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Home » Scienze e culture » Formazione contro molestie e discriminazioni: in azienda si fa nella realtà virtuale. Pro e contro

Formazione contro molestie e discriminazioni: in azienda si fa nella realtà virtuale. Pro e contro

Secondo la società Vantage Point, che ha realizzato un programma di apprendimento per i dipendenti che li fa 'immergere' nei casi concreti, in questo è maggiore l'impatto emotivo sui lavoratori. Ma gli esperti di Diversity & Inclusion avvertono: "Non sono una panacea, piuttosto una moda"

Camilla Prato
23 Aprile 2022
Corsi-di-formazione-realtà-virtuale-molestie

I corsi di formazione aziendale di tengono nella realtà virtuale: pro e contro

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L’uomo sembra reale. Si avvicina a una donna nella cucina di un ufficio, poi prende il suo cellulare per mostrarle le foto di una spiaggia nudista. Più tardi, le mette la mano sulla coscia. Lei la sposta, visibilmente a disagio. È la sola testimone della scena, che però non è reale. O meglio, lo è attraverso lo schermo degli occhiali che indossa. Quello a cui ha assistito è un corso di formazione sulle molestie sessuali in azienda che si è svolto però nella realtà virtuale. Qualcosa che, se appare futuristico, è invece più vicino di quanto pensiate a diventare la normalità. Qualcuno dice che la tecnologia sta cambiando le carte in tavola; altri si preoccupano che possa causare problemi ai sopravvissuti e che faccia poco per cambiare i comportamenti sbagliati. Ma secondo Vantage Point questo è l’esordio di una nuova era per la formazione aziendale.

La nuova formazione aziendale virtuale

formazione aziendale molestie VR
Vantage Point è una società di realtà virtuale che offre corsi di formazione aziendale sulle molestie e la discriminazione in modo innovativo (Bloomberg)

Le immagini descritte fanno parte, infatti, di un addestramento sulle molestie sessuali fornito al Washington Post dalla società di realtà virtuale. L’idea è quella di trasformare decenni di formazione classica, attraverso PowerPoint e manuali, in scenari di vita reale che portano le persone nel bel mezzo dei casi di molestie. Vantage Point sottolinea infatti che mostrare ai dipendenti come ci si sente ad essere discriminati li renda più motivati ad imparare. Vengono citate inoltre ricerche in cui si dimostra che gli scenari di realtà virtuale scatenano più empatia e comprensione nei partecipanti, fornendo migliori possibilità, sostengono, di arginare comportamenti negativi sul posto di lavoro. “Puoi calarti nei panni di una persona nera e capire come ci si sente”, ha detto Morgan Mercer, l’amministratore delegato della società. “Possiamo spingere gli utenti fino al punto di provare disagio come se fossero coinvolti sul serio. Abbiamo creato un’esperienza in cui sono immersi e in cui vogliono fare qualcosa. Poi possiamo effettivamente insegnare loro cos’è quel qualcosa”.

Come funziona la formazione in VR

Negli ultimi quattro anni, hanno cominciato a spuntare compagnie che volevano coniugare il progresso tecnologico con un’industria che, a loro dire, aveva bisogno di essere stravolta. E, in alcuni casi, i fondatori di queste stesse aziende di realtà virtuale hanno avuto esperienze dirette di discriminazione o abuso su cui basarsi nel loro lavoro. Una tipica lezione di VR richiede agli utenti di indossare una cuffia e un visore, con i quali entrano in un mondo fatto di personaggi fittizi ma realistici, e vengono presentati loro scenari da osservare o a cui partecipare. In vari momenti di un modulo didattico, la scena si interrompe e si pongono domande ai partecipanti – come ad esempio se ciò a cui hanno assistito è una “microaggressione” o un “gaslighting” – o si forniscono esempi di come gestire la situazione. Gli sviluppatori di questi sistemi sostengono che la combinazione di atmosfera immersiva e addestramento periodico ha una maggiore possibilità di cambiare i comportamenti delle persone rispetto all’ascolto di una presentazione PowerPoint, all’osservazione di scenari finti di fronte a una sala conferenze o alla lettura di un manuale. “Se è abbastanza coinvolgente, se è abbastanza memorabile, non lo dimenticherete, e vi colpirà al punto da influenzarvi emotivamente – affermano – Ti mette nei panni di un’altra persona”.

