Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » HP Trio » La Consulta del Lazio boccia il bonus psicologo: “Risposta sbagliata ad un bisogno giusto”

La Consulta del Lazio boccia il bonus psicologo: “Risposta sbagliata ad un bisogno giusto”

Dopo l'annuncio del governatore Zingaretti di istituire un fondo da 2,5 milioni da erogare tramite voucher alle persone con disturbi mentali, l'organismo competente frena: "I soldi vadano agli ospedali"

Remy Morandi
25 Gennaio 2022
Share on FacebookShare on Twitter

“Il bonus psicologico è la risposta sbagliata ad un bisogno giusto”. Nel Lazio è scontro sul bonus psicologo tra la Consulta regionale per la salute mentale e il presidente della Regione Nicola Zingaretti. L’organismo ha infatti rigettato la decisione del governatore di istituire un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale delle persone in difficoltà ed erogato tramite voucher o bonus. “La Consulta regionale per la salute mentale – sottolinea l’organismo – in una riunione plenaria ha deciso all’unanimità di rendere pubblico il proprio dissenso riguardante l’erogazione di un voucher/bonus psicologico, auspicando che ciò possa ricondurre il presidente Zingaretti e la sua Giunta ad un ripensamento, destinando il fondo da 2,5 milioni di euro a quegli interventi strutturali che rafforzino la rete territoriale ed ospedaliera dei Servizi pubblici psichiatrici, con particolare attenzione alla salute mentale degli adolescenti / giovani adulti”.

Nicola Zingaretti, 56 anni, è presidente della Regione Lazio

Ma procediamo per gradi. Il 31 dicembre 2021 la Camera dei deputati ha deciso ufficialmente di bocciare e non inserire il bonus salute mentale da 50 milioni di euro all’interno della Legge di bilancio. Tale misura, nata in seguito allo scoppio di casi di disturbi mentali a causa della pandemia da Covid-19, prevedeva in particolare 15 milioni di euro destinati ad un bonus di avviamento psicologico e altri 35 milioni per un bonus sostegno. Il primo bonus doveva essere un contributo da 150 euro a persona, senza limiti di reddito. Il secondo bonus doveva essere progressivo e vincolato all’Isee. Ma tutto saltò perché il governo decise di bocciare la misura.

Molte regioni, dunque, dopo lo stop del governo al bonus salute mentale, hanno deciso di muoversi da sole. Tra queste, la Campania, la Lombardia e appunto, il Lazio. Due settimane fa, infatti, la regione annunciò di voler istituire un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale dei giovani e delle persone più in difficoltà. Fu proprio il presidente del Lazio Nicola Zingaretti a sottolineare: “Destiniamo 2,5 milioni di euro per garantire l’accesso alle cure per la salute mentale, attraverso voucher da utilizzare presso le strutture pubbliche della regione”. La misura si era resa necessaria dopo l’esponenziale aumento di tentativi di suicidio nella regione a causa della pandemia. Secondo uno studio dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, infatti, sia i tentativi di suicidio che le pratiche di autolesionismo erano aumentate del 30% durante la seconda ondata di contagi da Covid-19 e anche le ospedalizzazioni relative a casi di disturbo mentale erano schizzate, volando dal 17% del 2020 al 45% del 2021.

La proposta del presidente del Lazio di istituire un voucher/bonus psicologico venne accolta con entusiasmo. Ma adesso la Consulta regionale per la salute mentale ha deciso di dire no al bonus: in sostanza, quello che chiede l’organismo regionale competente in materia di salute mentale è di destinare il fondo da 2,5 milioni di euro non alle persone tramite voucher ma alla rete territoriale ed ospedaliera dei Servizi pubblici psichiatrici. “La pandemia Covid ha sottolineato e acuito – spiega la Consulta – le troppe diseguaglianze territoriali che caratterizzano la funzionalità dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) del Lazio. Per la grave carenza di personale e per il progressivo svuotamento dei Servizi, sono a rischio i livelli essenziali di cura con pericolose ricadute sulla salute dei pazienti e pesanti ripercussioni sulle famiglie. […]. Il voucher/bonus è la risposta sbagliata ad un bisogno giusto, ad una esigenza reale di incremento delle risorse da destinare però alle assunzioni di operatori”. E ancora: “Al presidente Zingaretti – punta il dito l’organismo – sfugge che la presa in carico del paziente psichiatrico nei DSM è ancora gratuita e quindi la sua dichiarazione ‘voucher da utilizzare presso strutture pubbliche nel Lazio’ non può trovare applicazione. Non si può, in nome della lotta alla pandemia, accettare un’iniziativa demagogica che, ricorrendo ai bonus, assimila la salute mentale ai vari beni materiali di consumo e non lo ritiene un bene collettivo da tutelare”. Per questo motivo la Consulta, a nome della presidente Daniela Pezzi chiede al presidente della Regione Lazio: “Rilancio dei Servizi psichiatrici pubblici, incremento delle équipe multiprofessionali, avvio di significativi progetti riabilitativi di inclusione sociale, valorizzazione della partecipazione attiva sono solo promesse da campagna elettorale?”.

