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Home » Scienze e culture » Allarme Wwf nella giornata mondiale dell’elefante: pachidermi decimati in Africa

Allarme Wwf nella giornata mondiale dell’elefante: pachidermi decimati in Africa

Bracconaggio per il commercio di avorio, crisi climatica, comparsa di alghe tossiche, riduzione del territorio disponibile a causa dell'espansione dell'uomo hanno ridotto a meno di mezzo milione gli esemplari nel continente.

Domenico Guarino
12 Agosto 2021
(DIRE) Roma, 17 set. - In Mozambico il numero degli elefanti uccisi ogni anno dai bracconieri e' diminuito di circa tre quarti negli ultimi cinque anni, passando dai 1.200 del 2014 ai 360 esemplari del 2019. Lo ha reso noto la ministra dell'Ambiente, Ivete Maibasse.    La ministra ha sottolineato che la riserva naturale di Niassa, la piu' grande del Mozambico, situata a pochi chilometri dal confine settentrionale con la Tanzania, negli ultimi due anni non ha registrato neanche un decesso di elefante per mano dei cacciatori.     All'origine di questo risultato, ha sottolineato alla stampa locale la dirigente del governo, "l'energica azione" delle forze di protezione e la particolare attenzione "degli ispettori delle aree protette".     La polizia mozambicana ha impiegato anche strumenti all'avanguardia per difendere l'animale, come il monitoraggio via satellite tramite collare, si legge sul quotidiano locale O Pais, oltre che campagne di sensibilizzazione della popolazione.     Incrementato pero' anche il controllo sui bracconieri. Tra il 2015 e il 2019, ha ricordato Maibasse, sono stati condannati  per crimini contro la fauna selvatica, con pene comprese tra i 12 e i 16 anni di reclusione, piu' di 100 persone, oltre un terzo negli ultimi due anni. I bracconieri erano perlopiu' affiliati alla criminalita' organizzata, sia locale che straniera.   (Est/ Dire) 15:18 17-09-2

(DIRE) Roma, 17 set. - In Mozambico il numero degli elefanti uccisi ogni anno dai bracconieri e' diminuito di circa tre quarti negli ultimi cinque anni, passando dai 1.200 del 2014 ai 360 esemplari del 2019. Lo ha reso noto la ministra dell'Ambiente, Ivete Maibasse. La ministra ha sottolineato che la riserva naturale di Niassa, la piu' grande del Mozambico, situata a pochi chilometri dal confine settentrionale con la Tanzania, negli ultimi due anni non ha registrato neanche un decesso di elefante per mano dei cacciatori. All'origine di questo risultato, ha sottolineato alla stampa locale la dirigente del governo, "l'energica azione" delle forze di protezione e la particolare attenzione "degli ispettori delle aree protette". La polizia mozambicana ha impiegato anche strumenti all'avanguardia per difendere l'animale, come il monitoraggio via satellite tramite collare, si legge sul quotidiano locale O Pais, oltre che campagne di sensibilizzazione della popolazione. Incrementato pero' anche il controllo sui bracconieri. Tra il 2015 e il 2019, ha ricordato Maibasse, sono stati condannati per crimini contro la fauna selvatica, con pene comprese tra i 12 e i 16 anni di reclusione, piu' di 100 persone, oltre un terzo negli ultimi due anni. I bracconieri erano perlopiu' affiliati alla criminalita' organizzata, sia locale che straniera. (Est/ Dire) 15:18 17-09-2

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Crisi climatica, bracconaggio, conflitti con le popolazioni locali: solo negli ultimi dieci anni,  il numero degli elefanti africani è  diminuito di oltre il 20%.  E la situazione appare ancora più drammatica se si guarda alle foreste africane: in quattro paesi dell’Africa centrale, le popolazioni di elefante di foresta sono diminuite di circa il 66% negli ultimi anni.

Triste primato alla Selous Game Reserve (inserita dall’Unesco tra le aree World Heritage a rischio) con oltre il 90% degli elefanti sterminati negli ultimi 40 anni a causa dell’aumento del bracconaggio. Qui, la popolazione è passata dai 110.000 agli attuali 15.200 individui.

 

Bracconaggio per l’avorio

 

In totale si stima che il bracconaggio uccida ogni anno circa 20.000 (il 4% della popolazione mondiale) elefanti africani a causa del commercio illegale di avorio, alimentato dalla criminalità organizzata globale, dell’ incrementato dalla grande domanda proveniente dai paesi asiatici, ed anche della sempre più diffusa presenza di gruppi terroristici, che spesso gestiscono il commercio illegale di parti di animali selvatici, quale  importante fonte di guadagno.

Dati drammatici che il Wwf rende noti oggi, 12 agosto 2021,  in occasione della Giornata Mondiale dell’Elefante.

Oggi sono meno di 450mila gli elefanti che sopravvivono in Africa.  Tanto che sia l’elefante di foresta (Loxodonta africana) che quello di savana, Loxodonta cyclotis (recenti, approfondite ricerche sul genoma della famiglia Elephantidae, hanno infatti rivelato infatti l’esistenza di due specie distinte), sono stati nel 2021 per la prima volta inclusi nelle categorie di rischio più elevato nella lista rossa della Iucn. Il secondo è definito ‘specie in pericolo’, il primo addirittura “in pericolo critico” di estinzione, ovvero il più alto livello di allarme.

 

Oltre al bracconaggio, gli elefanti soffrono anche a causa dell’invadenza degli umani: un recente studio pubblicato su Current Biology dimostra infatti che, proprio a causa dell’uomo, gli elefanti, pur avendo a disposizione almeno altri 18milioni di km2 per il proprio habitat, occupano meno di un quinto dello spazio idoneo disponibile. In totale solo 17% del territorio che potrebbe ospitare gli elefanti è effettivamente abitato dai pachidermi.

Un esemplare asiatico: anche in quel continente il numero di esemplari si è fortemente ridotto

Alghe tossiche

 

Infine la crisi climatica che determina problemi sempre maggiori, mettendo a rischio intere popolazioni di elefanti. Nel Delta dell’Okavango, uno dei più grandi delta interni del mondo situato tra Namibia e Botswana che ospita una colonia di 130mila pachidermi, nel maggio 2020 sono stati rinvenuti 169 elefanti morti intorno ad alcune aree umide, uccisi con ogni probabilità dalla  quantità crescente di alghe tossiche, i cianobatteri, comparse nelle pozze d’acqua che gli animali frequentano quotidianamente per abbeverarsi.

Secondo gli esperti, la comparsa in quantità così massiccia dei microrganismi  sarebbe una diretta e drammatica conseguenza del riscaldamento globale in atto. I cianobatteri infatti, in quantità elevate, possono uccidere i mammiferi interferendo con la capacità del sistema nervoso di inviare input elettrici ai muscoli di differenti parti del corpo, portando spesso a paralisi e ad insufficienza cardiaca o respiratoria.

Cosa fare per salvare gli elefanti?

 

Per il Wwf la soluzione è chiara: lotta al bracconaggio, adozione di leggi più severe ed efficaci (anche in merito al commercio di avorio) e una migliore gestione e protezione dei territori in cui vivono ancora gli elefanti, con l’obiettivo prioritario di promuovere una pacifica convivenza tra uomini e pachidermi, sono state azioni cruciali per la conservazione degli elefanti in diverse aree strategiche in Africa.

“Il declino degli elefanti è evidente, ma è possibile invertire il trend, come dimostrato da alcuni esempi virtuosi” dice l’associazione ambientalista

 

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Crisi climatica, bracconaggio, conflitti con le popolazioni locali: solo negli ultimi dieci anni,  il numero degli elefanti africani è  diminuito di oltre il 20%.  E la situazione appare ancora più drammatica se si guarda alle foreste africane: in quattro paesi dell'Africa centrale, le popolazioni di elefante di foresta sono diminuite di circa il 66% negli ultimi anni. Triste primato alla Selous Game Reserve (inserita dall'Unesco tra le aree World Heritage a rischio) con oltre il 90% degli elefanti sterminati negli ultimi 40 anni a causa dell'aumento del bracconaggio. Qui, la popolazione è passata dai 110.000 agli attuali 15.200 individui.  

Bracconaggio per l'avorio

  In totale si stima che il bracconaggio uccida ogni anno circa 20.000 (il 4% della popolazione mondiale) elefanti africani a causa del commercio illegale di avorio, alimentato dalla criminalità organizzata globale, dell’ incrementato dalla grande domanda proveniente dai paesi asiatici, ed anche della sempre più diffusa presenza di gruppi terroristici, che spesso gestiscono il commercio illegale di parti di animali selvatici, quale  importante fonte di guadagno. Dati drammatici che il Wwf rende noti oggi, 12 agosto 2021,  in occasione della Giornata Mondiale dell'Elefante. Oggi sono meno di 450mila gli elefanti che sopravvivono in Africa.  Tanto che sia l’elefante di foresta (Loxodonta africana) che quello di savana, Loxodonta cyclotis (recenti, approfondite ricerche sul genoma della famiglia Elephantidae, hanno infatti rivelato infatti l’esistenza di due specie distinte), sono stati nel 2021 per la prima volta inclusi nelle categorie di rischio più elevato nella lista rossa della Iucn. Il secondo è definito ‘specie in pericolo’, il primo addirittura “in pericolo critico” di estinzione, ovvero il più alto livello di allarme.  
Oltre al bracconaggio, gli elefanti soffrono anche a causa dell’invadenza degli umani: un recente studio pubblicato su Current Biology dimostra infatti che, proprio a causa dell’uomo, gli elefanti, pur avendo a disposizione almeno altri 18milioni di km2 per il proprio habitat, occupano meno di un quinto dello spazio idoneo disponibile. In totale solo 17% del territorio che potrebbe ospitare gli elefanti è effettivamente abitato dai pachidermi.
Un esemplare asiatico: anche in quel continente il numero di esemplari si è fortemente ridotto

Alghe tossiche

  Infine la crisi climatica che determina problemi sempre maggiori, mettendo a rischio intere popolazioni di elefanti. Nel Delta dell’Okavango, uno dei più grandi delta interni del mondo situato tra Namibia e Botswana che ospita una colonia di 130mila pachidermi, nel maggio 2020 sono stati rinvenuti 169 elefanti morti intorno ad alcune aree umide, uccisi con ogni probabilità dalla  quantità crescente di alghe tossiche, i cianobatteri, comparse nelle pozze d’acqua che gli animali frequentano quotidianamente per abbeverarsi. Secondo gli esperti, la comparsa in quantità così massiccia dei microrganismi  sarebbe una diretta e drammatica conseguenza del riscaldamento globale in atto. I cianobatteri infatti, in quantità elevate, possono uccidere i mammiferi interferendo con la capacità del sistema nervoso di inviare input elettrici ai muscoli di differenti parti del corpo, portando spesso a paralisi e ad insufficienza cardiaca o respiratoria.

Cosa fare per salvare gli elefanti?

  Per il Wwf la soluzione è chiara: lotta al bracconaggio, adozione di leggi più severe ed efficaci (anche in merito al commercio di avorio) e una migliore gestione e protezione dei territori in cui vivono ancora gli elefanti, con l’obiettivo prioritario di promuovere una pacifica convivenza tra uomini e pachidermi, sono state azioni cruciali per la conservazione degli elefanti in diverse aree strategiche in Africa. “Il declino degli elefanti è evidente, ma è possibile invertire il trend, come dimostrato da alcuni esempi virtuosi” dice l’associazione ambientalista    
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