La testimonianza di Elena
Com’è la vita delle mamme italiane? Dura, difficile, ci si aspetta troppo da loro. Sono mamma di due figli piccoli e non ho mai avuto così tante aspettative su me stessa come ora. La nostra cultura vede le donne come uniche figure di riferimento per l’accudimento della casa e dei figli, ma quello che ancora non ha capito la società è che i tempi sono notevolmente cambiati, perché oltre a prendersi cura della famiglia, le donne devono far fronte anche al lavoro fuori casa. È molto comune pensare tra mamme: “Lascio io il lavoro perché ho dei figli e non posso lavorare”. Perché tutto questo deve ancora ricadere sulle donne? Perché da donna devo ancora scegliere se avere figli o portare avanti la mia carriera? Al contrario, invece, il ruolo maschile è rimasto pressoché invariato.Alcune mie amiche hanno preferito rinunciare alla maternità perché sanno già a quali difficoltà andrebbero incontro dal momento in cui decidono di avere un bambino. Ad un uomo non viene mai posta una simile condizione, mai.
Ci sono famiglie dove, finché c’è solo il marito che lavora, è una situazione “tranquilla” perché c’è la moglie a casa (magari i bambini piccoli non vanno all’asilo nido dato che costa troppo e non possono permetterselo) che si occupa delle faccende e quant’altro. In questa situazione non si hanno pensieri allarmanti del tipo “ma chi va a prendere oggi Luca a scuola?” oppure “devo assolutamente farmi cambiare turno perché altrimenti nessuno può andare a prenderli”.
Ma dal momento in cui la mamma torna a lavorare (se può ovviamente, perché molti datori di lavoro ti reputano solo un peso e nemmeno ti riprendono) inizia il caos totale. Bisogna immediatamente portare il piccolo all’asilo nido, considerare magari l’idea di prendere una babysitter se gli orari non coincidono o se non ci sono parenti che aiutano – e anche qui apro una piccola riflessione: per i nonni è un impegno dover essere disponibili tutti i giorni per portare o riprendere i nipotini a scuola. È uno stress per loro e per noi che li “costringiamo” a riprendere i ritmi che avevano quando eravamo piccoli noi.
Dopodiché inizia lo stress tra il conciliare la vita lavorativa e familiare. Vogliamo aggiungere i periodi festivi dove le scuole sono chiuse e bisogna scervellarsi a chi lasciarli perché noi genitori lavoriamo? Capite il sovraccarico emotivo e fisico che dobbiamo portarci dietro? Perché non sarà più solo una questione personale della mamma, ma di tutta la famiglia. Se tu rimani a casa o vai a lavorare è sempre una fonte di stress: da una parte c’è solo il marito che guadagna, dall’altra entrambi guadagnano ma abbiamo la mancanza di servizi adeguati che permettano di lavorare e conciliare la vita familiare in maniera serena e fluida.
Abbiamo sempre timore nel dire di non farcela, che abbiamo bisogno di aiuto perché la società patriarcale non si aspetta che anche noi siamo stanche e sentiamo la necessità di rallentare i nostri ritmi.