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Home » HP Trio » Mali, il consiglio ‘materno’ della vice ministro: “Picchiate delicatamente le mogli”

Mali, il consiglio ‘materno’ della vice ministro: “Picchiate delicatamente le mogli”

La titolare del ministero per le Donne e la Famiglia, Siti Zailah Mohd Yusoff, ha invitato i mariti a rendere "disciplinate le loro mogli" parlando con loro, o dormendo in stanze separate o ricorrendo all'approccio fisico. E le donne? Per parlare con il coniuge "chiedano il permesso"

Camilla Prato
19 Febbraio 2022
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Doveva essere un suggerimento “materno”, dispensato attraverso i suoi social media per la serie di consigli video “Mother’s Tips“. Così una parlamentare malese ha detto ai mariti di picchiare “delicatamente” le loro mogli se diventano troppo indisciplinate. Una frase che se fuori dal contesto potrebbe suonare a dir poco scandalosa, anche riferita alla cultura del Mali appare fuori luogo, nonostante ‘usi e costumi’ molto diversi da quelli occidentali. I messaggi, infatti, hanno suscitato forti critiche da parte di altre deputate e dei gruppi di difesa delle donne, alcuni dei quali ora chiedono le sue dimissioni.

 

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Un post condiviso da Dato’ Hajah Siti Zailah (@sitizailahmohdyusoff)

Il consiglio della vice ministro ai mariti

In una puntata della serie social Tip Ibu, (in inglese traducibile in Mother’s Tips, quindi Consigli della mamma) pubblicata il 12 febbraio, il vice ministro per le Donne, la Famiglia e lo Sviluppo comunitario, Siti Zailah Mohd Yusoff ha esordito sostenendo che i mariti possono “rendere disciplinate” le loro mogli parlando con loro e, se persistono nell’essere sgradevoli, dormendo in stanze separate per tre giorni. “Tuttavia, se la moglie si rifiuta ancora di seguire i consigli o di cambiare il suo atteggiamento dopo aver dormito separatamente, allora i mariti possono provare un ‘approccio fisico’, gentile ma deciso, per mostrare la loro fermezza e il loro desiderio che lei cambi”, ha detto Siti Zailah, aggiungendo che l’azione deve essere “educativa, piena d’amore e non causare dolore“.

L’invito alle donne: “Parlate solo se ne avete il permesso”

Se non bastassero le frasi choc che incitano i mariti ad usare le maniere forti – ma senza far male! – sulle donne, la vice ministro si rivolge a queste ultime, alle mogli: “Parlate ai vostri mariti quando sono calmi, hanno finito di mangiare, hanno pregato e sono rilassati… Se vogliamo parlare con loro, prima chiediamo il permesso“. Altrimenti meglio stare zitte, per non farli arrabbiare, sia mai il comportamento venga ritenuto irrispettoso o sbagliato e decidano di rimetterle in riga a suon di gentili botte! La politica ha concluso il video di due minuti congedando gli spettatori con una benedizione religiosa per la prosperità della famiglia.

Le reazioni contrastanti

La puntata dei Consigli della mamma curata da Siti Zailah ha superato le 24mila visualizzazioni su Instagram. I commenti sono contrastanti: alcune persone acclamano il suo consiglio come fedele all’Islam, la religione più diffusa in Malesia, mentre altri sottolineano che non è “mai giusto picchiare un’altra persona”. Tra emoticon entusiaste, cuori e apprezzamenti, c’è chi invece grida allo scandalo, dicendo “Basta alla violenza sulle donne”. Una coalizione di sostenitori dei diritti delle donne ha chiesto a Siti Zailah di dimettersi da vice ministro e l’ha accusata di “normalizzare la violenza domestica” e di “diffondere idee e comportamenti che sono contrari alla parità di genere”. “[Provenendo da] un ministro che dovrebbe sostenere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne ad essere protette e tutelate, queste messaggio è ripugnante, nega alle donne il diritto all’uguaglianza, il loro diritto alla dignità e ad essere libere da trattamenti avvilenti”, ha detto il Joint Action Group for Gender Equality in una dichiarazione, che ha concluso “È un errore madornale e una dimostrazione di una leadership fallita”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Doveva essere un suggerimento "materno", dispensato attraverso i suoi social media per la serie di consigli video "Mother's Tips". Così una parlamentare malese ha detto ai mariti di picchiare "delicatamente" le loro mogli se diventano troppo indisciplinate. Una frase che se fuori dal contesto potrebbe suonare a dir poco scandalosa, anche riferita alla cultura del Mali appare fuori luogo, nonostante 'usi e costumi' molto diversi da quelli occidentali. I messaggi, infatti, hanno suscitato forti critiche da parte di altre deputate e dei gruppi di difesa delle donne, alcuni dei quali ora chiedono le sue dimissioni.
 
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L'invito alle donne: "Parlate solo se ne avete il permesso"

Se non bastassero le frasi choc che incitano i mariti ad usare le maniere forti - ma senza far male! - sulle donne, la vice ministro si rivolge a queste ultime, alle mogli: "Parlate ai vostri mariti quando sono calmi, hanno finito di mangiare, hanno pregato e sono rilassati... Se vogliamo parlare con loro, prima chiediamo il permesso". Altrimenti meglio stare zitte, per non farli arrabbiare, sia mai il comportamento venga ritenuto irrispettoso o sbagliato e decidano di rimetterle in riga a suon di gentili botte! La politica ha concluso il video di due minuti congedando gli spettatori con una benedizione religiosa per la prosperità della famiglia.

Le reazioni contrastanti

La puntata dei Consigli della mamma curata da Siti Zailah ha superato le 24mila visualizzazioni su Instagram. I commenti sono contrastanti: alcune persone acclamano il suo consiglio come fedele all'Islam, la religione più diffusa in Malesia, mentre altri sottolineano che non è "mai giusto picchiare un'altra persona". Tra emoticon entusiaste, cuori e apprezzamenti, c'è chi invece grida allo scandalo, dicendo "Basta alla violenza sulle donne". Una coalizione di sostenitori dei diritti delle donne ha chiesto a Siti Zailah di dimettersi da vice ministro e l'ha accusata di "normalizzare la violenza domestica" e di "diffondere idee e comportamenti che sono contrari alla parità di genere". "[Provenendo da] un ministro che dovrebbe sostenere l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne ad essere protette e tutelate, queste messaggio è ripugnante, nega alle donne il diritto all'uguaglianza, il loro diritto alla dignità e ad essere libere da trattamenti avvilenti", ha detto il Joint Action Group for Gender Equality in una dichiarazione, che ha concluso "È un errore madornale e una dimostrazione di una leadership fallita".
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