Eden King-docente-molestie-in-azienda
La professoressa Eden King è scettica sull’efficacia della realtà virtuale per la formazione contro abusi e discriminazioni in azienda

I dubbi degli esperti di D&I: nessun cambiamento concreto

Ma gli esperti di diversity & inclusion sono diffidenti. Se la VR offre un’esperienza di apprendimento più coinvolgente, avvertono, tali corsi di formazione possono anche provocare reazioni indesiderate in persone che hanno sperimentato sulla loro pelle il sessismo o il razzismo in ambiente lavorativo. E se gli scenari VR replicano semplicemente i vecchi modelli di formazione, ma in un modo nuovo, la ricerca suggerisce che il loro impatto potrebbe essere limitato. Nel frattempo, l’innovazione potrebbe indurre le aziende a pensare di aver fatto abbastanza. “Temo che potrebbe essere una moda“, ha commentato al Whashington Post Eden King, docente ed esperta in tema di molestie sessuali alla Rice University. “E sono preoccupata che le organizzazioni possano pensare che sia una panacea, quando non credo che possa esserlo”, aggiunge.
Negli ultimi 30 anni, i training aziendali sugli abusi sono diventati uno strumento sempre più comune all’interno dei posti di lavoro, anche se il metodo di erogazione si è evoluto. Sulla scia del movimento #MeToo, ricercatori, attivisti ed esperti di formazione sulle tema hanno esaminato il contenuto di questi corsi: gli studi hanno evidenziato che, indipendentemente dal tipo di formazione, rimanevano due punti deboli, ovvero i lavoratori non imparavano molto e il comportamento non cambiava.

Già marginalizzati perché “Abbiamo subito discriminazioni e abusi veri”

Y-Vonne Hutchinson, CEO della società di consulenza sulla diversità, l’equità e l’inclusione ReadySet, teme la reazione delle persone che hanno già sperimentato le molestie sessuali o il razzismo sul posto di lavoro se saranno sottoposte a corsi di formazione realistici che imitano quelle esperienze. Offrire corsi di aggiornamento con l’obiettivo di “mettere le persone a disagio” secondo lei non tiene minimamente conto della necessità di proteggere coloro che potrebbero essere indebitamente scossi. “Noi come persone marginalizzate siamo in molti casi chiamati a sopportare il trauma per l’educazione degli altri – afferma al Washington Post –. E il nostro dolore è minimizzato o ignorato o sfruttato in modo che le persone dei gruppi dominanti possano ‘imparare'”. Hutchinson ha aggiunto che se anche le persone apprendono, spesso dopo non viene fatto nient’altro perché la cultura del posto di lavoro diventi più sensibile ai comportamenti negativi. “Se un dipendente ha difficoltà ad empatizzare con le persone che sono discriminate o abusate, i benefici di una formazione, non importa quanto nuova, sono limitati. Se si fa fatica ad entrare in sintonia con persone che stanno subendo un trauma, penso che sia un problema personale – conclude –. Questo probabilmente non sarà risolto da un addestramento in VR”.

 

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  • "Amiamo troppo la nostra storia e cultura per permettere che tutto venga distrutto.”

Il cambiamento climatico è un problema da affrontare il prima possibile. Per smuovere le acque di un immobilismo colpevole due attivisti si sono incollati a un capolavoro di 200 anni alla National Gallery di Londra. Letteralmente. 

Si tratta dell’ultima di una serie di proteste dirompenti del gruppo ambientalista britannico Just Stop Oil.

I due attivisti hanno coperto il famoso dipinto di John Constable “The Hay Wain” con una versione modificata dell’immagine prima di attaccare le mani alla sua cornice. 

Raffigurante il fiume Stour, che divide le contee inglesi di Suffolk ed Essex, è considerato uno dei dipinti per eccellenza di Constable. La versione modificata dei manifestanti ha visto il fiume sostituito con una strada asfaltata, con le ciminiere della fabbrica raffigurate sullo sfondo e gli aeroplani che volano sopra la testa. 

Lazarus, uno dei due studenti che si è incollato al dipinto, ha detto agli spettatori che la versione “reinventata” del dipinto “mostra la natura distruttiva della nostra dipendenza dal petrolio. Voglio lavorare nelle arti, non distruggerle. La situazione in cui ci troviamo dimostra che dobbiamo fare tutto il possibile, in modo non violento, per prevenire il collasso della civiltà verso cui ci stiamo precipitando.”

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #thehaywain #juststopoil #nationalgallery #londra #attivisti #thereisnoplanetb
  • Surrealismo e folclore, fusi in una sola persona. 
Nasceva oggi Frida Kahlo, la pittrice messicana dagli intensi ritratti e autoritratti, autrice di poesie immortali, uno straordinario simbolo del femminismo moderno. 

#lucenews #lucelanazione #fridakahlo #anniversari #fridakahloinspired #fridakahlofrases #fridakahloquotes
  • Oggi è la giornata mondiale del bacio, il gesto che esprime l
  • “C’è un bambino! C’è un bambino!”

Poteva essere una tragedia nella tragedia. Invece, grazie a un gesto di coraggio di quelli che non si vedono certo tutti i giorni, un barlume di luce appare anche nel momento più tragico. 

Una bimba di appena 4 mesi è stata salvata dall’annegamento da un giovane proveniente dal Togo che, come lei, si trovava a bordo del barcone affondato lo scorso 27 giugno durante la traversata che dall’Africa Settentrionale li stava portando verso una sperata nuova vita in Europa.

A bordo c’erano un centinaio di persone: uomini, donne, ragazzi e ragazze, tanti bambini che, come spesso accade, sono costretti ad abbandonare la loro terra, dilaniata spesso dalla carestia, dalla siccità, dai conflitti, per cercare un futuro altrove.

Il ragazzo non ha esitato a prendere la bimba dall’acqua e poggiarsela sulla spalla, in modo che potesse rimanere in superficie. Lui, in evidente difficoltà, trova aiuto invece in un pezzo di legno galleggiante, fino all’arrivo dei soccorritori della nave della Ong Geo Barents. La piccola, che purtroppo nonostante lo sforzo del ragazzo mostrava i primi segnali di annegamento è stata rianimata e curata dal personale volontario di Medici Senza Frontiere.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #onggeobarents #togo #medicisenzafrontiere #gestodicoraggio
L'uomo sembra reale. Si avvicina a una donna nella cucina di un ufficio, poi prende il suo cellulare per mostrarle le foto di una spiaggia nudista. Più tardi, le mette la mano sulla coscia. Lei la sposta, visibilmente a disagio. È la sola testimone della scena, che però non è reale. O meglio, lo è attraverso lo schermo degli occhiali che indossa. Quello a cui ha assistito è un corso di formazione sulle molestie sessuali in azienda che si è svolto però nella realtà virtuale. Qualcosa che, se appare futuristico, è invece più vicino di quanto pensiate a diventare la normalità. Qualcuno dice che la tecnologia sta cambiando le carte in tavola; altri si preoccupano che possa causare problemi ai sopravvissuti e che faccia poco per cambiare i comportamenti sbagliati. Ma secondo Vantage Point questo è l'esordio di una nuova era per la formazione aziendale.

La nuova formazione aziendale virtuale

formazione aziendale molestie VR
Vantage Point è una società di realtà virtuale che offre corsi di formazione aziendale sulle molestie e la discriminazione in modo innovativo (Bloomberg)
Le immagini descritte fanno parte, infatti, di un addestramento sulle molestie sessuali fornito al Washington Post dalla società di realtà virtuale. L'idea è quella di trasformare decenni di formazione classica, attraverso PowerPoint e manuali, in scenari di vita reale che portano le persone nel bel mezzo dei casi di molestie. Vantage Point sottolinea infatti che mostrare ai dipendenti come ci si sente ad essere discriminati li renda più motivati ad imparare. Vengono citate inoltre ricerche in cui si dimostra che gli scenari di realtà virtuale scatenano più empatia e comprensione nei partecipanti, fornendo migliori possibilità, sostengono, di arginare comportamenti negativi sul posto di lavoro. "Puoi calarti nei panni di una persona nera e capire come ci si sente", ha detto Morgan Mercer, l'amministratore delegato della società. "Possiamo spingere gli utenti fino al punto di provare disagio come se fossero coinvolti sul serio. Abbiamo creato un'esperienza in cui sono immersi e in cui vogliono fare qualcosa. Poi possiamo effettivamente insegnare loro cos'è quel qualcosa".

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Ma gli esperti di diversity & inclusion sono diffidenti. Se la VR offre un'esperienza di apprendimento più coinvolgente, avvertono, tali corsi di formazione possono anche provocare reazioni indesiderate in persone che hanno sperimentato sulla loro pelle il sessismo o il razzismo in ambiente lavorativo. E se gli scenari VR replicano semplicemente i vecchi modelli di formazione, ma in un modo nuovo, la ricerca suggerisce che il loro impatto potrebbe essere limitato. Nel frattempo, l'innovazione potrebbe indurre le aziende a pensare di aver fatto abbastanza. "Temo che potrebbe essere una moda", ha commentato al Whashington Post Eden King, docente ed esperta in tema di molestie sessuali alla Rice University. "E sono preoccupata che le organizzazioni possano pensare che sia una panacea, quando non credo che possa esserlo", aggiunge. Negli ultimi 30 anni, i training aziendali sugli abusi sono diventati uno strumento sempre più comune all'interno dei posti di lavoro, anche se il metodo di erogazione si è evoluto. Sulla scia del movimento #MeToo, ricercatori, attivisti ed esperti di formazione sulle tema hanno esaminato il contenuto di questi corsi: gli studi hanno evidenziato che, indipendentemente dal tipo di formazione, rimanevano due punti deboli, ovvero i lavoratori non imparavano molto e il comportamento non cambiava.

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Y-Vonne Hutchinson, CEO della società di consulenza sulla diversità, l'equità e l'inclusione ReadySet, teme la reazione delle persone che hanno già sperimentato le molestie sessuali o il razzismo sul posto di lavoro se saranno sottoposte a corsi di formazione realistici che imitano quelle esperienze. Offrire corsi di aggiornamento con l'obiettivo di "mettere le persone a disagio" secondo lei non tiene minimamente conto della necessità di proteggere coloro che potrebbero essere indebitamente scossi. "Noi come persone marginalizzate siamo in molti casi chiamati a sopportare il trauma per l'educazione degli altri – afferma al Washington Post –. E il nostro dolore è minimizzato o ignorato o sfruttato in modo che le persone dei gruppi dominanti possano 'imparare'". Hutchinson ha aggiunto che se anche le persone apprendono, spesso dopo non viene fatto nient'altro perché la cultura del posto di lavoro diventi più sensibile ai comportamenti negativi. "Se un dipendente ha difficoltà ad empatizzare con le persone che sono discriminate o abusate, i benefici di una formazione, non importa quanto nuova, sono limitati. Se si fa fatica ad entrare in sintonia con persone che stanno subendo un trauma, penso che sia un problema personale – conclude –. Questo probabilmente non sarà risolto da un addestramento in VR".  
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