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Home » HP Trio » Milioni di bambini vivono tra fame, carestie e sfruttamento. I dati di Save the children

Milioni di bambini vivono tra fame, carestie e sfruttamento. I dati di Save the children

In occasione della giornata mondiale dell'infanzia l'organizzazione umanitaria pubblica un report allarmante sulla condizione dei minori nel mondo colpiti da conflitti, povertà, fame e crisi climatica. E dal 2020 anche dal Covid

Domenico Guarino
29 Novembre 2021
A child in time for a coronavirus pandemic

A child in time for a coronavirus pandemic

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Quattrocento milioni di minori vivono in aree di conflitto, 5,7 milioni di bambini sotto i cinque anni sono sull’orlo della fame (oltre il 50% in più rispetto al 2019), 258 milioni non hanno accesso all’istruzione. E ancora, più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di inondazioni, grave siccità o altre minacce climatiche. Circa 60 milioni quelli che migrano: profughi o sfollati interni. Con 10 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa della crisi climatica. E anche nei paesi cosiddetti ‘evoluti’ le sacche di povertà ed indigenza minorile aumentano ogni anno: in Italia, negli ultimi 15 anni, si contano 1 milione di bambine e bambini in più in povertà assoluta.E questo nonostante che la popolazione di infanti e adolescenti sia diminuita di circa 600 mila unità e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni.

Numeri, che rischiano di rimanere fredde cifre scritte su un foglio, lette per un secondo ed abbandonate tra le incombenze quotidiane. Ed invece quei numeri sono volti, storie, vite. Sono la sofferenza ed il dolore di madri impotenti, di famiglie pressate dal bisogno, piagate dalle difficoltà. Che non riescono a proteggere i propri figli. Un prezzo che l’umanità non può permettersi di pagare. Anche perché la massima parte di quelle vite potrebbero essere salvate. Gli ‘assassini’ di queste bambine e di questi bambini hanno nomi tristemente conosciuti: conflitti, povertà, fame, crisi climatica. Sono loro, denuncia Save the Children in occasione della Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza che si è celebrata lo scorso 20 novembre, che “stanno spingendo milioni di bambine e bambini sull’orlo del baratro”. E, come se non bastasse, il Covid ha aumentato povertà e disuguaglianze all’interno di Paesi e comunità, esacerbando la forbice a livello globale.

Sempre secondo le stime, già prima della pandemia, 258 milioni di bambini in tutto il mondo, un sesto della popolazione totale in età scolare, non avevano accesso all’istruzione, e oggi si stima che tra i 10 e i 16 milioni di bambini rischiano di non tornare mai più a scuola a causa delle conseguenze economiche del Covid-19 perché costretti a lavorare o a contrarre matrimoni precoci. Una recente ricerca di Save the Children ha infatti rilevato che in media, durante la pandemia, “i minori dei Paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi. Una condizione che peggiora per le bambine e le ragazze che nei Paesi più poveri hanno perso, in media, il 22% in più di giorni d’istruzione rispetto ai loro coetanei maschi. Sono proprio loro, infatti, a pagare il prezzo più alto: ogni anno più di 22mila bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti che sono il risultato di matrimoni precoci, ovvero circa 60 ogni giorno, e si prevede che entro il 2030 altri 10 milioni di ragazze saranno costrette a sposarsi precocemente”.

Sempre a causa del Covid-19, “ulteriori 2,6 milioni di bambini saranno colpiti dalla malnutrizione cronica e circa 9,3 milioni di bambini vivranno i terribili effetti della malnutrizione acuta, un aumento di oltre il 6% in un periodo brevissimo. Entro i prossimi mesi salirà ad oltre 200 milioni il numero di bambini che soffriranno di malnutrizione”.”Non possiamo voltarci dall’altra parte: un mondo che consente che vi siano bambini che muoiono perché non hanno acqua, cibo o cure mediche è un mondo ingiusto e di fronte a tutto questo dobbiamo agire, altrimenti saremo tutti responsabili – dichiara Daniela Fatarella, direttrice Generale di Save the Children Italia –. Eppure, alcuni decenni sono stati contrassegnati da importanti progressi in alcuni ambiti, come la lotta alla mortalità infantile, che ci dimostrano che è possibile invertire la rotta. Tutti però devono continuare ad impegnarsi, a partire dalla comunità internazionale, dai paesi donatori fino alle singole persone: siamo di fronte a un’emergenza e il mondo non può fingere che niente stia accadendo. Ad ogni bambina e ad ogni bambino deve essere garantito il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo e ognuno di loro merita di ricevere un’educazione e di sentirsi protetto. Ognuno di quei bambini è figlio dell’intera umanità”

