Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Tragedia in famiglia: pregiudicato uccide il figlio di 7 anni e tenta di ammazzare la moglie

Tragedia in famiglia: pregiudicato uccide il figlio di 7 anni e tenta di ammazzare la moglie

Il quarantenne, Davide Paitone, è stato individuato e arrestato poche ore dopo il folle gesto dai carabinieri a Viggiù, nel varesotto: nascosto nell’armadio il corpo senza vita del piccolo Daniele. I social: "Tragedia annunciata"

Lucia Lapi
2 Gennaio 2022
Danele Paitoni e il piccolo Daniele

DAVIDE PAITONE CON IL FIGLIO DANIELE Danele Paitoni e il piccolo Daniele

Share on FacebookShare on Twitter

Un uomo di 40 anni – Davide Paitoni, ai domiciliari dopo essere stato arrestato per aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro lo scorso 26 novembre ad Azzate, in provincia di Varese – ha ucciso il figlio di 7 anni, Daniele, la sera del primo giorno di questo nuovo anno, nella sua abitazione in provincia di Varese a Morazzone. Dopo il delitto il pregiudicato è andato a Gazzada, sempre nel Varesotto, e ha tentato di uccidere la ex moglie, che era ospite nell’abitazione dei suoi genitori. Da quanto si è appreso, in fase di separazione Davide Paitoni aveva ottenuto di trascorrere il Capodanno con il figlio: questa sera avrebbe dovuto riconsegnarlo alla mamma.

Daniele, nella sua abitazione di Morazzone (Varese), in una foto tratta da Facebook
Daniele Paitoni in una foto tratta da Facebook

L’uomo ha lasciato un biglietto sul corpo senza vita del figlio, confessando il brutale delitto: “Mi dispiace, perdonami papà”, le parole scritte da Davide Paitoni su un biglietto lasciato sul cadavere del bimbo, chiuso nell’armadio. Nella breve missiva l’uomo ha confessato il suo gesto ed espresso “grande disprezzo“ per la moglie, che poi ha tentato di uccidere. Inoltre ha avvisato con un messaggio vocale suo padre, dicendogli di aver fatto del male a suo figlio e di non aprire l’armadio della sua camera da letto, dove ha nascosto il corpo del bambino ucciso con un fendente alla gola.

Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura di Varese in presenza di gravissimi indizi nei confronti dell’uomo, bloccato dai carabinieri dopo un inseguimento in auto durante il quale Paitoni ha tentato di speronare i militari. In macchina aveva coltello e cocaina.

Codice rosso

Non c’era stata una denuncia diretta da parte della moglie, ma in base ad alcune segnalazioni da parte di altri era stato aperto un codice rosso per maltrattamenti in famiglia per Davide Paitoni: lo si apprende dagli inquirenti. I presunti maltrattamenti segnalati sarebbero cominciati nel 2019.

Daniele, il bimbo ucciso dal padre Davide Paitoni, nella sua abitazione di Morazzone (Varese), in una foto tratta da Facebook
Daniele, il bimbo ucciso dal padre Davide Paitoni, nella sua abitazione di Morazzone (Varese), in una foto tratta da Facebook

La macabra scoperta

I fatti risalgono infatti alla tarda serata di ieri, ma la macabra scoperta è stata fatta nelle ore successive. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo  ha ucciso Daniele utilizzando un’arma da taglio.

Davide Paitoni, il 40 enne che ha ucciso con una coltellata alla gola il figlio di sette anni, Daniele, nella sua abitazione di Morazzone (Varese)
Davide Paitoni, il 40 enne che ha ucciso con una coltellata alla gola il figlio di sette anni, Daniele, nella sua abitazione di Morazzone (Varese)

Dopo aver ucciso la sua creatura  l’uomo, secondo quanto riportato dal sito del quotidiano ‘La Prealpina’, ha raggiunto in auto la moglie a casa dei suoceri, accoltellandola in odo non grave, ed è scappato: ma poche ore dopo è stato bloccato e arrestato dai carabinieri a Viggiù. Durante la perquisizione nella sua casa di Morazzone, è stato scoperto nell’armadio il cadavere del piccolo Daniele. Sono stati i genitori della sua mamma ad avvisare i militari della presenza del nipotino a casa di Paitone, dov’è poi stato rinvenuto in corpicino.

