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Alla "BB" di Calenzano la disabilità non fa differenza. Quello che conta è dare il meglio di sé

Nell'azienda meccanica dove vengono prodotti accessori di lusso, la parola inclusione è di casa. "Tutti i dipendenti hanno qualcosa che li contraddistingue e sono tutti una risorsa per l'azienda stessa", dice il titolare Bartoletti

di CATERINA CECCUTI -
7 giugno 2022
disabili

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Non ha semplicemente una mentalità aperta alle diversità. Marco Bartoletti, titolare dell'azienda “BB” di Calenzano, sembra proprio non accorgersi delle differenze. Anzi, per lui le diversità che contraddistinguono gli esseri umani sono una risorsa, non una discriminante. “Nella mia azienda ci sono persone con gli occhi azzurri e marroni, alte e basse, maschi e femmine, così come diversamente abili e normodotati, islamici e cattolici ecc. Siamo un bellissimo gruppo, nel quale ognuno, proprio grazie alle rispettive specificità e competenze, porta valore aggiunto non soltanto alla produzione, ma soprattutto alla realtà lavorativa che condividiamo”. Alla BB spa, azienda meccanica di alta precisione dove vengono prodotti accessori di lusso, tutti gli impiegati vengono messi nelle condizioni di dare il meglio di sé e, soprattutto, di lavorare in maniera indipendente e autonoma, non importa quali siano l'entità e il grado di disabilità. Se, per esempio, un macchinario funziona con una pedana a pedale ma a doverlo usare è un dipendente in carrozzina, il problema è presto risolto adattando la pedana al funzionamento manuale. Nella mente di Bartoletti non ci devono essere problemi irrisolvibili, barriere o ostacoli insormontabili che impediscano ad una persona di lavorare in serenità, nonostante le problematiche fisiche o psicologiche che possa avere. Tanto che il progetto per la nuova sede dell'azienda prevede persino l'accesso in ambulanza per i dipendenti allettati che, se preferiranno lavorare in presenza piuttosto che da casa, potranno disporre di una postazione attrezzata degna di un ospedale. Attualmente, nella sua azienda, il 30-35 % dei lavoranti appartiene alla così detta categoria dei diversamente abili e la BB ha ottenuto il prestigioso premio “Stefanino d'oro” di Prato, come impresa meritevole a livello etico.
BB Calenzano

La BB di Calenzano è un'azienda meccanica di alta precisione dove vengono prodotti accessori di lusso ha ottenuto il prestigioso premio “Stefanino d'oro” di Prato

Dottor Bartoletti, come è nata l'idea di un'azienda inclusiva al 100%? “La domanda giusta sarebbe 'Perché non avrebbe dovuto nascere?' Il mio primo collaboratore era un minorenne con problemi di autismo, perciò da subito ho capito che il mio desiderio sarebbe stato quello di mettere su un'impresa capace di tirare fuori il meglio da ciascuno, compreso me stesso. Oggi siamo un gruppo di 230 persone, con una serie di problematiche assai differenti tra loro, alcune anche gravi dal punto di vista della salute, come per esempio Sla, Sclerosi multipla, tumori ecc. Nella nostra comunità ci sono impiegati con malattie e senza malattie, con gli occhi azzurri e i capelli neri, alti o bassi. Siamo tutti persone. Nel corso del tempo mi sono popolato di collaboratori che hanno voglia di combattere, che non hanno alcuna intenzione di lasciarsi andare e, soprattutto, che possiedono grandi capacità. Talvolta si tratta di capacità meno evidenti ad un primo impatto, ma comunque presenti. Ho condotto un lavoro di scouting e di ricerca per incontrarle e oggi tutti insieme produciamo oggetti che vengono considerati tra i più belli al mondo, destinati ai brand più famosi della moda. E lo facciamo grazie al contributo prezioso di persone che normalmente vengono considerate un peso. Invece nella nostra comunità ciascuno compensa l'altro, e non è detto sia il sano a compensare il malato”.
Marco Bartoletti, titolare della BB

