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Home » Scienze e culture » Leggere etichette, evitare ostacoli, sapere se la luce è accesa: le invenzioni per ciechi di Barbara Leporini

Leggere etichette, evitare ostacoli, sapere se la luce è accesa: le invenzioni per ciechi di Barbara Leporini

Ipovedente e poi completamente cieca, ricercatrice informatica del Cnr-Isti, la lucchese ha ideato semplici prototipi per rendere migliore la vita delle persone con disabilità visiva

Elsa Toppi
30 Novembre 2022
Barbara Leporini

Barbara Leporini

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Barbara Leporini è una scienziata di Lucca che nasce ipovedente. Fino a 18 anni, grazie a quel residuo visivo, riesce a fare tutto da sola, sfruttando al massimo la vista che ha. “Anche se non riuscivo a rileggere ciò che annotavo, preferivo sempre scrivere da sola piuttosto che utilizzare il braille – spiega la ricercatrice del Cnr-Isti -. Per me la brutta copia non esisteva, tutto era di getto. Per la lettura invece mi aiutavano”. Come a dire che da enormi difficoltà si possono tirare fuori virtù inaspettate. E i risultati, in effetti, arrivano. Fino a quando, una mattina, un problema alla cornea le causa un distaccamento totale della retina. Barbara diventa completamente cieca a 4 mesi dall’esame di maturità. La difficoltà diventa una molla per reagire e compiere l’impresa. Si diploma col massimo dei voti e decide che la sua vita sarà l’informatica.

Da quel momento, questa ricercatrice toscana, comincia la scalata al muro dei pregiudizi che legano le donne alle materie tecnico-scientifiche. Il tutto aggravato dalla disabilità visiva. “Volevo dimostrare che potevo farlo nonostante la cecità completa. La difficoltà era reperire materiale accessibile per me. All’epoca era molto più difficile perché non c’erano gli strumenti di adesso”. Il supporto della famiglia è fondamentale per vincere la sua sfida. “Mi dicevano: al massimo ti bocceranno, come accade a chiunque”. La mamma Emanuela si trasforma, così, nei suoi occhi e comincia a leggerle tutto: testi, formule, numeri, schede, colonne, tabelle, diagrammi algoritmi. Si laurea con lode e in corso. Cosa non comune per i corsi scientifici.

La ricercatrice del Cnr-Isti Barbara Leporini, nata ipovedente e diventata completamente cieca, dedica la sua ricerca e le sue invenzioni al miglioramento della vita delle persone cieche

La Self-lens per leggere le etichette e ordinare i prodotti al supermercato

Il dottorato prima e il concorso poi, la portano, nonostante le difficoltà, a creare invenzioni che la coinvolgono sia come ricercatrice che come utente finale.
“Non è stato semplice – racconta Barbara – mi misero in difficoltà per il dottorato. Facevo il compito prima dei termini di scadenza ma non c’è stata sempre una sensibilità nei miei confronti”. La troviamo, così, tra gli inventori della self lens, un dispositivo che permette ai non vedenti di leggere le informazioni sulle etichette dei prodotti e ordinarli al supermercato direttamente da casa, senza accendere il pc o utilizzare lo smartphone. L’idea nasce dal lavoro di un tavolo tecnico composto da Cnr, I.Ri.Fo.R Toscana dell’Uici e dall’azienda Edi Group di Bibbiena (Ar), e coordinato proprio dalla Leporini del Cnr-Isti. “Grazie a un progetto pilota verrà fatta presto una prima sperimentazione” dice Barbara.
L’utilizzo è semplice. Si punta lo strumento, con all’interno una sim dati, sulla confezione del prodotto. La videocamera dell’apparecchio inquadra il barattolo e legge il codice a barre e Qr code. Una voce sintetica leggerà la marca, la scadenza e il costo e darà altre informazioni all’utente che potrà inviare direttamente una richiesta di acquisto al supermercato. A questo punto l’ordine è memorizzato dalla banca dati del negozio che provvederà alla consegna a casa. “C’è anche l’app ovviamente ma il dispositivo è più semplice da usare e non necessita dello smartphone – spiega Leporini -. Ci sono persone, ad esempio gli anziani, a cui può far particolarmente comodo un apparecchio del genere. Pochi pulsanti semplici che permettono di usarlo tranquillamente”.

L’occhiale atipico multifunzione OCCAM-NVI e il rilevatore di luci per i consumi

Ma l’invenzione a cui questa ricercatrice toscana è più legata è l’occhiale aptico multifunzione OCCAM-NVI. Un ausilio per rilevare, localizzare gli ostacoli, acquisire informazioni sull’ambiente circostante e su come raggiungere una destinazione. “Esiste già un prototipo, che in base all’intensità delle vibrazioni fa intuire la distanza dell’ostacolo e le direzioni in base alle posizioni sugli occhiali – racconta la ricercatrice del cnr -. Il segnale è a vibrazione perché quando si è fuori la persona non vedente deve usare il canale uditivo per percepire l’ambiente circostante e altri suoni potrebbero non essere percepiti”. Questa invenzione permette di lasciare libere le mani mentre ci si muove.
Un’altra invenzione di Barbara Leporini, è il rilevatore di luce per tenere d’occhio i consumi. “Una persona sola e non vedente ha il problema di sapere se le luci possono essere accese o spente – spiega la Leporini -. Esistono dei dispositivi in commercio e delle app ma non sono pratici. Allora abbiamo fatto un piccolo circuito che viene inserito in un interruttore della stanza, intercetta il passaggio della corrente e quando la luce viene accesa emette un bip. Risolverebbe il problema a tante persone, è pratico e potrebbe essere installato anche in edifici pubblici e hotel”. Insomma, se avremo tecnologie più smart e maggiore accessibilità digitale dovremmo dire grazie anche alla tenacia di questa ricercatrice di Lucca.

