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Home » HP Trio » Nasce il Manifesto delle donne in sanità. “Siamo le più numerose, ma i ruoli apicali sono dei maschi”

Nasce il Manifesto delle donne in sanità. “Siamo le più numerose, ma i ruoli apicali sono dei maschi”

Il manifesto sarà presentato in Senato. Aleotti, vicepresidente Farmindustria: "Le donne hanno costanza, capacità di non mollare mai, resistenza alle frustrazioni e la capacità di capire che nessuna area della sanità e dell’economia è un silos”, ma parte di un sistema

Federico Martini
30 Ottobre 2021
PRESSPHOTO Firenze, Stazione Leopolda, Forum Sistema Salute Toscana.
Agnese Pini modera una think tank: La community delle donne incontra le principali organizzazioni
Nella foto Lucia Aleotti, Federfarma

Giuseppe Cabras/New Press Photo

PRESSPHOTO Firenze, Stazione Leopolda, Forum Sistema Salute Toscana. Agnese Pini modera una think tank: La community delle donne incontra le principali organizzazioni Nella foto Lucia Aleotti, Federfarma Giuseppe Cabras/New Press Photo

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Sarà presentato il prossimo 6 dicembre, in Senato, il Manifesto per le donne protagoniste in sanità. L’appuntamento è stato annunciato a Firenze, nell’ambito del forum Sistema Salute organizzato da Koncept e moderato da Agnese Pini, direttrice  de La Nazione. Il Manifesto, scritto dalla ‘’Community delle donne protagoniste in sanità’’, intende fornire alla politica, anche in vista dell’attuazione del Pnrr, una serie di proposte per dar vita a un sistema più aperto alla componente femminile, che è maggioranza in dati assoluti, ma ancora una minoranza nelle posizioni di vertice.

Monica Calamai, dirigente Asl

Il tema del ruolo delle donne nella società e in particolare nella sanità è stato al centro di un dibattito al Forum fiorentino. “Esporremo il documento elaborato in mesi di tavoli e confronto all’interno della Community – ha spiegato la coordinatrice Monica Calamai – ma il nostro percorso non è limitato al Pnrr. A breve intendiamo trasformare la Community, formata da donne che ricoprono posizioni di vertice nel settore, in una associazione, per fare anche attività di lobbying. Ci sono ancora dei gap importanti da superare, basti pensare che nella sanità abbiamo una prevalenza femminile ma posti apicali occupati ancora prevalentemente da uomini. Vogliamo una società mista ma che si deve riposizione e costruire un percorso che porti veramente alla parità di genere”.

Lucia Aleotti (foto in copertina), vicepresidente di Farmindustria, ha parlato dell’importanza delle donne, che in particolare nella farmaceutica hanno trovato spazi rilevanti. “Moltissimi direttori di stabilimento sono donne ed è un dato che non si trova in molti settori”, ha rilevato, sottolineando le peculiarità delle donne, che hanno “costanza, capacità di non mollare mai, resistenza alle frustrazioni e la capacità di capire che nessuna area della sanità e dell’economia è un silos”, ma parte di un sistema.

Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, sostiene che la parità di genere non deve passare “attraverso meccanismi automatici, ma serve una assunzione di consapevolezza della classe dirigente del contributo che la parità di genere può offrire a tutta la società”.

Anche le donne devono però essere capaci di conquistarsi maggiori spazi secondo Emanuela Omodeo Salè, responsabile scientifica di Sifo: “Le donne hanno grande intelligenza emotiva, sanno gestire meglio lo stress e le loro grandi capacità devono trovare riscontro in modo equo nella carriera. Ma anche le donne dovrebbero imparare un po’ di più a fare gioco di squadra”.

‘’Un grande peso dell’emergenza del Covid – ha spiegato Lorena Martini, dirigente professioni sanitarie, Agenas – è ricaduto sulle spalle delle donne ma la pandemia ha portato anche una novità a favore della parità di genere: Sembrerebbe infatti che ci sia stato un cambiamento, con un aumento dell’approccio di genere pari a 25%’’.
‘’La biologia è donna, l’80% degli iscritti è donna ma ai vertici ancora questo non arriva. La competenza è anche donna, oltre che uomo. Dobbiamo integrarle nei ruoli che contano’’, ha concluso Stefania Papa, consigliera dell’Ordine nazionale dei biologi.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Sarà presentato il prossimo 6 dicembre, in Senato, il Manifesto per le donne protagoniste in sanità. L’appuntamento è stato annunciato a Firenze, nell’ambito del forum Sistema Salute organizzato da Koncept e moderato da Agnese Pini, direttrice  de La Nazione. Il Manifesto, scritto dalla ‘’Community delle donne protagoniste in sanità’’, intende fornire alla politica, anche in vista dell’attuazione del Pnrr, una serie di proposte per dar vita a un sistema più aperto alla componente femminile, che è maggioranza in dati assoluti, ma ancora una minoranza nelle posizioni di vertice.
Monica Calamai, dirigente Asl
Il tema del ruolo delle donne nella società e in particolare nella sanità è stato al centro di un dibattito al Forum fiorentino. “Esporremo il documento elaborato in mesi di tavoli e confronto all’interno della Community - ha spiegato la coordinatrice Monica Calamai - ma il nostro percorso non è limitato al Pnrr. A breve intendiamo trasformare la Community, formata da donne che ricoprono posizioni di vertice nel settore, in una associazione, per fare anche attività di lobbying. Ci sono ancora dei gap importanti da superare, basti pensare che nella sanità abbiamo una prevalenza femminile ma posti apicali occupati ancora prevalentemente da uomini. Vogliamo una società mista ma che si deve riposizione e costruire un percorso che porti veramente alla parità di genere”. Lucia Aleotti (foto in copertina), vicepresidente di Farmindustria, ha parlato dell’importanza delle donne, che in particolare nella farmaceutica hanno trovato spazi rilevanti. “Moltissimi direttori di stabilimento sono donne ed è un dato che non si trova in molti settori”, ha rilevato, sottolineando le peculiarità delle donne, che hanno “costanza, capacità di non mollare mai, resistenza alle frustrazioni e la capacità di capire che nessuna area della sanità e dell’economia è un silos”, ma parte di un sistema. Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, sostiene che la parità di genere non deve passare “attraverso meccanismi automatici, ma serve una assunzione di consapevolezza della classe dirigente del contributo che la parità di genere può offrire a tutta la società”. Anche le donne devono però essere capaci di conquistarsi maggiori spazi secondo Emanuela Omodeo Salè, responsabile scientifica di Sifo: “Le donne hanno grande intelligenza emotiva, sanno gestire meglio lo stress e le loro grandi capacità devono trovare riscontro in modo equo nella carriera. Ma anche le donne dovrebbero imparare un po’ di più a fare gioco di squadra”. ‘’Un grande peso dell’emergenza del Covid - ha spiegato Lorena Martini, dirigente professioni sanitarie, Agenas - è ricaduto sulle spalle delle donne ma la pandemia ha portato anche una novità a favore della parità di genere: Sembrerebbe infatti che ci sia stato un cambiamento, con un aumento dell’approccio di genere pari a 25%’’. ‘’La biologia è donna, l’80% degli iscritti è donna ma ai vertici ancora questo non arriva. La competenza è anche donna, oltre che uomo. Dobbiamo integrarle nei ruoli che contano’’, ha concluso Stefania Papa, consigliera dell’Ordine nazionale dei biologi.
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