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Home » Scienze e culture » Il bosco in Brianza per l’obiettivo “carbon neutrality”: 500 alberi per un ambiente più sano

Il bosco in Brianza per l’obiettivo “carbon neutrality”: 500 alberi per un ambiente più sano

Il progetto di Otsuka Pharmaceutical Italy S.r.l., azienda farmaceutica nipponica con sede a Milano, punta alla riduzione della propria impronta ecologica

Domenico Guarino
20 Ottobre 2022
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Fare di più per la transizione ecologica. E farlo tutti. Il percorso verso la creazione di un ambiente più sano e di un’economia più sostenibile è qualcosa che investe la responsabilità di ciascuno di noi. Va da sé, tuttavia, che il contributo delle aziende, per il peso economico che hanno e per gli effetti che possono produrre su scala tanto più larga quanto più ampio è il proprio bacino di business, rappresenta indubbiamente un punto imprescindibile. E non a caso sono sempre di più le aziende che stanno investendo nella propria carbon neutrality, attraverso azioni e progetti che puntino a ridurre la loro impronta ecologica. È il caso della Otsuka Pharmaceutical Italy S.r.l., azienda farmaceutica nipponica con sede a Milano, i cui dipendenti sono impegnati a creare un vero e proprio bosco, piantando 500 nuovi alberi.

Un bosco contro le emissioni

Ambiente/Sostenibilità e ambiente: in Brianza nasce un bosco di 500 alberi
A Meda, nel cuore della Brianza, i dipendenti di Otsuka Pharmaceutical Italy S.r.l. sono impegnati a creare un vero e proprio bosco grazie alla piantagione di 500 nuovi alberi

Si tratta solo dell’ultima tappa di un percorso volto alla riduzione delle emissioni dei gas serra aziendali e alla compensazione di quelli residui (il cosiddetto “offsetting”) verso gli obiettivi di “carbon neutrality“. Il progetto ha preso avvio con un processo di valutazione dell’impronta di carbonio aziendale, cioè il totale delle emissioni di gas serra aziendali, realizzato secondo standard internazionali e poi validato da un Ente di certificazione (ICMQ). In seguito sono state attivate azioni di riduzione emissiva e di compensazione delle emissioni residue, attraverso l’annullamento di crediti di carbonio, finanziando progetti internazionali certificati di contrasto ai cambiamenti climatici, come l’installazione di impianti eolici in grado di generare energia pulita, nello stato del Tamil Nadu in India. Un’operazione che porterà energia accessibile e pulita nella misura di 9.989 MWh ogni anno. Oltre ad un programma di formazione personalizzato per ingegneri e operatori dell’impianto che andrà a rafforzare le loro competenze in materia di sviluppo della catena di approvvigionamento a basse emissioni di carbonio.

I partner del progetto

Le attività sono realizzate insieme ad Inrete Green, agenzia benefit specializzata in progetti di sostenibilità, e a Rete Clima, un ente che promuove la sostenibilità e la Corporate Social Responsibility. In particolare, la Campagna Foresta Italia, che comprende questo intervento forestale, è patrocinata dal Ministero della transizione ecologica e dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. L’iniziativa di Meda vede ovviamente anche la presenza delle istituzioni locali ed in particolare del sindaco della cittadina, nonché presidente della Provincia Monza Brianza, Luca Santambrogio. “Credo che le imprese, sempre di più, siano chiamate a rispondere e a dare il loro contributo alla causa ambientalista che ci tocca tutti da vicino. Abbiamo quindi intrapreso questo percorso che ci porterà alla certificazione di carbon neutrality non solo grazie all’iniziativa di oggi, ma anche ad un altro importante progetto internazionale” dice Alessandro Lattuada, amministratore delegato di Otsuka Italia. Che ricorda come l’anno in cui è stato valutato l’impatto climatico è il 2019, poiché non ancora condizionato dalle misure di contenimento della pandemia da Covid 19. “Sarebbe stato più semplice far riferimento all’anno 2020 o al 2021 ma abbiamo voluto creare una fotografia il più reale possibile della nostra situazione in fatto di emissione di gas serra in modo da valutare al meglio gli interventi da mettere in campo per la loro rimozione: un impegno che, naturalmente, intendiamo continuare ad assumerci anche in futuro”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Fare di più per la transizione ecologica. E farlo tutti. Il percorso verso la creazione di un ambiente più sano e di un’economia più sostenibile è qualcosa che investe la responsabilità di ciascuno di noi. Va da sé, tuttavia, che il contributo delle aziende, per il peso economico che hanno e per gli effetti che possono produrre su scala tanto più larga quanto più ampio è il proprio bacino di business, rappresenta indubbiamente un punto imprescindibile. E non a caso sono sempre di più le aziende che stanno investendo nella propria carbon neutrality, attraverso azioni e progetti che puntino a ridurre la loro impronta ecologica. È il caso della Otsuka Pharmaceutical Italy S.r.l., azienda farmaceutica nipponica con sede a Milano, i cui dipendenti sono impegnati a creare un vero e proprio bosco, piantando 500 nuovi alberi.