Davide Paitoni, il 40 enne che ha ucciso con una coltellata il figlio, con il piccolo Daniele

I carabinieri della stazione di Carnago e della Compagnia di Saronno nella mattina hanno fermato l’uomo in fuga, bloccandolo a Viggiù e arrestandolo.

La fuga e l’arresto

Il 40enne che ha ucciso il figlio a Morazzone, in provincia di Varese, ha nascosto il corpo del bimbo nell’armadio di casa dopo averlo raggiunto con un fendente alla gola. Poi l’uomo, un pregiudicato del posto che era ai domiciliari, è salito in auto e ha guidato fino a casa dei genitori della moglie, dove ha tentato di aggredire anche lei a coltellate forse usando la stessa arma utilizzata per uccidere il figlio.

Le condizioni della mamma

Ricoverata in ospedale, la mamma di Daniele è  fuori pericolo di vita: stasera avrebbe dovuto riabbracciare il proprio piccolo, che non c’è più. I carabinieri hanno ritrovato il corpicino martoriato nascosto nell’armadio, colpito alla gola dalla persona di cui si fidava, dalla figura di riferimento che avrebbe dovuto difenderlo e prendersi cura di lui. Non ucciderlo.

I precedenti

Droga, alcol e violenza. Era diventata questa la vita di Davide Paitoni: addetto alle vendite di un’azienda di Azzate, sempre nel varesotto, l’uomo ha alle spalle diverse denunce, tra cui guida in stato di ebbrezza, ma la più grave risale al 26 novembre quando, al culmine di una lite, ha sferrato diverse coltellate alla schiena di un 52 enne con cui lavorava. Una lite banale, tanto che lo stesso 40 enne, una volta fermato in caserma, avrebbe faticato a trovare una spiegazione al suo gesto. Era stato arrestato, ma l’autorità giudiziaria aveva deciso che fossero sufficienti gli arresti domiciliari. Nel frattempo l’uomo, consumatore abituale di droghe (nella sua auto i carabinieri hanno trovato della cocaina), era nel pieno del suo divorzio.

La moglie, 36 anni e anche lei aggredita a coltellate ieri sera, ignara che a cadere sotto i colpi del marito prima era stato il loro bambino, aveva chiesto la separazione al termine di un lungo periodo di forti contrasti, con liti molto accese. Dopo circa sei anni di matrimonio, la donna ha confidato ai familiari di aver preso la decisione di lasciare il marito. Secondo quanto dichiarato da alcune persone vicine alla famiglia della donna, lei lo avrebbe denunciato (o forse sarebbe stata in procinto di farlo), ma allo stato attuale le denunce, confermano gli inquirenti, non sembrano essere state depositate.

Lui, evidentemente, non aveva accettato la scelta della moglie, tanto da decidere di armarsi di coltello e, come aveva fatto poco più di un mese prima con il suo collega, di scagliarsi contro suo figlio prima e sua moglie poi. In base al provvedimento di separazione, a Paitone era stato concesso di continuare a vedere suo figlio. Saranno ora gli inquirenti a ricostruire se e quando l’uomo abbia o meno pianificato il duplice delitto, conclusosi con la morte del bimbo e il grave ferimento della moglie. Di certo l’uomo non voleva arrendersi, dato che i carabinieri lo hanno bloccato poco lontano dal confine con la Svizzera, al termine di un lungo inseguimento.

Un momento dell’arresto (foto tratta da Facebook)

Le reazioni social: “Tragedia annunciata”

L’omicidio del piccolo Daniele “era una tragedia annunciata alla grande”: sui social è un coro unanime di condanna non solo per il padre, ma per chi gli ha permesso di vedere il figlio, che l’uomo, Davide Paitoni, ha ucciso la scorsa notte con un fendente alla gola. “Uccide suo figlio, tenta di assassinare l’ex, madre di suo figlio e vittima di violenze da parte sua, e chissà che non gli diano altri domiciliari…Inizia bene l’anno e ringraziamo la giustizia italiana” si legge su Facebook.

