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Home » HP Trio » Polonia e Europa, lo scontro sulla giustizia. La Corte Costituzionale ha bocciato la Convenzione Ue sui diritti dell’uomo

Polonia e Europa, lo scontro sulla giustizia. La Corte Costituzionale ha bocciato la Convenzione Ue sui diritti dell’uomo

La suprema Corte polacca ritiene che l'articolo 6 della Convenzione sia in contrasto con la Costituzione. Per Bruxelles le riforme della giustizia di Varsavia minano l'indipendenza della magistratura. Ecco le tappe della vicenda giudiziaria

Domenico Guarino
21 Marzo 2022
Mateusz Morawiecki

Mateusz Morawiecki

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La Polonia di nuovo nel mirino dell’Unione europea sul tema dei diritti. A far discutere questa volta è una nuova sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la parte della Convenzione europea sui diritti dell’uomo in cui si garantisce ad ogni cittadino il diritto ad un sistema di giustizia autonomo ed indipendente.

L’incostituzionalità riguarda in particolare l’articolo 6 della Convenzione, in quanto da tempo la suprema Corte polacca ritiene che questo contrasti con la costituzione nazionale. Il risultato della decisione è che non saranno implementate le sentenze della Corte di giustizia europea. La decisione sembra una risposta di Varsavia alle pressioni dell’Unione europea per ritirare le “riforme” della giustizia che, a detta di Bruxelles, andavano a minare l’indipendenza della magistratura.

Mateusz Morawiecki, 53 anni, è primo ministro della Polonia dal 2017

Lo scontro giudiziario tra Europa e Polonia, le tappe della vicenda

Lo scontro giudiziario a distanza tra varie istituzioni europee e la Polonia non è nuovo. Nasce in coincidenza della vittoria alle elezioni del 2017 del partito Diritto e Giustizia, e si è aggravato lo scorso luglio sulla questione della Sezione disciplinare della Corte suprema. Tra le altre cose, l’Unione europea sostiene che quella sezione sia un organo che limita l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici, e che quindi non garantisce il rispetto dello Stato di diritto in Polonia.

In particolare, nel luglio dello scorso anno, la Corte aveva respinto il regolamento dell’Ue che permette alla Corte di Giustizia europea di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche, affermando che questo “non sia in linea con la Costituzione”. Il ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro in quell’occasione sostenne che “la Costituzione polacca e la normalità” avevano vinto “sui tentativi di usare le agende unitarie per interferire nelle questioni interne dei paesi membri dell’Ue”. Ziobro dichiarava che “le interferenze della Corte Ue nel regolamento del sistema di giustizia di uno stato membro dell’Ue non sono conformi con la costituzione di Varsavia”.

ll ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro, 51 anni, ha dichiarato che “le interferenze della Corte Ue nel regolamento del sistema di giustizia di uno stato membro dell’Ue non sono conformi con la costituzione di Varsavia”

Lo scorso dicembre la Commissione europea aveva dunque ancora una volta aperto una procedura d’infrazione contro la Polonia a causa delle decisioni prese dalla Corte Costituzionale che violerebbero, tra l’altro, il principio del primato del diritto Ue su quello dei singoli Paesi. Dopo la decisione, il viceministro della Giustizia polacco, Sebastian Kaleta, ha parlato di “un grande giorno per lo stato di diritto e la sovranità polacca”, aggiungendo che “un nuovo tentativo di interferire illegalmente dall’esterno con il sistema giudiziario polacco è stato fermato”. Mentre il costituzionalista Piotr Mikuli, commentando la decisione sulla Gazeta Wyborcza, ha dichiarato: “Vergognatevi, abbiamo la guerra alle porte e la Polonia prosegue sulle tracce della Russia”. Mikuli ricorda infatti che una sentenza simile fu pronunciata a Mosca nel 2015.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

La Polonia di nuovo nel mirino dell'Unione europea sul tema dei diritti. A far discutere questa volta è una nuova sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la parte della Convenzione europea sui diritti dell’uomo in cui si garantisce ad ogni cittadino il diritto ad un sistema di giustizia autonomo ed indipendente.

L’incostituzionalità riguarda in particolare l’articolo 6 della Convenzione, in quanto da tempo la suprema Corte polacca ritiene che questo contrasti con la costituzione nazionale. Il risultato della decisione è che non saranno implementate le sentenze della Corte di giustizia europea. La decisione sembra una risposta di Varsavia alle pressioni dell’Unione europea per ritirare le “riforme” della giustizia che, a detta di Bruxelles, andavano a minare l’indipendenza della magistratura.

Mateusz Morawiecki, 53 anni, è primo ministro della Polonia dal 2017

Lo scontro giudiziario tra Europa e Polonia, le tappe della vicenda

Lo scontro giudiziario a distanza tra varie istituzioni europee e la Polonia non è nuovo. Nasce in coincidenza della vittoria alle elezioni del 2017 del partito Diritto e Giustizia, e si è aggravato lo scorso luglio sulla questione della Sezione disciplinare della Corte suprema. Tra le altre cose, l’Unione europea sostiene che quella sezione sia un organo che limita l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici, e che quindi non garantisce il rispetto dello Stato di diritto in Polonia.

In particolare, nel luglio dello scorso anno, la Corte aveva respinto il regolamento dell'Ue che permette alla Corte di Giustizia europea di pronunciarsi su "sistemi, principi e procedure" delle corti polacche, affermando che questo "non sia in linea con la Costituzione". Il ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro in quell’occasione sostenne che "la Costituzione polacca e la normalità” avevano vinto “sui tentativi di usare le agende unitarie per interferire nelle questioni interne dei paesi membri dell'Ue". Ziobro dichiarava che “le interferenze della Corte Ue nel regolamento del sistema di giustizia di uno stato membro dell'Ue non sono conformi con la costituzione di Varsavia”.

ll ministro della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro, 51 anni, ha dichiarato che "le interferenze della Corte Ue nel regolamento del sistema di giustizia di uno stato membro dell'Ue non sono conformi con la costituzione di Varsavia”

Lo scorso dicembre la Commissione europea aveva dunque ancora una volta aperto una procedura d’infrazione contro la Polonia a causa delle decisioni prese dalla Corte Costituzionale che violerebbero, tra l’altro, il principio del primato del diritto Ue su quello dei singoli Paesi. Dopo la decisione, il viceministro della Giustizia polacco, Sebastian Kaleta, ha parlato di "un grande giorno per lo stato di diritto e la sovranità polacca", aggiungendo che "un nuovo tentativo di interferire illegalmente dall’esterno con il sistema giudiziario polacco è stato fermato". Mentre il costituzionalista Piotr Mikuli, commentando la decisione sulla Gazeta Wyborcza, ha dichiarato: “Vergognatevi, abbiamo la guerra alle porte e la Polonia prosegue sulle tracce della Russia". Mikuli ricorda infatti che una sentenza simile fu pronunciata a Mosca nel 2015.

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