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Home » HP Trio » Mediterraneo, tomba di persone e di speranze: allarme per i seimila migranti minori non accompagnati

Mediterraneo, tomba di persone e di speranze: allarme per i seimila migranti minori non accompagnati

Il Comitato 3 ottobre e Save the children lanciano l'allarme e promuovono iniziative nella giornata dell'ottavo anniversario del naufragio in seguito al quale venero recuperati 368 corpi

Domenico Guarino
2 Ottobre 2021
(DIRE) Roma, 30 set. - "Noi commemoriamo il 3 ottobre, ma ogni anno torniamo qua e i numeri delle vittime sono sempre in aumento. È una vergogna per tutta l'Europa". Tareke Brhane, eritreo rifugiato in Italia dal 2005 e presidente del Comitato 3 ottobre - un'organizzazione nata nel 2013 in seguito al naufragio davanti a Lampedusa dove morirono 368 persone - denuncia in un'intervista con la Dire le politiche europee di gestione dell'immigrazione.    "Sappiamo che i morti sono molti di più" sottolinea l'attivista. "Si tratta di esseri umani che muoiono nell'invisibilità e di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità".    Il Comitato, in collaborazione con il Comune di Lampedusa e Linosa e il Cpia di Agrigento, porta sull'isola, da oggi al 3 ottobre, studenti europei provenienti da più di 20 Paesi per il festival 'Siamo sulla stessa barca'. Il 3 ottobre si celebrerà la Giornata della memoria e dell'accoglienza istituita dal Parlamento italiano nel 2016.    A guardare i dati, però, l'esercizio del ricordo non può che fare i conti con quello che continua ad avvenire. Gli arrivi sull'isola non si sono mai interrotti durante l'estate, al punto da sovraffollare l'hotspot di Contrada Imbriacola. Continuano poi i naufragi. Il report 'Lista dei morti tra i rifugiati', elaborato e diffuso da più di 550 organizzazioni provenienti da 48 Paesi, stila un elenco delle vittime segnalate dai media alle frontiere europee: 44.764 persone sono morte dal 1993 al 23 maggio 2021.    "Qui vogliamo dare informazioni corrette e strumenti per approfondire il fenomeno della migrazione agli studenti europei", dice Brhane. "sappiamo che i ragazzi sono molto attivi su questi temi".    Fino a domenica, infatti, Lampedusa accoglierà gli alunni di oltre 60 scuole che parteciperanno a dei laboratori sui diritti umani, sulle pratiche legate all'accoglienza, sul ruolo della fotografia nel racconto delle migrazioni, ma anche sulle attività di soccorso in mare. A organizzarli associazioni come Amnesty, il Centro Astalli, Medici senza Frontiere e l'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione (Asgi).    Tra sabato 2 e domenica 3 ottobre, alle 3.15 - l'orario in cui avvenne il naufragio - ci sarà un momento di raccoglimento al memoriale 'Nuova speranza' con Vito Fiorino, un pescatore che quella notte si trovò coinvolto nei soccorsi.    Il Festival diventa anche l'occasione per rivolgersi alla politica. Ne è convinto Brhane, che parla di cooperazione nei Paesi di origine e di un'accoglienza dignitosa. "Abbiamo tutto sotto gli occhi e avremmo gli strumenti per intervenire - afferma - Se non riusciamo a creare dei processi di pace nei Paesi di origine e di transito dovremmo almeno smetterla di finanziare chi non rispetta il diritto internazionale".   (Maz/Dire) 16:27 30-09-2

(DIRE) Roma, 30 set. - "Noi commemoriamo il 3 ottobre, ma ogni anno torniamo qua e i numeri delle vittime sono sempre in aumento. È una vergogna per tutta l'Europa". Tareke Brhane, eritreo rifugiato in Italia dal 2005 e presidente del Comitato 3 ottobre - un'organizzazione nata nel 2013 in seguito al naufragio davanti a Lampedusa dove morirono 368 persone - denuncia in un'intervista con la Dire le politiche europee di gestione dell'immigrazione. "Sappiamo che i morti sono molti di più" sottolinea l'attivista. "Si tratta di esseri umani che muoiono nell'invisibilità e di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità". Il Comitato, in collaborazione con il Comune di Lampedusa e Linosa e il Cpia di Agrigento, porta sull'isola, da oggi al 3 ottobre, studenti europei provenienti da più di 20 Paesi per il festival 'Siamo sulla stessa barca'. Il 3 ottobre si celebrerà la Giornata della memoria e dell'accoglienza istituita dal Parlamento italiano nel 2016. A guardare i dati, però, l'esercizio del ricordo non può che fare i conti con quello che continua ad avvenire. Gli arrivi sull'isola non si sono mai interrotti durante l'estate, al punto da sovraffollare l'hotspot di Contrada Imbriacola. Continuano poi i naufragi. Il report 'Lista dei morti tra i rifugiati', elaborato e diffuso da più di 550 organizzazioni provenienti da 48 Paesi, stila un elenco delle vittime segnalate dai media alle frontiere europee: 44.764 persone sono morte dal 1993 al 23 maggio 2021. "Qui vogliamo dare informazioni corrette e strumenti per approfondire il fenomeno della migrazione agli studenti europei", dice Brhane. "sappiamo che i ragazzi sono molto attivi su questi temi". Fino a domenica, infatti, Lampedusa accoglierà gli alunni di oltre 60 scuole che parteciperanno a dei laboratori sui diritti umani, sulle pratiche legate all'accoglienza, sul ruolo della fotografia nel racconto delle migrazioni, ma anche sulle attività di soccorso in mare. A organizzarli associazioni come Amnesty, il Centro Astalli, Medici senza Frontiere e l'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). Tra sabato 2 e domenica 3 ottobre, alle 3.15 - l'orario in cui avvenne il naufragio - ci sarà un momento di raccoglimento al memoriale 'Nuova speranza' con Vito Fiorino, un pescatore che quella notte si trovò coinvolto nei soccorsi. Il Festival diventa anche l'occasione per rivolgersi alla politica. Ne è convinto Brhane, che parla di cooperazione nei Paesi di origine e di un'accoglienza dignitosa. "Abbiamo tutto sotto gli occhi e avremmo gli strumenti per intervenire - afferma - Se non riusciamo a creare dei processi di pace nei Paesi di origine e di transito dovremmo almeno smetterla di finanziare chi non rispetta il diritto internazionale". (Maz/Dire) 16:27 30-09-2

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Oltre 17.800, mille dei quali solo nel 2021. Diciassettemila ottocento bambini, donne, uomini, morti o dispersi nel Mediterraneo Centrale dal 2013. I dati sono stati resi noti dalle Nazioni Unite in vista del 3 ottobre, giorno in cui ricorre l’ottavo anniversario del naufragio avvenuto in prossimità di Lampedusa nel 2013.
In quell’occasione furono recuperati 368 corpi. E, davanti alle bare allineate nella chiesa, le autorità nazionali ed internazionali ripetettero in coro il mantra ‘mai più!’. Le cronache invece raccontano come il Mediterraneo continui ad essere una tomba per tante, troppe persone, che provano ad attraversarlo alla ricerca di una sorte migliore. Il più delle volte fuggendo da carestie, persecuzioni, guerre, umiliazioni, violenza, povertà.

L’ultimo naufragio nei pressi dell’isola, il 30 giugno di quest’anno, ha causato la morte di 7 donne e una decina di dispersi.
Nonostante lo sgomento e la commozione del momento, i migranti, compresi i bambini, continuano dunque ad annegare nel Mediterraneo. E questo perché non esistono meccanismi coordinati per la ricerca, il salvataggio e lo sbarco delle persone. Anzi, la situazione è resa ancora più complessa dall’intervento della guardia costiera libica, accusata di pesanti violazioni dei diritti umani fondamentali commesse durante il coordinamento delle azioni di salvataggio.

“Gli Stati hanno l’obbligo di cooperare e coordinarsi per soccorrere le persone in difficoltà, agendo nel rispetto dei principi del diritto internazionale. Gli sforzi di ricerca e salvataggio da parte degli Stati e dell’UE devono essere intensificati ed è necessario garantire che le navi nel Mar Mediterraneo, anche qualora siano navi mercantili o di organizzazioni non governative, non incontrino alcun ostacolo quando soccorrono e sbarcano le persone in difficoltà” ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Particolarmente complessa e delicata è la vicenda dei minori non accompagnati.

 

Non solo dal mare

Dall’inizio dell’anno sono arrivati via mare più di 6.600 minori soli, la maggior parte dei quali approdati a Lampedusa. Ma non c’è solo l’ingresso via mare. “L’accresciuto controllo delle frontiere ha portato alla creazione di colli di bottiglia in prossimità dei confini dei paesi balcanici, con migliaia di minori e adulti, tra cui diversi afghani, che cercano disperatamente di attraversarli, andando incontro a respingimenti violenti e illegali” denuncia Save the Children, che sottolinea “l’esigenza e l’urgenza di un impegno diretto degli Stati membri e dell’Unione Europea per la creazione di un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, tra le rotte più letali al mondo, per l’attivazione di canali d’ingresso sicuri all’Unione Europea e per un sistema di accoglienza e protezione adeguato”.

La situazione dei minori, soprattutto di quelli che viaggiano alle frontiere sud e nord senza figure adulte di riferimento, è al centro dell’impegno di Save The Children nel laboratorio previsto nell’ambito del progetto “Siamo sulla stessa barca”, organizzato a Lampedusa dal Comitato 3 ottobre, da giovedì 30 settembre a domenica 3, rivolto alle studentesse e agli studenti italiani ed europei, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, nell’ottavo anniversario del naufragio.