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Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Barbara Leporini è una scienziata di Lucca che nasce ipovedente. Fino a 18 anni, grazie a quel residuo visivo, riesce a fare tutto da sola, sfruttando al massimo la vista che ha. “Anche se non riuscivo a rileggere ciò che annotavo, preferivo sempre scrivere da sola piuttosto che utilizzare il braille – spiega la ricercatrice del Cnr-Isti -. Per me la brutta copia non esisteva, tutto era di getto. Per la lettura invece mi aiutavano”. Come a dire che da enormi difficoltà si possono tirare fuori virtù inaspettate. E i risultati, in effetti, arrivano. Fino a quando, una mattina, un problema alla cornea le causa un distaccamento totale della retina. Barbara diventa completamente cieca a 4 mesi dall’esame di maturità. La difficoltà diventa una molla per reagire e compiere l’impresa. Si diploma col massimo dei voti e decide che la sua vita sarà l’informatica. Da quel momento, questa ricercatrice toscana, comincia la scalata al muro dei pregiudizi che legano le donne alle materie tecnico-scientifiche. Il tutto aggravato dalla disabilità visiva. “Volevo dimostrare che potevo farlo nonostante la cecità completa. La difficoltà era reperire materiale accessibile per me. All’epoca era molto più difficile perché non c’erano gli strumenti di adesso”. Il supporto della famiglia è fondamentale per vincere la sua sfida. “Mi dicevano: al massimo ti bocceranno, come accade a chiunque”. La mamma Emanuela si trasforma, così, nei suoi occhi e comincia a leggerle tutto: testi, formule, numeri, schede, colonne, tabelle, diagrammi algoritmi. Si laurea con lode e in corso. Cosa non comune per i corsi scientifici.
La ricercatrice del Cnr-Isti Barbara Leporini, nata ipovedente e diventata completamente cieca, dedica la sua ricerca e le sue invenzioni al miglioramento della vita delle persone cieche

La Self-lens per leggere le etichette e ordinare i prodotti al supermercato

Il dottorato prima e il concorso poi, la portano, nonostante le difficoltà, a creare invenzioni che la coinvolgono sia come ricercatrice che come utente finale. “Non è stato semplice – racconta Barbara – mi misero in difficoltà per il dottorato. Facevo il compito prima dei termini di scadenza ma non c’è stata sempre una sensibilità nei miei confronti”. La troviamo, così, tra gli inventori della self lens, un dispositivo che permette ai non vedenti di leggere le informazioni sulle etichette dei prodotti e ordinarli al supermercato direttamente da casa, senza accendere il pc o utilizzare lo smartphone. L'idea nasce dal lavoro di un tavolo tecnico composto da Cnr, I.Ri.Fo.R Toscana dell'Uici e dall'azienda Edi Group di Bibbiena (Ar), e coordinato proprio dalla Leporini del Cnr-Isti. “Grazie a un progetto pilota verrà fatta presto una prima sperimentazione” dice Barbara. L’utilizzo è semplice. Si punta lo strumento, con all’interno una sim dati, sulla confezione del prodotto. La videocamera dell’apparecchio inquadra il barattolo e legge il codice a barre e Qr code. Una voce sintetica leggerà la marca, la scadenza e il costo e darà altre informazioni all’utente che potrà inviare direttamente una richiesta di acquisto al supermercato. A questo punto l’ordine è memorizzato dalla banca dati del negozio che provvederà alla consegna a casa. “C’è anche l’app ovviamente ma il dispositivo è più semplice da usare e non necessita dello smartphone - spiega Leporini -. Ci sono persone, ad esempio gli anziani, a cui può far particolarmente comodo un apparecchio del genere. Pochi pulsanti semplici che permettono di usarlo tranquillamente”.

L'occhiale atipico multifunzione OCCAM-NVI e il rilevatore di luci per i consumi

Ma l’invenzione a cui questa ricercatrice toscana è più legata è l’occhiale aptico multifunzione OCCAM-NVI. Un ausilio per rilevare, localizzare gli ostacoli, acquisire informazioni sull’ambiente circostante e su come raggiungere una destinazione. “Esiste già un prototipo, che in base all’intensità delle vibrazioni fa intuire la distanza dell’ostacolo e le direzioni in base alle posizioni sugli occhiali – racconta la ricercatrice del cnr -. Il segnale è a vibrazione perché quando si è fuori la persona non vedente deve usare il canale uditivo per percepire l’ambiente circostante e altri suoni potrebbero non essere percepiti”. Questa invenzione permette di lasciare libere le mani mentre ci si muove. Un’altra invenzione di Barbara Leporini, è il rilevatore di luce per tenere d’occhio i consumi. “Una persona sola e non vedente ha il problema di sapere se le luci possono essere accese o spente – spiega la Leporini -. Esistono dei dispositivi in commercio e delle app ma non sono pratici. Allora abbiamo fatto un piccolo circuito che viene inserito in un interruttore della stanza, intercetta il passaggio della corrente e quando la luce viene accesa emette un bip. Risolverebbe il problema a tante persone, è pratico e potrebbe essere installato anche in edifici pubblici e hotel”. Insomma, se avremo tecnologie più smart e maggiore accessibilità digitale dovremmo dire grazie anche alla tenacia di questa ricercatrice di Lucca.
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