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Home » HP Trio » M di maschio, F di femmina, X per le identità trans* e non binarie: dove è possibile?

M di maschio, F di femmina, X per le identità trans* e non binarie: dove è possibile?

In alcuni Stati per il riconoscimento sul passaporto delle identità 'altre' basta un'autocertificazione, in altri invece serve il certificato medico o della psicoterapeuta

Marianna Grazi
8 Agosto 2022
passaporti
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Aprite il vostro passaporto: accanto alla sezione che indica il sesso della persona trovate, di solito, la F di Femmina e la M di Maschio. Ma in alcuni Paesi, ad esempio gli Stati Uniti, i cittadini possono scegliere invece l’opzione X, che ufficialmente identifica l'”identità di genere non specificata o altro“. Una decisione arrivata lo scorso marzo, applaudita come “fondamentale” da Jessica Stern, special diplomatic envoy degli Usa per i diritti LGBTQI+. “Questo cambiamento riconosce la vera identità del titolare del passaporto”, aveva aggiunto l’inviata per i diritti Lgbtq+.

Tutti gli Stati che riconoscono la possibilità della X nei documenti

Il genere X sui passaporti dei cittadini statunitensi

Ma sapevate che gli Stati Uniti sono solo l’ultimo di 16 Paesi che riconoscono questa possibilità? A darne testimonianza è The Economist. I precursori nel dare questa possibilità sono alcuni Paesi dell’Indo-Pacifico, dove la presenza di un genere “altro” è riconosciuta nella cultura millenaria dei territori dell’India, del Pakistan e della Thailandia. Tra i primi ad introdurre il riconoscimento sui passaporti c’è stata l’Australia nel 2011, dopo che i dibattiti in Parlamento e i provvedimenti sul riconoscimento legale di persone intersessuali e transgender sono andati avanti per almeno una decina di anni. Dopo due anni la Germania è stato il primo Paese europeo a introdurlo, seguito poi da Danimarca, Irlanda e Islanda, mentre il Canada l’ha introdotta dal 2017.

E ancora, gli altri Paesi a riconoscere l’identità X sono: Nepal, Bangladesh, Buthan, Colombia, Argentina (di cui avevamo dato conto anche su Luce!), Austria e Paesi Bassi. In alcuni di questi, come gli Stati Uniti, è sufficiente un’auto-dichiarazione della persona interessata, mentre in altri, tra cui la Germania, è necessaria una certificazione medica (nel caso si tratti di individui intersessuali o transgender) o dello psicoterapeuta (per le persone non-binary e transgender), che attesti il non riconoscimento in una delle due classiche identità binarie, maschile e femminile.

La scarsità di dati ufficiali

I dati ufficiali di chi non si identifica né nell’uno né nell’altro a livello internazionale sono scarsi. The Williams Institute dell’Università della California, un gruppo di esperti impegnato nell’analisi e nella soluzione di problemi complessi, che si occupa di questioni relative all’orientamento sessuale e all’identità di genere, stima ad esempio che circa 1,2 milioni di americani si dichiarino non-binary e circa 16mila cittadini americani ogni anno potrebbero richiedere di adeguare i propri documenti in tal senso. Un primo censimento di persone non binarie e transgender, esempio più unico che raro, è quello del Canada, dove per la prima volta è stato conteggiato che circa una persona su 300 si identifica come trans o non binary, soprattutto tra i più giovani. 

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Aprite il vostro passaporto: accanto alla sezione che indica il sesso della persona trovate, di solito, la F di Femmina e la M di Maschio. Ma in alcuni Paesi, ad esempio gli Stati Uniti, i cittadini possono scegliere invece l'opzione X, che ufficialmente identifica l'"identità di genere non specificata o altro". Una decisione arrivata lo scorso marzo, applaudita come "fondamentale" da Jessica Stern, special diplomatic envoy degli Usa per i diritti LGBTQI+. "Questo cambiamento riconosce la vera identità del titolare del passaporto", aveva aggiunto l’inviata per i diritti Lgbtq+.

Tutti gli Stati che riconoscono la possibilità della X nei documenti

Il genere X sui passaporti dei cittadini statunitensi
Ma sapevate che gli Stati Uniti sono solo l’ultimo di 16 Paesi che riconoscono questa possibilità? A darne testimonianza è The Economist. I precursori nel dare questa possibilità sono alcuni Paesi dell’Indo-Pacifico, dove la presenza di un genere "altro" è riconosciuta nella cultura millenaria dei territori dell’India, del Pakistan e della Thailandia. Tra i primi ad introdurre il riconoscimento sui passaporti c'è stata l’Australia nel 2011, dopo che i dibattiti in Parlamento e i provvedimenti sul riconoscimento legale di persone intersessuali e transgender sono andati avanti per almeno una decina di anni. Dopo due anni la Germania è stato il primo Paese europeo a introdurlo, seguito poi da Danimarca, Irlanda e Islanda, mentre il Canada l'ha introdotta dal 2017. E ancora, gli altri Paesi a riconoscere l'identità X sono: Nepal, Bangladesh, Buthan, Colombia, Argentina (di cui avevamo dato conto anche su Luce!), Austria e Paesi Bassi. In alcuni di questi, come gli Stati Uniti, è sufficiente un'auto-dichiarazione della persona interessata, mentre in altri, tra cui la Germania, è necessaria una certificazione medica (nel caso si tratti di individui intersessuali o transgender) o dello psicoterapeuta (per le persone non-binary e transgender), che attesti il non riconoscimento in una delle due classiche identità binarie, maschile e femminile.

La scarsità di dati ufficiali

I dati ufficiali di chi non si identifica né nell'uno né nell'altro a livello internazionale sono scarsi. The Williams Institute dell’Università della California, un gruppo di esperti impegnato nell'analisi e nella soluzione di problemi complessi, che si occupa di questioni relative all'orientamento sessuale e all'identità di genere, stima ad esempio che circa 1,2 milioni di americani si dichiarino non-binary e circa 16mila cittadini americani ogni anno potrebbero richiedere di adeguare i propri documenti in tal senso. Un primo censimento di persone non binarie e transgender, esempio più unico che raro, è quello del Canada, dove per la prima volta è stato conteggiato che circa una persona su 300 si identifica come trans o non binary, soprattutto tra i più giovani. 
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