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Home » HP Trio » Ridurre le emissioni inquinanti e passare a un’energia green con la Fotosintesi ‘artificiale’

Ridurre le emissioni inquinanti e passare a un’energia green con la Fotosintesi ‘artificiale’

Il progetto della startup pugliese "Green Independence" si basa sul principio naturale della fotosintesi clorofilliana: produrre energia, immagazzinare quella inutilizzata, convertire la CO2 in idrogeno pulito

Domenico Guarino
19 Aprile 2022
green independence

green independence-startup-puglia

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Una foglia salverà il mondo. La frase originale non era proprio questa, ma l’adattamento ha una sua ragione. L’intuizione viene dalla Puglia, e segnatamente dalla startup “Green Independence“, fondata da due ragazzi del luogo. La loro è una tecnologia così innovativa da permettere di rivoluzionare completamente il nostro modo di approcciarci all’energia. I ricercatori di “Green Independence” si sono fatti guidare da un concetto tanto semplice da essere spiegato alle elementari, quello della fotosintesi clorofilliana. Tant’è che il nome della tecnologia creata dalla startup è New Artificial Leaf (NAL), ovvero “nuova foglia artificiale”.

Alessandro Monticelli
Alessandro Monticelli, ingegnere tra i fondatori di Green Independence

Chi c’è dietro

Secondo le intenzioni, Green Independence nasce per risolvere i problemi energetici della nostra società attraverso le sue tecnologie, che sono potenzialmente in grado di convertire fino al 100% delle emissioni inquinanti di CO2 in una risorsa rinnovabile, creando un’alternativa efficace allo stoccaggio per le future produzioni energetiche. L’idea è di Alessandro Monticelli, un ingegnere con un percorso di studi e ricerca tra Politecnico di Torino, Alabama e University of Illinois, che allora lavorava in una multinazionale americana. A Monticelli si è poi aggiunta Marta Pisani, che si occupa principalmente della parte amministrativa e di marketing. Ma anche la professoressa Simelys Hernández, che da decenni si occupa di ricerca nell’ambito della produzione dell’idrogeno. E ancora, Matteo Morciano, post-doc in Ingegneria Energetica al Politecnico, e Noemi Figliolini, Financial Planning and Analysis Executive.

Come funziona la ‘fotosintesi artificiale’

Come funziona “Green Independence”? Semplice: si parte dall’acqua sporca o dall’acqua del mare che viene trasformata in acqua distillata e potabile attraverso il calore dissipato da un pannello fotovoltaico, che intanto incamera energia elettrica in modo ancor più efficiente grazie all’azione di raffreddamento garantita dall’acqua. Ma non è finita qui: l’energia non utilizzata viene convertita in idrogeno da una cella elettrochimica, che è inoltre capace di trasformare l’acqua satura a CO2 in Syngas, un combustibile sintetico. In praticala  tecnologia utilizzata “esattamente come gli alberi, può contemporaneamente produrre energia dal sole, immagazzinare l’energia che non viene utilizzata immediatamente trasformando le acque reflue o marine in idrogeno verde e riciclare le emissioni di CO2 producendo combustibili sintetici”.

fotosintesi artificiale (green independence)
Il processo di fotosintesi ‘artificiale’ ideato da Green Independence

Produrre idrogeno in loco

Non solo: si crea anche un sistema complesso che non richiede necessariamente la presenza di grandi infrastrutture e senza bisogno di connessione alla rete o batterie, in cui, oltre alla creazione di energia pulita, si procede a quella di strutture delocalizzate per la produzione di idrogeno “su edifici residenziali, lungo ferrovie e autostrade, parcheggi, stazioni di rifornimento e altre infrastrutture, aumentando la loro redditività e, soprattutto, abbassando il costo dell’idrogeno verde” racconta Alessandro Monticelli. Che aggiunge “il nostro progetto consentirebbe di produrre idrogeno in loco per camion e treni a idrogeno, anche lungo le autostrade e gli snodi ferroviari, favorendo inoltre la transizione energetica delle vecchie centrali a carbone in centrali green, senza dover distruggere le vecchie infrastrutture”.

