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Home » Scienze e culture » Abbattere stereotipi e formare professioniste: il progetto Engie contro il gender gap

Abbattere stereotipi e formare professioniste: il progetto Engie contro il gender gap

Un'iniziativa europea che vuole stimolare l'interesse delle nuove generazioni per lo studio delle scienze della Terra e delle discipline ingegneristiche associate. Per formare team di esperti eterogenei e inclusivi

Elsa Toppi
16 Settembre 2022
materie scientifiche ragazze
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Gli stereotipi di genere si sconfiggono a scuola. Uno dei tasselli più importanti del gender gap è proprio la scelta del percorso di studi. Perché, se è vero che le donne ormai rappresentano la maggior parte degli iscritti nelle università, la questione è che, ancora oggi, i cliché tengono lontane le ragazze da alcuni tipi di formazione e da alcuni mestieri. E tutto ciò ha enormi conseguenze sul futuro delle donne stesse e della società tutta.
A questo proposito è nato Engie (Encouraging Girls to Study Geosciences and Engineering), un progetto europeo che mira a stimolare l’interesse delle nuove generazioni per lo studio delle scienze della Terra e delle discipline ingegneristiche associate.

La fase più critica alle scuole medie e superiori

Progetto Engie
Il progetto Engie mira a formare professioniste in materie scientifiche, in particolare nella scienza della Terra e nelle discipline ingegneristiche associate

Un percorso, questo di Engie, intrapreso dal 2020 da ben 22 Paesi, e di cui si tireranno le fila nel mese di ottobre, a Bruxelles. Lì si deciderà quali saranno le azioni future che si potranno intraprendere. Il focus è sempre sulle ragazze e sui ragazzi dai 13 ai 18 anni. “Questa è l’età in cui si formano le prime idee sul proprio futuro – spiega Silvia Giuliani, ricercatrice dell’Istituto di scienze marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha preso parte al progetto -. Al contempo certi temi di studio non sono affrontati con dovizia di particolari. Nessuno ti spiega, per esempio, cosa è la geologia. Dunque, l’idea del progetto è proprio questa: andare ad intercettare i ragazzi in una età critica e fondamentale per lo sviluppo delle proprie propensioni e aiutare al contempo gli insegnanti ad affrontare certi temi in modo più accattivante e interessante per le ragazze”.

Quel soffitto di cristallo da abbattere

Le sfide per colmare il divario di genere sono ancora maggiori nei percorsi universitari e nelle carriere strettamente legate ai campi delle materie prime, tradizionalmente considerate maschili. Anche se nel tempo qualcosa è cambiato. “Negli ultimi anni si è osservato negli atenei un aumento dell’interesse delle ragazze per le materie scientifiche e contemporaneamente quello per quelle geologiche. Il punto è che nel post laurea, e nei percorsi successivi della carriera, le donne ancora si trovano ad affrontare delle difficoltà legate alla progressione delle loro carriere – continua Giuliani -. Le neolaureate iniziano con tanto entusiasmo, sono brave, ma poi non riescono a raggiungere i livelli più alti di carriera. I motivi sono tanti e legati alla gestione dei vari aspetti della loro vita: la famiglia, i figli, il lavoro e gli stereotipi culturali. Quante volte si sente dire che un lavoro non era adatto ad una donna anche nelle aziende in cui, è bene ricordarlo, le donne sono quasi tutte occupate nei settori amministrativi ma non sul campo”.

L’Italia ha bisogno di professioniste qualificate nei settori scientifici

professionisti e professioniste
Creare team di professionisti e professioniste, eterogenei, per non perpetrare gli stereotipi

Il progetto Engie è più attuale che mai. Basti pensare che la situazione creata dalla guerra in Ucraina ha messo sotto gli occhi di tutti la crescente dipendenza dell’Ue dalle materie prime provenienti dall’estero. Questo rende il Belpaese altamente vulnerabile ai problemi legati alle oscillazioni del mercato ed alla carenza di personale esperto. Un quadro che mette in evidenza la necessità di formare professionisti e professioniste qualificati nei settori scientifici.
Anche perché i team di lavoro eterogenei sono un valore aggiunto nelle aziende, come spiega la dottoressa Giuliani: “Certamente i gruppi di lavoro composti da uomini e donne sono più difficili da gestire ma i risultati del lavoro sono più interessanti e creativi”.

