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Home » HP Trio » Migranti, la Polonia alza un muro di 186 chilometri al confine con la Bielorussia. Ecco che cosa sta succedendo

Migranti, la Polonia alza un muro di 186 chilometri al confine con la Bielorussia. Ecco che cosa sta succedendo

Le autorità polacche hanno avviato i lavori per realizzare la barriera anti-immigrazione, che sarà completata entro la metà del 2022. Le sanzioni dell'Unione europea contro il regime di Lukashenko non sono bastate

Remy Morandi
26 Gennaio 2022
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C’è un muro di silenziosa ipocrisia in Europa. Mentre tutti i Paesi dell’Unione europea, e i vari leader di Stato, si fanno portabandiera dell’inclusione, della lotta al razzismo, della salvaguardia delle diversità, della difesa delle minoranze e delle persone in difficoltà, si scopre che la Polonia – Stato membro dell’Ue dal 2004 che ha pure aderito agli accordi di Schengen sulla libera circolazione – ha avviato la costruzione di un muro anti-migranti lungo 186 chilometri, pari a quasi metà della lunghezza totale della frontiera, al confine con la Bielorussia.

Il muro anti-migranti che la Polonia realizzerà al confine con la Bielorussia

Filo spinato, barriere di metallo alte sei metri, fosse per rendere difficoltoso l’accesso in Polonia dei migranti stipati nella confinante Bielorussia. Migliaia di famiglie, donne, bambini provenienti in larga parte dalla Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e lo Yemen, che attendono e sperano un giorno di poter finalmente entrare in Europa e iniziare una nuova vita. Eppure, quel giorno sembra ancora lontano. Perché come annunciato dalla Straż Graniczna, la polizia doganale della Polonia: “Oggi la Guardia di frontiera ha consegnato i siti di costruzione ai contractor” per erigere una recinzione anti-migranti lunga 186 chilometri e che costerà al Paese oltre 340 milioni di euro. Con tanto di video sui social:

 

🆕Ruszyła budowa bariery na granicy polsko🇵🇱-białoruskiej🇧🇾.
Dzisiaj Straż Graniczna przekazała place pod budowę wykonawcom.
To największa inwestycja budowlana w historii Straży Granicznej.Długość bariery to 186 km,koszt jej budowy – 1,6 mld zł.#UNIBEP @BudimexSA @GrupaPolimex pic.twitter.com/lxf13tSSm2

— Straż Graniczna (@Straz_Graniczna) January 25, 2022

La realizzazione del muro anti-migranti era stata annunciata dal governo polacco lo scorso novembre, nel pieno delle tensioni con il regime di Alexander Lukashenko, il presidente bielorusso. E adesso i lavori sono iniziati. Le forze di sicurezza non hanno reso nota la collocazione esatta del muro, ma hanno fatto sapere che entro la metà del 2022 l’opera sarà completata.

Filo spinato al confine tra Polonia e Bielorussia

Lo scorso 2 dicembre, il Consiglio europeo confezionò contro la Bielorussia un pacchetto di sanzioni, condannando il regime di Alexander Lukashenko per aver deliberatamente messo in pericolo la vita e il benessere delle persone e per aver fomentato la crisi alle frontiere esterne dell’Unione europea. Le sanzioni erano in realtà già iniziate mesi prima, nel giugno del 2021, quando Lukashenko dichiarò che il suo Paese avrebbe cessato di collaborare con l’Unione europea nella lotta all’immigrazione clandestina, di fatto permettendo ai migranti l’accesso e il transito dal proprio territorio a quello degli Stati europei confinanti. Il flusso migratorio è di conseguenza aumentato e la Polonia e l’Unione europea hanno quindi accusato il regime di Lukashenko di utilizzare i migranti come arma per costringere l’Unione europea a revocare le sanzioni.

Le sanzioni dell’Unione europea contro Lukashenko non sono evidentemente bastate né a fermare il regime della Bielorussia, supportato dalla Russia, né a impedire alla Polonia di muoversi da sola per arrestare il flusso di migranti in arrivo dal Paese confinante. Il governo di Varsavia d’altronde, secondo i regolamenti europei, ha competenze sulla gestione delle frontiere come ogni altro Stato membro. E Bruxelles non ha potuto fare molto per fermare le decisioni della Polonia, se non respingere la richiesta del governo di Varsavia di fondi europei per erigere il muro anti-migranti.