Un ponte tra vecchie e nuove infrastrutture

Green Independence è una startup nata in Puglia che ha come obiettivo l’azzeramento delle emissioni inquinanti e la transizione verso un’energia pulita

La startup si pone come obiettivo quello di preparare un prototipo, in piccola scala, nel giro di 12 mesi, per poi concludere quello definitivo nel corso di due anni. “Nella progressiva evoluzione verso un mondo sostenibile, ‘Green Independence’ fornisce il ponte perfetto per collegare le vecchie industrie con quelle future risolvendo il loro principale problema ambientale: le alte emissioni di carbonio” dicono i ricercatori sul loro sito. E ancora “la nostra soluzione può guidare, attraverso una transizione graduale, la conversione degli attuali sistemi di produzione di energia in centrali elettriche a emissioni zero”. Nel frattempo, gli investitori e acceleratori Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital e Plug and Play hanno dato fiducia al progetto, mentre la società di energia Snam ha investito i primi 60 mila euro in Green Independence. Se son rose…

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Una foglia salverà il mondo. La frase originale non era proprio questa, ma l’adattamento ha una sua ragione. L’intuizione viene dalla Puglia, e segnatamente dalla startup "Green Independence", fondata da due ragazzi del luogo. La loro è una tecnologia così innovativa da permettere di rivoluzionare completamente il nostro modo di approcciarci all’energia. I ricercatori di "Green Independence" si sono fatti guidare da un concetto tanto semplice da essere spiegato alle elementari, quello della fotosintesi clorofilliana. Tant’è che il nome della tecnologia creata dalla startup è New Artificial Leaf (NAL), ovvero “nuova foglia artificiale”.
Alessandro Monticelli
Alessandro Monticelli, ingegnere tra i fondatori di Green Independence

Chi c'è dietro

Secondo le intenzioni, Green Independence nasce per risolvere i problemi energetici della nostra società attraverso le sue tecnologie, che sono potenzialmente in grado di convertire fino al 100% delle emissioni inquinanti di CO2 in una risorsa rinnovabile, creando un'alternativa efficace allo stoccaggio per le future produzioni energetiche. L’idea è di Alessandro Monticelli, un ingegnere con un percorso di studi e ricerca tra Politecnico di Torino, Alabama e University of Illinois, che allora lavorava in una multinazionale americana. A Monticelli si è poi aggiunta Marta Pisani, che si occupa principalmente della parte amministrativa e di marketing. Ma anche la professoressa Simelys Hernández, che da decenni si occupa di ricerca nell’ambito della produzione dell’idrogeno. E ancora, Matteo Morciano, post-doc in Ingegneria Energetica al Politecnico, e Noemi Figliolini, Financial Planning and Analysis Executive.

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fotosintesi artificiale (green independence)
Il processo di fotosintesi 'artificiale' ideato da Green Independence

Produrre idrogeno in loco

Non solo: si crea anche un sistema complesso che non richiede necessariamente la presenza di grandi infrastrutture e senza bisogno di connessione alla rete o batterie, in cui, oltre alla creazione di energia pulita, si procede a quella di strutture delocalizzate per la produzione di idrogeno “su edifici residenziali, lungo ferrovie e autostrade, parcheggi, stazioni di rifornimento e altre infrastrutture, aumentando la loro redditività e, soprattutto, abbassando il costo dell’idrogeno verde” racconta Alessandro Monticelli. Che aggiunge “il nostro progetto consentirebbe di produrre idrogeno in loco per camion e treni a idrogeno, anche lungo le autostrade e gli snodi ferroviari, favorendo inoltre la transizione energetica delle vecchie centrali a carbone in centrali green, senza dover distruggere le vecchie infrastrutture”.

Un ponte tra vecchie e nuove infrastrutture

Green Independence è una startup nata in Puglia che ha come obiettivo l'azzeramento delle emissioni inquinanti e la transizione verso un'energia pulita
La startup si pone come obiettivo quello di preparare un prototipo, in piccola scala, nel giro di 12 mesi, per poi concludere quello definitivo nel corso di due anni. “Nella progressiva evoluzione verso un mondo sostenibile, 'Green Independence' fornisce il ponte perfetto per collegare le vecchie industrie con quelle future risolvendo il loro principale problema ambientale: le alte emissioni di carbonio” dicono i ricercatori sul loro sito. E ancora “la nostra soluzione può guidare, attraverso una transizione graduale, la conversione degli attuali sistemi di produzione di energia in centrali elettriche a emissioni zero”. Nel frattempo, gli investitori e acceleratori Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital e Plug and Play hanno dato fiducia al progetto, mentre la società di energia Snam ha investito i primi 60 mila euro in Green Independence. Se son rose…
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