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Home » Scienze e culture » Anna Bonaiuto ai Dialoghi di Pistoia: “Leggerò Bennet, ha un profondo amore per le donne”

Anna Bonaiuto ai Dialoghi di Pistoia: “Leggerò Bennet, ha un profondo amore per le donne”

L'attrice sarà la sua voce al racconto "La sovrana lettrice" in occasione del festival di antropologia che avrà luogo nella città toscana dal 27 al 29 maggio sul tema "Narrare humanum est"

Linda Meoni
26 Maggio 2022
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I libri come scrigni di magia, strumenti capaci di assecondare la naturale disposizione dell’essere umano a raccontare (e quindi anche ad ascoltare, immaginare), quella che esiste dalla notte dei tempi, quando ancora saper scrivere non era nelle abilità dell’uomo. Sono dolci ricordi legati appunto alla lettura e all’arte del raccontare quelli che hanno reso ‘fortunata’ la bambina che era e la donna che è oggi Anna Bonaiuto, intensa e straordinaria attrice – a teatro e al cinema ha lavorato con i più grandi registi, l’ultima esperienza nel ruolo del sostituto procuratore Laura Lombardo nella serie Sky Il Re con Luca Zingaretti – tra le protagoniste di questa nuova edizione dei Dialoghi di Pistoia, festival di antropologia che avrà luogo nella città toscana dal 27 al 29 maggio sul tema “Narrare humanum est”.
Sue le serate del 27 e 28, rispettivamente al teatro Pacini di Pescia (nuova location di questa 13esima edizione) e al Manzoni di Pistoia, sempre alle 21.15, durante le quali, sola sul palco, darà voce al divertentissimo racconto La sovrana lettrice di Alan Bennett.

Quanto le storie di altri hanno contribuito a renderla la donna che è oggi?
“Sono stata fortunata: sono nata in una casa dove i libri esistevano. Tanti bambini non lo sono, soprattutto oggi che esistono altri mezzi e che si finisce per perdere un po’ la magia del racconto. Quella che si crea a partire dalle immagini, dalle parole. Raccontare è stata una costante per l’uomo, è una caratteristica innata della nostra specie”.

Come riesce un attore a far proprie le storie altrui?
“Il lavoro nostro consiste nell’essere attraversati dalle parole, dai sentimenti inventati da un’altra persona e farli diventare non dico veri ma comunque reali. Noi siamo il loro filtro: devono passare attraverso di noi e quindi arricchirsi. Oppure impoverirsi. Spetta a noi tirare fuori il perché”.

Qual è la particolarità del testo di Bennet che leggerà ai Dialoghi di Pistoia?
“Bennet ha cominciato scrivendo teatro, passando poi ai romanzi. C’è, nella sua scrittura, il divertimento del dialogo, i personaggi che si interfacciano, un tratteggiamento del carattere forte e preciso. È uno scrittore con spirito di osservazione e ironia enormi, che si inventa una storia che se fosse vera avrebbe una grandissima importantissima nella storia dell’umanità. Inoltre c’è in Bennet un profondo amore per le donne: capisce che queste sono più curiose e attente a ciò che succede. Che sono più capaci di empatia con gli altri”.

E lei che rapporto ha con la lettura, quali letture predilige?
“Non posso parlare di scelte precise. Certamente cerco di esaurire più classici che posso, ma anche libri di grandi scrittori contemporanei. Adoro gli americani, per esempio. Poi leggere è diventata una professione, con l’incisione di molti audiolibri. È meraviglioso. Quando ho registrato Anna Karenina ero alla mia terza lettura del romanzo e ogni volta è stato diverso dalla precedente. C’è talmente tanto mondo in libri come questo che ogni volta qualcosa di nuovo esce”.

Privati della gestualità del corpo, come si può rendere efficace una storia con la sola voce?
“Non è questione di voce. Si tratta di cercare di afferrare il sentimento che c’è nel libro, la sua armonia, la sua musica. Leggiamo con la testa e col cuore e quando leggiamo a chi ha solo orecchie dobbiamo essere attenti a dare virgole, parentesi. Prima si assumono delle precise scelte sulla logica di lettura, poi la scena passa a quel che tu senti nel libro”.

Cinema, teatro, tv: che c’è di nuovo all’orizzonte?
“Sono contenta perché ho in lavorazione tre spettacoli teatrali, una serie televisiva, un film e un libro da registrare. Insomma, riesco a non annoiarmi”.

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Seconda fila da sinistra: Daniela Cadeddu, Anna Borse, Flora Mattucci, Alessandra Frati, Vincenza Ribecco, Anastasia Bondarenko.

Terza fila da sinistra: Naima Zahir, Tiziana Gatti, Maria Gancedo Begona, Viviana Micheluzzi, Olga Aimar, Inirida Roa Sierra.

Quarta fila da sinistra: Antonia Volpe, Romina Vento, Maria Fabiola Colnaghi, Angela Avitabile, Viviana Farolfi, Sonia Solinas.

Quinta fila da sinistra: Eiko Sakamoto, Romina De Cesare, Scagni Alice, Stefania Pivetta, Lauretta Toffoli, Brunilda Halla.

Sesta fila da sinistrax: Antonella Castelvedere, Lorena Puppo, Nevila Pjetri, Carla Bertolotti, Lidia Miljkovic, Gabriela Serrano.
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  • Se spesso sentiamo parlare di body shaming rivolto alle persone in carne, c’è chi invece ha passato anni a sentirsi dire di essere “Troppo magra”. 

Ma ora Ema Stokholma dice basta e spiega il motivo di quel corpo che sia i fan che gli haters si sentono in diritto di giudicare. La 38enne francese naturalizzata italiana ha voluto zittire una volta per tutte quelle dicerie sul suo conto, rivelando di soffrire di un disturbo legato all’alimentazione: soffre di inappetenza, ovvero di mancanza di appetito, da quando era bambina. 

“Inappetenza significa che posso tranquillamente scordarmi di mangiare per più di ventiquattro ore senza sentire i sintomi della fame, soprattutto se lavoro molto o sono in viaggio. Intanto sono sotto peso da sempre e questo non mi sta più bene, voglio prendermi cura del mio corpo e dosare bene le energie che non mangiando non riesco a gestire.
Da 38 anni per mangiare correttamente mi devo sforzare di pensarci, mettere la sveglia apposta e ritagliarmi il tempo perché il cibo è davvero la cosa che più rimando nella vita dando spazio ad altre attività”.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #emastokholma #dca #disturboalimentare #inappetenza
  • Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.
“È stata fatta la volontà di Dio", dice Trump. E ascoltando con sgomento l’ex presidente del Paese che guida il mondo, ho pensato all’abnormità di parole che scavano voragini in ciò che noi occidentali abbiamo conquistato nell’ultimo secolo.

Perché il fondamento dei nostri tessuti sociali e politici è la laicità. È la laicità che ha garantito la nascita delle democrazie e il loro sviluppo, e che insieme alle democrazie ha accompagnato il lento progresso delle conquiste legate alle libertà personali. La laicità ha consentito al nostro mondo la possibilità di diventare – con tutti i limiti del caso – un mondo libero.

Laicità non significa rifiuto o negazione della religione, della fede, di Dio. Significa invece ribadire che la religione, la fede, Dio debbono restare in una sfera che attiene al proprio intimo, alle proprie personali e legittime e sacrosante convinzioni. Senza mescolarsi con lo Stato. Il fondamento della laicità prevede che si preservino i diritti – come quello all’aborto – salvaguardando sensibilità, credenze, ideologie, culture personali.

La laicità, quindi, tutela anche la religione. Anzi, le religioni. Non impone verità assolute, ma garantisce il diritto alla pluralità. Trump invece scomoda Dio e la sua volontà per parlare di una legge degli uomini. Sono parole, le sue, che ci trasportano in un’altra epoca, o perlomeno in un’altra parte del pianeta. Ci trasportano nell’Afghanistan dei Talebani, nell’Iran della Shari’a.

Stati teocratici, appunto, dove alla laicità si sostituisce la religione. Stati che, tra le altre cose, l’America combatte o ha combattuto proprio nel nome di quei “valori occidentali da esportare“. I valori che si fondano sulla laicità.

Così l’ex presidente che invoca Dio mostra tutta la penosa strumentalizzazione e il pericoloso cinismo che la politica più spregiudicata può fare delle libertà e dei diritti. È questo il vero pericolo della strana e difficile epoca che viviamo. È un pericolo per l’America e per tutti noi.

L
  • Quante aziende permettono ai propri dipendenti di portare con sé al lavoro il proprio animale da compagnia? 

Se negli Stati Uniti questa abitudine si sta facendo strada (anche grazie all’esempio di tre “colossi” dell’economia come Amazon, Nintendo e Purina), in Italia non c’è una normativa specifica che disciplini la presenza di animali sui luoghi di lavoro. 

Va detto che oramai 40 milioni di italiano hanno un qualche animale da compagnia, solo tra cani e gatti si contano circa 14 milioni di esemplari domestici, secondo le stime più accreditate. 

Benefici o rischi?

