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Home » HP Trio » Occupazione femminile in Italia, mai così male dal 2013. Nel 2020 cala al 49%

Occupazione femminile in Italia, mai così male dal 2013. Nel 2020 cala al 49%

Bilancio di genere 2021, le più penalizzate dalla pandemia da Covid-19 sono le donne. Aumenta il divario dal tasso di occupazione maschile (+18,2%)

Remy Morandi
19 Gennaio 2022
Mamma e lavoro

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In Italia meno di una donna su due lavora. Per la prima volta dal 2013, come riportato dal Bilancio di genere 2021, l’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid-19, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%). Non solo. La distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare i 18,2 punti percentuali, contro i “soli” 10,1 punti della media europea.

I dati e i numeri che arrivano dal Bilancio di genere 2021, curato dal Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, sono a dir poco allarmanti. La crisi della pandemia ha notevolmente aumentato le differenze di genere a svantaggio delle donne. “Rispetto alle crisi precedenti – ha commentato Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia che nei prossimi giorni porterà in audizione al Parlamento il Bilancio di genere 2021 – l’impatto di quella pandemica è stato particolarmente negativo sulle donne”.

Tasso di occupazione femminile, part-time e Neet nel 2020

Il tasso di occupazione femminile in Italia dal 2013 a oggi

L’occupazione femminile al 49% nel 2020 è il dato peggiore dal 2013. Come si può notare dal grafico a fianco, le percentuali sono aumentate dal 46,5% del 2013 fino al 50,1% del 2019, l’anno prima dello scoppio della pandemia. Poi, il crollo di oltre un punto percentuale.

Il tasso di occupazione femminile scende poi ulteriormente tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud Italia (32,5%). E inoltre, si segnala che il tasso delle donne Neet – ossia tutte le giovani donne che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione – è cresciuto dal 27,9% al 29,3%, contro una media dell’Unione europea del 18%. Infine, segna un brusco aumento anche il numero di donne costrette al lavoro part-time involontario (ossia tutte quelle che si accontentano di un lavoro part-time anche se alla ricerca di un full-time): dal 60,8% del 2019 si è passati al 61,2% del 2020. In Europa questo tasso è al 21,6%, circa tre volte in meno.

Le più penalizzate? Le mamme

Tra le più penalizzate durante la pandemia ci sono le mamme. Nel 2020 il 79% delle donne con figli, otto su dieci circa, ha fatto richiesta per i congedi parentali, contro un ben più modesto 21% dei padri. Inoltre il tasso di occupazione delle donne con figli sotto ai 5 anni risulta essere più basso di oltre il 25% di quello delle altre donne coetanee senza figli. “Sono numeri drammatici – sottolinea ancora la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra – che evidenziano una discriminazione nella discriminazione. L’aggravarsi della situazione delle madri, soprattutto quelle più giovani, dimostra, come se ve ne fosse ancora bisogno, che al di là della retorica del sostegno alla maternità, nel nostro Paese figli e lavorano continuano a essere largamente inconciliabili”. Anche per Floriana Tomassetti, amministratore unico di Ecosfera Servizi Spa e vice presidente Anip Confindustria “la ripresa del 2021 appena trascorso ha favorito l’occupazione maschile mentre la pandemia ha aumentato il divario di genere”. Il Bilancio di genere 2021, inoltre, racconta che “le lavoratrici continuano ad essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente: nonostante rappresentino circa il 42% della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato”, sottolinea ancora Floriana Tomassetti.

Pochissime imprenditrici e ceo donne nelle aziende

Dopo un costante aumento a partire dal 2014, la pandemia ha rallentato notevolmente anche la crescita delle imprese femminili in Italia. Come dimostra il Bilancio di genere 2021, nel 2020 le imprese femminili rappresentano il 21,9% del totale (in calo di circa 4mila unità rispetto all’anno precedente) e rispetto a quelle maschili sono di piccole dimensioni, per lo più localizzate nel Mezzogiorno e molto più giovani. Per quanto riguarda infine le società quotate, le donne rappresentano il 38,8% dei componenti dei consigli di amministrazione.

 

 

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
In Italia meno di una donna su due lavora. Per la prima volta dal 2013, come riportato dal Bilancio di genere 2021, l’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid-19, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%). Non solo. La distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare i 18,2 punti percentuali, contro i “soli” 10,1 punti della media europea. I dati e i numeri che arrivano dal Bilancio di genere 2021, curato dal Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, sono a dir poco allarmanti. La crisi della pandemia ha notevolmente aumentato le differenze di genere a svantaggio delle donne. “Rispetto alle crisi precedenti – ha commentato Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia che nei prossimi giorni porterà in audizione al Parlamento il Bilancio di genere 2021 – l’impatto di quella pandemica è stato particolarmente negativo sulle donne”.

Tasso di occupazione femminile, part-time e Neet nel 2020

Il tasso di occupazione femminile in Italia dal 2013 a oggi
L’occupazione femminile al 49% nel 2020 è il dato peggiore dal 2013. Come si può notare dal grafico a fianco, le percentuali sono aumentate dal 46,5% del 2013 fino al 50,1% del 2019, l’anno prima dello scoppio della pandemia. Poi, il crollo di oltre un punto percentuale. Il tasso di occupazione femminile scende poi ulteriormente tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud Italia (32,5%). E inoltre, si segnala che il tasso delle donne Neet - ossia tutte le giovani donne che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione – è cresciuto dal 27,9% al 29,3%, contro una media dell’Unione europea del 18%. Infine, segna un brusco aumento anche il numero di donne costrette al lavoro part-time involontario (ossia tutte quelle che si accontentano di un lavoro part-time anche se alla ricerca di un full-time): dal 60,8% del 2019 si è passati al 61,2% del 2020. In Europa questo tasso è al 21,6%, circa tre volte in meno.

Le più penalizzate? Le mamme

Tra le più penalizzate durante la pandemia ci sono le mamme. Nel 2020 il 79% delle donne con figli, otto su dieci circa, ha fatto richiesta per i congedi parentali, contro un ben più modesto 21% dei padri. Inoltre il tasso di occupazione delle donne con figli sotto ai 5 anni risulta essere più basso di oltre il 25% di quello delle altre donne coetanee senza figli. "Sono numeri drammatici - sottolinea ancora la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra - che evidenziano una discriminazione nella discriminazione. L'aggravarsi della situazione delle madri, soprattutto quelle più giovani, dimostra, come se ve ne fosse ancora bisogno, che al di là della retorica del sostegno alla maternità, nel nostro Paese figli e lavorano continuano a essere largamente inconciliabili". Anche per Floriana Tomassetti, amministratore unico di Ecosfera Servizi Spa e vice presidente Anip Confindustria "la ripresa del 2021 appena trascorso ha favorito l'occupazione maschile mentre la pandemia ha aumentato il divario di genere". Il Bilancio di genere 2021, inoltre, racconta che "le lavoratrici continuano ad essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente: nonostante rappresentino circa il 42% della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato", sottolinea ancora Floriana Tomassetti.

Pochissime imprenditrici e ceo donne nelle aziende

Dopo un costante aumento a partire dal 2014, la pandemia ha rallentato notevolmente anche la crescita delle imprese femminili in Italia. Come dimostra il Bilancio di genere 2021, nel 2020 le imprese femminili rappresentano il 21,9% del totale (in calo di circa 4mila unità rispetto all'anno precedente) e rispetto a quelle maschili sono di piccole dimensioni, per lo più localizzate nel Mezzogiorno e molto più giovani. Per quanto riguarda infine le società quotate, le donne rappresentano il 38,8% dei componenti dei consigli di amministrazione.    
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