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Home » HP Trio » Metti una X sul passaporto: gli Usa riconoscono il “terzo genere” (né uomo, né donna) sui documenti

Metti una X sul passaporto: gli Usa riconoscono il “terzo genere” (né uomo, né donna) sui documenti

Appena emesso il primo documento: da inizio 2022 l’opzione sarà normalmente disponibile, sui passaporti e sui certificati di nascita degli americani all’estero. Negli Usa la comunità Lgbtqi rappresenta il 5.6% degli adulti

Federico Martini
27 Ottobre 2021
epa09533225 A United Airlines customer service representative (R) assists a passenger (L) check in at O'Hare International Airport in Chicago, Illinois, USA, 19 October 2021. United Airlines parent company, United Airlines Holdings, Inc., reported a less than expected third quarter loss of 1.02 US dollars per share which was lower than analysts predictions of a loss of 1.67 US dollars Revenues are reported at 7.75 billion US dollars.  EPA/TANNEN MAURY

epa09533225 A United Airlines customer service representative (R) assists a passenger (L) check in at O'Hare International Airport in Chicago, Illinois, USA, 19 October 2021. United Airlines parent company, United Airlines Holdings, Inc., reported a less than expected third quarter loss of 1.02 US dollars per share which was lower than analysts predictions of a loss of 1.67 US dollars Revenues are reported at 7.75 billion US dollars. EPA/TANNEN MAURY

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Gli Usa varano i passaporti con la «X» per indicare il terzo genere, un passo storico per le persone che non si riconoscono nella categoria binaria maschio o femmina.

Il primo documento è appena stato emesso e dall’inizio del 2022 l’opzione sarà normalmente disponibile, sia sui passaporti che sui certificati di nascita degli americani all’estero. L’annuncio è stato dato dal dipartimento di stato in occasione della Giornata della consapevolezza intersessuale (Intersex Awareness Day), proprio mentre in Italia il ddl Zan contro le discriminazioni sessuali affondava in parlamento.

“Voglio ribadire, in occasione dell’emissione di questo passaporto, l’impegno del dipartimento di Stato a promuovere la libertà, la dignità e l’eguaglianza di tutte le persone, comprese quelle della comunità Lgbtqi”, ha sottolineato il portavoce Ned Price.

Un passaporto americano

Il capo della diplomazia Antony Blinken aveva già anticipato a giugno di aver iniziato il processo per aggiungere l’opzione di un terzo genere sui passaporti per le persone “non binarie, intersessuali e di genere non conformi” che richiedono il documento, ma sono stati necessari alcuni mesi per risolvere alcuni ostacoli tecnologici. Nel frattempo il segretario di stato aveva annunciato la possibilità per chi richiede un passaporto di selezionare il genere ‘maschio’ o ‘femmina’, senza dover presentare il certificato del medico nel caso l’opzione scelta non dovesse coincidere con quella del certificato di nascita o di altri documenti d’identità.

Una bella inversione di marcia rispetto al suo predecessore Mike Pompeo, che aveva vietato persino l’esposizione della bandiera arcobaleno sulle ambasciate americane.

 

Undici paesi al mondo

Ci sono già almeno undici Paesi che hanno l’opzione “X” o “altre” per i passaporti, secondo l’organizzazione Employers Network for Equality and Inclusion. Tra questi Canada,  Germania, Argentina (lo avevamo raccontato qui), ma anche Paesi asiatici come India, Nepal e Pakistan, una eredità del concetto storico sud-asiatico di Hijra per indicare le persone che si considerano come transgender o transessuali.

Per gli Stati Uniti si tratta di un ulteriore passo avanti nelle politiche sull’inclusività di genere, dopo che Joe Biden ha promesso di fare dei diritti della comunità Lgbtqi (il  5,6% degli americani adulti, secondo un recente sondaggio Gallup) una delle priorità della sua amministrazione. Come dimostra anche la riapertura dell’esercito ai transgender che erano stati messi al bando da Donald Trump e l’approvazione alla Camera della Equality act, che vieta discriminazioni contro gli appartenenti a questa comunità. Una legge che rafforza il Civil Rights Act del 1964, estendendo le protezioni dei diritti civili anche contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Questo significa che chi appartiene alla comunità Lgbtqi non potrà essere discriminato in tutte le aree della vita, dal lavoro alla casa, dal credito ai servizi pubblici.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Gli Usa varano i passaporti con la «X» per indicare il terzo genere, un passo storico per le persone che non si riconoscono nella categoria binaria maschio o femmina. Il primo documento è appena stato emesso e dall’inizio del 2022 l’opzione sarà normalmente disponibile, sia sui passaporti che sui certificati di nascita degli americani all’estero. L’annuncio è stato dato dal dipartimento di stato in occasione della Giornata della consapevolezza intersessuale (Intersex Awareness Day), proprio mentre in Italia il ddl Zan contro le discriminazioni sessuali affondava in parlamento. "Voglio ribadire, in occasione dell’emissione di questo passaporto, l’impegno del dipartimento di Stato a promuovere la libertà, la dignità e l’eguaglianza di tutte le persone, comprese quelle della comunità Lgbtqi", ha sottolineato il portavoce Ned Price.
Un passaporto americano
Il capo della diplomazia Antony Blinken aveva già anticipato a giugno di aver iniziato il processo per aggiungere l’opzione di un terzo genere sui passaporti per le persone "non binarie, intersessuali e di genere non conformi" che richiedono il documento, ma sono stati necessari alcuni mesi per risolvere alcuni ostacoli tecnologici. Nel frattempo il segretario di stato aveva annunciato la possibilità per chi richiede un passaporto di selezionare il genere ‘maschio' o ‘femmina', senza dover presentare il certificato del medico nel caso l’opzione scelta non dovesse coincidere con quella del certificato di nascita o di altri documenti d’identità. Una bella inversione di marcia rispetto al suo predecessore Mike Pompeo, che aveva vietato persino l’esposizione della bandiera arcobaleno sulle ambasciate americane.  

Undici paesi al mondo

Ci sono già almeno undici Paesi che hanno l’opzione "X" o "altre" per i passaporti, secondo l’organizzazione Employers Network for Equality and Inclusion. Tra questi Canada,  Germania, Argentina (lo avevamo raccontato qui), ma anche Paesi asiatici come India, Nepal e Pakistan, una eredità del concetto storico sud-asiatico di Hijra per indicare le persone che si considerano come transgender o transessuali. Per gli Stati Uniti si tratta di un ulteriore passo avanti nelle politiche sull’inclusività di genere, dopo che Joe Biden ha promesso di fare dei diritti della comunità Lgbtqi (il  5,6% degli americani adulti, secondo un recente sondaggio Gallup) una delle priorità della sua amministrazione. Come dimostra anche la riapertura dell’esercito ai transgender che erano stati messi al bando da Donald Trump e l’approvazione alla Camera della Equality act, che vieta discriminazioni contro gli appartenenti a questa comunità. Una legge che rafforza il Civil Rights Act del 1964, estendendo le protezioni dei diritti civili anche contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Questo significa che chi appartiene alla comunità Lgbtqi non potrà essere discriminato in tutte le aree della vita, dal lavoro alla casa, dal credito ai servizi pubblici.
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