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Home » Scienze e culture » “Prototypes for Humanity 2022”: ecco i 4 progetti vincitori che proveranno a cambiare il mondo

“Prototypes for Humanity 2022”: ecco i 4 progetti vincitori che proveranno a cambiare il mondo

I premi sono stati scelti tra le proposte di oltre 450 università. Lo scopo è quello di trovare delle soluzioni innovative per far fronte a problemi urgenti dell'ambiente, della salute e della società

Domenico Guarino
17 Novembre 2022
I quattro vincitori di 'Prototypes for Humanity 2022'

I quattro vincitori di 'Prototypes for Humanity 2022'

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Dall’impianto rivoluzionario per la gestione del diabete di tipo 1, alla soluzione per la conservazione a freddo alimentata a energia solare che riduce le perdite post-raccolto, ai palloni intelligenti riempiti a elio per il rilevamento precoce degli incendi nei boschi. Fino alla tecnologia delle batterie che rende redditizia la cattura del carbonio. Sono i quattro progetti vincitori dell’edizione 2022 di Prototypes for Humanity, la piattaforma-vetrina internazionale dedicata a selezionare le soluzioni più innovative per affrontare le sfide più urgenti dell’ambiente, della salute e della società. I premi, selezionati tra le proposte di oltre 450 università, in collaborazione con più di 90 istituzioni scientifiche e creative internazionali, sono stati annunciati al DIFC (Dubai International Financial Centre). A ciascun premiato andranno 25.000 dollari.

I progetti vincitrici del ‘Prototypes for Humanity 2022’

Soluzioni concrete per risolvere esigenze urgenti

Prototypes for Humanity, è il nuovo nome del Global Grade Show, nato inizialmente nel 2015 come mostra incentrata sul design di innovazione. Si svolge sotto il patronato di sua altezza Sheikha Latifa bint Mohammed bin Rashid Al Maktoum, presidente dell’autorità per la cultura e le arti di Dubai e membro del Consiglio di Dubai, ed è il più grande programma al mondo dedicato al talento accademico attraverso discipline diverse, alla ricerca di idee, progetti e innovazioni all’avanguardia che abbiano il potere di cambiare il mondo e di affrontare con un impatto positivo e concreto le sfide critiche del futuro, in particolare sociali e ambientali.
La prima edizione di Prototypes for Humanity si presenta, dunque, come una piattaforma multidisciplinare e collaborativa ideata per creare alleanze strategiche e mettere in contatto governi e aziende pubbliche e private con le migliori start up, i talenti emergenti e le soluzioni più innovative nel settore dell’ambiente, della salute, della società e delle corporate solutions. Per l’Italia sono stati selezionati tre progetti di NABA Accademia di Belle Arti, Università degli studi di Roma Tre e dell’Università di Trento. Crisàlys: un rilevatore di smalto per unghie anti stupro. Olivair: un drone eolico che rivoluziona la raccolta delle olive. E Paladino: un software per proteggere i dispositivi dagli attacchi informatici, Università di Trento.

I progetti premiati

Tornando ai vincitori, si tratta di progetti che presentano soluzioni concrete e rapidamente utilizzabili per risolvere esigenze urgenti quali il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, le disuguaglianze sociali e la scarsità d’acqua. “FormaCyte device“, l’impianto rivoluzionario per la gestione del diabete di tipo 1, è stato presentato dal Nanyang Technological University di Singapore. Si tratta di nuovo dispositivo che permette il controllo ottimale della glicemia attraverso un’erogazione sostenibile di insulina, riducendo così la necessità di immunosoppressori tossici. “AkoFresh”, elaborato dalla Kwame Nkrumah University of Science and Technology del Ghana, è una tecnologia che affronta l’attuale spreco di cibo pre-mercato, stimato intorno al 30-50%, creando valore aggiunto per gli agricoltori. Per l’ambiente il premio va a “Aerostat”, della Middle East Technical University. Si tratta di un serbatoio di elio meccanico e riutilizzabile sensibile al fumo che invia avvisi attraverso palloncini visibili anche di notte. Infine, “Carbon Capture Battery”, dell’University of Cambridge (UK), è una soluzione per generare energia catturando al contempo il carbonio, compensando così il costo della riduzione delle emissioni.

