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Home » Scienze e culture » A tre anni giocava con le bambole e voleva evirarsi. Grazie alla famiglia e agli amici si avvia a diventare una bimba felice

A tre anni giocava con le bambole e voleva evirarsi. Grazie alla famiglia e agli amici si avvia a diventare una bimba felice

Mentre giocava con le bambole, la mamma lo sorprese mentre tentava di tagliarsi il pene. Circondato da affetto e comprensione, cinque anni dopo ha fatto coming out a scuola, veste abiti da bimba ed viene chiamata con pronomi femminili. La mamma: "Ora voglio aiutare le famiglie che hanno una storia simile alla nostra”

Sofia Francioni
4 Settembre 2021
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“Ero in cucina a preparare la cena, con le spalle alla porta delle camera da letto di Logan. Lo sentivo chiacchierare con le sue bambole, ma improvvisamente rimase in silenzio. Lo chiamai, senza ricevere risposta. Quando entrai nella stanza, lo bloccai mentre era con i pantaloni abbassati e le forbici in mano, tentando di tagliarsi il pene“.

In quell’istante, nella contea inglese dello Staffordshire, Jess Bratton, mamma di Logan – come riporta il quotidiano Mirror – si rese conto che il suo bambino di tre anni “non stava attraversando una fase”, ma voleva davvero ad ogni costo diventare una bambina e che giocare con le bambole, indossare vestiti femminili, truccarsi e acconciarsi i capelli, come aveva fatto fino a quel momento, erano tutti segnali che esprimevano uno stesso disagio: non sto bene dentro il mio corpo.

“Quando lo vidi rimasi a bocca aperta – continua – gli tolsi immediatamente le forbici dalle mani. Poi lo tenni fra le braccia e piangemmo entrambi”.
È una confessione che le costa fatica, ma mamma Jess ha deciso di parlarne apertamente per “aumentare la consapevolezza sull’essere transgender e per esortare gli altri genitori a non essere imbarazzati per le scelte dei loro figli”.

Una scelta coraggiosa, che le è apparsa naturale quando ha realizzato che suo figlio da bambino “era semplicemente infelice”. Sono passati 5 anni da quell’episodio e da allora Logan, che di anni adesso ne ha 8, ne ha fatta di strada per raggiungere la sua felicità: grazie al supporto della sua famiglia e dei suoi amici viene oggi chiamata  con pronomi femminili, indossa i vestiti che preferisce ed è riuscita a fare coming out anche a scuola.

“Dopo l’episodio, parlai con il medico di famiglia. Lui mi disse che il desiderio di Logan di diventare una ragazza poteva essere solo una fase, che era troppo giovane per la consulenza, ma mi avvertì di tenerlo d’occhio”.

Poco prima dell’incidente, Jess aveva messo al mondo la sorellina di Logan, che adesso ha sei anni. “Quando Lylah è diventata più grande, i miei due figli sono diventati più simili a due sorelle che a un fratello e un sorella. Il desiderio di Logan di essere una ragazza non è mai scomparso. Anzi, è diventato solo più forte”. Tanto che l’8 marzo, durante il terzo lockdown del paese, Jess ha deciso di permettere a Logan di tornare a scuola indossando un’uniforme da ragazza.

“Mentre lei non riusciva a smettere di sorridere, io ero un fascio di nervi. Ero così preoccupata che diventasse vittima di bullismo, che ho scelto di parlarne in anticipo con alcuni genitori della scuola e con l’insegnante di Logan ed erano tutti così positivi. Per fortuna, la scuola è stata così solidale” – continua mamma Jess – L’insegnante di Logan ha anche mostrato alla sua classe un video su YouTube sull’essere transgender e i suoi amici adesso pensano che sia più cool di prima”.

Dopo ripetute richieste di cambiare sesso, Logan e sua madre sono ora in attesa di un appuntamento al Gender Identity Development Service (Gids) di Londra. Jess ammette che essere il genitore di un bambino transgender può essere difficile, per questo ha deciso di condividere la sua esperienza con più persone possibile. “All’inizio ho pensato: ‘Perché proprio a me?’ Mi sentivo sola, provavo a incoraggiare Logan a comportarsi come un bambino, ma mi sono subito ripresa”, ha spiegato. “Non conoscevo nessun altro che stesse attraversando la stessa cosa, quindi ho fatto molte ricerche online e ho trovato alcuni gruppi di supporto su Facebook”. Adesso “oltre a mostrare quanto sono orgogliosa di Logan, voglio essere di supporto ai bambini e alle famiglie che hanno una storia simile alla nostra”.

