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Home » Scienze e culture » Matteo Cavaciocchi, il bagnino artista che dipinge i rifiuti di plastica: “Così ridiventano mare”

Matteo Cavaciocchi, il bagnino artista che dipinge i rifiuti di plastica: “Così ridiventano mare”

Da 15 anni lavora come assistente bagnanti in una piscina di Firenze. Da un viaggio in Sicilia in inverno ha tratto ispirazione per le opere d'arte di recupero

Giovanni Bogani
20 Agosto 2022
dipinti rifiuti plastica

Un pezzo di plastica torna a "vivere" come abitante marino dipinto da Cavaciocchi

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“Me ne sono andato in Sicilia, d’inverno, per un mese. Ho passeggiato sulla spiaggia, a lungo. E ad ogni passeggiata trovavo plastica, rifiuti, relitti. D’inverno il mare restituisce tutto quello che gli uomini ci buttano dentro d’estate. La spiaggia era, in certi punti, assalita dalla plastica. E allora mi è venuta un’idea. Disegnare su quella plastica, su quella plastica morta, su quei cadaveri di oggetti abbandonati sulla spiaggia dalle mareggiate. Ridare vita a quei rifiuti, facendole diventare pesci, creature marine. E allo stesso tempo, con questo piccolo gesto, provare a lanciare un messaggio di sensibilizzazione”.

Squalo prima e dopo
Squalo prima e dopo

Matteo bagnino attento a intuire i pericoli

Matteo Cavaciocchi (@cavart_mc su Instagram) da 15 anni lavora come bagnino in una piscina di Firenze. Una di quelle dove vanno famiglie con bambini, o persone di mezz’età in cerca di un po’ di scampo al calore micidiale di questa estate. O stranieri, che si inventano un po’ di vacanza, anche se al posto della sabbia ci sono ghiaia ed erba. Lui è lì, a bordo piscina, e anche se parla con te non smette di guardare, in continuazione, la superficie dell’acqua. “I pericoli bisogna intuirli prima, bisogna capire qualche secondo prima che cosa può succedere: se aspetti che accada, è già troppo tardi“. E così, Matteo è una specie di telecamera umana: si accorge di qualcuno che, a venti metri di distanza, è in acqua con gli occhiali e lo avverte che non si può: vede due ragazzine che tengono un’amica con la testa sott’acqua troppo a lungo, si accorge di una signora con il passo incerto dalla parte opposta della piscina, che sta per scendere in acqua, e va ad aiutarla. Fa questo lavoro da anni, ormai è attento a ogni minimo incresparsi della normalità.

Matteo l’artista in missione salva-ambiente

Ma la sua vera vita è nei disegni, nelle forme che sogna e che mette su carta, su tela, su plastica. “Amo il mare, da morire. E sono sconvolto dalla quantità di rifiuti che si sono riversati in mare. Non riesco a togliermi dalla mente le immagini dell’Isola di plastica: quell’enorme ammasso di immondizia che sta nell’Oceano Pacifico e che ha un’area grande come quella della Spagna. Quattro milioni di tonnellate di rifiuti plastici, che si disintegrano in frammenti minuscoli, che finiscono nello stomaco dei pesci, su su nella catena alimentare fino all’uomo: hanno trovato tracce di plastica anche nel nostro sangue“.

Cernia
Un pezzo di plastica trovato sulla spiaggia è tornato ad essere “cernia” grazie all’arte di Matteo Cavaciocchi

“Mi sono detto che potevo fare qualcosa, una piccola cosa, per sensibilizzare su questo problema. E quando, in mezzo ai rifiuti rigettati dal mare, trovavo un pezzo di plastica che mi ispirava, cominciavo a lavorarci. Lo dipingevo, e quel pezzo di plastica ridiventava una cernia, un delfino, una medusa, uno squalo. Adesso quei pezzi di plastica sono, in qualche modo, ridiventati mare“. E saranno visibili, da settembre, a Sesto Fiorentino, presso il centro culturale “Palinsesto”. Dove Matteo avvierà in autunno un laboratorio di disegno che prevede un proseguimento di quel progetto: “Con i ragazzi del laboratorio andremo fuori, in strada, e dipingeremo su plastiche e rifiuti che troveremo per strada”.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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"Mi sono detto che potevo fare qualcosa, una piccola cosa, per sensibilizzare su questo problema. E quando, in mezzo ai rifiuti rigettati dal mare, trovavo un pezzo di plastica che mi ispirava, cominciavo a lavorarci. Lo dipingevo, e quel pezzo di plastica ridiventava una cernia, un delfino, una medusa, uno squalo. Adesso quei pezzi di plastica sono, in qualche modo, ridiventati mare". E saranno visibili, da settembre, a Sesto Fiorentino, presso il centro culturale "Palinsesto". Dove Matteo avvierà in autunno un laboratorio di disegno che prevede un proseguimento di quel progetto: "Con i ragazzi del laboratorio andremo fuori, in strada, e dipingeremo su plastiche e rifiuti che troveremo per strada".
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