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Home » Scienze e culture » Cento associazioni contro l’ISS: “Così taglierete il diritto alla cura di migliaia di bambini autistici”

Cento associazioni contro l’ISS: “Così taglierete il diritto alla cura di migliaia di bambini autistici”

Anche due sindacati della funzione pubblica denunciano il progetto: "Ha già cancellato sul proprio sito la precedente linea guida sull’autismo per peggiorarla"

Caterina Ceccuti
2 Febbraio 2023
Centro associazioni contro le nuove linee guida dell'ISS (Ph: Angsa Bologna)

Centro associazioni contro le nuove linee guida dell'ISS (Ph: Angsa Bologna)

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Sono diverse migliaia ogni anno i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia con disturbi dello spettro autistico (ASD). Secondo l’Istat, nelle scuole dalla prima elementare alla terza media se ne conterebbero addirittura 43.000, quasi l’1% degli iscritti, si cui almeno un terzo in condizioni severe. Una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità stima che nel 2018 un bambino di 7-9 anni su 74 era compreso nell’ASD, dimostrando che il fenomeno fosse a tutti gli effetti in fortissima crescita. Sarà anche per questo che le associazioni impegnate nella tutela delle persone autistiche sono numerose e, sicuramente, battagliere, dato che insieme a due sindacati della funzione pubblica, hanno deciso di denunciare l’inadeguatezza del nuovo progetto dell’Istituto Superiore di Sanità.

Autismo: 100 associazioni contro le nuove linee guida Iss (Ph: Angsa Bologna)

“Dal sito dell’ISS è già stata cancellata la precedente linea guida n.21 sull’autismo – fanno presente -. Ma la nuova proposta di fine 2022 è peggiore, perché esonera di fatto le aziende sanitarie locali dall’obbligo del ‘trattamento intensivo precoce’, decisione che rischia di ridurre gravemente gli interventi riabilitativi per decine di migliaia di bambini con ASD”. Abbiamo chiesto al professor Carlo Hanau, già docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari nelle Università di Modena e Reggio Emilia e di Bologna, nonché presidente dell’Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno celebrale, quali saranno le conseguenze di questi cambiamenti.

“Molti dei bambini con spettro autistico possono oggi ottenere 25 ore di intervento alla settimana, in considerazione della complessità della loro condizione e del forte bisogno di supporto. Ma la direzione e qualificazione del personale e la formazione dei genitori è compito delle ASL e, per ottenerle, occorre spesso rivolgersi al magistrato. La proposta di aggiornamento/peggioramento della nuova linea guida pone tutti gli interventi sullo stesso piano e consente alle ASL di scegliere quelle con minor costo, indipendentemente dalla loro maggiore o minore efficacia”. Per fermare gli effetti di un provvedimento che, a detta delle associazioni, priverebbe migliaia di bambini degli interventi che la comunità scientifica internazionale ritiene più efficaci per garantire
maggiore qualità di vita ad intere famiglie ed anche un risparmio futuro – in termini di assistenza – alle casse dello Stato, è stata avviata una petizione raggiungibile a questo Link.

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
Sono diverse migliaia ogni anno i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia con disturbi dello spettro autistico (ASD). Secondo l’Istat, nelle scuole dalla prima elementare alla terza media se ne conterebbero addirittura 43.000, quasi l'1% degli iscritti, si cui almeno un terzo in condizioni severe. Una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità stima che nel 2018 un bambino di 7-9 anni su 74 era compreso nell’ASD, dimostrando che il fenomeno fosse a tutti gli effetti in fortissima crescita. Sarà anche per questo che le associazioni impegnate nella tutela delle persone autistiche sono numerose e, sicuramente, battagliere, dato che insieme a due sindacati della funzione pubblica, hanno deciso di denunciare l'inadeguatezza del nuovo progetto dell’Istituto Superiore di Sanità.
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