Potrebbe interessarti anche

CoorDown lancia la campagna "Ridiculous excuses not to be inclusive" per la giornata mondiale sulla sindrome di Down
Attualità

Giornata sindrome di Down: le scuse ridicole per non includere

21 Marzo 2023
Coppie omosessuali figli
Politica

Coppie omogenitoriali: in Italia i loro figli sono bimbi di serie B

15 Marzo 2023
Il 18 marzo ricorre la Giornata Mondiale del Riciclo
Lifestyle

Giornata Mondiale del Riciclo, i consigli per una spesa green

18 Marzo 2023

Instagram

  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
“Il bonus psicologico è la risposta sbagliata ad un bisogno giusto”. Nel Lazio è scontro sul bonus psicologo tra la Consulta regionale per la salute mentale e il presidente della Regione Nicola Zingaretti. L’organismo ha infatti rigettato la decisione del governatore di istituire un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale delle persone in difficoltà ed erogato tramite voucher o bonus. “La Consulta regionale per la salute mentale – sottolinea l’organismo – in una riunione plenaria ha deciso all’unanimità di rendere pubblico il proprio dissenso riguardante l’erogazione di un voucher/bonus psicologico, auspicando che ciò possa ricondurre il presidente Zingaretti e la sua Giunta ad un ripensamento, destinando il fondo da 2,5 milioni di euro a quegli interventi strutturali che rafforzino la rete territoriale ed ospedaliera dei Servizi pubblici psichiatrici, con particolare attenzione alla salute mentale degli adolescenti / giovani adulti”.
Nicola Zingaretti, 56 anni, è presidente della Regione Lazio
Ma procediamo per gradi. Il 31 dicembre 2021 la Camera dei deputati ha deciso ufficialmente di bocciare e non inserire il bonus salute mentale da 50 milioni di euro all’interno della Legge di bilancio. Tale misura, nata in seguito allo scoppio di casi di disturbi mentali a causa della pandemia da Covid-19, prevedeva in particolare 15 milioni di euro destinati ad un bonus di avviamento psicologico e altri 35 milioni per un bonus sostegno. Il primo bonus doveva essere un contributo da 150 euro a persona, senza limiti di reddito. Il secondo bonus doveva essere progressivo e vincolato all’Isee. Ma tutto saltò perché il governo decise di bocciare la misura. Molte regioni, dunque, dopo lo stop del governo al bonus salute mentale, hanno deciso di muoversi da sole. Tra queste, la Campania, la Lombardia e appunto, il Lazio. Due settimane fa, infatti, la regione annunciò di voler istituire un fondo da 2,5 milioni di euro destinato alla salute mentale dei giovani e delle persone più in difficoltà. Fu proprio il presidente del Lazio Nicola Zingaretti a sottolineare: “Destiniamo 2,5 milioni di euro per garantire l’accesso alle cure per la salute mentale, attraverso voucher da utilizzare presso le strutture pubbliche della regione”. La misura si era resa necessaria dopo l’esponenziale aumento di tentativi di suicidio nella regione a causa della pandemia. Secondo uno studio dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, infatti, sia i tentativi di suicidio che le pratiche di autolesionismo erano aumentate del 30% durante la seconda ondata di contagi da Covid-19 e anche le ospedalizzazioni relative a casi di disturbo mentale erano schizzate, volando dal 17% del 2020 al 45% del 2021. La proposta del presidente del Lazio di istituire un voucher/bonus psicologico venne accolta con entusiasmo. Ma adesso la Consulta regionale per la salute mentale ha deciso di dire no al bonus: in sostanza, quello che chiede l’organismo regionale competente in materia di salute mentale è di destinare il fondo da 2,5 milioni di euro non alle persone tramite voucher ma alla rete territoriale ed ospedaliera dei Servizi pubblici psichiatrici. “La pandemia Covid ha sottolineato e acuito – spiega la Consulta – le troppe diseguaglianze territoriali che caratterizzano la funzionalità dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) del Lazio. Per la grave carenza di personale e per il progressivo svuotamento dei Servizi, sono a rischio i livelli essenziali di cura con pericolose ricadute sulla salute dei pazienti e pesanti ripercussioni sulle famiglie. […]. Il voucher/bonus è la risposta sbagliata ad un bisogno giusto, ad una esigenza reale di incremento delle risorse da destinare però alle assunzioni di operatori”. E ancora: “Al presidente Zingaretti – punta il dito l’organismo – sfugge che la presa in carico del paziente psichiatrico nei DSM è ancora gratuita e quindi la sua dichiarazione ‘voucher da utilizzare presso strutture pubbliche nel Lazio’ non può trovare applicazione. Non si può, in nome della lotta alla pandemia, accettare un’iniziativa demagogica che, ricorrendo ai bonus, assimila la salute mentale ai vari beni materiali di consumo e non lo ritiene un bene collettivo da tutelare”. Per questo motivo la Consulta, a nome della presidente Daniela Pezzi chiede al presidente della Regione Lazio: “Rilancio dei Servizi psichiatrici pubblici, incremento delle équipe multiprofessionali, avvio di significativi progetti riabilitativi di inclusione sociale, valorizzazione della partecipazione attiva sono solo promesse da campagna elettorale?”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto