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Home » Scienze e culture » Alexa, la nuova funzione choc: potrà imitare la voce dei cari defunti. Sui social parte la protesta: “Non è etico”

Alexa, la nuova funzione choc: potrà imitare la voce dei cari defunti. Sui social parte la protesta: “Non è etico”

La nuova funzione dell'assistente vocale di Amazon è stata presentata durante la conferenza a Las Vegas. Con essa si rischia però una nuova forma di deepfake

Edoardo Martini
24 Giugno 2022
Alexa

Alexa

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La nuova funzione di Alexa ha già acceso un grande dibattito sul web e probabilmente le discussioni non si spegneranno in breve tempo. Nel corso della conferenza annuale Re:Mars 2022, il vicepresidente senior della divisione Amazon che si occupa dell’assistente digitale, Rohit Prasad, ha annunciato che sarà possibile imitare le voci dei cari defunti.

Alexa potrà imitare la voce dei cari defunti

Può la tecnologia cercare di tenere in vita chi non c’è più? La questione etica da affrontare

Per la dimostrazione di questa nuova funzione, il vice presidente senior del team dietro all’assistente vocale di Amazon, Rohit Prasad, ha scelto di riprodurre un video in cui Alexa legge una favola della buona notte a un bambino imitando la voce della nonna. La nonna morta poco tempo prima riporta così alla ribalta l’annosa questione etica su fin dove la tecnologia possa spingersi per cercare di tenere in qualche modo in vita chi non c’è più.

Alla nuova abilità di Alexa basta circa un minuto di ascolto di una determinata voce per poi saperla riprodurre e pronunciare praticamente qualsiasi espressione possa essere elaborata dal vocal assistant. Imitare le voci è certamente la nuova frontiera di questo tipo di strumenti, che ha conquistato subito le prime pagine, grazie anche a un tale miglioramento della tecnologia che permette ora di ottenere risultati ambiziosi in un arco di tempo molto più breve. Il nuovo sistema riesce infatti a riprodurre i toni più disparati e i timbri di voce più diversi calibrando il proprio output in modo molto preciso.

“Viviamo in un’epoca d’oro dell’intelligenza artificiale – ha commentato Prasad – e se l’i.a. non può eliminare il dolore di una perdita, può di sicuro far sì che le memorie rimangano. Tantissimi, anche durante la pandemia, hanno perso le persone che amavano. Con questa funzione permettiamo loro di riascoltare la voce dei familiari e degli amici scomparsi ” e non si può non essere d’accordo con il dirigente, anche se ci sono due aspetti imprescindibili da sottolineare. 

Rohit Prasad, l’assistente vocale di Amazon

La diffusione di fake news: un pericolo da evitare

La potenzialità tecnologica è innegabile, ma il nuovo strumento pone non poche riflessioni di carattere etico, già ampiamente dibattute sulle piattaforme social dagli utenti più preoccupati

L’imitazione di qualsiasi voce è una sorta di deepfake a livello audio, una nuova pericolosissima opportunità per diffondere fake news sempre più difficili da riconoscere e una nuova rappresentazione del timbro di una persona che potrebbe non aver mai acconsentito a questa procedura. E questo vale per chi è ancora in vita, che potrebbe subire la clonazione della voce pescando da qualsiasi breve filmato o file audio, ma anche appunto chi non c’è più.

Così come nel caso del celebre abbraccio virtuale tra una madre e una figlia morta. La rappresentazione dello scomparso potrebbe causare gravi problemi, in modo particolare nel processo di elaborazione del lutto. Un altro problema potrebbe essere l’accelerazione delle già esistenti truffe che utilizzano la tecnologia di imitazione vocale per scopi illeciti come nel caso dell’anno scorso di un trasferimento di oltre 30 milioni di euro da una banca degli Emirati Arabi a un criminale tech che aveva impersonato un dirigente.

Non a caso Microsoft, prima che Amazon presentasse l’ultima novità, aveva pubblicato nuove regole etiche per l’utilizzo e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (non solo quindi in ambiti specifici come quello sanitario), un quadro normativo che potrebbe in futuro porre non pochi limiti allo sviluppo delle voci ‘sintetiche’.

