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Home » HP Trio » Referendum cannabis, superate le 500mila firme. I promotori: “Risultato straordinario ma non sorprende”

Referendum cannabis, superate le 500mila firme. I promotori: “Risultato straordinario ma non sorprende”

Superata la quota minima nella raccolta firme, la prima esclusivamente online. I promotori esultano, invitando però a continuare la sottoscrizione e le donazioni. Magi: "Dimostra ai politici che dicono non sia una priorità cosa vogliono i cittadini"

Marianna Grazi
18 Settembre 2021
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Quota 500mila firme raggiunta. A una settimana precisa dal lancio, il referendum sulla cannabis supera il primo soglio, la cifra limite che permetterà al quesito di andare al voto nella primavera del 2022. Ancora un primato per quella che è la prima raccolta firme italiana tenutasi interamente online sul sito referendumcannabis.it. 

Promosso dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani, questo risultato rappresenta un primo importante traguardo, ma gli organizzatori invitano ad andare avanti con almeno un altro 15% di firme in più per sicurezza. Proprio come era successo, qualche settimana fa, per il referendum sull’eutanasia (leggi qui)

“Un risultato straordinario ma non sorprendente – il commento dei promotori – da tempo occorreva un intervento sul tema della cannabis e con la firma digitale in pochi giorni è esploso. La velocità della mobilitazione conferma la voglia di cambiamento sulla cannabis ma anche di partecipazione alle decisioni su questioni che toccano personalmente. Adesso però occorre raccogliere un ulteriore 15% in più di firme per essere certi di poter consegnare il referendum in Cassazione il 30 settembre”.

Il referendum, lo ricordiamo, rappresenta una sorta di piano B delineato, tra gli altri, dal deputato Riccardo Magi, presidente di + Europa, volto non nuovo nelle battaglie e nelle campagne per i diritti civili. Il piano A, quello della discussione in Parlamento del testo emerso dalla Commissione Giustizia sulla depenalizzazione delle droghe leggere, in primis proprio la cannabis, sembra essersi arenato sulle sabbie di una politica ostile o, come nel caso del Ddl Zan, troppo divisa. Per questo è stato lanciato l’appello alla società civile, da sempre pungolo per i politici e l’istituzione. E il risultato appare chiaro: basta chiudere gli occhi, serve una discussione seria e una risoluzione altrettanto concreta.

Qualche giorno fa, lo stesso Magi in un’intervista aveva spiegato il successo del referendum: “È come se ci fosse stata un’attesa nel Paese e questo per me è commuovente. Quest’esplosione di firme è la dimostrazione che alcuni leader politici dovrebbe andare più cauti nello stabilire cosa interessa ai cittadini visto che hanno subito commentato sostenendo che non fosse una priorità”. Poi, definendo la scelta della firma digitale “una rivoluzione” necessaria, ha concluso ribadendo l’importanza di ascoltare la voce dei cittadini: “Il referendum è una cosa seria: non serve solo a far pressione ma ad aprire un dibattito nel Paese, a convocare il corpo elettorale, non è un voto tanto per, iscrivendosi con una mail. Se poi ci sarà da riformare l’istituto referendario lo vedremo”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Quota 500mila firme raggiunta. A una settimana precisa dal lancio, il referendum sulla cannabis supera il primo soglio, la cifra limite che permetterà al quesito di andare al voto nella primavera del 2022. Ancora un primato per quella che è la prima raccolta firme italiana tenutasi interamente online sul sito referendumcannabis.it.  Promosso dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani, questo risultato rappresenta un primo importante traguardo, ma gli organizzatori invitano ad andare avanti con almeno un altro 15% di firme in più per sicurezza. Proprio come era successo, qualche settimana fa, per il referendum sull'eutanasia (leggi qui) "Un risultato straordinario ma non sorprendente – il commento dei promotori – da tempo occorreva un intervento sul tema della cannabis e con la firma digitale in pochi giorni è esploso. La velocità della mobilitazione conferma la voglia di cambiamento sulla cannabis ma anche di partecipazione alle decisioni su questioni che toccano personalmente. Adesso però occorre raccogliere un ulteriore 15% in più di firme per essere certi di poter consegnare il referendum in Cassazione il 30 settembre". Il referendum, lo ricordiamo, rappresenta una sorta di piano B delineato, tra gli altri, dal deputato Riccardo Magi, presidente di + Europa, volto non nuovo nelle battaglie e nelle campagne per i diritti civili. Il piano A, quello della discussione in Parlamento del testo emerso dalla Commissione Giustizia sulla depenalizzazione delle droghe leggere, in primis proprio la cannabis, sembra essersi arenato sulle sabbie di una politica ostile o, come nel caso del Ddl Zan, troppo divisa. Per questo è stato lanciato l'appello alla società civile, da sempre pungolo per i politici e l'istituzione. E il risultato appare chiaro: basta chiudere gli occhi, serve una discussione seria e una risoluzione altrettanto concreta. Qualche giorno fa, lo stesso Magi in un'intervista aveva spiegato il successo del referendum: "È come se ci fosse stata un'attesa nel Paese e questo per me è commuovente. Quest'esplosione di firme è la dimostrazione che alcuni leader politici dovrebbe andare più cauti nello stabilire cosa interessa ai cittadini visto che hanno subito commentato sostenendo che non fosse una priorità". Poi, definendo la scelta della firma digitale "una rivoluzione" necessaria, ha concluso ribadendo l'importanza di ascoltare la voce dei cittadini: "Il referendum è una cosa seria: non serve solo a far pressione ma ad aprire un dibattito nel Paese, a convocare il corpo elettorale, non è un voto tanto per, iscrivendosi con una mail. Se poi ci sarà da riformare l'istituto referendario lo vedremo".
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