La
Fondazione Ambrosoli è ispirata dalle azioni e dai valori di
Padre Giuseppe Ambrosoli, chirurgo e missionario comboniano, fratello dell’attuale presidente di Ambrosoli, Alessandro. Il sacerdote è stato beatificato nel 2022 da Papa Francesco. Dal 1998 la Fondazione Ambrosoli sostiene il
Dr. Ambrosoli Memorial Hospital e la
St. Mary’s Midwifery Training School di Kalongo in nord
Uganda, fondati nel 1956 dal medico.
L'ospedale intitolato al missionario
L’ospedale sorge nel mezzo della savana, è dotato di 300 posti letto, offre lavoro a 250 persone e cura circa
50mila pazienti l’anno, compresa l’attività di cura sul territorio, nei villaggi circostanti.
Il chirurgo e missionario con un bambino in braccio
La struttura sta espandendo i suoi servizi, nel campo della
neuroriabilitazione motoria e della
disabilità fisica e mentale, fenomeno spesso sommerso ma molto presente nell’area, riflesso a lungo-termine della traumatica guerra civile vissuta. Attraverso il sostegno all’ospedale e alla
scuola di ostetricia, la Fondazione assicura l’accesso ai servizi sanitari alle comunità locali e promuove la formazione medica e manageriale del personale locale, per accompagnare l’ospedale nel suo sviluppo e contribuire al progresso del Paese.
Il diritto alla salute
In Italia, la Fondazione si impegna a diffondere la conoscenza della figura di Padre Giuseppe, oltre che a sensibilizzare l’opinione pubblica sul
diritto alla salute, troppo spesso negato in molti altri Paesi dell’Africa sub sahariana.
L'ospedale di Fondazione Ambrosoli in Uganda
“Ha vissuto in Uganda per 32 anni, lasciando un ospedale di quasi 300 posti letto e una scuola di ostetricia – spiega Giovanna Ambrosoli, presidente della Fondazione -. La zona in cui si trova l’ospedale è da sempre travagliata, luogo di scontri per 20 anni a causa della guerra civile, tristemente nota per le storie dei
bambini-soldato. Un conflitto finito nel primo decennio degli anni 2000, ma che ha lasciato grandissimi problemi che ancora oggi sono all’ordine del giorno:
disabilità fisiche e mentali, povertà, e più in generale grande
sottosviluppo del capitale umano".
La povertà minaccia il futuro
"La struttura sorge in una zona molto povera – aggiunge la presidente – dove il Covid e l’aumento generalizzato dei costi conseguente alla guerra in Ucraina hanno amplificato le già precarie condizioni di vita della popolazione. La percentuale di persone in povertà assoluta è passata
dal 33% al 70%.
In Uganda si è passati dal 33% al 70% di persone che vivono in povertà assoluta. Per questo l'impegno della Fondazione è fondamentale
L’ospedale opera in questo complicato contesto, con lo scopo di offrire
servizi sanitari adeguati e una buona qualità di cure di base, con una vocazione missionaria. Accanto all’ospedale c’è la scuola di ostetricia, fortemente voluta dal medico sacerdote, in una zona in cui ci sono appena 13 infermiere-ostetriche ogni 10mila abitanti. La scuola forma le donne a livello di competenze ‘tecniche’ ma anche personali, con l’ambizione di renderle
indipendenti”.
La Fondazione: una missione di famiglia
Padre Giuseppe durante una lezione per preparare infermiere-ostetriche locali
Giovanna Ambrosoli sulla sua decisione ha sottolineato che: “Lasciare l’azienda e dedicarmi alla Fondazione non è stata una scelta improvvisa, ma un processo. Ho sempre avuto in famiglia la meravigliosa storia di mio zio, e allo stesso tempo mi sono sempre dedicata al
mondo del sociale. L’ospedale aveva necessità di avere un accompagnamento più forte, più intenso. Alla fine, ho deciso di dare il mio contributo ed è stato, per forza di cose, un processo di non-ritorno. Negli ultimi anni ho approfondito anche la conoscenza di mio zio, che conoscevo più come
zio che per le incredibili opere che ha compiuto in Uganda”.
Personale dell'ospedale preparato dalla Fondazione
Su di lui ha sottolineato che: “Ha avuto la volontà sin da giovane di coniugare la missione medica con la vocazione religiosa, sempre con enorme dedizione e grandissima umiltà e semplicità. Questo lo si capisce dall’ascoltare le
testimonianze delle persone sul campo, che lo hanno conosciuto. Un’opera immensa, in un contesto difficile e precario".
Il miracolo: il favo con le api
Un aneddoto: nel novembre 2020, quando a Kalongo è stata aperta la tomba di Padre Ambrosoli, è stato trovato
un favo di api colante di miele sotto la lapide. Un piccolo “miracolo”, segno tangibile dell'eredità che padre Giuseppe ha lasciato, un simbolo di parsimonia e operosità.
Alcuni cittadini pregano sulla tomba del missionario a Kalongo
È stato ritrovato in occasione dello scoperchiamento per l’esumazione in vista della beatificazione. "
Un momento molto forte" ha commentato Giovanna. "È difficile in situazioni come queste definire il confine con la scienza. Leggo questo ritrovamento ancora una volta come un segno tangibile di quell’operosità infinita e amorevole che padre Giuseppe ci ha lasciato e che ci ricorda di guardare al prossimo, di rimanere a fianco dei più bisognosi e di costruire un futuro migliore per le nuove generazioni", conclude.