Alcuni migranti cercano di oltrepassare il filo spinato per entrare in Europa

Mentre la situazione diplomatica tra Polonia e Bielorussia resta tesa, un nuovo muro anti-migranti viene eretto in Europa. Secondo uno studio del centro Transnational Institute, dal 1990 al 2019 sono stati costruiti circa mille chilometri di barriere nell’Unione europea, ovvero sei volte la lunghezza del muro di Berlino. Solo qualche mese fa, a ottobre del 2021, un gruppo di Paesi dell’Unione europea, tra cui Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia, chiesero all’Ue di finanziare la costruzione di muri da costruire al confine europeo per fermare i flussi di migranti. L’Ue, imbarazzata, rifiutò la richiesta. Ma oggi i Paesi si muovono da soli. E la Polonia entro la fine dell’anno avrà costruito un muro lungo 186 chilometri e alto sei metri. “Unita nella diversità”. Questo è il motto ufficiale dell’Unione europea. Qualcuno lo vada a raccontare a quelle migliaia di famiglie che la prima cosa che vedranno dell’Unione europea sarà un filo spinato.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
C’è un muro di silenziosa ipocrisia in Europa. Mentre tutti i Paesi dell’Unione europea, e i vari leader di Stato, si fanno portabandiera dell’inclusione, della lotta al razzismo, della salvaguardia delle diversità, della difesa delle minoranze e delle persone in difficoltà, si scopre che la Polonia – Stato membro dell’Ue dal 2004 che ha pure aderito agli accordi di Schengen sulla libera circolazione – ha avviato la costruzione di un muro anti-migranti lungo 186 chilometri, pari a quasi metà della lunghezza totale della frontiera, al confine con la Bielorussia.
Il muro anti-migranti che la Polonia realizzerà al confine con la Bielorussia
Filo spinato, barriere di metallo alte sei metri, fosse per rendere difficoltoso l’accesso in Polonia dei migranti stipati nella confinante Bielorussia. Migliaia di famiglie, donne, bambini provenienti in larga parte dalla Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e lo Yemen, che attendono e sperano un giorno di poter finalmente entrare in Europa e iniziare una nuova vita. Eppure, quel giorno sembra ancora lontano. Perché come annunciato dalla Straż Graniczna, la polizia doganale della Polonia: “Oggi la Guardia di frontiera ha consegnato i siti di costruzione ai contractor” per erigere una recinzione anti-migranti lunga 186 chilometri e che costerà al Paese oltre 340 milioni di euro. Con tanto di video sui social:  

🆕Ruszyła budowa bariery na granicy polsko🇵🇱-białoruskiej🇧🇾. Dzisiaj Straż Graniczna przekazała place pod budowę wykonawcom. To największa inwestycja budowlana w historii Straży Granicznej.Długość bariery to 186 km,koszt jej budowy - 1,6 mld zł.#UNIBEP @BudimexSA @GrupaPolimex pic.twitter.com/lxf13tSSm2

— Straż Graniczna (@Straz_Graniczna) January 25, 2022
La realizzazione del muro anti-migranti era stata annunciata dal governo polacco lo scorso novembre, nel pieno delle tensioni con il regime di Alexander Lukashenko, il presidente bielorusso. E adesso i lavori sono iniziati. Le forze di sicurezza non hanno reso nota la collocazione esatta del muro, ma hanno fatto sapere che entro la metà del 2022 l’opera sarà completata.
Filo spinato al confine tra Polonia e Bielorussia
Lo scorso 2 dicembre, il Consiglio europeo confezionò contro la Bielorussia un pacchetto di sanzioni, condannando il regime di Alexander Lukashenko per aver deliberatamente messo in pericolo la vita e il benessere delle persone e per aver fomentato la crisi alle frontiere esterne dell’Unione europea. Le sanzioni erano in realtà già iniziate mesi prima, nel giugno del 2021, quando Lukashenko dichiarò che il suo Paese avrebbe cessato di collaborare con l’Unione europea nella lotta all’immigrazione clandestina, di fatto permettendo ai migranti l’accesso e il transito dal proprio territorio a quello degli Stati europei confinanti. Il flusso migratorio è di conseguenza aumentato e la Polonia e l’Unione europea hanno quindi accusato il regime di Lukashenko di utilizzare i migranti come arma per costringere l’Unione europea a revocare le sanzioni. Le sanzioni dell’Unione europea contro Lukashenko non sono evidentemente bastate né a fermare il regime della Bielorussia, supportato dalla Russia, né a impedire alla Polonia di muoversi da sola per arrestare il flusso di migranti in arrivo dal Paese confinante. Il governo di Varsavia d’altronde, secondo i regolamenti europei, ha competenze sulla gestione delle frontiere come ogni altro Stato membro. E Bruxelles non ha potuto fare molto per fermare le decisioni della Polonia, se non respingere la richiesta del governo di Varsavia di fondi europei per erigere il muro anti-migranti.
Alcuni migranti cercano di oltrepassare il filo spinato per entrare in Europa
Mentre la situazione diplomatica tra Polonia e Bielorussia resta tesa, un nuovo muro anti-migranti viene eretto in Europa. Secondo uno studio del centro Transnational Institute, dal 1990 al 2019 sono stati costruiti circa mille chilometri di barriere nell'Unione europea, ovvero sei volte la lunghezza del muro di Berlino. Solo qualche mese fa, a ottobre del 2021, un gruppo di Paesi dell’Unione europea, tra cui Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia, chiesero all’Ue di finanziare la costruzione di muri da costruire al confine europeo per fermare i flussi di migranti. L’Ue, imbarazzata, rifiutò la richiesta. Ma oggi i Paesi si muovono da soli. E la Polonia entro la fine dell’anno avrà costruito un muro lungo 186 chilometri e alto sei metri. “Unita nella diversità”. Questo è il motto ufficiale dell’Unione europea. Qualcuno lo vada a raccontare a quelle migliaia di famiglie che la prima cosa che vedranno dell’Unione europea sarà un filo spinato.
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