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Home » Attualità » Ungheria, il referendum sulla legge anti-propaganda Lgbt. Orbán si gioca il 4° mandato

Ungheria, il referendum sulla legge anti-propaganda Lgbt. Orbán si gioca il 4° mandato

"Vinceremo e fermeremo ai confini dell’Ungheria la follia gender che serpeggia nel mondo occidentale" ha detto il presidente uscente, che si candida a rimanere a capo del governo del Paese per la quarta volta

Marianna Grazi
2 Aprile 2022
referendum lgbt ungheria

Domenica 3 aprile l'Ungheria vota sia il rinnovo del Parlamento che nel referendum sul divieto di propaganda Lgbtq+

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L’Ungheria si prepara al voto: domani, domenica 3 aprile, i cittadini sono infatti invitati alle urne per il rinnovo del Parlamento ma anche per esprimersi nel referendum sulla legge che impone il divieto di propaganda Lgbt. Se la la vittoria del premier uscente Viktor Orbán è data praticamente per scontata, nonostante il calo di gradimento per il suo partito testimoniato dai sondaggi, tanto che si parla, ormai da settimane, di un vero e proprio voto confermativo sulla sua persona, il tanto temuto momento della verità sui diritti queer è arrivato, anche se sembra assurdo che possa accadere nel cuore dell’Europa.

Folla alla parata dell’orgoglio LGBT a Budapest il 24 luglio 2021. (AFP)

La legge contro la “promozione dell’omosessualità”

A giugno 2021 il Parlamento ungherese ha approvato (con 157 voti a favore e solo uno contrario) un emendamento proposto dal partito di estrama destra Fidesz, che vieta la condivisione di qualsiasi contenuto che promuova l’omosessualità o il cambio di sesso, in contesti pubblici come scuole e televisioni, a chiunque abbia meno di 18 anni. La nuova norma, ha detta del premier, ha come scopo ufficiale quello “di garantire la protezione dei diritti dei bambini. La pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni” e questo tipo di contenuti, vietati ovviamente nelle scuole e nei luoghi di educazione, così come nelle pubblicità, potrà essere trasmesso in tv solo ed esclusivamente tra le 22 e le 5 del mattino.

L’Ungheria si spacca: il Parlamento approva la legge “anti propaganda lgbtq” mentre nelle strade il pride richiamai migliaia di cittadini

Come riporta Gay.it, anche in un momento tanto buio per i diritti civili, c’è una nota di colore riguardante proprio questa legge – la notizia aveva destato un ampio scandalo ai tempi–: infatti l’ex europarlamentare Jozsef Szajer, autore del testo liberticida e tra i fedelissimi di Orbán nel partito, è stato arrestato nel 2020 a Bruxelles per aver violato le restrizioni anti-coronavirus partecipando a un festino gay con altri 24 uomini. Sì, avete capito bene, un festino gay. Quando si dice il karma…

Proteste e minacce

Immediate erano state le proteste di piazze (ma anche su palcoscenici internazionali come i Gp di Formula1 e le partite dell’Europeo di Calcio) contro quella che viene definita una “legge anti propaganda Lgbtq”, e la presa di posizione della Commissione Europea, che nei confronti dell’Ungheria ha minacciato sanzioni e ripercussioni economiche. I toni dello scontro, ormai aperto, si erano alzati con l’annuncio di Orbán: “Ora Bruxelles chiede emendamenti alla legge sull’istruzione e alla legge sulla protezione dei minori. Cinque anni fa c’è stato un referendum. E c’è stata la volontà comune del popolo di impedire a Bruxelles di obbligarci ad accoglierei migranti. Li abbiamo fermati allora, possiamo fermarli ora“. Qui il video della dichiarazione del presidente ungherese del luglio scorso:

https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/04/m20210721192010247.mp4

Il referendum

Chiamato ora a valorizzare le sue decisioni dal punto di vista popolare, Viktor Orbán si gioca il quarto mandato anche (e soprattutto) sul referendum. Una chiamata alle armi di stampo quanto mai omotransfobico, in un momento in cui, a causa della Guerra in Ucraina, alcuni leader europei dello stesso stampo chiamiamolo tradizionalista e ortodosso – per non definirlo apertamente discriminatorio – vengono riabilitati grazie al loro intervento sul fronte profughi.  “Proteggeremo le nostre famiglie: un padre è un uomo, una madre è una donna e lasciate stare i nostri figli” ma anche “Vinceremo e fermeremo ai confini dell’Ungheria la follia gender che serpeggia nel mondo occidentale” sono alcuni dei claim che ha tuonato Orbán negli scorsi giorni davanti a quasi 100mila persone in uno degli ultimi comizi elettorali. Intanto però l’organizzazione All Out, che si batte in difesa dei diritti umani di tutt* coloro che rientrano nelle comunità LGBTQIA+, insieme a una coalizione di organizzazioni ungheresi guidate da Háttér Society e Amnesty International Ungheria, nella serata di mercoledì 30 marzo ha illuminato un palazzo della capitale Budapest con un’enorme proiezione in cui si invitava a votare scheda nulla al referendum.

All-Out-referendum-LGBT-Ungheria
L’enorme proiezione dell’organizzazione All Out per invitare i cittadini ungheresi a votare scheda nulla

Gli ungheresi, domenica 3 aprile, si troveranno davanti questi 5 quesiti:

  1. Sei a favore dello svolgimento di presentazioni negli istituti di istruzione pubblica che introducano i minori a temi sull’orientamento sessuale senza l’autorizzazione dei genitori?
  2. Sei a favore della promozione di trattamenti di riassegnazione di genere per i minori?
  3. Sei a favore che trattamenti per la riassegnazione di genere siano messi a disposizione dei minori?
  4. Sei a favore che ai minori vengano mostrati, senza alcuna restrizione, contenuti media di natura sessuale in grado di influenzare il loro sviluppo?
  5.  Sei a favore che ai minori vengano presentati contenuti multimediali che mostrino la riassegnazione di genere?

L’organizzazione no profit ha anche aperto una petizione – già oltre le 85.600 firme – per invitare l’Unione Europea a “intervenire immediatamente e usare tutti gli strumenti a sua disposizione per costringere il governo ungherese a ritirare questa legge” si legge sul sito alla pagina dedicata. “Questa non è la prima volta che le famiglie arcobaleno e i loro figli sono sotto attacco in Ungheria: nel 2020, il Parlamento ha votato una legge che impedisce, di fatto, alle coppie gay di adottare bambini, limitando la possibilità di adozione alle coppie sposate. Come Stato membro dell’Unione europea, l’Ungheria si è impegnata a rispettare i diritti umani dei suoi cittadini. Approvando questa legislazione ha chiaramente violato questo impegno e deve subirne le conseguenze”.

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Instagram

  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
L'Ungheria si prepara al voto: domani, domenica 3 aprile, i cittadini sono infatti invitati alle urne per il rinnovo del Parlamento ma anche per esprimersi nel referendum sulla legge che impone il divieto di propaganda Lgbt. Se la la vittoria del premier uscente Viktor Orbán è data praticamente per scontata, nonostante il calo di gradimento per il suo partito testimoniato dai sondaggi, tanto che si parla, ormai da settimane, di un vero e proprio voto confermativo sulla sua persona, il tanto temuto momento della verità sui diritti queer è arrivato, anche se sembra assurdo che possa accadere nel cuore dell'Europa.
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La legge contro la “promozione dell’omosessualità”

A giugno 2021 il Parlamento ungherese ha approvato (con 157 voti a favore e solo uno contrario) un emendamento proposto dal partito di estrama destra Fidesz, che vieta la condivisione di qualsiasi contenuto che promuova l’omosessualità o il cambio di sesso, in contesti pubblici come scuole e televisioni, a chiunque abbia meno di 18 anni. La nuova norma, ha detta del premier, ha come scopo ufficiale quello “di garantire la protezione dei diritti dei bambini. La pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni” e questo tipo di contenuti, vietati ovviamente nelle scuole e nei luoghi di educazione, così come nelle pubblicità, potrà essere trasmesso in tv solo ed esclusivamente tra le 22 e le 5 del mattino.
L'Ungheria si spacca: il Parlamento approva la legge "anti propaganda lgbtq" mentre nelle strade il pride richiamai migliaia di cittadini
Come riporta Gay.it, anche in un momento tanto buio per i diritti civili, c'è una nota di colore riguardante proprio questa legge – la notizia aveva destato un ampio scandalo ai tempi–: infatti l'ex europarlamentare Jozsef Szajer, autore del testo liberticida e tra i fedelissimi di Orbán nel partito, è stato arrestato nel 2020 a Bruxelles per aver violato le restrizioni anti-coronavirus partecipando a un festino gay con altri 24 uomini. Sì, avete capito bene, un festino gay. Quando si dice il karma...

Proteste e minacce

Immediate erano state le proteste di piazze (ma anche su palcoscenici internazionali come i Gp di Formula1 e le partite dell'Europeo di Calcio) contro quella che viene definita una "legge anti propaganda Lgbtq", e la presa di posizione della Commissione Europea, che nei confronti dell'Ungheria ha minacciato sanzioni e ripercussioni economiche. I toni dello scontro, ormai aperto, si erano alzati con l'annuncio di Orbán: "Ora Bruxelles chiede emendamenti alla legge sull’istruzione e alla legge sulla protezione dei minori. Cinque anni fa c’è stato un referendum. E c’è stata la volontà comune del popolo di impedire a Bruxelles di obbligarci ad accoglierei migranti. Li abbiamo fermati allora, possiamo fermarli ora". Qui il video della dichiarazione del presidente ungherese del luglio scorso:
https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/04/m20210721192010247.mp4

Il referendum

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  3. Sei a favore che trattamenti per la riassegnazione di genere siano messi a disposizione dei minori?
  4. Sei a favore che ai minori vengano mostrati, senza alcuna restrizione, contenuti media di natura sessuale in grado di influenzare il loro sviluppo?
  5.  Sei a favore che ai minori vengano presentati contenuti multimediali che mostrino la riassegnazione di genere?
L'organizzazione no profit ha anche aperto una petizione – già oltre le 85.600 firme – per invitare l'Unione Europea a "intervenire immediatamente e usare tutti gli strumenti a sua disposizione per costringere il governo ungherese a ritirare questa legge" si legge sul sito alla pagina dedicata. "Questa non è la prima volta che le famiglie arcobaleno e i loro figli sono sotto attacco in Ungheria: nel 2020, il Parlamento ha votato una legge che impedisce, di fatto, alle coppie gay di adottare bambini, limitando la possibilità di adozione alle coppie sposate. Come Stato membro dell'Unione europea, l'Ungheria si è impegnata a rispettare i diritti umani dei suoi cittadini. Approvando questa legislazione ha chiaramente violato questo impegno e deve subirne le conseguenze".
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