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
"Ero in cucina a preparare la cena, con le spalle alla porta delle camera da letto di Logan. Lo sentivo chiacchierare con le sue bambole, ma improvvisamente rimase in silenzio. Lo chiamai, senza ricevere risposta. Quando entrai nella stanza, lo bloccai mentre era con i pantaloni abbassati e le forbici in mano, tentando di tagliarsi il pene". In quell'istante, nella contea inglese dello Staffordshire, Jess Bratton, mamma di Logan – come riporta il quotidiano Mirror – si rese conto che il suo bambino di tre anni “non stava attraversando una fase”, ma voleva davvero ad ogni costo diventare una bambina e che giocare con le bambole, indossare vestiti femminili, truccarsi e acconciarsi i capelli, come aveva fatto fino a quel momento, erano tutti segnali che esprimevano uno stesso disagio: non sto bene dentro il mio corpo. "Quando lo vidi rimasi a bocca aperta – continua - gli tolsi immediatamente le forbici dalle mani. Poi lo tenni fra le braccia e piangemmo entrambi". È una confessione che le costa fatica, ma mamma Jess ha deciso di parlarne apertamente per “aumentare la consapevolezza sull’essere transgender e per esortare gli altri genitori a non essere imbarazzati per le scelte dei loro figli”. Una scelta coraggiosa, che le è apparsa naturale quando ha realizzato che suo figlio da bambino "era semplicemente infelice”. Sono passati 5 anni da quell’episodio e da allora Logan, che di anni adesso ne ha 8, ne ha fatta di strada per raggiungere la sua felicità: grazie al supporto della sua famiglia e dei suoi amici viene oggi chiamata  con pronomi femminili, indossa i vestiti che preferisce ed è riuscita a fare coming out anche a scuola. “Dopo l’episodio, parlai con il medico di famiglia. Lui mi disse che il desiderio di Logan di diventare una ragazza poteva essere solo una fase, che era troppo giovane per la consulenza, ma mi avvertì di tenerlo d’occhio”. Poco prima dell’incidente, Jess aveva messo al mondo la sorellina di Logan, che adesso ha sei anni. “Quando Lylah è diventata più grande, i miei due figli sono diventati più simili a due sorelle che a un fratello e un sorella. Il desiderio di Logan di essere una ragazza non è mai scomparso. Anzi, è diventato solo più forte”. Tanto che l’8 marzo, durante il terzo lockdown del paese, Jess ha deciso di permettere a Logan di tornare a scuola indossando un’uniforme da ragazza. “Mentre lei non riusciva a smettere di sorridere, io ero un fascio di nervi. Ero così preoccupata che diventasse vittima di bullismo, che ho scelto di parlarne in anticipo con alcuni genitori della scuola e con l’insegnante di Logan ed erano tutti così positivi. Per fortuna, la scuola è stata così solidale” – continua mamma Jess - L’insegnante di Logan ha anche mostrato alla sua classe un video su YouTube sull’essere transgender e i suoi amici adesso pensano che sia più cool di prima”. Dopo ripetute richieste di cambiare sesso, Logan e sua madre sono ora in attesa di un appuntamento al Gender Identity Development Service (Gids) di Londra. Jess ammette che essere il genitore di un bambino transgender può essere difficile, per questo ha deciso di condividere la sua esperienza con più persone possibile. “All’inizio ho pensato: ‘Perché proprio a me?’ Mi sentivo sola, provavo a incoraggiare Logan a comportarsi come un bambino, ma mi sono subito ripresa”, ha spiegato. “Non conoscevo nessun altro che stesse attraversando la stessa cosa, quindi ho fatto molte ricerche online e ho trovato alcuni gruppi di supporto su Facebook”. Adesso “oltre a mostrare quanto sono orgogliosa di Logan, voglio essere di supporto ai bambini e alle famiglie che hanno una storia simile alla nostra”.
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