Ragazzi e ragazze insieme nel cambiamento

Le strategie messe a punto dai ricercatori sono state acquisiste attraverso un recupero di esperienze pregresse. “La prima cosa è proporre alle ragazze dei modelli di riferimento a cui ispirarsi, raccontando storie di donne che hanno agito come pioniere o che hanno avuto importanti risvolti in campo scientifico ma che non sono stati riconosciuti – ha spiegato Silvia Giuliani del Cnr -. Il secondo aspetto è coinvolgere gli studenti in attività pratiche avvincenti, che mostrino loro come si svolge realmente una professione, nel mio caso quella della ricercatrice. Inoltre è importante una programmazione attenta delle attività che devono essere assolutamente inclusive. Il nostro obiettivo non è solo quello di incoraggiare le ragazze ma di creare le condizioni affinché si possa verificare un cambio di mentalità anche nei ragazzi”. Dunque includere è l’imperativo categorico, affinché non si sostituiscano stereotipi con altri stereotipi.

 

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Gli stereotipi di genere si sconfiggono a scuola. Uno dei tasselli più importanti del gender gap è proprio la scelta del percorso di studi. Perché, se è vero che le donne ormai rappresentano la maggior parte degli iscritti nelle università, la questione è che, ancora oggi, i cliché tengono lontane le ragazze da alcuni tipi di formazione e da alcuni mestieri. E tutto ciò ha enormi conseguenze sul futuro delle donne stesse e della società tutta. A questo proposito è nato Engie (Encouraging Girls to Study Geosciences and Engineering), un progetto europeo che mira a stimolare l'interesse delle nuove generazioni per lo studio delle scienze della Terra e delle discipline ingegneristiche associate.

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Il progetto Engie mira a formare professioniste in materie scientifiche, in particolare nella scienza della Terra e nelle discipline ingegneristiche associate
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Quel soffitto di cristallo da abbattere

Le sfide per colmare il divario di genere sono ancora maggiori nei percorsi universitari e nelle carriere strettamente legate ai campi delle materie prime, tradizionalmente considerate maschili. Anche se nel tempo qualcosa è cambiato. "Negli ultimi anni si è osservato negli atenei un aumento dell’interesse delle ragazze per le materie scientifiche e contemporaneamente quello per quelle geologiche. Il punto è che nel post laurea, e nei percorsi successivi della carriera, le donne ancora si trovano ad affrontare delle difficoltà legate alla progressione delle loro carriere - continua Giuliani -. Le neolaureate iniziano con tanto entusiasmo, sono brave, ma poi non riescono a raggiungere i livelli più alti di carriera. I motivi sono tanti e legati alla gestione dei vari aspetti della loro vita: la famiglia, i figli, il lavoro e gli stereotipi culturali. Quante volte si sente dire che un lavoro non era adatto ad una donna anche nelle aziende in cui, è bene ricordarlo, le donne sono quasi tutte occupate nei settori amministrativi ma non sul campo".

L’Italia ha bisogno di professioniste qualificate nei settori scientifici

professionisti e professioniste
Creare team di professionisti e professioniste, eterogenei, per non perpetrare gli stereotipi
Il progetto Engie è più attuale che mai. Basti pensare che la situazione creata dalla guerra in Ucraina ha messo sotto gli occhi di tutti la crescente dipendenza dell’Ue dalle materie prime provenienti dall’estero. Questo rende il Belpaese altamente vulnerabile ai problemi legati alle oscillazioni del mercato ed alla carenza di personale esperto. Un quadro che mette in evidenza la necessità di formare professionisti e professioniste qualificati nei settori scientifici. Anche perché i team di lavoro eterogenei sono un valore aggiunto nelle aziende, come spiega la dottoressa Giuliani: "Certamente i gruppi di lavoro composti da uomini e donne sono più difficili da gestire ma i risultati del lavoro sono più interessanti e creativi”.

Ragazzi e ragazze insieme nel cambiamento

Le strategie messe a punto dai ricercatori sono state acquisiste attraverso un recupero di esperienze pregresse. “La prima cosa è proporre alle ragazze dei modelli di riferimento a cui ispirarsi, raccontando storie di donne che hanno agito come pioniere o che hanno avuto importanti risvolti in campo scientifico ma che non sono stati riconosciuti – ha spiegato Silvia Giuliani del Cnr -. Il secondo aspetto è coinvolgere gli studenti in attività pratiche avvincenti, che mostrino loro come si svolge realmente una professione, nel mio caso quella della ricercatrice. Inoltre è importante una programmazione attenta delle attività che devono essere assolutamente inclusive. Il nostro obiettivo non è solo quello di incoraggiare le ragazze ma di creare le condizioni affinché si possa verificare un cambio di mentalità anche nei ragazzi”. Dunque includere è l’imperativo categorico, affinché non si sostituiscano stereotipi con altri stereotipi.  
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