“Ringraziamo l’ingiustizia italiana! Nessuno ha pensato di mettere al riparo un bimbo innocente? Rimane tanta rabbia e tristezza, un bimbo che doveva rimanere lontanissimo da un soggetto pericoloso e psicopatico” aggiunge un’altra utente. “Non si doveva concedere a questo uomo, si dica ’padre’ – scrive un’altra persona – agli arresti domiciliari, con dei trascorsi non certo da santo di passare neanche un minuto con il figlioletto…Ennesima tragedia che si poteva evitare? Nessuno lo saprà mai“. “Vorrei sapere il perché – si domanda un altro frequentatore dei social – della concessione a questo delinquente di tenere il figlio con sé dopo vari episodi di violenza“.

“Era ai domiciliari per aver accoltellato un collega, ma aveva avuto il permesso di tenere il figlio a capodanno. Se è vero, qualcuno – riflette una donna – lo avrà sulla coscienza… povero bimbo”. “Questa gente instabile e pericolosa – si legge ancora – andrebbe rinchiusa e curata in centri psichiatrici, non lasciata libera con la speranza che non facciano altri gesti del genere! Chi ha pagato l’amaro conto ( come al solito) è il povero figlio innocente e il resto della famiglia”. “Ma quest’uomo era da internare! Ma come hanno fatto – aggiunge un’altra persona ancora – ad affidargli il piccolo?”. “Ma si può lasciare il figlio a uno agli arresti domiciliari perché ha accoltellato un collega? Questa tragedia – è l’amara conclusione di molti – si poteva tranquillamente evitare”.

Il fenomeno infanticidi e i figlicidi

La tragedia si aggiunge al lungo elenco si infanticidi e i figlicidi, una realtà inquietante e molto presente anche nel nostro Paese, e non da oggi. Stando ai dati forniti dall’Istat, dal 2006 al 2017, in Italia sono stati uccisi 34 neonati – vittime del cosiddetto “infanticidio” – mentre dalle stime del Ministero dell’Interno risulta che tra il 2017 e il 2018 gli omicidi volontari di cui sono stati vittime minori sono 36. Nel decennio compreso tra il 2004 e il 2014 i bambini uccisi dai genitori o in ambito familiare sono stati circa 245.

Il rapporto

Il primo rapporto sul figlicidio pubblicato dall’Istituto di ricerca Eures nell’ottobre 2015 consegnava altri dati rilevanti: nei quindici anni compresi tra 2000 e 2014 sono stati 379 i figli uccisi da un genitore – padre o madre – naturale o acquisito. Quindi, dal 2000 al 2017 nel nostro Paese 447 bambini sono morti per mano dei genitori o familiari.

Le motivazioni

Ma cosa spinge un padre o una madre a uccidere la propria creatura? Secondo i numerosi esperti che trattano e studiano questi tragici eventi sono tante le motivazioni che possono portare ad uccidere un figlio ed è sempre difficile dare una risposta se non si conoscono le persone e il contesto dove sono cresciute e vissute. A volte le motivazioni hanno a che fare con differenti vissuti depressivi poco manifesti e pertanto sottovalutati, ma spesso anche con la solitudine, con l’isolamento, la mancanza di confronto o l’incapacità di chiedere aiuto. Altre volte, con la carenza di competenze relazionali ed emotive. Molte tragedie di questo tipo sono l’esito di conflitti intrafamiliari, tra coniugi o ex coniugi, dove i figli vengono usati e strumentalizzati per ferire l’altro.

“Osservazioni” delle Nazioni Unite

Nel mese di febbraio 2019 sono state pubblicate le “Osservazioni conclusive” delle Nazioni Unite rivolte all’Italia con le puntuali raccomandazioni che analizzano lo stato dell’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro paese. Il Comitato ONU raccomanda allo Stato italiano di assicurare la realizzazione dei diritti dei bambini in linea con la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e i suoi Protocolli opzionali attraverso il processo d’attuazione dell’Agenda 2030 sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Quattordici pagine, 43 paragrafi, nei quali il Comitato delle Nazioni Unite ha manifestato preoccupazioni e ha raccomandato di adottare misure urgenti, in particolare in tema di distribuzione delle risorse finanziarie che tenga conto dei “diritti dei minorenni più vulnerabili, non discriminazione delle persone di minore età sotto ogni aspetto, educazione e istruzione, minorenni migranti, rifugiati e richiedenti asilo”, tra le altre cose esortando l’Italia a “introdurre un sistema nazionale di raccolta dati in materia di violenza contro i minorenni”. Tema questo molto collegato al tema dei figlicidi e della violenza assistita da parte dei minori nei casi di maltrattamento di genere.