I 3 progetti italiani presentati a Dubai

Numero record di università partecipanti

Presidente della giuria di questa edizione 2022 è sua altezza Sheikha Latifa bint Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Gli altri membri della giuria, figure chiave del governo, del settore privato, delle agenzie di sviluppo umanitario e importanti esponenti del settore finanziario e creativo, sono: – S.E. Mariam bint Mohammed Saeed Hareb Almheiri, Ministra del cambiamento climatico e dell’ambiente degli EAU. – Arif Amiri, CEO dell’Autorità DIFC, Membro del Consiglio dell’Alleanza Mondiale dei Centri Finanziari. – Kristoffer Gandrup-Marino, Capo dell’innovazione dell’UNICEF, Rete africana per l’innovazione della diagnostica. – Chris Drake, Fondatore e CEO della società di consulenza di design industriale Hodges & Drake. – Mohammad Saeed Al- Shehhi, Amministratore delegato di A.R.M. Holding. Tra le oltre 450 università che hanno partecipato quest’anno si annoverano la Oxford School of Medicine, MIT, Columbia University, Harvard School of Government, Royal College of Art (RCA). L’edizione di quest’anno vanta un numero record di università partecipanti da 25 nazioni africane e da altri Paesi economicamente emergenti, tra cui: University of Ibadan, Industrial Chemistry, Nigeria; CENTRO University, Industrial Design, Messico; Bakrie University, Civil Engineering, Indonesia; Cadi Ayyad University, Data Science, Marocco; State University, Business Management, Azerbaijan.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Dall’impianto rivoluzionario per la gestione del diabete di tipo 1, alla soluzione per la conservazione a freddo alimentata a energia solare che riduce le perdite post-raccolto, ai palloni intelligenti riempiti a elio per il rilevamento precoce degli incendi nei boschi. Fino alla tecnologia delle batterie che rende redditizia la cattura del carbonio. Sono i quattro progetti vincitori dell’edizione 2022 di Prototypes for Humanity, la piattaforma-vetrina internazionale dedicata a selezionare le soluzioni più innovative per affrontare le sfide più urgenti dell’ambiente, della salute e della società. I premi, selezionati tra le proposte di oltre 450 università, in collaborazione con più di 90 istituzioni scientifiche e creative internazionali, sono stati annunciati al DIFC (Dubai International Financial Centre). A ciascun premiato andranno 25.000 dollari.
I progetti vincitrici del 'Prototypes for Humanity 2022'

Soluzioni concrete per risolvere esigenze urgenti

Prototypes for Humanity, è il nuovo nome del Global Grade Show, nato inizialmente nel 2015 come mostra incentrata sul design di innovazione. Si svolge sotto il patronato di sua altezza Sheikha Latifa bint Mohammed bin Rashid Al Maktoum, presidente dell'autorità per la cultura e le arti di Dubai e membro del Consiglio di Dubai, ed è il più grande programma al mondo dedicato al talento accademico attraverso discipline diverse, alla ricerca di idee, progetti e innovazioni all'avanguardia che abbiano il potere di cambiare il mondo e di affrontare con un impatto positivo e concreto le sfide critiche del futuro, in particolare sociali e ambientali. La prima edizione di Prototypes for Humanity si presenta, dunque, come una piattaforma multidisciplinare e collaborativa ideata per creare alleanze strategiche e mettere in contatto governi e aziende pubbliche e private con le migliori start up, i talenti emergenti e le soluzioni più innovative nel settore dell’ambiente, della salute, della società e delle corporate solutions. Per l’Italia sono stati selezionati tre progetti di NABA Accademia di Belle Arti, Università degli studi di Roma Tre e dell’Università di Trento. Crisàlys: un rilevatore di smalto per unghie anti stupro. Olivair: un drone eolico che rivoluziona la raccolta delle olive. E Paladino: un software per proteggere i dispositivi dagli attacchi informatici, Università di Trento.

I progetti premiati

Tornando ai vincitori, si tratta di progetti che presentano soluzioni concrete e rapidamente utilizzabili per risolvere esigenze urgenti quali il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, le disuguaglianze sociali e la scarsità d'acqua. "FormaCyte device", l’impianto rivoluzionario per la gestione del diabete di tipo 1, è stato presentato dal Nanyang Technological University di Singapore. Si tratta di nuovo dispositivo che permette il controllo ottimale della glicemia attraverso un'erogazione sostenibile di insulina, riducendo così la necessità di immunosoppressori tossici. "AkoFresh", elaborato dalla Kwame Nkrumah University of Science and Technology del Ghana, è una tecnologia che affronta l'attuale spreco di cibo pre-mercato, stimato intorno al 30-50%, creando valore aggiunto per gli agricoltori. Per l’ambiente il premio va a "Aerostat", della Middle East Technical University. Si tratta di un serbatoio di elio meccanico e riutilizzabile sensibile al fumo che invia avvisi attraverso palloncini visibili anche di notte. Infine, "Carbon Capture Battery", dell’University of Cambridge (UK), è una soluzione per generare energia catturando al contempo il carbonio, compensando così il costo della riduzione delle emissioni.
I 3 progetti italiani presentati a Dubai

Numero record di università partecipanti

Presidente della giuria di questa edizione 2022 è sua altezza Sheikha Latifa bint Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Gli altri membri della giuria, figure chiave del governo, del settore privato, delle agenzie di sviluppo umanitario e importanti esponenti del settore finanziario e creativo, sono: - S.E. Mariam bint Mohammed Saeed Hareb Almheiri, Ministra del cambiamento climatico e dell'ambiente degli EAU. - Arif Amiri, CEO dell'Autorità DIFC, Membro del Consiglio dell'Alleanza Mondiale dei Centri Finanziari. - Kristoffer Gandrup-Marino, Capo dell'innovazione dell'UNICEF, Rete africana per l'innovazione della diagnostica. - Chris Drake, Fondatore e CEO della società di consulenza di design industriale Hodges & Drake. - Mohammad Saeed Al- Shehhi, Amministratore delegato di A.R.M. Holding. Tra le oltre 450 università che hanno partecipato quest’anno si annoverano la Oxford School of Medicine, MIT, Columbia University, Harvard School of Government, Royal College of Art (RCA). L’edizione di quest’anno vanta un numero record di università partecipanti da 25 nazioni africane e da altri Paesi economicamente emergenti, tra cui: University of Ibadan, Industrial Chemistry, Nigeria; CENTRO University, Industrial Design, Messico; Bakrie University, Civil Engineering, Indonesia; Cadi Ayyad University, Data Science, Marocco; State University, Business Management, Azerbaijan.
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