Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Sulle orme dei pellegrini: i cammini tra ricerca della spiritualità e di un turismo slow

Sempre più popolari rappresentano una scelta di viaggio sostenibile in cui al piacere della scoperta si unisce la componente storica e artistica

di SILVIA LANDI -
17 luglio 2022
Via Francigena (1)

Via Francigena (1).

Una delle più attuali definizioni di cammino è quella data dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, che recita: sono considerati "cammini" gli itinerari culturali di particolare rilievo europeo e/o nazionale, percorribili a piedi o con altre forme di mobilità dolce sostenibile, e che rappresentano una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché un'occasione di valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e dei territori interessati. In coerenza con la visione del Consiglio d’Europa, i cammini "attraversano una o più regioni, possono far parte di tracciati europei, si organizzano intorno a temi di interesse storico, culturale, artistico, religioso o sociale”. Quello che è certo è che i cammini rivestono un interesse crescente sia da un punto di vista turistico e culturale, sia come fenomeno, non ancora propriamente di massa, ma senza dubbio in grande crescita. Ecco quindi che a piedi, in bicicletta, a cavallo o a dorso d'asino gli amati di queste attività iniziano a programmare percorsi ed esplorazioni di luoghi, con soste alla scoperta delle caratteristiche enogastronomiche dei diversi territori, vanno alla ricerca dei piccoli artigiani per riportare con sé un ricordo, oltre alla dimensione di ricerca spirituale che spesso la scelta porta con sé.

I cammini: dai pellegrinaggi al turismo di qualità

Camino de Santiago

Tra i più famosi pellegrinaggi c'è il Cammino di Santiago

Il Bel Paese è ricco di percorsi di grande interesse storico, culturale e naturalistico e la Toscana in particolare propone itinerari decisamente interessanti. Tra i cammini più conosciuti che attraversano il territorio apuano vi è senza dubbio la Via Francigena, mentre una delle novità del 2022 è rappresentata dal Cammino delle donne del marmo. Nato in seno all'associazione culturale "Le donne del marmo", il cammino omonimo intende portare a quante più persone possibile la conoscenza del nostro territorio con particolare attenzione alle eccellenze locali.

Il Cammino delle donne del marmo

Da Luni a Carrara, per poi proseguire in direzione di Massa e ricongiungersi alla Francigena, questo nuovo cammino è coordinato da Sara Vannucci, presidente dell'associazione nazionale e da Edoardo Puccetti, ambasciatore de "Le donne del marmo", presidente dell'associazione "Vie del volto santo", tesoriere Federcammini e storico. Il particolare cammino - nella sua prima parte - prevede dunque la partenza da Luni, antico porto di imbarco del marmo per Roma, dove si avrà la possibilità di visitare l'area archeologica, per proseguire lungo la via Francigena costeggiando il Muraglione, testimonianza della Linea Gotica, l'antico borgo medievale di Avenza fino ad arrivare al centro storico di Carrara andando a toccare i luoghi di maggior interesse storico e artistico della città. Lungo il percorso una serie di tappe dove i camminanti avranno la possibilità di conoscere alcune delle eccellenze della zona: l'artigiano, l'artista e suo atelier, il mastro profumiere con le essenze legate al marmo, l'enogastronomia con le degustazioni e quanto di meglio il territorio apuano è in grado di offrire.

La Via Francigena

via francigena

La Via Francigena

Pochi ne sono a conoscenza, ma la ben nota Via Francigena un tempo si chiamava Via di Monte Bardone e venne creata, attorno al VII secolo, dai Longobardi che avevano l’esigenza di collegare il Regno di Pavia e i ducati meridionali tramite una via sufficientemente sicura. Questo li portò alla scelta di un itinerario considerato minore che valicava l’Appennino in corrispondenza di quello che è ora il Passo della Cisa e che dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa verso Lucca, per poi proseguire per la Valle dell’Elsa fino a Siena e successivamente attraverso le valli d‘Arbia e d’Orcia fino ad immettersi sulla Cassia antica ed arrivare a Roma. Quando i Longobardi cedettero la dominazione ai Franchi la via da loro tracciata, che nel frattempo si era estesa a Nord attraverso la valle del Reno e fino ai Paesi Bassi e nei secoli verso Sud fino alla Terrasanta, divenne la Via Francigena ancora nota ai giorni nostri.

Un amore di cammino, il racconto di Charline Dschischkariani

Noi di Luce! abbiamo fatto quattro chiacchere con Charline Dschischkariani, professionista, cittadina del mondo e milanese d'adozione, che nel corso degli ultimi anni ha scelto un diverso modo di viaggiare e conoscere nuovi luoghi e culture attraverso i cammini. Dopo la Spagna, la Sardegna e in attesa del Portogallo, Charline ha scelto di percorrere la via Francigena partendo dalla Valle d'Aosta fino ad arrivare, tappa dopo tappa, a Gerusalemme. Nei prossimi mesi la porterà fino alle terre apuane e qui inserirà - una tra le prima donne a percorrerlo - il Cammino delle donne del marmo.
Charline Dschischkariani

Charline Dschischkariani a Llogara National Park Albania (Facebook)

Come e quando nasce il suo interesse per i cammini e i viaggi a piedi? "Ho cominciato ad organizzare gite domenicali verso i 35 anni, anche se avevo già avuto qualche esperienza di viaggio intercontinentale con lo zaino in spalla. Avevo bisogno di staccare dallo stress e dalla bolgia milanese per rigenerarmi a suon di prati e pranzi tipici. Più andavo avanti con l’età e più sentivo la necessità di queste boccate d’aria pura. Prima di fidanzarmi, 5 anni fa, vedevo sui social quei 'matti' che si lanciavano nell’impresa di Santiago, e li seguivo ammirata pensando che un giorno anche io l’avrei fatto. Poi c’è stato il Covid, le restrizioni e l’impossibilità di viaggiare che hanno dato una spinta non indifferente alla riscoperta di un patrimonio naturalistico Lombardo. Disgraziatamente è giunto anche il momento della rottura con il fidanzato e il bisogno di vivere qualcosa di forte e stimolante per dimenticare quel tristissimo periodo. Mi è sembrata l’occasione perfetta per rispolverare il vecchio sogno del cammino di Santiago. Sempre in quel frangente di tempo per me durissimo, mi annunciano che una mia cara amica d’infanzia aveva un tumore, con poche speranze di uscirne viva, anzi, era quasi impossibile. Di fronte a questa tragica notizia, la mia pena d’amore mi sembrava così ridicola che decisi di dedicare questo cammino alla mia amica: lo facemmo 'insieme' e ogni giorno le dedicavo una video chiamata per condividere con lei le gioie e le pene di questa impresa per me faraonica. Eravamo legate entrambe da una sfida e ci siamo fatte forza a vicenda, lungo i nostri cammini. È stata l’esperienza più mistica e arricchente della mia vita e, per una profana come me, vivere qualcosa di così sacro fu sconvolgente: alla fine, la mia amica è miracolosamente sopravvissuta alla bestia e, tuttora, malgrado le possibilità di ricaduta e i continui controlli si gode ogni minuto della sua nuova vita. Io, dal canto mio, non ho più potuto fare a meno di camminare". Molti scelgono la bicicletta per i propri viaggi lungo i cammini, ci ha mai pensato? "Ho anche una buona bici, ma quello che si prova su una sella non ha nulla a che vedere con quello che ti offrono le tue gambe. Non c’è nessun elemento tra i tuoi piedi e la madre terra, sei letteralmente ancorato al mondo". I cammini, gioie e dolori: quali sono i vantaggi dello spostarsi a piedi e quali gli svantaggi? "Ormai non riesco ad associare nessuna sensazione di dolore o di fastidio nello spostarsi a piedi, però ricordo ancora gli alti e bassi della mia prima esperienza a Santiago. A parte la carica emotiva che avevo investito in quell’impresa e quindi le scosse di adrenalina che mi aiutavano nei momenti difficili, la lezione più importante fu che la potenza della mente travalica qualsiasi limite o dolore fisico e già solo questa scoperta ti riempie d’immenso e ti rende (quasi) invincibile. Aggiungo il quasi, perché la seconda lezione fondamentale è l’importanza che bisogna dare al proprio corpo, ascoltandolo e accettandone i limiti. Presa dall’entusiasmo ho sfidato caldo, stanchezza e dolore focalizzandomi sulla meta, spingendomi sempre oltre i miei limiti e trasformando il mio viaggio in una performance. Questo fu un grosso errore perché, per quanto arrivare al traguardo ti riempia di gioia, poco vale in confronto al gustarsi ogni piccolo momento del viaggio. Il cammino è una mini vita: c’è un inizio in cui impari a conoscerti, scopri i tuoi limiti, sperimenti la solitudine, l’abbandono; poi incontri gente, ti fai amici, segui il tuo percorso e ti alleggerisci perché ti abitui, perché se hai bisogno ci sono i tuoi compagni di viaggio che ti sostengono, che ti curano; poi hai i tuoi rituali: ti alzi all’alba, prendi un caffè, cammini, fai colazione, cammini, ti fermi a pranzo, cammini, fai un’altra pausa, cammini, ti fermi nell’ostello, prepari la tappa del giorno dopo, lavi a mano i panni, immergi i piedi martoriati in una bacinella di acqua gelata, chiacchieri, bevi un bicchiere di vino, scrivi, mangi, vai a dormire. Così per trenta giorni. Sul cammino canti, balli, urli a squarciagola, ridi da sola, piangi da sola, ti senti