Marco Bartoletti, titolare della BB

Nell'elenco delle disabilità presenti in azienda, ha annoverato anche alcune patologie degenerative altamente invalidanti come la Sla e la Sclerosi multipla. I suoi dipendenti riescono comunque a venire a lavorare? “Sì. Nonostante le malattie i dipendenti riescono a venire a lavorare, e neanche i loro genitori sono spesso in grado di spiegarsi il perché di certi progressi inattesi. Quella dei 'disabili' si considera una categoria che deve sempre e comunque essere protetta da qualcosa; i genitori stessi dei malati tendono a schermarli contro la cattiveria che c'è in giro nei confronti della diversità. Ma il problema credo non sia solo la malattia di per sé, quanto piuttosto quello che viene dopo, quando ammalandosi le persone lasciano il lavoro per via della pressione che subiscono dai datori e nell'ambiente professionale. Ma se ricordiamo continuamente a un malato quanto sia malato e quanto rappresenti un peso, alimentiamo un meccanismo discriminatorio immorale, violento e diabolico. In realtà non c'è bisogno di tutelare niente e nessuno, quello che serve davvero è provare a immettere nelle imprese il valore con la V maiuscola”. Il suo è un messaggio diretto ad altri imprenditori? “Vorrei solo far notare che abbiamo davanti delle persone, non dei pesi. Se non fosse stato per i miei ragazzi, per il valore aggiunto che hanno portato alla mia azienda e alla mia vita, sarei scappato dal mondo del lusso almeno dieci anni fa. Quando qualcuno viene a visitare la BB, dopo appena 5 minuti non si accorge più di quali siano le differenze tra i dipendenti. Si vede solo un bel gruppo di ragazzi che lavora bene. Qui non funziona la mentalità del 'vince solo chi arriva primo e il secondo invece è scemo'. Perché, alla fine, è proprio questa forma mentis a rappresentare la nuova disabilità del nostro tempo, assai peggiore di quella che siamo abituati a indicare con questo termine. L'impresa può fare miracoli nella vita di una persona, rappresenta un allenamento importante. Nessuna autonomia può prescindere da una indipendenza anche di tipo economico. Qui abbiamo lavoratori affetti dalle patologie più disparate: sindrome di Down, nanismo, tumori, sordità, autismo ecc, che vengono inseriti con un processo graduale di adattamento, un tutor se necessario e le buone pratiche”. Qual è il suo grande sogno? “Una società che consideri l'inclusione come la normalità, non come una buona azione. Ma per arrivare a questo dobbiamo imparare a comprendere i bisogni di tutte le persone. Come azienda abbiamo avviato una collaborazione con il Comune di Calenzano, perché i nostri dipendenti diversamente abili affianchino quelli comunali impegnati nell'abbattimento delle barriere architettoniche, che sfortunatamente continuano ad esistere e persino ad esser costruite. I nostri ragazzi sono stati messi a disposizione per l'analisi di quelle che sono davvero le barriere che tutt'oggi in città impediscono la loro circolazione ed indipendenza. Solo grazie al contributo di persone direttamente interessate possono essere risolte le cose. Inoltre bisogna ricordare alle 'archistar' del momento che la bellezza non deve escludere l'utilità. Dobbiamo puntare all'autonomia di tutti gli esseri umani. Credo sia contro producente e anche immorale continuare a dire ai disabili “Tu sarai assistito da me, andrai avanti nella vita grazie al mio buon cuore”, perché loro non vogliono essere assistiti. Hanno bisogno piuttosto di avere a disposizione gli strumenti per poter provvedere a se stessi”.
BB Calenzano

Alla BB di Calenzano il il 30-35 % dei lavoranti appartiene alla così detta categoria dei diversamente abili

Cosa ci guadagna Marco Bartoletti da tutto questo? “Ci guadagno un'imprenditoria di alto livello, dove l'impresa etica è migliore di quella che non lo è. Oggi l'impresa deve dimostrare ogni giorno di essere trasparente, fatta di vetro piuttosto che di cemento. Deve essere etica nel concreto, non di facciata. È il momento che l'imprenditore dimostri al mondo quanto le cose possono essere diverse, migliori per tutti. Si sente tanto parlare di “economia sostenibile”, ma nel concreto ci si impegna ancora poco affinché diventi efficace. Quando si ammalano le persone sono disperate, perché non trovano lavoro. Vengono licenziate con la scusa del termine del periodo di prova. Si sentono dire cose come 'Torna quando sarai guarito, allora ti assumo'. E loro si convincono di non valere niente: 'In fondo, di uno come me, cosa se ne potrà mai fare un datore di lavoro?'”. Lei invece le accoglie... “Tempo fa dissi a una ragazza colpita da tumore che avrebbe potuto lavorare da me con un contratto a tempo indeterminato. Le dissi 'Ora un lavoro ce lo hai, puoi stare tranquilla. Da domani pensa solo a curarti, poi ci rivediamo'. Dopo sette mesi Cinzia è venuta da me e mi ha detto 'Domani posso cominciare a lavorare!'. Adesso è amata da tutti, è una lavoratrice bravissima e può contare anche su questa nuova famiglia. Quando annunciai alla responsabile del suo reparto che Cinzia sarebbe arrivata, lei non mi chiese nulla, mi disse soltanto 'Bene Marco, ci stringiamo', con il doppio senso del fare posto alla nuova arrivata e dello stringersi emotivamente attorno a lei per sostenerla”.
BB Calenzano