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Quattrocento milioni di minori vivono in aree di conflitto, 5,7 milioni di bambini sotto i cinque anni sono sull’orlo della fame (oltre il 50% in più rispetto al 2019), 258 milioni non hanno accesso all’istruzione. E ancora, più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di inondazioni, grave siccità o altre minacce climatiche. Circa 60 milioni quelli che migrano: profughi o sfollati interni. Con 10 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa della crisi climatica. E anche nei paesi cosiddetti 'evoluti' le sacche di povertà ed indigenza minorile aumentano ogni anno: in Italia, negli ultimi 15 anni, si contano 1 milione di bambine e bambini in più in povertà assoluta.E questo nonostante che la popolazione di infanti e adolescenti sia diminuita di circa 600 mila unità e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. Numeri, che rischiano di rimanere fredde cifre scritte su un foglio, lette per un secondo ed abbandonate tra le incombenze quotidiane. Ed invece quei numeri sono volti, storie, vite. Sono la sofferenza ed il dolore di madri impotenti, di famiglie pressate dal bisogno, piagate dalle difficoltà. Che non riescono a proteggere i propri figli. Un prezzo che l’umanità non può permettersi di pagare. Anche perché la massima parte di quelle vite potrebbero essere salvate. Gli 'assassini' di queste bambine e di questi bambini hanno nomi tristemente conosciuti: conflitti, povertà, fame, crisi climatica. Sono loro, denuncia Save the Children in occasione della Giornata internazionale dell'infanzia e dell'adolescenza che si è celebrata lo scorso 20 novembre, che "stanno spingendo milioni di bambine e bambini sull’orlo del baratro”. E, come se non bastasse, il Covid ha aumentato povertà e disuguaglianze all'interno di Paesi e comunità, esacerbando la forbice a livello globale. Sempre secondo le stime, già prima della pandemia, 258 milioni di bambini in tutto il mondo, un sesto della popolazione totale in età scolare, non avevano accesso all’istruzione, e oggi si stima che tra i 10 e i 16 milioni di bambini rischiano di non tornare mai più a scuola a causa delle conseguenze economiche del Covid-19 perché costretti a lavorare o a contrarre matrimoni precoci. Una recente ricerca di Save the Children ha infatti rilevato che in media, durante la pandemia, "i minori dei Paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi. Una condizione che peggiora per le bambine e le ragazze che nei Paesi più poveri hanno perso, in media, il 22% in più di giorni d’istruzione rispetto ai loro coetanei maschi. Sono proprio loro, infatti, a pagare il prezzo più alto: ogni anno più di 22mila bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti che sono il risultato di matrimoni precoci, ovvero circa 60 ogni giorno, e si prevede che entro il 2030 altri 10 milioni di ragazze saranno costrette a sposarsi precocemente". Sempre a causa del Covid-19, "ulteriori 2,6 milioni di bambini saranno colpiti dalla malnutrizione cronica e circa 9,3 milioni di bambini vivranno i terribili effetti della malnutrizione acuta, un aumento di oltre il 6% in un periodo brevissimo. Entro i prossimi mesi salirà ad oltre 200 milioni il numero di bambini che soffriranno di malnutrizione"."Non possiamo voltarci dall’altra parte: un mondo che consente che vi siano bambini che muoiono perché non hanno acqua, cibo o cure mediche è un mondo ingiusto e di fronte a tutto questo dobbiamo agire, altrimenti saremo tutti responsabili – dichiara Daniela Fatarella, direttrice Generale di Save the Children Italia –. Eppure, alcuni decenni sono stati contrassegnati da importanti progressi in alcuni ambiti, come la lotta alla mortalità infantile, che ci dimostrano che è possibile invertire la rotta. Tutti però devono continuare ad impegnarsi, a partire dalla comunità internazionale, dai paesi donatori fino alle singole persone: siamo di fronte a un’emergenza e il mondo non può fingere che niente stia accadendo. Ad ogni bambina e ad ogni bambino deve essere garantito il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo e ognuno di loro merita di ricevere un’educazione e di sentirsi protetto. Ognuno di quei bambini è figlio dell’intera umanità" .
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