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Home » HP Trio » Offese razziste in campo: baby calciatore si riabiliterà arbitrando le partite dei bambini

Offese razziste in campo: baby calciatore si riabiliterà arbitrando le partite dei bambini

"Siete una squadra di zingari", ha detto un sedicenne durante la rissa a fine partita. Il giudice sportivo lo ha fermato per 10 giornate, il club non fa ricorso e lo rieduca mandandolo a dirigere le gare dei più piccoli

Federico Martini
22 Ottobre 2021
20051204 - TREVISO - SPR - CALCIO: SERIE A; TREVISO-MESSINA - I giocatori del Messina e del Treviso fotografati oggi, nella decima partita del campionato di serie A, mentre mostrano uno striscione contro il razzismo. NICOLO' ZANGIROLAMI/ANSA/MNE

20051204 - TREVISO - SPR - CALCIO: SERIE A; TREVISO-MESSINA - I giocatori del Messina e del Treviso fotografati oggi, nella decima partita del campionato di serie A, mentre mostrano uno striscione contro il razzismo. NICOLO' ZANGIROLAMI/ANSA/MNE

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“Siete una squadra di zingari“, aveva detto il calciatore all’indirizzo degli avversari al termine di una partita del campionato Allievi che aveva avuto come strascico una rissa fra giocatori del Poggio a Caiano (Prato) padrone di casa e del Pistoia Nord. Mentre un giocatore del Poggio colpito da calci e pugni finiva in ospedale (dimesso dopo i primi acecrtamenti) un suo compagno di squadra pronunciava la sciagurata frase che l’arbitro ha riportato a referto e il giudice sportivo ha letto come grave violazione dei regolamenti e del viver civile: la sanzione è di dieci giornale di squalifica. Nel buio di risse, aggressioni, colpi senza palla in gioco, corse in ospedale per una gara fra ragazzini, si accende una luce che fa sperare. Arriva da un adulto, il presidente del Poggio a Caiano  Bruno Ballerini che non ha accampato scuse: la società non solo non farà  nulla per alleviare la sanzione inflitta al ragazzo, ma opererà affinché questi rifletta su ciò che ha commesso. “Purtroppo la frase l’ha detta, c’è poco da fare – ha spiegato il presidente – E’ giusto quindi che il ragazzo paghi. Sono certo non avesse intenti razzisti, ma purtroppo ha sbagliato e ne pagherà le conseguenze”.

Conseguenze che non si limitano a restare fuori campo per dieci giornate, perché il Poggio a Caiano non presenterà ricorso. La società chiamerà il ragazzo a un ruolo di responsabilità educativa: il giocatore che si è macchiato del grave fallo verbale, arbitrerà le partite dei bimbi della scuola calcio. “Così capirà quanto sia complicata la gestione di una partita – spiegano i dirigenti – e quanto è importante trasmettere i valori fondamentali dello sport: rispetto, educazione e aggregazione”.

Il ragazzo “verbalmente incontinente” si esprimerà col fischietto e avrà modo di riflettere sul suo comportamento. Aprendo, involontariamente, la strada al progetto che l’Aia, Associazione Italiana Arbitri sta lanciando proprio in questi  giorni: il doppio tesseramento calciatori-arbitri, per portare nel mondo dei direttori di gara la cultura del  calcio praticato e, viceversa, far conoscere meglio le regole a chi il calcio lo gioca. Nel caso del ragazzo del Poggio l’ambizione è che rifletta e impari a tenere la lingua a freno nel caso in cui capitino certi pensieri. Imparando, col tempo, a non produrne affatto, di pensieri che comportino discrimimazione.

 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"Siete una squadra di zingari", aveva detto il calciatore all'indirizzo degli avversari al termine di una partita del campionato Allievi che aveva avuto come strascico una rissa fra giocatori del Poggio a Caiano (Prato) padrone di casa e del Pistoia Nord. Mentre un giocatore del Poggio colpito da calci e pugni finiva in ospedale (dimesso dopo i primi acecrtamenti) un suo compagno di squadra pronunciava la sciagurata frase che l'arbitro ha riportato a referto e il giudice sportivo ha letto come grave violazione dei regolamenti e del viver civile: la sanzione è di dieci giornale di squalifica. Nel buio di risse, aggressioni, colpi senza palla in gioco, corse in ospedale per una gara fra ragazzini, si accende una luce che fa sperare. Arriva da un adulto, il presidente del Poggio a Caiano  Bruno Ballerini che non ha accampato scuse: la società non solo non farà  nulla per alleviare la sanzione inflitta al ragazzo, ma opererà affinché questi rifletta su ciò che ha commesso. "Purtroppo la frase l’ha detta, c’è poco da fare – ha spiegato il presidente - E’ giusto quindi che il ragazzo paghi. Sono certo non avesse intenti razzisti, ma purtroppo ha sbagliato e ne pagherà le conseguenze". Conseguenze che non si limitano a restare fuori campo per dieci giornate, perché il Poggio a Caiano non presenterà ricorso. La società chiamerà il ragazzo a un ruolo di responsabilità educativa: il giocatore che si è macchiato del grave fallo verbale, arbitrerà le partite dei bimbi della scuola calcio. "Così capirà quanto sia complicata la gestione di una partita - spiegano i dirigenti - e quanto è importante trasmettere i valori fondamentali dello sport: rispetto, educazione e aggregazione". Il ragazzo "verbalmente incontinente" si esprimerà col fischietto e avrà modo di riflettere sul suo comportamento. Aprendo, involontariamente, la strada al progetto che l'Aia, Associazione Italiana Arbitri sta lanciando proprio in questi  giorni: il doppio tesseramento calciatori-arbitri, per portare nel mondo dei direttori di gara la cultura del  calcio praticato e, viceversa, far conoscere meglio le regole a chi il calcio lo gioca. Nel caso del ragazzo del Poggio l'ambizione è che rifletta e impari a tenere la lingua a freno nel caso in cui capitino certi pensieri. Imparando, col tempo, a non produrne affatto, di pensieri che comportino discrimimazione.  
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