Il Pride di Torino - 150mila presenze per i promotori, tra le 50mila e le 70mila per la Prefettura - voleva essere inclusivo e ci è riuscito. Al di là del fatto che tutti gli interventi dal palco sono stati tradotti in Lis (linguaggio dei segni) e che una navetta di Gtt ha fatto sfilare le persone con disabilità motoria in bus, la parata torinese sembra non aver escluso davvero nessuno. Genere, Sesso, Famiglia, Amore, Abilismo. L'onda di Torino si è infranta contro tanti assoluti. Non ultimo, quello dettato dal Canone Estetico. “Vogliamo portare l’orgoglio della non conformità. La rabbia verso chi la limita e la felicità, che non può più essere rimandata”, ha detto il coordinatore del Torino Pride Marco Giusta. Quello del 18 "è stato un Pride bellissimo, coloratissimo. Segno che c’è voglia di lottare per il nostro diritto a essere felici. E segno che un Pride inclusivo, che allarga la lotta non solo alle istanze Lgbt+ ma anche quelle di chi è contro il razzismo, contro la grassofobia" e la conformità: parla a tutt*.
Oltre a queer, lesbiche, bisessuali, trans, transgender, gay, aromantiche, asessuali, intersessuali, non binarie, il pride torinese è stato animato da generazioni di ragazzi che sfoggiano l'acne sulla schiena come una spruzzata di brillantini. E di ragazze che indossano macchie e vitiligini come seta, forse contro una società dell'immagine che li vorrebbe tutti uguali.
A loro fianco, c'è anche una donna che indossa un lungo abito rosso, ha viso e corpo ricoperti di finti lividi: "Voglio rappresentare il femminicidio, visto che i dati sono molto alti in Italia e bisogna denunciare".
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