L’iniziativa, insignita della medaglia della Presidenza della Repubblica italiana, comprende eventi che vedono coinvolte 60 scuole e 350 studenti accompagnati da 93 docenti di 20 paesi europei. Il laboratorio di Save the Children verterà sul rapporto “Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa”, realizzato alla frontiera nord del Paese per denunciare l’inerzia dell’Europa che resta a guardare le violenze senza garantire adeguata protezione e accoglienza a chi ha meno di 18 anni, a cura del giornalista Daniele Biella, e sulle attività svolte a Lampedusa, in partnership con Unicef, per assicurare sostegno e protezione ai minori migranti che arrivano sull’isola.

Oltre 17.800, mille dei quali solo nel 2021. Diciassettemila ottocento bambini, donne, uomini, morti o dispersi nel Mediterraneo Centrale dal 2013. I dati sono stati resi noti dalle Nazioni Unite in vista del 3 ottobre, giorno in cui ricorre l’ottavo anniversario del naufragio avvenuto in prossimità di Lampedusa nel 2013. In quell’occasione furono recuperati 368 corpi. E, davanti alle bare allineate nella chiesa, le autorità nazionali ed internazionali ripetettero in coro il mantra ‘mai più!’. Le cronache invece raccontano come il Mediterraneo continui ad essere una tomba per tante, troppe persone, che provano ad attraversarlo alla ricerca di una sorte migliore. Il più delle volte fuggendo da carestie, persecuzioni, guerre, umiliazioni, violenza, povertà. L’ultimo naufragio nei pressi dell’isola, il 30 giugno di quest’anno, ha causato la morte di 7 donne e una decina di dispersi. Nonostante lo sgomento e la commozione del momento, i migranti, compresi i bambini, continuano dunque ad annegare nel Mediterraneo. E questo perché non esistono meccanismi coordinati per la ricerca, il salvataggio e lo sbarco delle persone. Anzi, la situazione è resa ancora più complessa dall’intervento della guardia costiera libica, accusata di pesanti violazioni dei diritti umani fondamentali commesse durante il coordinamento delle azioni di salvataggio. “Gli Stati hanno l’obbligo di cooperare e coordinarsi per soccorrere le persone in difficoltà, agendo nel rispetto dei principi del diritto internazionale. Gli sforzi di ricerca e salvataggio da parte degli Stati e dell’UE devono essere intensificati ed è necessario garantire che le navi nel Mar Mediterraneo, anche qualora siano navi mercantili o di organizzazioni non governative, non incontrino alcun ostacolo quando soccorrono e sbarcano le persone in difficoltà” ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Particolarmente complessa e delicata è la vicenda dei minori non accompagnati.  

Non solo dal mare

Dall’inizio dell’anno sono arrivati via mare più di 6.600 minori soli, la maggior parte dei quali approdati a Lampedusa. Ma non c’è solo l’ingresso via mare. “L’accresciuto controllo delle frontiere ha portato alla creazione di colli di bottiglia in prossimità dei confini dei paesi balcanici, con migliaia di minori e adulti, tra cui diversi afghani, che cercano disperatamente di attraversarli, andando incontro a respingimenti violenti e illegali” denuncia Save the Children, che sottolinea “l’esigenza e l’urgenza di un impegno diretto degli Stati membri e dell’Unione Europea per la creazione di un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, tra le rotte più letali al mondo, per l’attivazione di canali d’ingresso sicuri all’Unione Europea e per un sistema di accoglienza e protezione adeguato”. La situazione dei minori, soprattutto di quelli che viaggiano alle frontiere sud e nord senza figure adulte di riferimento, è al centro dell’impegno di Save The Children nel laboratorio previsto nell’ambito del progetto “Siamo sulla stessa barca”, organizzato a Lampedusa dal Comitato 3 ottobre, da giovedì 30 settembre a domenica 3, rivolto alle studentesse e agli studenti italiani ed europei, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, nell’ottavo anniversario del naufragio. L’iniziativa, insignita della medaglia della Presidenza della Repubblica italiana, comprende eventi che vedono coinvolte 60 scuole e 350 studenti accompagnati da 93 docenti di 20 paesi europei. Il laboratorio di Save the Children verterà sul rapporto “Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa”, realizzato alla frontiera nord del Paese per denunciare l’inerzia dell’Europa che resta a guardare le violenze senza garantire adeguata protezione e accoglienza a chi ha meno di 18 anni, a cura del giornalista Daniele Biella, e sulle attività svolte a Lampedusa, in partnership con Unicef, per assicurare sostegno e protezione ai minori migranti che arrivano sull’isola.
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