viva". Non è sempre tutto rose e fiori… "Certo, ci sono momenti di sconforto: camminare otto/nove ore al giorno per un mese non è sempre facile. Tante volte mi sono domandata chi me l'avesse fatto fare, perché non ero su una spiaggia bianca a sorseggiare un cocktail come tanti miei coetanei e conoscenti. In realtà erano momenti abbastanza fugaci, durante i cammini ho incontrato gente stupenda, amici che ancora oggi sento o frequento, ho scoperto luoghi e paesaggi meravigliosi, assaggiato piatti sconosciuti, sono entrata in contatto con mondi diversi dal mio. C’è chi trova l’amore, chi lo dimentica... le gioie, insomma, sono infinite e sempre nuove. Poi ci può essere qualche dolore: può capitare di non trovare da dormire e ti doversi arrangiare a dormire per terra in una chiesa, su una spiaggia, in mezzo a un campo". Il nemico numero uno del viandante e un consiglio per i futuri camminatori "Il nemico numero uno del viandante è la vescica ai piedi, però con l’esperienza riesci ad anticiparla. Può capitare di avere dolori muscolari, una tendinite, stanchezza, ma nulla di insuperabile, basta ascoltarsi e soprattutto essere indulgenti con sé stessi. Accettare di essere un giorno più stanchi, meno performanti. Credo che nel bene e nel male, sia tutto molto personale e che dipenda dal proprio spirito di adattamento e dal carattere. Rimangono tuttavia esperienze di fatto alla portata di tutti". Questa primavera ha iniziato a percorrere la Via Francigena, che la porterà anche a Carrara e sarà una delle prime donne a percorrere il Cammino delle Donne del Marmo. Cosa si aspetta da questa esperienza? "La bellezza del camminare è che ogni volta è come se fosse la prima. Quindi non mi aspetto niente, o meglio mi aspetto di vivere il consueto stupore dello sconosciuto. Ho già avuto occasione di visitare come turista il territorio di Carrara e di Massa, ma un viandante non è un turista, quindi sarà sicuramente un’esperienza totalmente nuova. La cosa che amo del territorio apuano è l’impatto visivo abbagliante che si crea quando il blu del cielo incontra il bianco del marmo. È un contrasto che adoro, lo trovo di un’eleganza inedita, non c’è nulla di più perfetto della natura. Ecco, sì, mi aspetto di sperimentare colori vivissimi, profumi intensi, scoprire la narrazione di un territorio dal punto di vista femminile, conoscere i nomi delle donne che hanno modellato la vostra quotidianità, e assaggiare anche un buon vino". Non si vive di solo cammino... "Certamente, sono da sempre una sportiva e mi piace camminare, ma nutro anche una vera e propria passione per il buon vino e il buon cibo. Nel racconto dei miei viaggi, infatti, non mancano mai spunti e consigli enogastronomici". Come si prepara per i viaggi e i cammini più lunghi e impegnativi? "Per quanto sia facile prepararsi per un trekking di qualche giorno, non c’è invece, reale preparazione atletica prima di un lungo cammino. Mi spiego meglio: anche se sei sportivo e vai a correre tre volte alla settimana, questo sicuramente ti aiuta, ma non per quello sarai più preparato di uno che non lo fa. Fare 90km in tre giorni non ha nulla a che vedere con il farne 500 in venti giorni, per quanto sembrino meno nell’insieme. Il segreto in ogni modo è cominciare piano. Anche se si è allenati non è opportuno percorrere più di venti chilometri i primi quattro o cinque giorni, bisogna abituare il proprio corpo per farlo durare nel tempo. Non a caso si dice che chi va piano va lontano: diventa fondamentale ascoltare il proprio corpo, se si è stanchi meglio fermarsi e modificare la propria tabella di marcia, per quanto possa apparire frustrante quando il proprio obbiettivo è quello di giungere alla meta". Come scegliere l'attrezzatura? "È fondamentale essere provvisti di attrezzatura di buona qualità ed evitare il superfluo. D’estate, bastano 2 paia mutandine, un cambio, un maglione e un paio di pantaloni se una sera fa freddo, un sacco a pelo, il nécéssaire per la toilette. Guadagnare due o tre chili in meno sulle spalle può davvero cambiare la vita. Nello zaino badate sempre di avere della frutta secca o dei concentrati di frutta: nei momenti di stanchezza forniranno la carica giusta per ripartire. È anche bene informarsi sempre sulla disponibilità di acqua lungo il percorso, se non sono indicati punti di rifornimento di acqua frequenti, è meglio portare una borraccia in più (2 litri) e bere anche quando non si ha sete: l’acqua nutre il muscolo e un muscolo ben idratato si logora meno facilmente. Infine, io porto sempre con me un cambio di scarpe. Di solito cammino con delle scarpe da trekking o trail, perché sono leggere e hanno buona tenuta, che alterno con i sandali da trekking sui sentieri sterrati, così il piede respira e si evita il formarsi di vesciche. Non ho altro consiglio da dare se non quello di lasciare tutti i pensieri a casa e partire col cuore leggero".