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L'assegno d'invalidità compatibile con il reddito da lavoro: dopo le proteste il dietrofront della politica

di MARIANNA GRAZI -
3 dicembre 2021
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Qualche settimana fa aveva destato scalpore e preoccupazione la notizia dell'incompatibilità, per le persone affette da disabilità non grave, dell'assegno di assistenza con i redditi da lavoro (leggi qui). La decisione era arrivata direttamente dall'Inps, che aveva stabilito la revoca del compenso mensile a prescindere dagli stipendi percepiti per l'impiego svolto. Ma tutto è bene quel che finisce bene: le proposte presentate dal senatore Pd Antonio Misiani e dalla senatrice ed ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo del M5S sono confluite in un emendamento correttivo al Dl Fiscale, che è stato votato e approvato in Commissione Finanze al Senato martedì 30 novembre. È stato sanato, insomma, il vulnus normativo ma soprattutto si è riaccesa la speranza  di quanti contano anche su queste piccole entrate e sul lavoro come vettore di socialità, molto spesso preclusa. Un dietrofront innescato da dure proteste e promesso dalla politica. La Cassazione, infatti, hanno sentenziato che l’assegno di invalidità possa essere erogato solo nel caso in cui risulti la "inattività lavorativa" del soggetto, a prescindere dal reddito percepito. L'Inps, il 14 ottobre scorso, ha reso operativa la sentenza, scatenando la dura reazione del mondo delle organizzazioni a difesa dei diritti delle persone con disabilità. Con l'emendamento al Dl Bilancio però "La questione si è risolta con la restituzione dell’assegno come un atto dovuto di vittoria del buon senso", spiegano in un coro unanime le associazioni. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando,su Facebook ha spiegato: "Manteniamo la promessa fatta a famiglie e associazioni che lottano per l’inclusione". Nazaro Pagano è il presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic) e pro-tempore anche della Federazione tra le associazione nazionali delle persone con disabilità (Fand). Contattato da Ilfattoquotidiano.it ha espresso "soddisfazione per il ripristino dell’assegno a tutti coloro che fino a poco fa ne avevano diritto. Finalmente è stata premiata la nostra dura e legittima protesta. Così i disabili non gravi potranno continuare a svolgere piccoli lavori senza perdere l’indennità che spetta loro". L’Anmic, insieme a tantissime altre organizzazioni, aveva protestato fin da subito contro l'interpretazione più restrittiva della sentenza da parte dell’Inps, ritenuta da Pagano "socialmente ingiusta e penalizzante. Questo  cambio di rotta rappresenta una vittoria delle persone con disabilità. Mai nulla di tanto imbarazzante e discriminatorio era stato fatto ai danni di una categoria di lavoratori poveri e disabili, di per sé già in gran parte emarginati dal contesto sociale e professionale – continua il presidente pro tempore della Fand – La restituzione dell’assegno agli invalidi civili parziali è un atto dovuto di giustizia sociale che finalmente dà seguito all’impegno del Governo di ripristinare  al più presto la corretta interpretazione della normativa vigente". E il merito è proprio di quella politica che non ha voluto abbandonarli. Antonio Misiani commenta così il via libera alla possibilità di cumulo dei compensi: "Due sentenze della Cassazione avevano portato l’Inps a sospendere dal 14 ottobre l’erogazione dell’assegno d’invalidità a migliaia di disabili con redditi da lavoro. L’emendamento specifica che il requisito di inattività lavorativa è soddisfatto qualora l’invalido parziale svolga attività il cui reddito risulti inferiore al limite di cui all’articolo 14 septies del dl 663 del 1979″. E su Twitter è intervenuta anche la senatrice Nunzia Catalfo (M5S), molto sensibile e attenta al tema in questione: "Approvato in commissione Finanze al Senato il mio emendamento al decreto fiscale per permettere agli invalidi parziali che lavorano di continuare a ricevere l’assegno alle condizioni di sempre. Un impegno che io e tutto il M5S avevamo preso e che abbiamo onorato. Avanti così".