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Home » Scienze e culture » Alzheimer: un team di ricerca italiano scopre una molecola che potrebbe salvare molte vite

Alzheimer: un team di ricerca italiano scopre una molecola che potrebbe salvare molte vite

La molecola è stata testata sui topi ed ha mantenuto le proprietà del composto naturale originale. Se la particella porterà i risultati sperati nell'uomo potremmo salvare molte vite dalla fatale malattia

Edoardo Martini
8 Settembre 2022
Alzheimer

Alzheimer

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La tecnologia e le scoperte scientifiche non si fermano mai. Questa volta è il turno di una molecola che, quando viene somministrata per via intranasale, è in grado di evitare l’accumulo delle placche di beta amiloide nel cervello di modelli animali. Poiché gli aggregati di questa molecola nel tessuto nervoso sono accostati al morbo di Alzheimer, l’utilizzo anticipato della molecola potrebbe salvare dalla fatale malattia. In sintesi, grazie a questa molecola si potrebbe produrre un farmaco rivoluzionario che andrebbe a prevenire il mordo di Alzheimer.

Una soluzione contro l’alzheimer: la molecola che blocca l’accumulo di placche tossiche nel cervello

Il test della molecola effettuato sui topi

La scoperta è stata fatta da un team di ricerca italiano composto da scienziati dell’Unità di Neuropatologia della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e del Dipartimento di Biochimica molecolare e Farmacologia dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

I ricercatori, coordinati dai neurologi Giuseppe di Fede e Fabrizio Tagliavini, hanno testato la molecola sui topi e hanno visto che la particella ha mantenuto le proprietà del composto naturale originale, inibendo l’aggregazione della proteina e prevenendo il danno alle sinapsi. Se la molecola porterà i risultati sperati anche nell’uomo, allora saremmo di fronte a un farmaco davvero rivoluzionario.

“Una combinazione apparentemente vincente”

I professori Tagliavini e Di Fede, completamente soddisfatti della scoperta, hanno tranquillizzato tutti sul fatto di possibili eventi collaterali: “Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta amiloide sotto forma di placche nel cervello. Inoltre, il trattamento sembrerebbe non indurre eventi collaterali che derivano da un’anomala attivazione del sistema immunitario, riscontrati in altre potenziali terapie per l’Alzheimer. Questi effetti multipli costituiscono pertanto una combinazione apparentemente vincente nell’ostacolare lo sviluppo della malattia nei topi.”

I vantaggi di questa strategia sono stati spiegati dal professore Mario Salmona, biochimico presso l’Istituto Mario Negri e coautore dello studio: “Gli ulteriori vantaggi di questa strategia riguardano i bassi costi di produzione del piccolo peptide, in confronto agli elevatissimi costi di altri approcci terapeutici potenziali per l’Alzheimer come gli anticorpi monoclonali, la semplicità e la scarsa invasività del trattamento per via intranasale, peraltro già usato con successo per altre categorie di farmaci.”

I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Nature Molecular Psychiatry.

 

 

 

 

 

 

 

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"Una combinazione apparentemente vincente"

I professori Tagliavini e Di Fede, completamente soddisfatti della scoperta, hanno tranquillizzato tutti sul fatto di possibili eventi collaterali: "Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta amiloide sotto forma di placche nel cervello. Inoltre, il trattamento sembrerebbe non indurre eventi collaterali che derivano da un’anomala attivazione del sistema immunitario, riscontrati in altre potenziali terapie per l’Alzheimer. Questi effetti multipli costituiscono pertanto una combinazione apparentemente vincente nell’ostacolare lo sviluppo della malattia nei topi." I vantaggi di questa strategia sono stati spiegati dal professore Mario Salmona, biochimico presso l'Istituto Mario Negri e coautore dello studio: “Gli ulteriori vantaggi di questa strategia riguardano i bassi costi di produzione del piccolo peptide, in confronto agli elevatissimi costi di altri approcci terapeutici potenziali per l’Alzheimer come gli anticorpi monoclonali, la semplicità e la scarsa invasività del trattamento per via intranasale, peraltro già usato con successo per altre categorie di farmaci.” I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Molecular Psychiatry.              
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