Potrebbe interessarti anche

Sindaci ’disobbedienti’: Sergio Giordani (Padova), Isabella Conti (San Lazzaro di Savena) Alice Parma (Sant’Arcangelo di Romagna)
Attualità

Diritti dei figli di coppie omogenitoriali: aumentano i sindaci ‘disobbedienti’

24 Marzo 2023
Lifestyle

Carlotta Bertotti, la macchia sfoggiata: “Io ribelle come Mulan”

26 Marzo 2023
Raffaella Milandri e Audrey Black Eagle
Lifestyle

Si laurea in Antropologia in abito Crow dei nativi americani

24 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Un uomo di 40 anni - Davide Paitoni, ai domiciliari dopo essere stato arrestato per aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro lo scorso 26 novembre ad Azzate, in provincia di Varese - ha ucciso il figlio di 7 anni, Daniele, la sera del primo giorno di questo nuovo anno, nella sua abitazione in provincia di Varese a Morazzone. Dopo il delitto il pregiudicato è andato a Gazzada, sempre nel Varesotto, e ha tentato di uccidere la ex moglie, che era ospite nell'abitazione dei suoi genitori. Da quanto si è appreso, in fase di separazione Davide Paitoni aveva ottenuto di trascorrere il Capodanno con il figlio: questa sera avrebbe dovuto riconsegnarlo alla mamma.
Daniele, nella sua abitazione di Morazzone (Varese), in una foto tratta da Facebook
Daniele Paitoni in una foto tratta da Facebook
L'uomo ha lasciato un biglietto sul corpo senza vita del figlio, confessando il brutale delitto: “Mi dispiace, perdonami papà", le parole scritte da Davide Paitoni su un biglietto lasciato sul cadavere del bimbo, chiuso nell’armadio. Nella breve missiva l’uomo ha confessato il suo gesto ed espresso “grande disprezzo“ per la moglie, che poi ha tentato di uccidere. Inoltre ha avvisato con un messaggio vocale suo padre, dicendogli di aver fatto del male a suo figlio e di non aprire l’armadio della sua camera da letto, dove ha nascosto il corpo del bambino ucciso con un fendente alla gola. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura di Varese in presenza di gravissimi indizi nei confronti dell’uomo, bloccato dai carabinieri dopo un inseguimento in auto durante il quale Paitoni ha tentato di speronare i militari. In macchina aveva coltello e cocaina.

Codice rosso

Non c’era stata una denuncia diretta da parte della moglie, ma in base ad alcune segnalazioni da parte di altri era stato aperto un codice rosso per maltrattamenti in famiglia per Davide Paitoni: lo si apprende dagli inquirenti. I presunti maltrattamenti segnalati sarebbero cominciati nel 2019.
Daniele, il bimbo ucciso dal padre Davide Paitoni, nella sua abitazione di Morazzone (Varese), in una foto tratta da Facebook
Daniele, il bimbo ucciso dal padre Davide Paitoni, nella sua abitazione di Morazzone (Varese), in una foto tratta da Facebook

La macabra scoperta

I fatti risalgono infatti alla tarda serata di ieri, ma la macabra scoperta è stata fatta nelle ore successive. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo  ha ucciso Daniele utilizzando un’arma da taglio.
Davide Paitoni, il 40 enne che ha ucciso con una coltellata alla gola il figlio di sette anni, Daniele, nella sua abitazione di Morazzone (Varese)
Davide Paitoni, il 40 enne che ha ucciso con una coltellata alla gola il figlio di sette anni, Daniele, nella sua abitazione di Morazzone (Varese)
Dopo aver ucciso la sua creatura  l’uomo, secondo quanto riportato dal sito del quotidiano ‘La Prealpina’, ha raggiunto in auto la moglie a casa dei suoceri, accoltellandola in odo non grave, ed è scappato: ma poche ore dopo è stato bloccato e arrestato dai carabinieri a Viggiù. Durante la perquisizione nella sua casa di Morazzone, è stato scoperto nell’armadio il cadavere del piccolo Daniele. Sono stati i genitori della sua mamma ad avvisare i militari della presenza del nipotino a casa di Paitone, dov'è poi stato rinvenuto in corpicino.
Davide Paitoni, il 40 enne che ha ucciso con una coltellata il figlio, con il piccolo Daniele
I carabinieri della stazione di Carnago e della Compagnia di Saronno nella mattina hanno fermato l’uomo in fuga, bloccandolo a Viggiù e arrestandolo.