Secondo Bartoletti le differenze tra i dipendenti, anche disabili, sono un valore aggiunto non un problema

È vero che avete chiesto un permesso per costruire una nuova area dedicata ai lavoratori allettati? “Sì, siamo in attesa dei permessi. Vogliamo costruire la nuova BB, con presupposti diversi da quella attuale che fu acquistata così com'è adesso. Anche se rispetta tutte le norme, l'immobile di fatto è inaccessibile a tutti i miei lavoratori, perché alcuni di loro necessitano di raggiungere il posto di lavoro in ambulanza e di lavorare da sdraiati. Dunque abbiamo progettato una nuova azienda accessibile come un ospedale, un posto dove si possa andare a lavorare con il letto, in ambulanza, perché una persona invalidata da patologie degenerative non debba per forza essere costretta all'isolamento e allo smartworking, se non vuole. Immaginate quanto sia doloroso e violento dover dire ai colleghi 'Da domani non vi vedrò più perché dovrò rimanere a letto'. Ammettere che quello che accadrà da ora in poi per colpa della malattia non è più riparabile farà sentire un malato ancora più malato. Per risolvere il problema serve creare un'azienda in cui, quando te la senti, hai la possibilità di andare a lavorare. Il progetto esiste già, le linee non sono ancora tutte definite ma solo perché devo aspettare i permessi”. Abbiamo parlato anche con Orietta Minni ed Erika Scrivo, due dipendenti della BB portatrici di una disabilità fisica. “All'interno dell'azienda sono a capo del reparto saldatura - spiega Orietta -: organizzo, gestisco dipendenti, controllo il lavoro in uscita e in entrata, e insieme ad altri reparti gestisco il lavoro. L'ambiente alla BB è molto aperto, nel mio reparto siamo un mix composto da normodotati, disabili, persone straniere, di sesso e religione differenti. Ma le diversità e le questioni di salute non sono un problema. Qui vengono rispettate le caratteristiche di ognuno. Per esempio, i ragazzi islamici possono onorare il Ramadan e tutti i momenti importanti della loro tradizione. Io, che 30 anni fa ho avuto una MAV (Malformazione Artero Venosa), ossia una malattia cronica invalidante e degenerativa, posso fare tutte le mie visite senza problemi. In periodi come questo in cui ho controlli continui non devo chiedere permessi e questo mmi garantisce una serenità emotiva non indifferente. In azienda c'è molta collaborazione, i colleghi hanno un occhio di riguardo nei nostri confronti. Abbiamo con noi un ragazzo autistico che, per esempio, non parla, quando si blocca i colleghi vanno subito ad aiutarlo. Insomma, dove non arriva uno si fanno avanti gli altri. C'è grande spirito di collaborazione, non siamo dei pesi”.
Erika e Orietta

Erika e Orietta sono due dipendenti con disabilità della BB di Calenzano

È vero, Orietta, che potete contare su macchinari adattati alle vostre esigenze? “Sì, possiamo esprimere le nostre potenzialità al completo perché la strumentazione viene adattata alla persone e alla loro disabilità. Io che sono in carrozzina non potrei per esempio usare un trapano inaccessibile perché posto in alto, ma ecco che gli strumenti vengono posizionati al mio livello e posso lavorare tranquillamente. Al montaggio solitamente usano pedane a pedale, ma il reparto officina ha realizzato un macchinario per un ragazzo in carrozzina di modo che potesse usare la mano invece del piede. Un lavoro apparentemente inaccessibile, con lo strumento giusto possiamo eseguirlo benissimo. E questo modus operandi, alla BB, è automatico e normalissimo”. Ad Erika Scrivo, anche lei sulla carrozzina per colpa di un incidente, abbiamo chiesto come sia cambiata la sua vita dal momento in cui è entrata a lavorare alla BB. “Marco Bartoletti mi ha cambiato completamente la vita. Non avevo alcuna speranza di lavorare, venivo dalla Calabria e non ero mai riuscita a trovare un impiego vero. Poi sono rinata e ora sono qui da tre anni. Non avevo mai conosciuto una persona con una mentalità così aperta prima. Marco rende i disabili persone completamente normali, e a lavoro sono stata a mio agio fin da subito anche con gli altri colleghi. Svolgo le mie mansioni nel reparto della saldatura; quando sono arrivata i responsabili hanno visto il mio problema e hanno subito adatto i macchinari in modo che potessi cominciare a lavorare. Immediatamente sono diventata autonoma in tutto e ho un contratto a tempo indeterminato”.