Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » HP Trio » Paralimpiadi a porte chiuse: sugli spalti a Tokyo niente pubblico esterno, ma 130mila bambini delle scuole giapponesi

Paralimpiadi a porte chiuse: sugli spalti a Tokyo niente pubblico esterno, ma 130mila bambini delle scuole giapponesi

Dopo le Olimpiadi svolte a porte chiuse, il Comitato organizzativo delle Paralimpiadi vuole portare nei palazzetti di Tokyo2020 fino a 130 mila ragazzi da scuole giapponesi: "Vogliamo realizzare una società inclusiva"

Francesco Lommi
23 Agosto 2021
Share on FacebookShare on Twitter

Manca solo l’ufficialità, ma ormai l’annuncio sembra davvero ad un passo: dopo le Olimpiadi a porte chiuse, per le Paralimpiadi si intravede un fantastico bagliore di speranza perché degli spettatori possano tifare questi super-atleti. E non saranno degli spettatori qualsiasi. Infatti, a riempire i palazzetti di Tokyo saranno 130mila bambini delle scuole giapponesi.

Il portavoce di Tokyo2020, Masa Takaya, lo ha rivelato in conferenza stampa facendo trasparire un grande entusiasmo:

“Gli organizzatori non vedono l’ora di ospitare gli studenti negli stadi per farli assistere alle competizioni. Siamo assolutamente pronti ad accoglierli in un ambiente che sia il più sicuro possibile. È molto chiaro, fin dall’inizio, il significato per i ragazzi di assistere dal vivo a queste gare dagli spali. Siamo desiderosi di trasmettere i valori dei Giochi paralimpici a queste generazioni, che sono il futuro della nostra società. Vogliamo realizzare una società inclusiva“.

Sullo stesso tema è intervenuto anche Craig Spence, responsabile della comunicazione dell’International Paralympic Committee (IPC):

“La proposta è stata presentata all’IPC dalle autorità giapponesi la scorsa settimana, abbiamo chiesto se si sarebbe potuta mettere in campo in modo sicuro e ci hanno detto di sì. Non appoggeremmo questa idea se non potrà essere fatta in sicurezza, e lo stesso vale per le Paralimpiadi stesse. Non saremmo seduti qui oggi se non credessimo di poter celebrare i Giochi in maniera sicura“.

In merito al significato e all’importanza che i bambini delle scuole assistano dal vivo a queste gare, Spence ha sottolineato che:

“Una delle più grandi eredità dei Giochi di Sydney, nel 2000, è stato proprio il programma nelle scuole. Centinaia di migliaia di bambini assistettero ai Giochi, e ora quegli stessi ragazzi lavorano e ricoprono posizioni di potere in Australia: questo è il motivo per cui la stessa Australia è uno dei Paesi più inclusivi del mondo per quanto riguarda le persone con disabilità”. Per questo, ha concluso l’esponente dell’IPC, “è molto importante portare i ragazzi ai Giochi. Poi, se la situazione dovesse cambiare drasticamente, abbiamo sempre la possibilità di incontrarci e discutere di nuovo sul da farsi”.

Il riferimento di Spence alla situazione sanitaria in Giappone non è casuale. I contagi nella terra del Sol Levante continuano a crescere, ma gli organizzatori fanno trasparire fiducia: gli atleti in gara in queste Paralimpiadi saranno spinti da un pubblico di ragazzi. Solo così la diversità può diventare normalità.

Potrebbe interessarti anche

La Nuova Zelanda lancia la campagna Love Better da quasi 4 milioni di dollari
Attualità

La Nuova Zelanda aiuta i giovani a riprendersi dalle delusioni d’amore

23 Marzo 2023
Aura Eternal
Spettacolo

Bologna capitale delle drag queen. C’è anche Vanessa Van Cartier

25 Marzo 2023
In Uganda approvata una legge anti-gay (Amnesty International)
Attualità

Uganda, sì alla legge anti-gay. Carcere anche per chi si dichiara Lgbtq

22 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Manca solo l’ufficialità, ma ormai l’annuncio sembra davvero ad un passo: dopo le Olimpiadi a porte chiuse, per le Paralimpiadi si intravede un fantastico bagliore di speranza perché degli spettatori possano tifare questi super-atleti. E non saranno degli spettatori qualsiasi. Infatti, a riempire i palazzetti di Tokyo saranno 130mila bambini delle scuole giapponesi. Il portavoce di Tokyo2020, Masa Takaya, lo ha rivelato in conferenza stampa facendo trasparire un grande entusiasmo: "Gli organizzatori non vedono l'ora di ospitare gli studenti negli stadi per farli assistere alle competizioni. Siamo assolutamente pronti ad accoglierli in un ambiente che sia il più sicuro possibile. È molto chiaro, fin dall'inizio, il significato per i ragazzi di assistere dal vivo a queste gare dagli spali. Siamo desiderosi di trasmettere i valori dei Giochi paralimpici a queste generazioni, che sono il futuro della nostra società. Vogliamo realizzare una società inclusiva". Sullo stesso tema è intervenuto anche Craig Spence, responsabile della comunicazione dell'International Paralympic Committee (IPC): "La proposta è stata presentata all'IPC dalle autorità giapponesi la scorsa settimana, abbiamo chiesto se si sarebbe potuta mettere in campo in modo sicuro e ci hanno detto di sì. Non appoggeremmo questa idea se non potrà essere fatta in sicurezza, e lo stesso vale per le Paralimpiadi stesse. Non saremmo seduti qui oggi se non credessimo di poter celebrare i Giochi in maniera sicura". In merito al significato e all'importanza che i bambini delle scuole assistano dal vivo a queste gare, Spence ha sottolineato che: "Una delle più grandi eredità dei Giochi di Sydney, nel 2000, è stato proprio il programma nelle scuole. Centinaia di migliaia di bambini assistettero ai Giochi, e ora quegli stessi ragazzi lavorano e ricoprono posizioni di potere in Australia: questo è il motivo per cui la stessa Australia è uno dei Paesi più inclusivi del mondo per quanto riguarda le persone con disabilità". Per questo, ha concluso l'esponente dell'IPC, "è molto importante portare i ragazzi ai Giochi. Poi, se la situazione dovesse cambiare drasticamente, abbiamo sempre la possibilità di incontrarci e discutere di nuovo sul da farsi". Il riferimento di Spence alla situazione sanitaria in Giappone non è casuale. I contagi nella terra del Sol Levante continuano a crescere, ma gli organizzatori fanno trasparire fiducia: gli atleti in gara in queste Paralimpiadi saranno spinti da un pubblico di ragazzi. Solo così la diversità può diventare normalità.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto