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Home » Scienze e culture » Altamente inquinante e pericoloso per la salute: in Italia cresce la minaccia dell’ozono

Altamente inquinante e pericoloso per la salute: in Italia cresce la minaccia dell’ozono

In media i giorni in cui la concentrazione di questo gas supera i livelli d'allerta sono 77, soprattutto nelle aree urbane e soprattutto al sud

Domenico Guarino
15 Marzo 2022
la concentrazione di ozono sulla terra minaccia l'ambiente e l'uomo

la concentrazione di ozono sulla terra minaccia l'ambiente e l'uomo

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Quando parliamo di gas serra, del loro effetto sull’aumento delle temperature terrestri e dei conseguenti cambiamenti climatici che si stanno abbattendo sul Pianeta, solitamente ci riferiamo all’anidride carbonica, ovvero alla famigerata ed ultra nota CO2. Al contrario, quando sentiamo pronunciare la parola ‘ozono’, la nostra mente corre allo strato gassoso situato nella parte più alta dell’atmosfera terrestre, e ai danneggiamenti – il cosiddetto buco dell’ozono – che subisce per via delle emissioni inquinanti.

Non è solo l’anidride carbonica a causare i cambiamenti climatici, ma anche l’ozono

In realtà l’ozono si forma anche a livello del suolo terrestre, per via della reazione ai raggi solari di inquinanti e composti organici volatili, originati da veicoli, industrie e solventi, e questo lo rende un gas serra altamente inquinante, che contribuisce al surriscaldamento globale e quindi al cambiamento climatico. Respirare ozono rappresenta, inoltre, una minaccia alla salute dell’uomo, causando problemi respiratori, asma e malattie ai polmoni.

Sappiamo quanto gli sforamenti della C02 siano motivo di preoccupazione seria, ma come siamo messi con l’ozono allora?
I dati non sono incoraggianti. In totale si stima infatti che in Italia sono 77, in media, i giorni in cui i livelli di ozono nell’aria sono al di sopra del limite e che in totale il 2% della popolazione urbana nazionale vive in zone in cui il numero medio di giorni di superamento del valore di concentrazione, pari a 100 μg/m3, sia superiore ai limiti fissati dall’Oms. Un dato che rappresenta un pericolo sia per l’ambiente che per la popolazione, specialmente quella che abita nei centri urbani, nelle città, vale a dire gran parte degli abitanti del nostro Paese.

L’ozono terrestre è un pericolo anche per la popolazione, causando problemi respiratori, asma e malattie ai polmoni.

Nei cinque anni osservati da Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ovvero dal 2015 al 2019, gli abitanti esposti in Italia sono aumentati di circa 1 milione, passando da circa 16 milioni nel 2015 a oltre 17 nel 2019. Una crescita pressoché costante in questo arco di tempo, fatta eccezione per il 2017, che aveva rappresentato un miglioramento rispetto al 2016. Da notare che tale crescita non è derivata da un aumento dei giorni di superamento del valore massimo di ozono, ma dall’aumento della popolazione esposta: secondo l’elaborazione della Fondazione Open Polis, dei 17 milioni circa di persone che vivono nelle aree urbane su cui sono stati raccolti i dati, solo 369.598 (il 2%) vivono in territori dove non si è registrato neanche un superamento, mentre quasi la metà, circa 9 milioni, sono stati esposti, nel 2019, a oltre 90 giorni di superamento del limite di ozono nell’aria.

Le zone dove si registra la maggior concentrazione di ozono in Italia sono le città del sud

Per quanto riguarda le zone più colpite va precisato che, a differenza di molti altri inquinanti, l’ozono raggiunge le concentrazioni più alte in stazioni del sud Italia invece che a nord, e questo perché a livello terrestre questo ha origine dalla reazione di altri gas ai raggi del sole e quindi tende a formarsi maggiormente nei periodi assolati. Ne risulta che le stazioni dove si registra il maggior numero di giorni di superamento del limite di ozono sono concentrate tra Campania e Sicilia. Si tratta, tra le altre, delle aree urbane campane di Ariano Irpino – al primo posto con 225 superamenti – Avellino (156) e Caserta (153). E di quelle siciliane di Melilli (189), Enna (181) e Gela (160). Ciò non toglie che siano numerose le aree urbane di comuni del nord Italia che hanno registrato oltre 90 giorni sopra il valore massimo. In primis la città ligure di Savona, con 136 sforamenti, seguita da Lugagnano Val d’Arda (Emilia-Romagna, 131 superamenti) e Valmadrera (Lombardia, 130).

 

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Quando parliamo di gas serra, del loro effetto sull’aumento delle temperature terrestri e dei conseguenti cambiamenti climatici che si stanno abbattendo sul Pianeta, solitamente ci riferiamo all’anidride carbonica, ovvero alla famigerata ed ultra nota CO2. Al contrario, quando sentiamo pronunciare la parola ‘ozono’, la nostra mente corre allo strato gassoso situato nella parte più alta dell’atmosfera terrestre, e ai danneggiamenti – il cosiddetto buco dell’ozono – che subisce per via delle emissioni inquinanti.
Non è solo l'anidride carbonica a causare i cambiamenti climatici, ma anche l'ozono
In realtà l’ozono si forma anche a livello del suolo terrestre, per via della reazione ai raggi solari di inquinanti e composti organici volatili, originati da veicoli, industrie e solventi, e questo lo rende un gas serra altamente inquinante, che contribuisce al surriscaldamento globale e quindi al cambiamento climatico. Respirare ozono rappresenta, inoltre, una minaccia alla salute dell’uomo, causando problemi respiratori, asma e malattie ai polmoni. Sappiamo quanto gli sforamenti della C02 siano motivo di preoccupazione seria, ma come siamo messi con l’ozono allora? I dati non sono incoraggianti. In totale si stima infatti che in Italia sono 77, in media, i giorni in cui i livelli di ozono nell’aria sono al di sopra del limite e che in totale il 2% della popolazione urbana nazionale vive in zone in cui il numero medio di giorni di superamento del valore di concentrazione, pari a 100 μg/m3, sia superiore ai limiti fissati dall'Oms. Un dato che rappresenta un pericolo sia per l’ambiente che per la popolazione, specialmente quella che abita nei centri urbani, nelle città, vale a dire gran parte degli abitanti del nostro Paese.
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Le zone dove si registra la maggior concentrazione di ozono in Italia sono le città del sud
Per quanto riguarda le zone più colpite va precisato che, a differenza di molti altri inquinanti, l’ozono raggiunge le concentrazioni più alte in stazioni del sud Italia invece che a nord, e questo perché a livello terrestre questo ha origine dalla reazione di altri gas ai raggi del sole e quindi tende a formarsi maggiormente nei periodi assolati. Ne risulta che le stazioni dove si registra il maggior numero di giorni di superamento del limite di ozono sono concentrate tra Campania e Sicilia. Si tratta, tra le altre, delle aree urbane campane di Ariano Irpino - al primo posto con 225 superamenti - Avellino (156) e Caserta (153). E di quelle siciliane di Melilli (189), Enna (181) e Gela (160). Ciò non toglie che siano numerose le aree urbane di comuni del nord Italia che hanno registrato oltre 90 giorni sopra il valore massimo. In primis la città ligure di Savona, con 136 sforamenti, seguita da Lugagnano Val d'Arda (Emilia-Romagna, 131 superamenti) e Valmadrera (Lombardia, 130).  
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