Un bosco contro le emissioni

Ambiente/Sostenibilità e ambiente: in Brianza nasce un bosco di 500 alberi
A Meda, nel cuore della Brianza, i dipendenti di Otsuka Pharmaceutical Italy S.r.l. sono impegnati a creare un vero e proprio bosco grazie alla piantagione di 500 nuovi alberi
Si tratta solo dell’ultima tappa di un percorso volto alla riduzione delle emissioni dei gas serra aziendali e alla compensazione di quelli residui (il cosiddetto “offsetting”) verso gli obiettivi di "carbon neutrality". Il progetto ha preso avvio con un processo di valutazione dell’impronta di carbonio aziendale, cioè il totale delle emissioni di gas serra aziendali, realizzato secondo standard internazionali e poi validato da un Ente di certificazione (ICMQ). In seguito sono state attivate azioni di riduzione emissiva e di compensazione delle emissioni residue, attraverso l’annullamento di crediti di carbonio, finanziando progetti internazionali certificati di contrasto ai cambiamenti climatici, come l’installazione di impianti eolici in grado di generare energia pulita, nello stato del Tamil Nadu in India. Un’operazione che porterà energia accessibile e pulita nella misura di 9.989 MWh ogni anno. Oltre ad un programma di formazione personalizzato per ingegneri e operatori dell’impianto che andrà a rafforzare le loro competenze in materia di sviluppo della catena di approvvigionamento a basse emissioni di carbonio.

I partner del progetto

Le attività sono realizzate insieme ad Inrete Green, agenzia benefit specializzata in progetti di sostenibilità, e a Rete Clima, un ente che promuove la sostenibilità e la Corporate Social Responsibility. In particolare, la Campagna Foresta Italia, che comprende questo intervento forestale, è patrocinata dal Ministero della transizione ecologica e dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. L’iniziativa di Meda vede ovviamente anche la presenza delle istituzioni locali ed in particolare del sindaco della cittadina, nonché presidente della Provincia Monza Brianza, Luca Santambrogio. "Credo che le imprese, sempre di più, siano chiamate a rispondere e a dare il loro contributo alla causa ambientalista che ci tocca tutti da vicino. Abbiamo quindi intrapreso questo percorso che ci porterà alla certificazione di carbon neutrality non solo grazie all’iniziativa di oggi, ma anche ad un altro importante progetto internazionale" dice Alessandro Lattuada, amministratore delegato di Otsuka Italia. Che ricorda come l’anno in cui è stato valutato l’impatto climatico è il 2019, poiché non ancora condizionato dalle misure di contenimento della pandemia da Covid 19. "Sarebbe stato più semplice far riferimento all’anno 2020 o al 2021 ma abbiamo voluto creare una fotografia il più reale possibile della nostra situazione in fatto di emissione di gas serra in modo da valutare al meglio gli interventi da mettere in campo per la loro rimozione: un impegno che, naturalmente, intendiamo continuare ad assumerci anche in futuro".
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