È noto che portare in ufficio il proprio animale da compagnia genera non pochi benefici sul piano della socialità e della produttività nelle aziende che lo permettono. In questo caso si assiste a una riduzione dello stress e dell’ansia da prestazione, a una miglioramento della prestazione lavorativa, a una riduzione del tasso di assenteismo e anche a un marcato rafforzamento socialità e gioco di squadra in ufficio.

Naturalmente esistono anche dei rischi, ma per questi le leggi parlano chiaro: in caso di danni arrecati a luoghi o persone, sarà il padrone del cane a esserne responsabile. 

E voi? Potete portare il vostro cane in ufficio con voi?

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  • Avete una canzone da Pride Month? 🎶

Ecco 3 suggerimenti dedicati a chi si sente un po’ Grace Kelly, un po’ Raffaella Carrà. A ognuno il suo spirito guida per trovare la propria identità.

E non è tutto. Su Spotify troverai la playlist “Born to be a Light”, 10 canzoni in grado di accedere una Luce in ognun* di noi! ✨

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I libri come scrigni di magia, strumenti capaci di assecondare la naturale disposizione dell’essere umano a raccontare (e quindi anche ad ascoltare, immaginare), quella che esiste dalla notte dei tempi, quando ancora saper scrivere non era nelle abilità dell’uomo. Sono dolci ricordi legati appunto alla lettura e all’arte del raccontare quelli che hanno reso 'fortunata' la bambina che era e la donna che è oggi Anna Bonaiuto, intensa e straordinaria attrice - a teatro e al cinema ha lavorato con i più grandi registi, l'ultima esperienza nel ruolo del sostituto procuratore Laura Lombardo nella serie Sky Il Re con Luca Zingaretti - tra le protagoniste di questa nuova edizione dei Dialoghi di Pistoia, festival di antropologia che avrà luogo nella città toscana dal 27 al 29 maggio sul tema "Narrare humanum est". Sue le serate del 27 e 28, rispettivamente al teatro Pacini di Pescia (nuova location di questa 13esima edizione) e al Manzoni di Pistoia, sempre alle 21.15, durante le quali, sola sul palco, darà voce al divertentissimo racconto La sovrana lettrice di Alan Bennett. Quanto le storie di altri hanno contribuito a renderla la donna che è oggi? "Sono stata fortunata: sono nata in una casa dove i libri esistevano. Tanti bambini non lo sono, soprattutto oggi che esistono altri mezzi e che si finisce per perdere un po’ la magia del racconto. Quella che si crea a partire dalle immagini, dalle parole. Raccontare è stata una costante per l’uomo, è una caratteristica innata della nostra specie". Come riesce un attore a far proprie le storie altrui? "Il lavoro nostro consiste nell’essere attraversati dalle parole, dai sentimenti inventati da un’altra persona e farli diventare non dico veri ma comunque reali. Noi siamo il loro filtro: devono passare attraverso di noi e quindi arricchirsi. Oppure impoverirsi. Spetta a noi tirare fuori il perché". Qual è la particolarità del testo di Bennet che leggerà ai Dialoghi di Pistoia? "Bennet ha cominciato scrivendo teatro, passando poi ai romanzi. C’è, nella sua scrittura, il divertimento del dialogo, i personaggi che si interfacciano, un tratteggiamento del carattere forte e preciso. È uno scrittore con spirito di osservazione e ironia enormi, che si inventa una storia che se fosse vera avrebbe una grandissima importantissima nella storia dell’umanità. Inoltre c’è in Bennet un profondo amore per le donne: capisce che queste sono più curiose e attente a ciò che succede. Che sono più capaci di empatia con gli altri". E lei che rapporto ha con la lettura, quali letture predilige? "Non posso parlare di scelte precise. Certamente cerco di esaurire più classici che posso, ma anche libri di grandi scrittori contemporanei. Adoro gli americani, per esempio. Poi leggere è diventata una professione, con l’incisione di molti audiolibri. È meraviglioso. Quando ho registrato Anna Karenina ero alla mia terza lettura del romanzo e ogni volta è stato diverso dalla precedente. C’è talmente tanto mondo in libri come questo che ogni volta qualcosa di nuovo esce". Privati della gestualità del corpo, come si può rendere efficace una storia con la sola voce? "Non è questione di voce. Si tratta di cercare di afferrare il sentimento che c’è nel libro, la sua armonia, la sua musica. Leggiamo con la testa e col cuore e quando leggiamo a chi ha solo orecchie dobbiamo essere attenti a dare virgole, parentesi. Prima si assumono delle precise scelte sulla logica di lettura, poi la scena passa a quel che tu senti nel libro". Cinema, teatro, tv: che c’è di nuovo all’orizzonte? "Sono contenta perché ho in lavorazione tre spettacoli teatrali, una serie televisiva, un film e un libro da registrare. Insomma, riesco a non annoiarmi".
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