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Home » Attualità » Ucraina, la storica attivista per i diritti Lgbtqi+ Olena Shevchenko: “Putin è il male”

Ucraina, la storica attivista per i diritti Lgbtqi+ Olena Shevchenko: “Putin è il male”

Dai resoconti della guerra sui Fb al messaggio al mondo: "Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ hanno lasciato Paese, tutti sanno che saremo noi uno dei primi obiettivi, ma altri combattono"

Letizia Cini
6 Marzo 2022
Olena Shevchenko in uno scatto tratto dal suo profilo Facebook

Olena Shevchenko in uno scatto tratto dal suo profilo Facebook

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“Oggi è l’11esimo giorno di guerra in Ucraina: a Kyiv da questa mattina sento dei rumori terribili… esplosioni ogni minuto. È un’escalation. Vicino a Kyiv è un inferno ora. Non c’è un posto sicuro coloro le cui case erano vicino a Kiev. A volte penso che non ci sia niente da fare, ma quando la gente ci manda semplicemente un (messaggio di) “grazie per il tuo aiuto”… questo migliora un po’ le cose… Sente nell’aria l’odore di polvere da sparo e cenere. Ieri quando sono uscito da un negozio c’è stata una grande esplosione nelle vicinanze, una parte della vetrina è caduta vicino a me. Era sconvolgente, non provavo più paura. La gente dice che puoi osare quasi tutto nella tua vita. Non voglio. Rivoglio la mia vita serena”. Fanno tremare le vene dei polsi le parole che Olena Shevchenko scrive sul suo profilo Facebook.

Il messaggio di Olena Shevchenko

Olena Shevchenko
Olena Shevchenko storica attivista per i diritti Lgbtqi+  ucraina durante l’intervista

E in un’intervista la determinata attivista per i diritti Lgbt ucraina, lancia un appello dimostrando forza, determinazione e coraggio. Di fronte all’inazione russa, la comunità Lgbtqi+ ucraina conferma infatti l’altra faccia, quella di chi in campo combatte per non veder calpestati i propri diritti, proprio là dove a correre i maggiori rischi sarebbero soprattutto minoranze e dissidenti.
In queste difficili ore di guerra, nonostante il crescere dei timori, l’intenzione della comunità Lgbtqi+ è non arrendersi, tant’è che molti attivisti e veterani della stessa comunità si sono uniti all’esercito per fronteggiare l’invasore. “La situazione sul terreno è grave”, sottolinea l’attivista lesbica Olena Shevchenko, a capo dell’organizzazione ‘Insight’ e rappresentante europea di Ilga World, la rete mondiale (di oltre 1.700 organizzazioni) che dal 1978 si batte per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali.

I rischi per le persone Lgbtqi+

In Ucraina Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite
In Ucraina Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite

“Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite alla volta di altri Paesi; tutti sanno che le persone Lgbtqi+ saranno uno dei primi obiettivi sotto il possibile controllo dell’Ucraina. Fanno quello che possono per cercare di salvarsi”, le parole di Olena Shevchenko, che ogni giorno riceve centinaia di messaggi e chiamate di persone Lgbtqi+ preoccupate. Altri invece hanno preferito rimanere in campo e combattere.

Olena Shevchenko scrive sul suo profilo Facebook
Olena Shevchenko in uno scatto tratto dal suo profilo Facebook

“Molte persone Lgbtqi+ hanno fatto il servizio militare. Alcuni erano in guerra nel 2014 nell’Ucraina orientale. Ora sono veterani e sono andati a proteggere di nuovo il nostro Paese”, prosegue la storica attivista per i diritti umani, che è anche co-presidente del Consiglio Lgbt dell’Ucraina. Riguardo la notizia rimbalzata sui media di una ‘kill list’ che Vladimir Putin avrebbe stilato composta, tra gli altri, anche di attivisti Lgbtqi+, Olena Shevchenko, si limita a dire di averne “sentito parlare” ma non aggiunge altro, se non che “tutto è possibile”. Con Putin naturalmente. Ma chi è lui? “È il Male. Sta distruggendo il nostro Paese, le nostre case. Sta uccidendo la nostra gente”.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
“Oggi è l’11esimo giorno di guerra in Ucraina: a Kyiv da questa mattina sento dei rumori terribili... esplosioni ogni minuto. È un’escalation. Vicino a Kyiv è un inferno ora. Non c’è un posto sicuro coloro le cui case erano vicino a Kiev. A volte penso che non ci sia niente da fare, ma quando la gente ci manda semplicemente un (messaggio di) “grazie per il tuo aiuto”... questo migliora un po’ le cose... Sente nell’aria l’odore di polvere da sparo e cenere. Ieri quando sono uscito da un negozio c’è stata una grande esplosione nelle vicinanze, una parte della vetrina è caduta vicino a me. Era sconvolgente, non provavo più paura. La gente dice che puoi osare quasi tutto nella tua vita. Non voglio. Rivoglio la mia vita serena". Fanno tremare le vene dei polsi le parole che Olena Shevchenko scrive sul suo profilo Facebook.

Il messaggio di Olena Shevchenko

Olena Shevchenko
Olena Shevchenko storica attivista per i diritti Lgbtqi+  ucraina durante l'intervista
E in un’intervista la determinata attivista per i diritti Lgbt ucraina, lancia un appello dimostrando forza, determinazione e coraggio. Di fronte all’inazione russa, la comunità Lgbtqi+ ucraina conferma infatti l’altra faccia, quella di chi in campo combatte per non veder calpestati i propri diritti, proprio là dove a correre i maggiori rischi sarebbero soprattutto minoranze e dissidenti. In queste difficili ore di guerra, nonostante il crescere dei timori, l’intenzione della comunità Lgbtqi+ è non arrendersi, tant’è che molti attivisti e veterani della stessa comunità si sono uniti all’esercito per fronteggiare l’invasore. “La situazione sul terreno è grave", sottolinea l’attivista lesbica Olena Shevchenko, a capo dell’organizzazione ‘Insight’ e rappresentante europea di Ilga World, la rete mondiale (di oltre 1.700 organizzazioni) che dal 1978 si batte per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali.

I rischi per le persone Lgbtqi+

In Ucraina Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite
In Ucraina Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite
“Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite alla volta di altri Paesi; tutti sanno che le persone Lgbtqi+ saranno uno dei primi obiettivi sotto il possibile controllo dell’Ucraina. Fanno quello che possono per cercare di salvarsi”, le parole di Olena Shevchenko, che ogni giorno riceve centinaia di messaggi e chiamate di persone Lgbtqi+ preoccupate. Altri invece hanno preferito rimanere in campo e combattere.
Olena Shevchenko scrive sul suo profilo Facebook
Olena Shevchenko in uno scatto tratto dal suo profilo Facebook
“Molte persone Lgbtqi+ hanno fatto il servizio militare. Alcuni erano in guerra nel 2014 nell’Ucraina orientale. Ora sono veterani e sono andati a proteggere di nuovo il nostro Paese”, prosegue la storica attivista per i diritti umani, che è anche co-presidente del Consiglio Lgbt dell’Ucraina. Riguardo la notizia rimbalzata sui media di una ‘kill list’ che Vladimir Putin avrebbe stilato composta, tra gli altri, anche di attivisti Lgbtqi+, Olena Shevchenko, si limita a dire di averne “sentito parlare” ma non aggiunge altro, se non che “tutto è possibile”. Con Putin naturalmente. Ma chi è lui? “È il Male. Sta distruggendo il nostro Paese, le nostre case. Sta uccidendo la nostra gente”.
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