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Disagio materno: secondo l'Oms una donna su 5 è a rischio

Depressione o ansia durante la gravidanza possono sfociare, nell’anno successivo al parto, in pensieri suicidi o in atti di autolesionismo. Quali sono i campanelli di allarme e come prevenire

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
5 giugno 2023
Secondo l’Oms quasi 1 donna su 5 sperimenta depressione o ansia durante la gravidanza o, più spesso, nell’anno successivo al parto e circa il 20% arriva ad avere pensieri suicidi o a compiere atti di autolesionismo

Secondo l’Oms quasi 1 donna su 5 sperimenta depressione o ansia durante la gravidanza o, più spesso, nell’anno successivo al parto e circa il 20% arriva ad avere pensieri suicidi o a compiere atti di autolesionismo

Disagio materno, un argomento sul quale riflettere. Genitori si diventa e, a giudicare dagli ostacoli che costellano il percorso che porta al traguardo, la faccenda non sembra affatto semplice. Le aspettative, le paure, gli investimenti emotivi individuali e familiari sono moltissimi e altrettanti sono i limiti che la fisionomia della società in cui siamo inseriti impone. La questione diventa ancora più complessa se osservata con gli occhi delle donne. Molto spesso, si cade nell’inganno secondo il quale per loro la gravidanza e la nascita del bambino sono per definizione periodi di felicità assoluta. Stando a quanto sostiene l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), invece, quasi 1 donna su 5 sperimenta depressione o ansia durante la gravidanza o, più spesso, nell’anno successivo al parto e circa il 20% arriva ad avere pensieri suicidi o a compiere atti di autolesionismo. Donne di ogni cultura, età, reddito ed etnia possono sviluppare disturbi dell’umore durante la gravidanza o dopo la nascita. I sintomi possono comparire in qualsiasi momento durante la gravidanza e nei primi 12 mesi dopo il parto.

Disagio materno: il fenomeno

Per arginare questo fenomeno serve costruire consapevolezza allo scopo di consentire alle donne di rendersi conto delle difficoltà e della possibilità di essere aiutate a uscirne anche con l’aiuto di professionisti qualificati e competenti che si occupano di salute mentale perinatale. Per capirci qualcosa in più ne abbiamo parlato con Vincenza Zimbardi, psicologa e psicoterapeuta del centro PMA di IVI Roma, e Francesco Gebbia, ginecologo e specialista in medicina della riproduzione del centro PMA di IVI Roma. Parlare di disagio materno continua a essere un tabù, nonostante siano stati fatti moltissimi passi in avanti in termini di consapevolezza. Quanto è ancora lunga - e in salita - la strada vista da chi ogni giorno ha a che fare con questa problematica? Dottor Francesco Gebbia - "È vero che negli ultimi anni si è fatto molto per aumentare la consapevolezza riguardo a questo tema, ma la strada verso la piena comprensione del disagio materno è ancora lunga e in salita. La persistente stigmatizzazione della maternità è una delle ragioni per cui la questione rimane un tabù. La pressione sociale per essere una madre perfetta e felice, senza dubbi, paure o difficoltà emotive, può ostacolare la discussione aperta e sincera sul disagio materno.
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Perfino Kate Middleton in occasione della festa della mamma pubblicò su Instagram un video per denunciare il fatto che molte neo-mamme “soffrono di ansia e depressione in silenzio”. E per questo vanno aiutate

Tuttavia, nonostante le difficoltà, è incoraggiante vedere che sempre più persone si stanno impegnando a rompere il silenzio: si stanno formando reti di sostegno, sia online che offline, per offrire alle madri un ambiente accogliente e comprensivo. Quello che occorre è un approccio multidisciplinare, quindi è necessario coinvolgere professionisti della salute mentale, operatori sanitari, educatori, famiglie e le stesse madri nella promozione di una cultura  comprensiva". Si fa presto a dire disagio ma come si riconosce, quali sono le conseguenze, come correre ai ripari in tempo? Dottoressa Vincenza Zimbardi - "Il disagio può manifestarsi in varie forme. Ad esempio, si possono verificare cambiamenti dell’umore e dell’appetito, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, sensazione di stanchezza costante. Le conseguenze possono includere una diminuzione della qualità della vita in generale, oltre a problemi relazionali, difficoltà nella vita quotidiana e un aumento del rischio di sviluppare ansia o depressione. Per correre ai ripari in tempo, il consiglio è quello di ascoltare il proprio corpo e la propria mente e cercare aiuto non appena se ne avverte il bisogno. È importante, in questo senso, dedicare del tempo a se stesse, condividere pensieri e preoccupazioni con la rete di persone di fiducia, mantenere uno stile di vita sano (l’alcol e il fumo possono peggiorare il disagio emotivo) e considerare di rivolgersi a un professionista". È inutile negarlo, il disagio materno ha ripercussioni dirette sulla salute (anche mentale) dei bambini. Quali sono le più riconoscibili?
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Disagio materno: quasi 1 donna su 5 a rischio

