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Home » Scienze e culture » Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza: la disparità di genere è ancora un problema

Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza: la disparità di genere è ancora un problema

Secondo l’ultimo rapporto Unesco, è femmina solamente il 33% dei ricercatori, nonostante le laureate rappresentino il 45% del totale

Maurizio Costanzo
11 Febbraio 2023
L'11 febbraio è la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza

L'11 febbraio è la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza

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C’è una leggenda metropolitana, che resiste fin dalle scuole elementari, secondo la quale gli uomini sarebbero “più portati” delle donne per le materie scientifiche. Uno stereotipo, un’idea sbagliata e un pregiudizio che ha portato, col tempo, ad avere dei risultati devastanti. A farne le spese è stata la popolazione femminile innanzitutto, ma in generale tutta l’Italia, che è risultata avere un divario di genere tra i più alti dei Paesi Ocse. Non partecipare al percorso tecnico-scientifico significa per le donne essere tagliate fuori dalle professioni altamente specializzate che sono anche le maggiormente retribuite. Ma c’è di più: come scrive sempre l’Unesco, se le donne non partecipano a codificare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale, questa amplificherà gli stereotipi di genere piuttosto che combatterli.

L'11 febbraio è la Giornata internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza
L’11 febbraio è la Giornata internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza

È risaputo che le donne sono sottorappresentate nelle discipline Stem e che ciò si traduce in una perdita di talenti, punti di vista e idee che rallentano lo sviluppo. Più donne nella scienza aggiungono invece valore prezioso ai progetti di ricerca in tutti i campi.  Ogni anno l’11 febbraio ricorre la Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza. Una ricorrenza che è stata non a caso proclamata dalle Nazioni Unite nel 2015 e patrocinata dall’Unesco, proprio per sfatare un mito e ricordare che la partecipazione delle donne nella scienza dovrebbe essere rafforzata e incoraggiata, e che devono essere garantite pari opportunità nella carriera scientifica. Sono previsti eventi in tutto il mondo, organizzati per puntare a un unico obiettivo: incoraggiare una nuova generazione di donne scienziate per affrontare le principali sfide del nostro tempo. Sfruttando infatti la creatività e l’innovazione al femminile nella scienza, e investendo adeguatamente in educazione, ricerca e sviluppo, si avrà un’opportunità senza precedenti di sfruttare il potenziale della quarta rivoluzione industriale a beneficio della società.

La scienza e l’uguaglianza di genere, ha scritto l’Onu sul suo sito, sono vitali per la società e lo sviluppo. Negli ultimi anni, sono stati fatti grandi sforzi a livello globale per coinvolgere le donne nella scienza, ma permangono pregiudizi e stereotipi di genere che continuano a tenere le ragazze e le donne lontane dal mondo scientifico. Le cifre traducono questa distanza in modo eloquente: secondo l’ultimo rapporto Unesco, sono donne solamente il 33% dei ricercatori, nonostante rappresentino il 45% delle laureate e ben il 55% degli studenti di Master. I dati parlano chiaro: in base al rapporto sulla scienza dell’Unesco del 2021, il cui capitolo sul genere nella scienza è stato non a caso intitolato “Per essere intelligenti la rivoluzione digitale dovrà essere inclusiva”, le donne rappresentano ancora solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica e scienze informatiche.

Da sempre un significativo divario di genere caratterizza la partecipazione femminile nelle cosiddette discipline STEM, ossia: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica
Da sempre un significativo divario di genere caratterizza la partecipazione femminile nelle cosiddette discipline STEM, ossia: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica

Tra i laureati in ingegneria la percentuale di donne è inferiore alla media globale per molti membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse): per esempio, in Francia è pari al 26,1%, in Australia al 23,2%, negli Stati Uniti al 20,4%, la Repubblica di Corea al 20,1%, e a seguire il Canada al 19,7%, il Cile al 17,7%, la Svizzera al 16,1% e il Giappone al 14,0%. Equità e inclusione: sono questi due i cardini per rompere i pregiudizi e abbattere gli ostacoli all’origine del divario che ancora esiste nel mondo della ricerca, dove gli uomini sono ancora in netta maggioranza. Superare il divario è l’obiettivo che hanno portato l’Organizzazione delle Nazioni Unite a istituire questa Giornata. Per raggiungere lo scopo è altrettanto importante superare i condizionamenti sociali che ancora allontanano tante ragazze dagli studi scientifici. Sebbene stia progressivamente aumentando il numero delle ricercatrici, ancora oggi la parità di genere nel mondo della ricerca è un obiettivo che richiede ancora molto lavoro.

Sono ancora tanti gli ostacoli incontrati dalle donne che vogliono intraprendere una carriera in ambito tecnico-scientifico
Sono ancora tanti gli ostacoli incontrati dalle donne che vogliono intraprendere una carriera in ambito tecnico-scientifico

Sono tanti gli eventi in tutto il mondo, e lo stesso quartier generale delle Nazioni Unite ne ha organizzato uno per creare un ponte tra la Comunità internazionale e le donne che operano nel campo della scienza, collegando le loro conoscenze e competenze e le loro applicazioni in modo sistematico e critico per l’Agenda 2030 e i suoi 17 obiettivi globali. A Roma a Palazzo Corsini le accademiche hanno deciso di incontrare le future scienziate, e per l’occasione l’Accademia Nazionale dei Lincei apre le porte alle giovani studentesse che hanno curiosità e passione per le materie scientifiche. Tra le tante iniziative, molto interessante quella di Torino, dove il Corso di Studi in Fisica, per stimolare l’interesse delle ragazze, ha lanciato il concorso letterario “La fisica che è in te” rivolto alle classi quarte e quinte di tutte le scuole secondarie di secondo grado. Ma questi sono solo alcuni degli eventi, che possono essere seguiti anche online seguendo le istruzioni (in inglese, francese, russo, cinese, arabo e spagnolo) alla pagina https://www.womeninscienceday.org/index.html#vbid-dec639d3-bsq0no9a.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere

C’è una leggenda metropolitana, che resiste fin dalle scuole elementari, secondo la quale gli uomini sarebbero "più portati” delle donne per le materie scientifiche. Uno stereotipo, un’idea sbagliata e un pregiudizio che ha portato, col tempo, ad avere dei risultati devastanti. A farne le spese è stata la popolazione femminile innanzitutto, ma in generale tutta l’Italia, che è risultata avere un divario di genere tra i più alti dei Paesi Ocse. Non partecipare al percorso tecnico-scientifico significa per le donne essere tagliate fuori dalle professioni altamente specializzate che sono anche le maggiormente retribuite. Ma c’è di più: come scrive sempre l’Unesco, se le donne non partecipano a codificare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale, questa amplificherà gli stereotipi di genere piuttosto che combatterli.

L'11 febbraio è la Giornata internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza
L'11 febbraio è la Giornata internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza

È risaputo che le donne sono sottorappresentate nelle discipline Stem e che ciò si traduce in una perdita di talenti, punti di vista e idee che rallentano lo sviluppo. Più donne nella scienza aggiungono invece valore prezioso ai progetti di ricerca in tutti i campi.  Ogni anno l'11 febbraio ricorre la Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza. Una ricorrenza che è stata non a caso proclamata dalle Nazioni Unite nel 2015 e patrocinata dall'Unesco, proprio per sfatare un mito e ricordare che la partecipazione delle donne nella scienza dovrebbe essere rafforzata e incoraggiata, e che devono essere garantite pari opportunità nella carriera scientifica. Sono previsti eventi in tutto il mondo, organizzati per puntare a un unico obiettivo: incoraggiare una nuova generazione di donne scienziate per affrontare le principali sfide del nostro tempo. Sfruttando infatti la creatività e l'innovazione al femminile nella scienza, e investendo adeguatamente in educazione, ricerca e sviluppo, si avrà un'opportunità senza precedenti di sfruttare il potenziale della quarta rivoluzione industriale a beneficio della società.

