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La Consulta del Lazio boccia il bonus psicologo: "Risposta sbagliata ad un bisogno giusto"

di REMY MORANDI -
25 gennaio 2022
Salute mentale

Salute mentale

Il bonus psicologico è la risposta sbagliata ad un bisogno giusto”. Nel Lazio è scontro sul bonus psicologo tra la Consulta regionale per la salute mentale e il presidente della Regione Nicola Zingaretti. L’organismo ha infatti rigettato la decisione del governatore di istituire un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale delle persone in difficoltà ed erogato tramite voucher o bonus. “La Consulta regionale per la salute mentale – sottolinea l’organismo – in una riunione plenaria ha deciso all’unanimità di rendere pubblico il proprio dissenso riguardante l’erogazione di un voucher/bonus psicologico, auspicando che ciò possa ricondurre il presidente Zingaretti e la sua Giunta ad un ripensamento, destinando il fondo da 2,5 milioni di euro a quegli interventi strutturali che rafforzino la rete territoriale ed ospedaliera dei Servizi pubblici psichiatrici, con particolare attenzione alla salute mentale degli adolescenti / giovani adulti”.

Nicola Zingaretti, 56 anni, è presidente della Regione Lazio

Ma procediamo per gradi. Il 31 dicembre 2021 la Camera dei deputati ha deciso ufficialmente di bocciare e non inserire il bonus salute mentale da 50 milioni di euro all’interno della Legge di bilancio. Tale misura, nata in seguito allo scoppio di casi di disturbi mentali a causa della pandemia da Covid-19, prevedeva in particolare 15 milioni di euro destinati ad un bonus di avviamento psicologico e altri 35 milioni per un bonus sostegno. Il primo bonus doveva essere un contributo da 150 euro a persona, senza limiti di reddito. Il secondo bonus doveva essere progressivo e vincolato all’Isee. Ma tutto saltò perché il governo decise di bocciare la misura. Molte regioni, dunque, dopo lo stop del governo al bonus salute mentale, hanno deciso di muoversi da sole. Tra queste, la Campania, la Lombardia e appunto, il Lazio. Due settimane fa, infatti, la regione annunciò di voler istituire un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale dei giovani e delle persone più in difficoltà. Fu proprio il presidente del Lazio Nicola Zingaretti a sottolineare: “Destiniamo 2,5 milioni di euro per garantire l’accesso alle cure per la salute mentale, attraverso voucher da utilizzare presso le strutture pubbliche della regione”. La misura si era resa necessaria dopo l’esponenziale aumento di tentativi di suicidio nella regione a causa della pandemia. Secondo uno studio dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, infatti, sia i tentativi di suicidio che le pratiche di autolesionismo erano aumentate del 30% durante la seconda ondata di contagi da Covid-19 e anche le ospedalizzazioni relative a casi di disturbo mentale erano schizzate, volando dal 17% del 2020 al 45% del 2021. La proposta del presidente del Lazio di istituire un voucher/bonus psicologico venne accolta con entusiasmo. Ma adesso la Consulta regionale per la salute mentale ha deciso di dire no al bonus: in sostanza, quello che chiede l’organismo regionale competente in materia di salute mentale è di destinare il fondo da 2,5 milioni di euro non alle persone tramite voucher ma alla rete territoriale ed ospedaliera dei Servizi pubblici psichiatrici. “La pandemia Covid ha sottolineato e acuito – spiega la Consulta – le troppe diseguaglianze territoriali che caratterizzano la funzionalità dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) del Lazio. Per la grave carenza di personale e per il progressivo svuotamento dei Servizi, sono a rischio i livelli essenziali di cura con pericolose ricadute sulla salute dei pazienti e pesanti ripercussioni sulle famiglie. […]. Il voucher/bonus è la risposta sbagliata ad un bisogno giusto, ad una esigenza reale di incremento delle risorse da destinare però alle assunzioni di operatori”. E ancora: “Al presidente Zingaretti – punta il dito l’organismo – sfugge che la presa in carico del paziente psichiatrico nei DSM è ancora gratuita e quindi la sua dichiarazione ‘voucher da utilizzare presso strutture pubbliche nel Lazio’ non può trovare applicazione. Non si può, in nome della lotta alla pandemia, accettare un’iniziativa demagogica che, ricorrendo ai bonus, assimila la salute mentale ai vari beni materiali di consumo e non lo ritiene un bene collettivo da tutelare”. Per questo motivo la Consulta, a nome della presidente Daniela Pezzi chiede al presidente della Regione Lazio: “Rilancio dei Servizi psichiatrici pubblici, incremento delle équipe multiprofessionali, avvio di significativi progetti riabilitativi di inclusione sociale, valorizzazione della partecipazione attiva sono solo promesse da campagna elettorale?”.