La fuga e l'arresto

Il 40enne che ha ucciso il figlio a Morazzone, in provincia di Varese, ha nascosto il corpo del bimbo nell’armadio di casa dopo averlo raggiunto con un fendente alla gola. Poi l’uomo, un pregiudicato del posto che era ai domiciliari, è salito in auto e ha guidato fino a casa dei genitori della moglie, dove ha tentato di aggredire anche lei a coltellate forse usando la stessa arma utilizzata per uccidere il figlio.

Le condizioni della mamma

Ricoverata in ospedale, la mamma di Daniele è  fuori pericolo di vita: stasera avrebbe dovuto riabbracciare il proprio piccolo, che non c'è più. I carabinieri hanno ritrovato il corpicino martoriato nascosto nell'armadio, colpito alla gola dalla persona di cui si fidava, dalla figura di riferimento che avrebbe dovuto difenderlo e prendersi cura di lui. Non ucciderlo.

I precedenti

Droga, alcol e violenza. Era diventata questa la vita di Davide Paitoni: addetto alle vendite di un’azienda di Azzate, sempre nel varesotto, l'uomo ha alle spalle diverse denunce, tra cui guida in stato di ebbrezza, ma la più grave risale al 26 novembre quando, al culmine di una lite, ha sferrato diverse coltellate alla schiena di un 52 enne con cui lavorava. Una lite banale, tanto che lo stesso 40 enne, una volta fermato in caserma, avrebbe faticato a trovare una spiegazione al suo gesto. Era stato arrestato, ma l’autorità giudiziaria aveva deciso che fossero sufficienti gli arresti domiciliari. Nel frattempo l’uomo, consumatore abituale di droghe (nella sua auto i carabinieri hanno trovato della cocaina), era nel pieno del suo divorzio. La moglie, 36 anni e anche lei aggredita a coltellate ieri sera, ignara che a cadere sotto i colpi del marito prima era stato il loro bambino, aveva chiesto la separazione al termine di un lungo periodo di forti contrasti, con liti molto accese. Dopo circa sei anni di matrimonio, la donna ha confidato ai familiari di aver preso la decisione di lasciare il marito. Secondo quanto dichiarato da alcune persone vicine alla famiglia della donna, lei lo avrebbe denunciato (o forse sarebbe stata in procinto di farlo), ma allo stato attuale le denunce, confermano gli inquirenti, non sembrano essere state depositate. Lui, evidentemente, non aveva accettato la scelta della moglie, tanto da decidere di armarsi di coltello e, come aveva fatto poco più di un mese prima con il suo collega, di scagliarsi contro suo figlio prima e sua moglie poi. In base al provvedimento di separazione, a Paitone era stato concesso di continuare a vedere suo figlio. Saranno ora gli inquirenti a ricostruire se e quando l’uomo abbia o meno pianificato il duplice delitto, conclusosi con la morte del bimbo e il grave ferimento della moglie. Di certo l’uomo non voleva arrendersi, dato che i carabinieri lo hanno bloccato poco lontano dal confine con la Svizzera, al termine di un lungo inseguimento.
Un momento dell'arresto (foto tratta da Facebook)

Le reazioni social: "Tragedia annunciata"

