Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Scienze e culture » Deforestazione e pandemia minacciano gli indigeni e l’Amazzonia. Cospe: “Fermiamo la caccia al tesoro delle compagnie”

Deforestazione e pandemia minacciano gli indigeni e l’Amazzonia. Cospe: “Fermiamo la caccia al tesoro delle compagnie”

L'Amazzonia ha già perso 4mila campi da calcio di bosco: compagnie energetiche, dell'agrobusiness, dell'industria mineraria e del commercio di legno trattano la foresta solo come una risorsa da sfruttare. Cospe lancia la campagna AMAzzonia per difenderne i custodi, ma avverte: "C’è molto che ognuno di noi può fare per invertire la rotta. A cominciare dagli stili di vita"

Domenico Guarino
24 Novembre 2021
Share on FacebookShare on Twitter

Oltre 4mila campi da calcio, più di 1.220 km², equivalenti all’intera superficie di Roma: è questa l’area boscata persa quotidianamente nel solo mese di settembre dall’Amazzonia a causa di incendi e deforestazioni che vengono agìti per far posto a coltivazioni di soia e allevamenti di bestiame, ma anche  per l’estrazione di idrocarburi e metalli preziosi. Si tratta del dato peggiore degli ultimi dieci anni: in totale,  da gennaio a settembre, quasi 9mila km² di foresta sono andati in fumo, il 39% in più rispetto al 2021. Questa devastazione ambientale è dovuta ad una vera e propria caccia al tesoro è organizzata da compagnie potentissime che si occupano di  agrobusiness, industria mineraria, compagnie energetiche, commercio di legnami pregiati contendendosi lo sfruttamento delle risorse.  Non a caso il  Brasile – dove si trova il 60% della foresta amazzonica – è il primo esportatore di soia e  il secondo produttore di carne bovina al mondo.  Mentre, dopo la Cina, è proprio l’Europa  il principale mercato di destinazione, Italia inclusa.

“L’accordo stilato alla Cop26 non dev’essere solo greenwashing. Ma per salvare la foresta dobbiamo cambiare stile di vita”

Riserva inestimabile di biodiversità e carbonio (assorbe fino a 200 miliardi di tonnellate di Co2), l’Amazzonia gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio climatico del Pianeta. È dunque una buona notizia il  fatto che ci sia anche il Brasile tra i Paesi che, riuniti a Glasgow per la Cop26, hanno siglato l’intesa per lo stop alla deforestazione entro il 2030.  Tuttavia, come denuncia il presidente di Cospe Giorgio Menchini “se l’accordo rappresenta un passo in avanti perché impegna per la prima volta i governi su questo obiettivo, dispone risorse a favore di economie sostenibili  e popolazioni indigene” rimane il fatto che, come al solito “si tratta di promesse  non vincolanti e il rischio che tutto si riduca a un’operazione di greenwashing è altissimo”. “C’è molto che, ognuno di noi, può  fare per invertire la rotta. A cominciare dagli stili di vita” aggiunge Menchini. Ed infatti la campagna mira anche a promuovere cambiamenti nei nostri stili di vita. A cominciare dalle abitudini alimentari: diminuire il consumo complessivo di carne, acquistare prodotti da filiere sostenibili, limitare gli sprechi sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere per contribuire alla riduzione della nostra impronta ecologica, oltreché prenderci cura della nostra salute. Assolutamente indispensabile è poi aiutare le popolazioni indigene, sulle cui spalle ricade il peso di questa enorme opera di depauperamento, e che, come documenta la Fao, sono i migliori custodi della foresta. Tant’è vero che  il tasso di deforestazione è nettamente inferiore nei territori dove le autorità pubbliche hanno riconosciuto loro il diritto di proprietà. Non è un caso che ogni anno si moltiplichino le aggressioni nei confronti degli attivisti ambientali: il 2019 ha registrato 212 omicidi, il numero più alto in assoluto. La Colombia con 64 vittime è in testa alla macabra classifica, seguita da Filippine (43) e Brasile (24).

La campagna di Cospe per aiutare gli unici custodi dell’Amazzonia: gli indigeni che la abitano

Proprio per sostenere i “custodi” della foresta, il Cospe ha perciò lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi AMAzzonia con l’obiettivo di dare voce a chi non ne ha e realizzare progetti concreti di tutela e difesa ambientale, aiutando così concretamente i popoli amazzonici che, durante la pandemia, hanno anche  dovuto affrontare il drammatico dilagare del  contagio che si è diffuso a macchia d’olio, minacciandone la sopravvivenza stessa, con 3,8 milioni di casi confermati e le 107mila morti accertate. Tre in particolare i Paesi dove realizzerà progetti di tutela ambientale a favore di popolazioni indigene e comunità locali. In Brasile, nella Riserva Estrattivista Chico Mendes, dove circa 3.500 famiglie vivono dell’estrazione tradizionale di castagna, caucciù e açai e lottano contro la deforestazione, la contaminazione da pesticidi e i continui tentativi di riduzione dell’area protetta. In Colombia, nel dipartimento di Putumayo, dove la comunità Ukumari Khanke è proprietaria di una riserva naturale di cui si prende cura. Infine in Bolivia, nel municipio di Riberalta, l’organizzazione umanitaria sosterrà l’Associazione Giovani Riforestatori in Azione (AJORA) in progetti di riforestazione e produzioni locali (miele, noci, cacao). Per sostenere la campagna si può donare accedendo alla pagina dedicata sul sito di Cospe oppure partecipando alla lotteria di Natale Dreaming of Green Christmass. L’estrazione è in calendario il prossimo 8 gennaio.

 

Potrebbe interessarti anche

Zahra Amir Ebrahimi vincitrice della Palma d'oro al Festival di Cannes 2022 (Instagram)
Spettacolo

Zahra Amir Ebrahimi, chi è l’attrice iraniana vittima di un sex tape per cui ha rischiato la lapidazione

29 Gennaio 2023
Anna Valle interpreterà Wanda Ferragamo nel docufilm "Illuminate" che andrà in onda su Raitre lunedì 30 gennaio (Instagram)
Spettacolo

Wanda Ferragamo nel tempio delle “Illuminate”, la docuserie su Raitre con protagonista Anna Valle

30 Gennaio 2023
Il 54% delle donne con carcinoma mammario non ha utilizzato una o più terapie integrate
Lifestyle

Tumore al seno, le terapie integrate aiutano ma solo una donna su due le conosce

29 Gennaio 2023

Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Oltre 4mila campi da calcio, più di 1.220 km², equivalenti all’intera superficie di Roma: è questa l’area boscata persa quotidianamente nel solo mese di settembre dall’Amazzonia a causa di incendi e deforestazioni che vengono agìti per far posto a coltivazioni di soia e allevamenti di bestiame, ma anche  per l’estrazione di idrocarburi e metalli preziosi. Si tratta del dato peggiore degli ultimi dieci anni: in totale,  da gennaio a settembre, quasi 9mila km² di foresta sono andati in fumo, il 39% in più rispetto al 2021. Questa devastazione ambientale è dovuta ad una vera e propria caccia al tesoro è organizzata da compagnie potentissime che si occupano di  agrobusiness, industria mineraria, compagnie energetiche, commercio di legnami pregiati contendendosi lo sfruttamento delle risorse.  Non a caso il  Brasile – dove si trova il 60% della foresta amazzonica - è il primo esportatore di soia e  il secondo produttore di carne bovina al mondo.  Mentre, dopo la Cina, è proprio l’Europa  il principale mercato di destinazione, Italia inclusa.

"L'accordo stilato alla Cop26 non dev'essere solo greenwashing. Ma per salvare la foresta dobbiamo cambiare stile di vita"

Riserva inestimabile di biodiversità e carbonio (assorbe fino a 200 miliardi di tonnellate di Co2), l’Amazzonia gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio climatico del Pianeta. È dunque una buona notizia il  fatto che ci sia anche il Brasile tra i Paesi che, riuniti a Glasgow per la Cop26, hanno siglato l’intesa per lo stop alla deforestazione entro il 2030.  Tuttavia, come denuncia il presidente di Cospe Giorgio Menchini "se l’accordo rappresenta un passo in avanti perché impegna per la prima volta i governi su questo obiettivo, dispone risorse a favore di economie sostenibili  e popolazioni indigene" rimane il fatto che, come al solito "si tratta di promesse  non vincolanti e il rischio che tutto si riduca a un’operazione di greenwashing è altissimo". "C’è molto che, ognuno di noi, può  fare per invertire la rotta. A cominciare dagli stili di vita" aggiunge Menchini. Ed infatti la campagna mira anche a promuovere cambiamenti nei nostri stili di vita. A cominciare dalle abitudini alimentari: diminuire il consumo complessivo di carne, acquistare prodotti da filiere sostenibili, limitare gli sprechi sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere per contribuire alla riduzione della nostra impronta ecologica, oltreché prenderci cura della nostra salute. Assolutamente indispensabile è poi aiutare le popolazioni indigene, sulle cui spalle ricade il peso di questa enorme opera di depauperamento, e che, come documenta la Fao, sono i migliori custodi della foresta. Tant’è vero che  il tasso di deforestazione è nettamente inferiore nei territori dove le autorità pubbliche hanno riconosciuto loro il diritto di proprietà. Non è un caso che ogni anno si moltiplichino le aggressioni nei confronti degli attivisti ambientali: il 2019 ha registrato 212 omicidi, il numero più alto in assoluto. La Colombia con 64 vittime è in testa alla macabra classifica, seguita da Filippine (43) e Brasile (24).

La campagna di Cospe per aiutare gli unici custodi dell'Amazzonia: gli indigeni che la abitano

Proprio per sostenere i "custodi" della foresta, il Cospe ha perciò lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi AMAzzonia con l’obiettivo di dare voce a chi non ne ha e realizzare progetti concreti di tutela e difesa ambientale, aiutando così concretamente i popoli amazzonici che, durante la pandemia, hanno anche  dovuto affrontare il drammatico dilagare del  contagio che si è diffuso a macchia d’olio, minacciandone la sopravvivenza stessa, con 3,8 milioni di casi confermati e le 107mila morti accertate. Tre in particolare i Paesi dove realizzerà progetti di tutela ambientale a favore di popolazioni indigene e comunità locali. In Brasile, nella Riserva Estrattivista Chico Mendes, dove circa 3.500 famiglie vivono dell’estrazione tradizionale di castagna, caucciù e açai e lottano contro la deforestazione, la contaminazione da pesticidi e i continui tentativi di riduzione dell’area protetta. In Colombia, nel dipartimento di Putumayo, dove la comunità Ukumari Khanke è proprietaria di una riserva naturale di cui si prende cura. Infine in Bolivia, nel municipio di Riberalta, l’organizzazione umanitaria sosterrà l’Associazione Giovani Riforestatori in Azione (AJORA) in progetti di riforestazione e produzioni locali (miele, noci, cacao). Per sostenere la campagna si può donare accedendo alla pagina dedicata sul sito di Cospe oppure partecipando alla lotteria di Natale Dreaming of Green Christmass. L’estrazione è in calendario il prossimo 8 gennaio.  
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto