e i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo, a spaventare è l’indagine “Mai Dati!” condotta su oltre 180 strutture dalla professoressa Chiara Lalli e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni.

Il quadro che emerge è drammatico: sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie nazionali con il 100% di personale sanitario obiettore, tra ginecologi, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.

A rimetterci, come sempre, sono però le persone, le donne.

L
  • “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. 

A dichiararlo è Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio. 

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

L’intervista completa a cura di Ilaria Vallerini è disponibile sul sito ✨

#lucenews #lucelanazione #saralorusso #ourgeneration #queerlove #pridemonth #proudtobepride #studenthotelfirenze
  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
"Il problema oggi è la mafia dei fr**i". Parola di Luca Barbareschi. L'attore, regista ed ex deputato, non usa mezzi termini per rivolgersi al pubblico attento ed entusiasta - si sentano le urla di acclamazione "Bravo!" e gli applausi in sottofondo - intervenuto a a Sutri, nel Viterbese, venerdì 29 aprile. L'occasione è quella della presentazione della mostra "Eccentrici e solitari", al suo fianco il sindaco della cittadina della Tuscia Vittorio Sgarbi, anch'egli evidentemente compiaciuto dalle frasi scioccanti pronunciate dall'artista. Chiamato ad intervenire sul palco di Sutri, il produttore artistico 65enne si spende in un giudizio sulla biennale, non tanto quella artistica quanto quella cinematografica. Si sa, ognuno parla delle cose su cui ha maggiori competenze e conoscenze. Per questo Barbareschi, che ha alle spalle tre relazioni con due matrimoni di cui uno attualmente in corso, parla di omosessualità e co. Chiaro no?
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Le regole dell'inclusività, che "è la cosa più stupida del mondo"

Dopodiché, proseguendo nel suo scioccante quantomai coerente discorso, il regista italiano afferma di aver chiamato nientemeno che il presidente degli Academy Awards per chiedere delucidazioni sulle nuove regole sugli Oscar, che prevedono "L’inclusività" e che, secondo Barbareschi, "è la cosa più stupida del mondo. Cosa vuol dire l'inclusività? Io dovrei fare un film dove c'è sempre un nano, un transgender, un cinese...". E come se non fosse già abbastanza offensivo si chiede: "Ma un cinese come? Omosessuale? Lesbica?". Quindi al presidente degli Academy avrebbe spiegato che il suo prossimo film tratterà lo sbarco in Normandia, che promette di rifare "politicamente corretto, con le vostre nuove regole". "L'unico problema - continua divertito e divertente per il pubblico di Sutri - è che durante lo sbarco gli anfibi si fermano a circa 10 metri (dalla spiaggia, ndr) e i primi nani, che devo mettere per la candidatura agli Academy Awards, mi affogano". Grasse risate. Un perfetto stand up comedian. Alla domanda su come risolvere questo problema il 65enne ha la risposta pronta: "I put paperella". "E quando i nazisti sparano dall'alto verso i nani prendo un esercito nazista nano? Altrimenti è politicamente scorretto... E quando i transgender scendono dal gommone con i tacchi e lo bucano, annegano. Come si fa?". Per concludere il suo show omofobo Luca Barbareschi tira le somme: "Così è come sta andando il mondo con la cancel culture, la woke culure, che sta affossando l’Occidente in un suicidio collettivo". Applausi, "bravo!". Sipario, o meglio, un bel velo pietoso.

La polemica: "Parole inaccettabili, chieda scusa"

Il discorso di Barbareschi, come prevedibile, hanno sollevato un polverone di polemiche. I primi a prendere posizione sono stati gli attivisti di Lazio Pride, che al discorso discriminatorio e offensivo hanno replicato: "Le sue parole con cui ha accostato la mafia alla comunità LGBT sono inaccettabili. Barbareschi chieda scusa. Ricordiamo che nel 2018 il Pride di Ostia fu dedicato proprio alle vittime di mafia. La comunità LGBT è vittima della criminalità organizzata, che sfrutta e opprime le condizioni di disagio di chi è vittima di omofobia". Parole di condanna arrivano anche da Vladimir Luxuria che, come l'attore, ha avuto un passato in politica e si sente chiamata in causa in prima persona: "Barbareschi ci definisce 'froci e lesbiche' e peggio ancora dandoci dei mafiosi. Da trans posso dire che 'chi disprezza compra'... a buon intenditor poche parole", ha scritto pungente su Twitter, da dove arriva la replica anche della senatrice Dem, paladina dei diritti civili della comunità Lgbtq+ Monica Cirinnà: "Eccolo qui, il linguaggio di odio di chi teme che il suo piccolo, grande, privilegio venga messo in discussione. Piccoli uomini dall'identità fragile. #ddlZan".

La replica di Barbareschi

Dopo la bufera Barbareschi fa marcia indietro e prova a giustificare le sue parole attraverso i social: "Sono a favore di tutte le diversità a patto che, a loro volta, non discriminino altri con atteggiamenti mafiosi di appartenenza - scrive, insistendo però sulla propria posizione - . Sarebbe più interessante se i social si occupassero di bellezza e letteratura, teatro e cinema. Non di sciocchezze strumentali"

#Barbareschi

Sono a favore di tutte le diversità a patto che, a loro volta, non discriminino altri con atteggiamenti mafiosi di appartenenza. Sarebbe più interessante se i social si occupassero di bellezza e letteratura, teatro e cinema. Non di sciocchezze strumentali. — Luca Barbareschi (@BarbareschiLuca) April 30, 2022
Scuse non scuse, insomma, di chi dimostra quanto in effetti la cultura dell'inclusività, nel nostro Paese, non sia ancora vincente, non riesca ad attecchire nel terreno arido e secco di chi non accetta che "il mondo è bello perché vario", che l'umanità trova un valore aggiunto nella sua diversità, nelle sue sfumature e a dimostrarlo è molto spesso l'arte stessa. Peccato che, poi, da chi si ritiene artista arrivino poi certe uscite. E allora sembra tutto da rifare, da capo, ancora.  
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