Dottoressa Vincenza Zimbardi - "Gli effetti del disagio materno sui figli dipendono da una serie di fattori, come la durata e l’intensità del disagio, il supporto sociale disponibile e la resilienza dei bambini stessi. Dal punto di vista dei problemi emotivi, i bambini possono sperimentare ansia, depressione, irritabilità e difficoltà a regolare le proprie emozioni. Il disagio materno può incidere anche sul comportamento, generando aggressività e iperattività, oppure sulle capacità cognitive dei bambini, come l’apprendimento, la memoria e le abilità linguistiche. Ad ogni modo, è importante notare che non tutti i bambini che sono esposti a disagio materno svilupperanno necessariamente problemi di salute". Nelle coppie eterosessuali quale è il ruolo dei padri nel percorso di ricerca di un nuovo equilibrio personale e familiare? Dottor Francesco Gebbia - "Negli ultimi anni si è assistito a un maggiore coinvolgimento dei padri nella cura e nell’educazione dei figli. Questo aspetto è fondamentale, perché l’impegno del padre nel prendersi cura dei bambini e nelle attività domestiche può alleviare il carico della madre e consentirle di dedicare tempo a se stessa. Ugualmente, è importante che i padri riconoscano e valorizzino il ruolo delle madri all’interno della famiglia. Questo implica rispettare le loro scelte riguardo all’allattamento, alla cura del bambino e ad altre decisioni importanti, contribuendo a creare un ambiente in cui la madre si senta sostenuta e incoraggiata nel prendersi cura dei figli. Infine, il sostegno emotivo è cruciale per affrontare il disagio materno e trovare un nuovo equilibrio familiare: una comunicazione aperta, fatta di ascolto, empatia e comprensione, aiuta le madri a sentirsi meno sole".
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Il neonato di George de la Tour: secondo l’Oms quasi 1 donna su 5 sperimenta depressione o ansia durante la gravidanza o, più spesso, nell’anno successivo al parto e circa il 20% arriva ad avere pensieri suicidi o a compiere atti di autolesionismo

Ultima (cruciale) domanda: il disagio materno è un fatto personale, familiare o sociale? Dottoressa Vincenza Zimbardi - "Questi fattori interagiscono tra loro e possono influenzarsi reciprocamente. Ogni situazione è unica, ma il disagio materno spesso può derivare da una combinazione di questi fattori. Per fare qualche esempio, a livello personale, le esperienze individuali, le aspettative e la propria storia possono giocare un ruolo importante. A livello familiare, particolari dinamiche interne o la mancanza di supporto da parte del partner possono contribuire al disagio materno. A livello sociale, le pressioni per essere una madre perfetta, le difficoltà economiche, la mancanza di accesso a servizi sanitari di qualità o a strutture che si prendano cura dei figli possono avere un impatto non indifferente. Anche per questa ragione è necessario un approccio multidisciplinare per affrontare il disagio materno, fornendo alle madri un supporto adeguato in base alle loro specifiche circostanze. La mancanza di conoscenze sulla depressione post partum e l’accettazione acritica di alcuni miti sulla maternità possono rivelarsi pericolosi. È necessario dunque parlarne per poter creare modelli finalizzati alla creazione di una cultura del supporto materno attraverso cui riconoscere i segnali di rischio e approntare interventi precoci che puntino a sostenere le 'buone' capacità materne. Nel frattempo, occhi aperti".