Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Cosa vuol dire essere mamma oggi, in Italia? La testimonianza di una lettrice di Luce!

di MARIANNA GRAZI -
24 maggio 2022
Il rialzo dei prezzi rappresenta la principale fonte di angoscia per quasi 7 mamme su 10

Il rialzo dei prezzi rappresenta la principale fonte di angoscia per quasi 7 mamme su 10

Ne abbiamo scandagliato quasi ogni dettaglio, dal periodo della gravidanza alle drammatiche esperienze di coloro che hanno perso i propri figli. Abbiamo raccontato, attraverso la voce delle dirette protagoniste, cosa voglia dire maternità, essere mamma. Lo abbiamo fatto, un anno fa, con i racconti delle donne alle prese con il Covid-19 (ma anche con il post pandemia), con i figli in Dad, con il lavoro che – quando c'era – si era spostato in smartworking, con tutte le complicazioni del caso dovute ad un carico moltiplicato di incarichi domestici. Lo abbiamo fatto raccontando il disagio delle madri di figli con disabilità, alle prese con un Paese che ha fatto della burocrazia il proprio marchio di fabbrica, ma abbiamo voluto dare voce anche alla loro forza, al loro coraggio, alla loro positività di vedere il bello anche in mezzo al mare in tempesta. E poi le mamme adottive e quelle che hanno fatto ricorso alla procreazione assistita; le mamme single e le mamme lesbiche, sottoposte costantemente al pregiudizio di una società ancora incapace di accettarle veramente, ma genitrici come le altre donne, con lo stesso amore per i figli. Le madri che, nonostante 'bollate' come tali, non hanno rinunciato ad essere prima di tutto donne e si, anche le madri social. Mamme lavoratrici, mamme atlete: sono state due delle principali campagne che abbiamo voluto lanciare, per combattere contro le ingiustizie che ancora oggi le costringono a scegliere tra carriera e famiglia. E ancora, le madri che hanno subito il dolore più grande, insopportabile, quella della morte dei loro bambini; donne che hanno preso in mano quel dolore trasformandolo in qualcosa di diverso, non meno potente, com'è la speranza.
mamme

Vita da mamma

Ma insomma essere madri, oggi, in Italia, che significa? Ce lo spiega Elena, una nostra lettrice, che ha accolto l'invito di raccontare la propria esperienza sul nostro sito.

La testimonianza di Elena

Com’è la vita delle mamme italiane? Dura, difficile, ci si aspetta troppo da loro. Sono mamma di due figli piccoli e non ho mai avuto così tante aspettative su me stessa come ora. La nostra cultura vede le donne come uniche figure di riferimento per l’accudimento della casa e dei figli, ma quello che ancora non ha capito la società è che i tempi sono notevolmente cambiati, perché oltre a prendersi cura della famiglia, le donne devono far fronte anche al lavoro fuori casa. È molto comune pensare tra mamme: “Lascio io il lavoro perché ho dei figli e non posso lavorare”. Perché tutto questo deve ancora ricadere sulle donne? Perché da donna devo ancora scegliere se avere figli o portare avanti la mia carriera? Al contrario, invece, il ruolo maschile è rimasto pressoché invariato. 

Alcune mie amiche hanno preferito rinunciare alla maternità perché sanno già a quali difficoltà andrebbero incontro dal momento in cui decidono di avere un bambino. Ad un uomo non viene mai posta una simile condizione, mai. 

Ci sono famiglie dove, finché c’è solo il marito che lavora, è una situazione “tranquilla” perché c’è la moglie a casa (magari i bambini piccoli non vanno all’asilo nido dato che costa troppo e non possono permetterselo) che si occupa delle faccende e quant’altro. In questa situazione non si hanno pensieri allarmanti del tipo “ma chi va a prendere oggi Luca a scuola?” oppure “devo assolutamente farmi cambiare turno perché altrimenti nessuno può andare a prenderli”. 

Ma dal momento in cui la mamma torna a lavorare (se può ovviamente, perché molti datori di lavoro ti reputano solo un peso e nemmeno ti riprendono) inizia il caos totale. Bisogna immediatamente portare il piccolo all’asilo nido, considerare magari l’idea di prendere una babysitter se gli orari non coincidono o se non ci sono parenti che aiutano – e anche qui apro una piccola riflessione: per i nonni è un impegno dover essere disponibili tutti i giorni per portare o riprendere i nipotini a scuola. È uno stress per loro e per noi che li “costringiamo” a riprendere i ritmi che avevano quando eravamo piccoli noi. 

Dopodiché inizia lo stress tra il conciliare la vita lavorativa e familiare. Vogliamo aggiungere i periodi festivi dove le scuole sono chiuse e bisogna scervellarsi a chi lasciarli perché noi genitori lavoriamo? Capite il sovraccarico emotivo e fisico che dobbiamo portarci dietro? Perché non sarà più solo una questione personale della mamma, ma di tutta la famiglia. Se tu rimani a casa o vai a lavorare è sempre una fonte di stress: da una parte c’è solo il marito che guadagna, dall’altra entrambi guadagnano ma abbiamo la mancanza di servizi adeguati che permettano di lavorare e conciliare la vita familiare in maniera serena e fluida. 

Abbiamo sempre timore nel dire di non farcela, che abbiamo bisogno di aiuto perché la società patriarcale non si aspetta che anche noi siamo stanche e sentiamo la necessità di rallentare i nostri ritmi. 

Mamme, raccontatevi a Luce!

Mamme di tutte le età, di tutti gli orientamenti sessuali, di tutte le identità, colore della pelle, religione. Su Luce! abbiamo parlato di voi e vogliamo continuare a farlo, con le nostre campagne, con le vostre storie. Raccontaci la vostra esperienza, bella o brutta, ogni testimonianza è preziosa. Scriveteci alla mail [email protected], vi aspettiamo!