Il quotidiano britannico The Guardian aveva riportato invece come diversi esperimenti vennero fatti in passato con una chatbot capace di sostenere una conversazione come fosse una persona morta qualche anno prima. Nel 2020 nel caso di Joshua Barbeau si trattava della sua ragazza Jessica, scomparsa otto anni prima, un esperimento che già all’epoca fu di grande impatto.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
La nuova funzione di Alexa ha già acceso un grande dibattito sul web e probabilmente le discussioni non si spegneranno in breve tempo. Nel corso della conferenza annuale Re:Mars 2022, il vicepresidente senior della divisione Amazon che si occupa dell’assistente digitale, Rohit Prasad, ha annunciato che sarà possibile imitare le voci dei cari defunti.
Alexa potrà imitare la voce dei cari defunti

Può la tecnologia cercare di tenere in vita chi non c'è più? La questione etica da affrontare

Per la dimostrazione di questa nuova funzione, il vice presidente senior del team dietro all'assistente vocale di Amazon, Rohit Prasad, ha scelto di riprodurre un video in cui Alexa legge una favola della buona notte a un bambino imitando la voce della nonna. La nonna morta poco tempo prima riporta così alla ribalta l'annosa questione etica su fin dove la tecnologia possa spingersi per cercare di tenere in qualche modo in vita chi non c'è più. Alla nuova abilità di Alexa basta circa un minuto di ascolto di una determinata voce per poi saperla riprodurre e pronunciare praticamente qualsiasi espressione possa essere elaborata dal vocal assistant. Imitare le voci è certamente la nuova frontiera di questo tipo di strumenti, che ha conquistato subito le prime pagine, grazie anche a un tale miglioramento della tecnologia che permette ora di ottenere risultati ambiziosi in un arco di tempo molto più breve. Il nuovo sistema riesce infatti a riprodurre i toni più disparati e i timbri di voce più diversi calibrando il proprio output in modo molto preciso. "Viviamo in un'epoca d'oro dell'intelligenza artificiale - ha commentato Prasad - e se l'i.a. non può eliminare il dolore di una perdita, può di sicuro far sì che le memorie rimangano. Tantissimi, anche durante la pandemia, hanno perso le persone che amavano. Con questa funzione permettiamo loro di riascoltare la voce dei familiari e degli amici scomparsi " e non si può non essere d'accordo con il dirigente, anche se ci sono due aspetti imprescindibili da sottolineare. 
Rohit Prasad, l'assistente vocale di Amazon

La diffusione di fake news: un pericolo da evitare

La potenzialità tecnologica è innegabile, ma il nuovo strumento pone non poche riflessioni di carattere etico, già ampiamente dibattute sulle piattaforme social dagli utenti più preoccupati L'imitazione di qualsiasi voce è una sorta di deepfake a livello audio, una nuova pericolosissima opportunità per diffondere fake news sempre più difficili da riconoscere e una nuova rappresentazione del timbro di una persona che potrebbe non aver mai acconsentito a questa procedura. E questo vale per chi è ancora in vita, che potrebbe subire la clonazione della voce pescando da qualsiasi breve filmato o file audio, ma anche appunto chi non c'è più. Così come nel caso del celebre abbraccio virtuale tra una madre e una figlia morta. La rappresentazione dello scomparso potrebbe causare gravi problemi, in modo particolare nel processo di elaborazione del lutto. Un altro problema potrebbe essere l'accelerazione delle già esistenti truffe che utilizzano la tecnologia di imitazione vocale per scopi illeciti come nel caso dell'anno scorso di un trasferimento di oltre 30 milioni di euro da una banca degli Emirati Arabi a un criminale tech che aveva impersonato un dirigente. Non a caso Microsoft, prima che Amazon presentasse l’ultima novità, aveva pubblicato nuove regole etiche per l’utilizzo e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (non solo quindi in ambiti specifici come quello sanitario), un quadro normativo che potrebbe in futuro porre non pochi limiti allo sviluppo delle voci 'sintetiche'. Il quotidiano britannico The Guardian aveva riportato invece come diversi esperimenti vennero fatti in passato con una chatbot capace di sostenere una conversazione come fosse una persona morta qualche anno prima. Nel 2020 nel caso di Joshua Barbeau si trattava della sua ragazza Jessica, scomparsa otto anni prima, un esperimento che già all’epoca fu di grande impatto.
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