La scienza e l'uguaglianza di genere, ha scritto l'Onu sul suo sito, sono vitali per la società e lo sviluppo. Negli ultimi anni, sono stati fatti grandi sforzi a livello globale per coinvolgere le donne nella scienza, ma permangono pregiudizi e stereotipi di genere che continuano a tenere le ragazze e le donne lontane dal mondo scientifico. Le cifre traducono questa distanza in modo eloquente: secondo l’ultimo rapporto Unesco, sono donne solamente il 33% dei ricercatori, nonostante rappresentino il 45% delle laureate e ben il 55% degli studenti di Master. I dati parlano chiaro: in base al rapporto sulla scienza dell’Unesco del 2021, il cui capitolo sul genere nella scienza è stato non a caso intitolato “Per essere intelligenti la rivoluzione digitale dovrà essere inclusiva”, le donne rappresentano ancora solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica e scienze informatiche.

Da sempre un significativo divario di genere caratterizza la partecipazione femminile nelle cosiddette discipline STEM, ossia: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica
Da sempre un significativo divario di genere caratterizza la partecipazione femminile nelle cosiddette discipline STEM, ossia: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica

Tra i laureati in ingegneria la percentuale di donne è inferiore alla media globale per molti membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse): per esempio, in Francia è pari al 26,1%, in Australia al 23,2%, negli Stati Uniti al 20,4%, la Repubblica di Corea al 20,1%, e a seguire il Canada al 19,7%, il Cile al 17,7%, la Svizzera al 16,1% e il Giappone al 14,0%. Equità e inclusione: sono questi due i cardini per rompere i pregiudizi e abbattere gli ostacoli all'origine del divario che ancora esiste nel mondo della ricerca, dove gli uomini sono ancora in netta maggioranza. Superare il divario è l'obiettivo che hanno portato l'Organizzazione delle Nazioni Unite a istituire questa Giornata. Per raggiungere lo scopo è altrettanto importante superare i condizionamenti sociali che ancora allontanano tante ragazze dagli studi scientifici. Sebbene stia progressivamente aumentando il numero delle ricercatrici, ancora oggi la parità di genere nel mondo della ricerca è un obiettivo che richiede ancora molto lavoro.

Sono ancora tanti gli ostacoli incontrati dalle donne che vogliono intraprendere una carriera in ambito tecnico-scientifico
Sono ancora tanti gli ostacoli incontrati dalle donne che vogliono intraprendere una carriera in ambito tecnico-scientifico

Sono tanti gli eventi in tutto il mondo, e lo stesso quartier generale delle Nazioni Unite ne ha organizzato uno per creare un ponte tra la Comunità internazionale e le donne che operano nel campo della scienza, collegando le loro conoscenze e competenze e le loro applicazioni in modo sistematico e critico per l’Agenda 2030 e i suoi 17 obiettivi globali. A Roma a Palazzo Corsini le accademiche hanno deciso di incontrare le future scienziate, e per l’occasione l’Accademia Nazionale dei Lincei apre le porte alle giovani studentesse che hanno curiosità e passione per le materie scientifiche. Tra le tante iniziative, molto interessante quella di Torino, dove il Corso di Studi in Fisica, per stimolare l’interesse delle ragazze, ha lanciato il concorso letterario “La fisica che è in te” rivolto alle classi quarte e quinte di tutte le scuole secondarie di secondo grado. Ma questi sono solo alcuni degli eventi, che possono essere seguiti anche online seguendo le istruzioni (in inglese, francese, russo, cinese, arabo e spagnolo) alla pagina https://www.womeninscienceday.org/index.html#vbid-dec639d3-bsq0no9a.

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