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Animali e ambiente: l'impronta ecologica del cibo per gli amici a quattro zampe

Quanto è sostenibile il consumo dei croccantini e dei bocconcini? Secondo gli esperti l'umido produrrebbe otto volte più emissioni di riscaldamento climatico rispetto al secco

di DOMENICO GUARINO -
4 dicembre 2022
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Crocchette o umido? Un dilemma che chi ha un animale domestico si pone da sempre. È meglio nutrirli con cibo secco o con i bocconcini? Ampia e contrastante la letteratura, tanti i mix tentati anche su consiglio dei veterinari, in base alle caratteristiche del nostro amico a 4 zampe. Ma oggi c’è una risposta in più. Ed indiscutibile! Parliamo di ambiente, cioè di quanto sia sostenibile il consumo dei croccantini e dei bocconcini. A fare la tara circa l’impatto ambientale delle diete di cani e gatti domestici è stata la rivista Nature, che ha compiuto uno studio relativo agli animali domestici del Brasile, e il risultato non lascia spazio a dubbi: secondo la ricerca infatti il cibo umido produrrebbe otto volte più emissioni di riscaldamento climatico rispetto al cibo secco. Nel mezzo c’è il cibo “fatto in casa, che dunque sarebbe esso stesso preferibile ai classici bocconcini. L’analisi è stata compiuta con la stessa metodologia che si usa per calcolare l’impronta ecologica di un essere umano, ed ha esaminato un totale di 938 diete, 618 per cani e 320 per gatti. Nello specifico, un cane di 10 kg che mangia circa 500 calorie al giorno di cibo secco comporta 828 kg di emissioni di CO2 all’anno. Se invece la sua dieta fosse prevalentemente umida produrrebbe 6.541 kg di CO2 equivalente all’anno, quasi quanto il cittadino brasiliano medio, la cui impronta di carbonio è di 6.690 kg di CO2 equivalente all’anno. E siccome in Brasile ci sono più cani che bambini, ovvero 52,2 milioni, l’emissione totale è compresa tra 0,04 e 0,34 Gt di CO2 equivalente l’anno, che rappresenta dal 2,9 al 24,6% dell’emissione totale stimata per tutto il paese, ovvero 1,38 Gt. Uno dei motivi principali che rende il cibo umido così impattante è che il 90% delle calorie proviene da ingredienti di origine animale, rispetto al 45% nelle diete secche. Sulle etichette sono stati trovati in totale 212 ingredienti, di cui il 46,2% di origine animale e il 53,8% di origine vegetale. Gli ingredienti delle diete umide e secche commerciali erano per il 49,5% da fonti animali e per il 50,5% da fonti vegetali. Infine, gli ingredienti delle diete “casalinghe” erano per il 45,3% di origine animale e per il 54,7% di origine vegetale,

Il precedente nipponico

Amici a quattro zampe: il cibo umido produrrebbe otto volte più emissioni di riscaldamento climatico rispetto al cibo secco

Amici a quattro zampe: il cibo umido produrrebbe otto volte più emissioni di riscaldamento climatico rispetto al cibo secco

Precedenti ricerche che avevano come oggetto il Giappone erano giunte allo stesso risultato: l’impronta ecologica di un cane può essere simile a quella di un cittadino medio. Mentre un altro studio condotto negli Stati Uniti aveva suggerito che il cibo per cani fosse responsabile di circa un quarto dell’intero impatto della produzione di carne.

L'Europa

Non quisquilie dunque, anche perché la popolazione di animali da compagnia è in aumento, e una parte importante del pet food è composta da ingredienti ad alto impatto ambientale. La Fediaf, la Federazione europea del pet food, ha stimato che quasi il 40% delle famiglie europee ha animali domestici: 88 milioni di famiglie, oltre 100 milioni di persone. Si stimano oltre 300 milioni di animali da compagnia in Europa, con un rapporto di 1 pet ogni 2,5 abitanti. Mentre se consideriamo che, stando ai dati dell’ultimo rapporto di Assalco-Zoomark relativi al 2020, solo in Italia ci sarebbero 8,2 milioni di cani e 7,9 milioni di gatti, a cui si aggiungono 1,8 milioni di piccoli mammiferi (per esempio criceti e conigli) e 1,3 milioni di rettili, e ben 29 milioni di pesci e 12 milioni di uccelli. Gira e rigira, in ogni caso, come sempre, la colpa è in gran parte dell’uomo. Perché la scelta degli ingredienti viene spesso effettuata prendendo in considerazione la domanda dei consumatori anziché solo la composizione nutrizionale, il che può portare a scegliere nutrienti che competono direttamente con le diete umane. Inoltre, le diete per gli animali a volte sono formulate per contenere un eccesso di nutrienti,

La soluzione

La soluzione? Ridurre la fornitura di proteine e grassi aiuterebbe, poiché tutte le diete analizzate fornivano più di entrambi rispetto a quanto raccomandato per cani e gatti. Ma soprattutto, secondo i ricercatori, il cibo per animali domestici potrebbe essere reso meno impattante utilizzando proteine alternative come gli insetti. Le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione di insetti possono essere infatti 10 volte inferiori a quelle della carne dei mammiferi degli allevamenti