L’omicidio del piccolo Daniele “era una tragedia annunciata alla grande": sui social è un coro unanime di condanna non solo per il padre, ma per chi gli ha permesso di vedere il figlio, che l’uomo, Davide Paitoni, ha ucciso la scorsa notte con un fendente alla gola. “Uccide suo figlio, tenta di assassinare l’ex, madre di suo figlio e vittima di violenze da parte sua, e chissà che non gli diano altri domiciliari...Inizia bene l’anno e ringraziamo la giustizia italiana" si legge su Facebook. “Ringraziamo l’ingiustizia italiana! Nessuno ha pensato di mettere al riparo un bimbo innocente? Rimane tanta rabbia e tristezza, un bimbo che doveva rimanere lontanissimo da un soggetto pericoloso e psicopatico" aggiunge un’altra utente. “Non si doveva concedere a questo uomo, si dica ’padre’ - scrive un’altra persona - agli arresti domiciliari, con dei trascorsi non certo da santo di passare neanche un minuto con il figlioletto...Ennesima tragedia che si poteva evitare? Nessuno lo saprà mai“. “Vorrei sapere il perché - si domanda un altro frequentatore dei social - della concessione a questo delinquente di tenere il figlio con sé dopo vari episodi di violenza". “Era ai domiciliari per aver accoltellato un collega, ma aveva avuto il permesso di tenere il figlio a capodanno. Se è vero, qualcuno - riflette una donna - lo avrà sulla coscienza... povero bimbo". "Questa gente instabile e pericolosa - si legge ancora - andrebbe rinchiusa e curata in centri psichiatrici, non lasciata libera con la speranza che non facciano altri gesti del genere! Chi ha pagato l’amaro conto ( come al solito) è il povero figlio innocente e il resto della famiglia". “Ma quest’uomo era da internare! Ma come hanno fatto - aggiunge un’altra persona ancora - ad affidargli il piccolo?". "Ma si può lasciare il figlio a uno agli arresti domiciliari perché ha accoltellato un collega? Questa tragedia - è l’amara conclusione di molti - si poteva tranquillamente evitare".

Il fenomeno infanticidi e i figlicidi

La tragedia si aggiunge al lungo elenco si infanticidi e i figlicidi, una realtà inquietante e molto presente anche nel nostro Paese, e non da oggi. Stando ai dati forniti dall’Istat, dal 2006 al 2017, in Italia sono stati uccisi 34 neonati – vittime del cosiddetto “infanticidio” – mentre dalle stime del Ministero dell’Interno risulta che tra il 2017 e il 2018 gli omicidi volontari di cui sono stati vittime minori sono 36. Nel decennio compreso tra il 2004 e il 2014 i bambini uccisi dai genitori o in ambito familiare sono stati circa 245.

Il rapporto

Il primo rapporto sul figlicidio pubblicato dall’Istituto di ricerca Eures nell’ottobre 2015 consegnava altri dati rilevanti: nei quindici anni compresi tra 2000 e 2014 sono stati 379 i figli uccisi da un genitore – padre o madre – naturale o acquisito. Quindi, dal 2000 al 2017 nel nostro Paese 447 bambini sono morti per mano dei genitori o familiari.

Le motivazioni

Ma cosa spinge un padre o una madre a uccidere la propria creatura? Secondo i numerosi esperti che trattano e studiano questi tragici eventi sono tante le motivazioni che possono portare ad uccidere un figlio ed è sempre difficile dare una risposta se non si conoscono le persone e il contesto dove sono cresciute e vissute. A volte le motivazioni hanno a che fare con differenti vissuti depressivi poco manifesti e pertanto sottovalutati, ma spesso anche con la solitudine, con l’isolamento, la mancanza di confronto o l’incapacità di chiedere aiuto. Altre volte, con la carenza di competenze relazionali ed emotive. Molte tragedie di questo tipo sono l’esito di conflitti intrafamiliari, tra coniugi o ex coniugi, dove i figli vengono usati e strumentalizzati per ferire l’altro.

“Osservazioni” delle Nazioni Unite

Nel mese di febbraio 2019 sono state pubblicate le “Osservazioni conclusive” delle Nazioni Unite rivolte all’Italia con le puntuali raccomandazioni che analizzano lo stato dell’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro paese. Il Comitato ONU raccomanda allo Stato italiano di assicurare la realizzazione dei diritti dei bambini in linea con la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e i suoi Protocolli opzionali attraverso il processo d’attuazione dell’Agenda 2030 sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Quattordici pagine, 43 paragrafi, nei quali il Comitato delle Nazioni Unite ha manifestato preoccupazioni e ha raccomandato di adottare misure urgenti, in particolare in tema di distribuzione delle risorse finanziarie che tenga conto dei “diritti dei minorenni più vulnerabili, non discriminazione delle persone di minore età sotto ogni aspetto, educazione e istruzione, minorenni migranti, rifugiati e richiedenti asilo”, tra le altre cose esortando l’Italia a “introdurre un sistema nazionale di raccolta dati in materia di violenza contro i minorenni”. Tema questo molto collegato al tema dei figlicidi e della violenza assistita da parte dei minori nei casi di maltrattamento di genere.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto