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Home » HP Trio » Vittime di violenza: in Italia entra in vigore il sussidio statale per le donne, il “Reddito di libertà”

Vittime di violenza: in Italia entra in vigore il sussidio statale per le donne, il “Reddito di libertà”

Contenuto Decreto Rilancio del 17 dicembre 2020 è ora entrato in vigore: si tratta di un sussidio statale di 400 euro mensili per massimo 1 anno che le donne seguite dai centri anti violenza possono richiedere attraverso un modulo apposito all'Inps. Lo scopo è quello di sostenerle concretamente nel percorso di recupero della propria autonomia

Marianna Grazi
30 Luglio 2021
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Vittime di violenza: non solo sessuale, ma spesso anche economica.

La mancata autonomia economica è, infatti, uno dei maggiori ostacoli che le donne incontrano sia nel momento in cui scelgono di denunciate la violenza subita sia nella fase successiva, quando devono trovare una sistemazione per allontanarsi dall’abusante, spesso il compagno o marito con cui condividono la casa. In questo senso si è mosso il Governo italiano che ha ideato il cosiddetto “Reddito di libertà”: contenuto nel Dpcm del 17 dicembre 2020 (Decreto Rilancio) e ora ufficialmente entrato in vigore, si tratta di un sussidio statale per tutelare e sostenere le persone più vulnerabili e le vittime di violenza di genere, soprattutto dopo un periodo terribile come quello della pandemia.

Dal primo gennaio al 18 luglio 2021 sono stati registrati in Italia 60 omicidi di donne, di cui 52 uccise in ambito familiare o affettivo. Di queste, 37 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza sulle donne e lo stalking, sono sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). Le donne hanno segnalato violenza fisica, nel 47,9% dei casi, ma anche violenza psicologica, in una percentuale che supera il 50%.

Numeri da capogiro, che testimoniano un fenomeno gravissimo e ancora profondamente radicato nella società italiana. A questo, dicevamo, va aggiunta la “violenza economica”, che secondo la rete antiviolenza D.i.Re, colpisce il 34% delle donne accolte nei centri di supporto. La Convenzione di Istanbul spiega che questa consiste nel “controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso un’esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà”.

Si tratta di un problema strutturale e molto diffuso, che il “Reddito di libertà” mira proprio a combattere. Il contributo è stato fissato ad un massimo di 400 euro su base mensile fino a 12 mensilità. Le donne che ne fanno richiesta, sole o con figli minori a carico, devono essere seguite da centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali. Lo scopo, quindi, è quello di aiutarle concretamente nel percorso di fuoriuscita dall’abuso subito, puntando a farle (ri)appropriare della loro autonomia. Coloro che abbiano subito una violenza domestica e si trovino in condizioni di particolare vulnerabilità avranno così la possibilità di sostenere le spese per assicurare l’abitazione, il percorso scolastico e formativo dei figli minori e l’autonomia personale necessaria per uscire dalla drammatica situazione in cui si trovano.

Il sussidio verrà erogato dall’Inps tramite un modulo apposito di richiesta. A questo è necessario allegare un’autocertificazione e una dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza che segue la persona in difficoltà e la dichiarazione del servizio sociale di riferimento. In esso deve essere attestato lo stato di bisogno straordinario o urgente della vittima per sottolineare la necessità di un aiuto economico. Un aiuto che, per quanto piccolo o parziale, può riaccendere la speranza delle donne verso un futuro migliore.

Sicuramente un passo avanti necessario e fondamentale alla lotta contro la violenza di genere.

 

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Vittime di violenza: non solo sessuale, ma spesso anche economica. La mancata autonomia economica è, infatti, uno dei maggiori ostacoli che le donne incontrano sia nel momento in cui scelgono di denunciate la violenza subita sia nella fase successiva, quando devono trovare una sistemazione per allontanarsi dall'abusante, spesso il compagno o marito con cui condividono la casa. In questo senso si è mosso il Governo italiano che ha ideato il cosiddetto "Reddito di libertà": contenuto nel Dpcm del 17 dicembre 2020 (Decreto Rilancio) e ora ufficialmente entrato in vigore, si tratta di un sussidio statale per tutelare e sostenere le persone più vulnerabili e le vittime di violenza di genere, soprattutto dopo un periodo terribile come quello della pandemia. Dal primo gennaio al 18 luglio 2021 sono stati registrati in Italia 60 omicidi di donne, di cui 52 uccise in ambito familiare o affettivo. Di queste, 37 hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza sulle donne e lo stalking, sono sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). Le donne hanno segnalato violenza fisica, nel 47,9% dei casi, ma anche violenza psicologica, in una percentuale che supera il 50%. Numeri da capogiro, che testimoniano un fenomeno gravissimo e ancora profondamente radicato nella società italiana. A questo, dicevamo, va aggiunta la "violenza economica", che secondo la rete antiviolenza D.i.Re, colpisce il 34% delle donne accolte nei centri di supporto. La Convenzione di Istanbul spiega che questa consiste nel "controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso un'esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un'entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà". Si tratta di un problema strutturale e molto diffuso, che il "Reddito di libertà" mira proprio a combattere. Il contributo è stato fissato ad un massimo di 400 euro su base mensile fino a 12 mensilità. Le donne che ne fanno richiesta, sole o con figli minori a carico, devono essere seguite da centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali. Lo scopo, quindi, è quello di aiutarle concretamente nel percorso di fuoriuscita dall'abuso subito, puntando a farle (ri)appropriare della loro autonomia. Coloro che abbiano subito una violenza domestica e si trovino in condizioni di particolare vulnerabilità avranno così la possibilità di sostenere le spese per assicurare l'abitazione, il percorso scolastico e formativo dei figli minori e l'autonomia personale necessaria per uscire dalla drammatica situazione in cui si trovano. Il sussidio verrà erogato dall'Inps tramite un modulo apposito di richiesta. A questo è necessario allegare un'autocertificazione e una dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza che segue la persona in difficoltà e la dichiarazione del servizio sociale di riferimento. In esso deve essere attestato lo stato di bisogno straordinario o urgente della vittima per sottolineare la necessità di un aiuto economico. Un aiuto che, per quanto piccolo o parziale, può riaccendere la speranza delle donne verso un futuro migliore. Sicuramente un passo avanti necessario e fondamentale alla lotta contro la violenza di genere.  
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